di Oscar Eleni
Lo spazio mediatico del basket, la differenza fra Proli e Arrigoni, il pressing di coack K e la sfida di Kaukenas. Voti a Scariolo, Zancanella, Mordente, Don Nelson, Del Negro, Alessandro Gentile, Prandi, Gallinari, Mascellani, Blasetti e Fip.
Oscar Eleni sdraiato su un lettino effervescente in una delle tante fonti del benessere oltre i 27 gradi, cercando di capire se bromo, zolfo, iodio e oligoelementi possono ridarci almeno un sorriso in giornate dove i campetti all’aperto dicono che esiste un basket anche ad ovest di Paperino, in giornate tristi per scoprire che è difficilissimo avere una campo dedicato a chi ha dato veramente, ma molto facile farlo diventare una gabbia per impedire i salti notturni di spacca e mangia. Serve una carica speciale per non indignarsi davanti alle solite scelleratezze nel settore giovanile di una Federazione che aveva promesso una cascata cervicale come quella nel monastero di Gubbio dove vai per meditare, come la sauna in legno d’olivo del Bagno Vignoni dove dovrà andare presto Simone Pianigiani dopo aver scoperto che per la Federazione si gira in tondo e non si va mai nell’occhio di un ciclone in arrivo se devi fidarti di chi ha scoperto da tempo i segreti del massaggio ed eleggi giocatori italiani dell’anno, a turno, come nei bagni pubblici peggio chiaccherati, i nostri eroi, facendoci venire da ridere sul premio federale per chi utilizza più italiani se davvero dovesse toccare certe società. Le comiche come quelli che si mettono oro in faccia per combattere le rughe o come quei simpaticoni che per due notti di benessere, senza escort, ti chiedono “soltanto” 900 euro. La verità va nascosta in un letto di fieno medicamentoso, per non accorgersi che centomila spettatori, fra le varie categorie, femminile inclusa, settore dove succede davvero di tutto a livello minore, non valgono più delle visite eccellenti al Vinitaly di Verona: due pagine a testa sulla Gazza degli orgasmi, in un lunedì dove per informarti devi navigare molto, una via francigena per andare verso Santiago de Compostela dove ci inginocchieremo, no, pregare è difficile, non lo facciamo più da tanto tempo, per un modenese arguto che ci mancherà tanto, per Edmondo Berselli, il suo Liù, biografia morale di un cane che era poesia, ma anche luce sul mondo come non lo viviamo più.
Chissà se Livio Proli rimbalzando fra i ricordi di Rovereto e di Modena avrà letto questo capolavoro. Da come dirige l’Armani non lo si capisce. Certo ha bisogno di tempo, soprattutto adesso che la solita Milano matrigna sta mettendo reticolati al Lido per arginare la folla impazzita dopo l’esibizione dei due Harlem al Forum, gitanti in mezzo ai ragazzi della periferia. Siamo sempre sui lettini effervescenti di chi ti spiega come si fanno davvero le cose. Pazienza. Ci adattiamo anche se forse qualcuno si sarà accorto che il campionato langue al punto che diventa notizia la partita farsa, senza falli, fra Varese e i ragazzi rapiti da Napoli a Rieti senza che i sabini facciano una piega e vadano in piazza come ai tempi del ratto più famoso. Ci serve il mercato sostenibile adesso che dall’America il Bruno Arrigoni fa sapere che si può trovare bella gente anche senza farsi sbattere la porta in faccia come capita a certe squadre. Già, Arrigoni. Chi sarà mai costui che da oltre dieci anni fa capolavori? Ah saperl,o dicono in casa Armani. Ah saperlo, canticchiano i romani che vanno dietro al corteo di Ranieri. Quelli bravi non interessano: c’è il rischio che scoprano di essere andati a lavorare per gente che pensa di cavarsela sempre dicendo che è tutto fumo, che hanno soltanto fortuna certi bolliti che, purtroppo per loro, dicono la verità.
