La forza tranquilla di Cadel Evans

di Simone Basso
Il fascino dell'insalata russa, l'irripetibile epopea di Federer-Nadal, le classiche da replicare, Malabrocca a teatro, Mavs-Spurs da anni Ottanta e il ventennio di Samaranch.
1. Avete presente l'insalata russa ai rinfreschi delle inaugurazioni? Le evoluzioni dei bipedi attorno ai tavoli imbanditi potrebbero fornire Treccani di antropologia umana: l'assalto al cibo di alcuni affamati, lo spuntino scettico degli sfamati e i resti sconci della guerriglia alimentare in tarda serata. La rimanenza, con quel colore porpora molto ambiguo, ha il contorno amichevole di una ciurma di mosche insaziabili. La visione dell'insieme ha un fascino Fassbinder che descrivere non sapremmo: eccovi dunque una mista dei pasti avanzati della settimana.
2. La vittoria di Nadalito è l'unica notizia positiva, in prospettiva Roland Garros, del torneo di Ranieriville: sull'Atp, dal post Australia in poi, spira una noia sartriana; colpa anche di una consapevolezza già acquisita in fase razionale, ma respinta nel subconscio dagli aficionados. Il federerismo, l'impero di Adriano trasportato sui campi da tennis, è alle ultime puntate di un'epica già irripetibile. Lo psicodramma è prospettico, alle spalle di Mago Merlino e della sua nemesi maiorchina: non si intravedono attori di talento certificato, capaci di sostituire degnamente l'imperatore elvetico e il golpista spagnolo. Si raccolgono i frutti appassiti di Robosport, ovvero un'impostazione tecnica stereotipata (moriremo tutti demobimani?) e la conseguente standardizzazione dello stile di gioco.
L'atletica leggera con racchetta non permette più scarti improvvisi e fantasiosi, costringe la manovalanza a una disciplina muscolare (e farmaceutica) depauperante. Il risultato di questo bestiario sono il cyber tennis e gli infortuni fantozziani: la sciatalgia di Verdasco, il polso di Davydenko e di Del Potro (tra l'altro, quest'ultimo, l'unica vera alternativa al duopolio), il cervello di Murray e l'oblomovite di Djokovic... Vorremmo tanto sorprenderci osservando un giovane virgulto, essere (s)travolti dall'imprevisto di un bambino che uccida senza pietà, come il Rimbaud diciottenne. Non pretendiamo un Boris Becker, l'ubermensch infante che mangiò (in un sol boccone) il Queen's e Wimbledon nell'estate indimenticabile dell'85. Nemmeno il Wilander 1982, la resurrezione svedese che conquistò Parigi; ci accontenteremmo dell'Aaron Krickstein che (a sedici anni!!) arrivò in finale al Foro Italico nell'anno orwelliano. Per evitare, guardando i primi turni del Mille capitolino, di slogarci la mascella dagli sbadigli.
3. Caro vecchio ciclismo delle classiche, potessimo replicarlo ogni mese come fossimo a teatro: il 2010 è stato eccezionale nella sua ovvietà rassicurante. Vincono solo i campioni, i fuoriclasse alla Rembrandt, e lo fanno mostrando il meglio del loro repertorio. L'agguato felino di Oscarito al festival sanremese, la settimana santa monopolizzata dal dittatore svizzero (l'altro), la fucilata sul Cauberg di Filippo il Bello e l'altroieri, salendo l'erta di Huy, la forza tranquilla di Cadello Evani da Stabio. Gomito a gomito col torero Contador, manco fossimo tornati indietro di decenni, quando i tappisti se la giocavano con i classicomani anche ad Aprile. Domenica la Decana sancirà il passaggio del testimone: la Liegi-Bastogne-Liegi, Yalta degli sfregaselle, ultimo appuntamento romantico prima delle grandi corse a tappe. Irrinunciabili quasi quanto la prossima inchiesta d****g che arriverà tra breve: siamo quasi contenti, avendo compreso le dinamiche divine che smuovono lo sport, di questi scandali prefabbricati, segnali evidenti della biodiversità della bici rispetto al resto dell'agone professionistico. Consci che la pattumiera esibita sia molto più dignitosa dei termovalorizzatori nascosti (e militarizzati) degli altri.
4. Segnalazione dovuta a "Malabrocca al Giro d'Italia", spettacolo teatrale scritto, diretto e interpretato da Alberto Barbi. Ci si augura che questa piece, dalla vena brechtiana, possa girare tutto lo Stivale per rivelare a sempre più persone, ignare, le caratteristiche uniche di questo mestiere atavico. Niente enfasi precotta, solo la strada e la vita: quella di un tortonese che divenne ciclista per fuggire dalla malora dei contadini. Le prime corse, l'incontro col Dardela (un certo Fausto Coppi) e la vocazione mercenaria alla maglia nera. Luisin, atleta di buonissimo livello (fu anche tricolore nel ciclocross), contrapposto a quel paracarro ambulante di Carollo, l'avversario di quella corsa al negativo. In palio 70.000 lire dell'epoca, un bel gruzzolo da portare alla Ninfa (la donna della sua vita), e l'amore incondizionato di un'Italia che sapeva ancora schierarsi con i più deboli. Storie di umanità, tipo un Giro di Jugoslavia vinto anche da contrabbandiere, che si incrociano con la storia dei libri: la povertà atavica, la guerra, le brigate partigiane; il Giro verso Trieste "accolto" dagli spari dei titini, De Gasperi, Togliatti e Bartali.
Una rappresentazione pulita, asciutta, priva di fronzoli e che mira al nocciolo della questione; ovvero, la percezione che la nostra esistenza sia quella cosa che imita benissimo una corsa ciclistica.
5. Un appello a chiunque possa sciropparsi i playoffs Nba, sette serie più un film di Eric Von Stroheim: il derby del Texas, Cubani contro Popovici, è roba da cineteca. Almeno fino a quando le gambe degli Speroni reggeranno l'intensità sovraumana della battaglia; trattasi di un gioco al meglio della sua contemporaneità, una sfida degna delle Classiche degli Ottanta. L'attacco be bop di Dallas contrapposto alla disciplina militare difensiva di San Antonio, l'incrocio esaltante di fuoriclasse che hanno segnato questi anni di basket: il Nowitzki di Gara1 sembrava la reincarnazione di Larry Bird; il Duncan della seconda puntata ci ha ricordato che, nei big men, il caraibico ha come solo paragone storico (emotivo e tecnico) Kareem Abdul Jabbar. L'ennesima recita del tenore Ginobili, l'intensità moncriefiana di Butler; i traccianti del quarterback Kidd e le accellerazioni da scooter di Tony Longoria. Abbiamo un'idea di come potrebbe finire ma stavolta ci interessa pochissimo: ci basta quel climax wagneriano per perderci nella bellezza dell'Nba più autentica.
6. Che sia lieve la terra a Juan Antonio Samaranch, il caudillo che risollevò le fortune economiche del Cio: i coccodrilli lacrimosi dei media istituzionali e le parole di cordoglio di Petrucci sono un'opinione di parte sul personaggio, altrimenti definibile ambiguo e controverso. Un equilibrista di rara omniscenza: franchista, catalano, manager di se stesso, diplomatico; il suo ventennio olimpico è stata un'accelerazione clamorosa verso la monetizzazione totale dello sport. Federale di indubbio talento trasformistico, ha veramente portato avanti l'ideale decoubertiano delle origini: al contrario dell'ingenua vulgata, il barone comprese infatti la ricchezza del brand sportivo creato (?).  Ideò un sistema per vendere meglio l'estetica potentissima creata dagli atleti; magari per una montagna di soldi gestiti esclusivamente da una casta nobiliare. Allora, in un rigurgito infantile di Cattivik, ricorderemo come indimenticabili alcuni carteggi che spuntarono fuori dalle corrispondenze (amorose?) tra il comitato organizzatore di Salt Lake City e alcuni membri (evvai..) del Comitato Olimpico. La scheda tecnica sull'utilizzazione delle peripatetiche fu 'na meraviglia mai più ripetuta: altro che spirito a cinque cerchi...Ifix tchen tchen!!
Simone Basso
(in esclusiva per Indiscreto)

