di Christian Giordano
Nella boxe dici “Brown Bomber” e pensi a Joe Louis, leggendario bombardiere nero USA re dei massimi negli anni '30-'40. Nel calcio l’unico “Bomber Brown” è il recordman del West Bromwich Albion per reti (218) e presenze (574) in 17 anni al The Hawthorns.
Perfetto figlio della Black Country, Anthony “Tony” Brown nasce a Oldham il 3 ottobre 1945, alla fine della Seconda guerra mondiale. Carattere introverso, etica del lavoro infinita, cresce a Manchester con una forma d’asma. Per curargliela il suo medico lo incoraggia a fare sport. Diagnosi corretta: a 14 anni, quando Tony è già una promessa, la malattia è già un ricordo. Selezionato come mezzala nella rappresentativa scolastica sia di Manchester sia del Lancashire, attira le attenzioni di entrambi i club Mancunian, con il City che brucia lo United per il primo approccio. Lui però tifa Man U e quindi prende la via dell’Old Trafford, dove però si trova davanti troppe stelle. La testa prevale sul cuore, il resto lo fa il provino al West Bromwich Albion. Lì nasce un amore, ricambiato, che cambierà la storia sua e dei Baggies.
Brown entra nel club da “amateur” nel 1961, ma a causa degli infortuni è solo nel maggio 1963 che debutta nelle riserve, segnando un gol nella sconfitta per 3-2 contro il “suo” Manchester United. Professionista dalla stagione seguente, esordisce in campionato segnando il gol del pareggio nel 2-1 esterno sull’Ipswich Town. Non contento, timbra anche nella sua prima gara al The Hawthorns, l’emozionante 4-3 sull’Aston Villa, storico rivale. È il primo passo di un cammino che ne farà, per il WBA, ciò che Peter Lorimer è stato per il Leeds United: una bandiera, ma molto meno pompata. Versatile e prolifico centrocampista di destra (ala o mezzala), in prima squadra gioca anche da attaccante aggiunto. E dal dischetto è quasi infallibile: 51 centri su 61 tentativi. Di avere l’istinto del gol lo dimostra già nel 1964-65: 9 reti in 17 partite, compresa la tripletta al Sunderland, e tre quaterne con le riserve. La vera esplosione però si ha la stagione successiva.
Titolare dal 1965 al 1979, grazie al gran tiro da fuori, addirittura letale dal limite dell’area, è ogni anno il top scorer del club. E a che medie. Un gol a partita in campionato, che l’Albion conclude con un sorprendente sesto posto. E addirittura oltre nella League Cup 1965-66, l’ultima con la doppia finale, conquistata contro il West Ham United, vittorioso 2-1 al Boleyn Ground ma battuto 4-1 al ritorno. Firmando la prima rete dei Baggies, Brown stabilisce un record rimasto imbattuto: almeno un centro in ogni turno del torneo. Dominato con un attacco che davanti a lui schiera il prolifico Jeff Astle e, a sinistra, l’ala Clive Clark e la mezzala Bobby Hope. Superato il Walsall nel secondo turno, arrivano il 4-2 esterno sul Leeds, il 6-1 al Coventry nel replay e il 3-1 all’Aston Villa prima dei due successi (2-1 in casa, 4-2 con altra hat trick del nostro a London Road) sul Peterborough United in semifinale. Brown è protagonista anche nell’edizione 1966-67, la prima con finale a Wembley, che i favoriti Baggies buttano via (3-2) contro il QPR, allora in Third Division. Delusione mitigata, l’anno dopo, dalla FA Cup: 1-0 sull’Everton ai supplementari, gol di Jeff Astle al 93’.
Proprio dalla stagione 1967-68, Brown comincia a stazionare più indietro e più al centro, anche se nelle successive cinque stagioni dimostrerà di non aver perso le buone abitudini. Persa la finale di Coppa di Lega del ’70, 2-1 dal Manchester City nel 1970, si rifà con il titolo di capocannoniere (28 gol) della First Division 1970-71 e la sua unica presenza in nazionale, 0-0 contro il Galles a Wembley il 19 maggio 1971, terminata al 72’ per far posto ad Allan Clarke del Leeds. Pur avendo rappresentato l’Inghilterra giovanile e la Football League (contro le selezioni di lega irlandese e scozzese), con Alf Ramsey non avrà altre chance. E nemmeno con i suoi successori, che gli preferiranno Bobby Charlton, Martin Peters, Tony Currie e Colin Bell. Con l’arrivo in panchina Don Howe, che ha fama di difensivista, la percentuale realizzativa di Brown comincia a calare. Ma quando, nel gennaio 1978, a Revie subentra Ron Atkinson, Brown torna ai suoi standard: 23 gol. Nel 1978-79, con l’Albion secondo dietro il Liverpool in First Division, il bomber baffuto ne firma 14. Il più spettacolare della carriera è forse quello in una sconfitta di FA Cup del 1970, 2-1 a Sheffield per il Wednesday, quando, da 35 metri, gira al volo una palla all’altezza delle spalle che incenerisce il portiere della nazionale inglese Ron Springett. Quello più pesante, invece, lo riserva alla squadra della sua città, l’Oldham Athetic, e per l’Albion vale la promozione alla First Division nel 1976.
L’ultima di quasi 900 presenze col WBA la gioca nel 1980. Poi, in estate, sbarca ai New England (poi Jacksonville) Tea Men della NASL. Torna in Inghilterra alla fine della stagione americana del 1981. Una presenza nelle riserve dei Baggies a settembre e l’8 ottobre, dopo l’arrivo del nuovo manager Ronnie Allen, accetta la chiamata al Torquay United di Frank O’Farrell e Bruce Rioch. Sette anni dopo il primo testimonial col WBA (fra una mista Albion-Villa e una selezione Birmingham-Wolves), in suo onore, il 7 dicembre 1981, arriva al Plainmoor il Manchester United di Ron Atkinson. Il Baffo però non è ancora da pensione: 11 gol in 45 gare di campionato e poi la discesa in non-league, agli Stafford Rangers. Nel 1984 torna al The Hawthorns come vice del neomanager Johnny Giles, ma quando l’irlandese si dimette, nell’ottobre 1985, se ne va anche lui. Nel 1987-88, al Birmingham City, lo vuole come assistente Garry Pendrey, suo ex compagno all’Albion.
Dopo varie operazioni alle anche e senza più i celebri mustacchi, oggi fa presenza fissa al The Hawthorns per commentare su Beacon Radio le partite dei Baggies. Che nel 2004, in un sondaggio per le celebrazioni del 125esimo compleanno del club, lo hanno nominato fra i 16 giocatori più forti nella storia del WBA. Scelta condivisa nel luglio 2007 dalla PFA, l’assocalciatori inglese, che per il centenario lo ha inserito nella Hall of Fame. Anche il calcio ha il suo leggendario bombardiere, ma è bianconero.
Christian Giordano
Football Poets Society
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