Cara Liù raccontami se devo commuovermi più per i 70000 della finale NCAA o per i 22000+22000 che hanno portato il Partizan a Parigi aprendo il dibattito per l’arguzia di Vipergno Costa che trova sempre un motivo per svegliare il dormitorio. Gliene siamo grati, nella speranza che il basket sia amore sabatiniano come il suo ciclismo balleriniano, anche se è difficile tollerare certa gente certi ladruncoli che vanno a portar via gioielli persino nella casa dei compagni di bagordi. La vittoria di Krzyzewski con Duke è stata festeggiata alla cantina del marchese Della Valle perché quel pressing indiavolato fu una meraviglia anche nella insopportabile tracotanza di chi festeggiava ogni palla persa, per palming, del nostro regista portato in viaggio di studio da Rubini e Gamba con tanti altri che hanno imparato più in quelle due trasferte americane che in tutti i raduni, anche in quelli dove c’era certo gente con più credibilità di quella che oggi festeggia persino un sesto posto al torneo di Mannheim dove l’Australia segnala che oltre l’Argentina e gli Stati Uniti esistono altri bacini di oriundi da guardare almeno per un paio di giorni.
Siena che vince il giovanile di Varese battendo Treviso vi dice niente? Lo avremmo chiesto a Gianni Petrucci se avessimo saputo della sua visita pastorale alla Futurstation nella giornata dell’amore Virtus che ci piacerà sempre di più del maraglio day anche se con il clamore come contorno Sabatini vinse e questa volta, pur chiedendo consensi per tutti, persino per lo svagato Moss che se va avanti così vedrà Siena soltanto in cartolina, ha invece perduto. A proposito del Moss che l’anno scorso chiuse male con Teramo, sfinito da una stagione troppo lunga, ma forse non soltanto da quello, c’è già chi avvisa Pianigiani di fare attenzione. Certo è capitato con Baxter, con Forte, con tanti altri, così come con Hawkins, come accadeva ai tempi del Kaukenas da convincere a fare il sesto uomo. La cura era sempre la stessa garantita dalla società, dal bastone in avorio di Minucci, dai tecnici. Sarà così anche questa volta perché deve esserci qualcosa di speciale alla fonte Branda mentre Ettore Messina ha mezzo un fiocco di filo spinato intorno a Kaukenas liberandolo da qualsiasi obbligo con il Real Madrid. Lui, il lituano che voleva sperimentare la collina del generale Ettorre, non vuole saperne di andare via, ma, forse, se Milano, stanca di porte in faccia, si rivolgerà nei posti giusti magari avrà un carico da undici per i play off che saranno come la spiaggia di Omaha per il marinero Bucchi. Prendete nota del valenciano Victor Claver, 20 anni. Guarda caso allenato da Bucaneve Spahjia, altro testone della scuola che i giovani li fa maturare sul serio, ma da noi questi allenatori vengono usati e gettati. Lo fecero con Vujosevic, lo stanno facendo ancora una volta con Repesa che avrebbe bisogno di tanto tempo e non di settimane fra gente ostile che lo espelle dall’anima anche se chiede soltanto la ragione di certi fischi e non soltanto di quelli arbitrali del crudele, ma giusto?, Facchini, così diverso, fortunatamente, dai tanti che anche nell’ultimo finale settimana hanno impestato il video e deciso partite delicate. Pagelle fra isolotti semideserti del Venezuela, più lontano non ci prendono.
10 A Sergio SCARIOLO per aver finalmente battuto il CSKA Mosca, ma anche per essere diventato cavaliere della Repubblica dopo il volontario esilio spagnolo dove ha fatto grandissime cose. Caro avvocato, Milano era troppo piccola per il suo cavalierato. Qui la sanno lunga e per questo fanno storia. O no?
9 A Tiziano ZANCANELLA che sarà commissario europeo nella finale dell’Euroclub dove accompagnerà l’arbitro Lamonica. Anche quando sbagliava alla grande ci piaceva tantissimo, lui come Zanon, come la grande scuola veneziana, aveva dentro qualcosa di speciale ed è bello che lo possa dimostrare non soltanto facendo panini favolosi.
8 A MORDENTE più che a BULLERI per aver costretto tutti ad inchinarsi al tipo di giocatore nostrano che non chiede molto più di una fiducia sincera. Possono andare bene anche sapendo di essere in coda alle preferenze di un allenatore, basta che sappiano di avere la credibilità dei compagni, persino di quelli che vivono separati in casa.
7 A Don NELSON perché è diventato l’allenatore più vincente della NBA anche se sul caso Belinelli lo hanno attaccato. Eh sì, per difendere il Beli beli tira tira siamo andati oltre il muro del pianto, ma forse, dice Triano, aveva ragione lui. Adesso aspettiamo uno che dia davvero ragione a Recalcati su Bargnani. Siamo vicini.
6 A Vinnie DEL NEGRO che è andato a vincere sul campo di Toronto guadagnando un pezzo di play-off. Era una sfida delicata per le passioni trevigiane. Ha vinto quello che nella Marca ha lasciato davvero un segno, anche se Gherardini, Bargnani e Cuzzolin hanno fatto tantissimo, ma l’uomo del pesce fresco che si rifugiava dal Nano era una categoria sopra, era nel mondo di Kukoc come direbbe il Cirelli che ci manca tantissimo e che, purtgroppo, non ha gli stessi amici di Moggi per farsi riabilitare.
5 Ad Alessandro GENTILE che per la seconda volta in stagione fa oltre 25 punti pur non riuscendo ad aiutare la Benetton. La prima volta lo fece quando fu mandato in campo dal Vitucci esasperato, ora avranno capito il perché alla Ghirada?, come ultima speranza, questa volta come uomo da quintetto dal Repesa che sembra uno da dipinto del Goya. Comunque sia si goda i complimenti, ma pensi bene a quello che deve fare in palestra. Non si faccia tentare da nessuna copertina, da nessuna candidatura SKY e ricordi che la difesa non è vergogna.
4 Ad Enrico PRANDI, ex presidente della Lega barocca che neppure si accorge di essere confinata ai margini del sistema, che si nasconde quando deve urlare al mondo che ha fatto tante cose buone e non soltanto a Reggio Emilia.
3 A Danilo GALLINARI che fa cose bellissime contro grandi avversari, ma, nello stesso tempo ci porta all’esasperazione perché dopo ogni passo avanti lo vediamo sempre più lontano dalla Nazinaole, una sensazione sgradevole, d’impotenza. Speriamo che nell’irritante teatrino televisivo che gli fanno fare la stessa azienda lo spinga verso l’estate italiana. Promettiamo a Stern, lo faccia Meneghin, che se ci lasciano Gallinari siamo disposti a rinunciare a Belinelli e persino a Bargnani.
2 A MASCELLANI, presidente di Ferrara, che dopo ogni sconfitta se la prende con l’allenatore, uno Zamparini in versione spallina. Ci dispiace per la caduta verso la seconda categoria, ma troppe cose sono andate male e l’allenatore c’entra se prima vanno alla gogna certi giocatori. Li ha scelti il tecnico? Bene, allora tutti insieme alla gogna, partendo dal presidente.
1 Al solerte BLASETTI che coordina il lavoro della splendida commissione per l’ammissione nella casa della gloria italiana, a quel gruppo affideremmo anche il futuro del pianeta a spicchi, perché ci vorrebbe obbligare a scegliere soltanto uno fra Aldo Allievi, Ninì Salerno, caro professore Napoli va salvata da tutto e da tutti, Valter Scavolini e Zelio Zucchi nella categoria una vita per il basket. Questi devono entrare tutti insieme.
0 Alla FIP che ha quasi mascherato i risultati del torneo fra le Regioni dove Emilia (uomini) e Lombardia (donne) hanno vinto una manifestazione che meriterebbe di essere ospitata nelle grandi arene di serie A molto più dei poveri Harlem in cerca di spettatori in un mondo cestistico che dovrebbe essersi evoluto un po’ dai tempi in cui Bogoncelli e Dalla Vida portavano al Vigorelli gli spettatori che oggi fa soltanto il Partizan. Non c’è ironia, c’è tristezza cara gente.
Oscar Eleni
1 commento:
Oh, io credevo che il compito dell'allenatore fosse far rendere al meglio la propria squadra. Non vedendo in due estati neanche un pick and pop per bargnani, ho la sensazione che recalcati guardi l'nba quanto eleni, ossia molto poco.
Scrivere articoli basandosi sul box score deve costare poca fatica, di certo meno che vedersi una squadra allenata da Nelson, Triano e Del Negro (e' riuscito ad elencare forse i tre peggiori coach nba)
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