14 commenti:

VVVVVVVVVVVVVVVV ha detto...

La chiusura è una chicca tratta da un fotoromanzo porno di cui non ricordo il titolo!

Stefano Olivari ha detto...

Supersex

GuusTheWizard ha detto...

Vabbè, Gabriel Pontello è un personaggio da ultraculto (citato anche da Elio e le Storie Tese in non ricordo quale canzone).
Secondo me non sfigurerebbe in un qualche ministero dell'attuale governo.

VVVVVVVVVVVVVVVV ha detto...

Direttore sei sempre un faro illuminante (se non hai usato Google)...., comunque quoto Guus.

Simone ha detto...

Si,il personaggio fu un culto di quell'evo e il feedback era con un articolo di qualche dì fa dell'Olivari e un'hardcore band torinese degli Ottanta.

Miky ha detto...

@SB
Non metto bocca sui punti 2,3,4 di cui ammiro cmq infinitamente la sempre tra(sc)inante descrizione senza mai far cadere la tensione, sul punto1 credo che l'Olivari potrebbe raccontarne più di me e quanto un BobTheOne sugli assalti alla diligenza nelle varie sale stampa...

Sul 5) da tempo credo che sia QUELLA l'unica rivalità che di tanto in tanto, ricapitando, non mi fa pensare con nostalgia ai bei tempi andati..poteva esserlo Spurs-Pistons dopo la finale del 05, poteva esserlo e lo è stata per poco Lak-Kings, ma per fascino, vicinanza, protagonisti, continuità, sistemi di gioco Mavs-Spurs non ha eguali nell'Nba moderna. E come al solito, il First Round per questa serie è un'offesa alla Pallacanestro.
Non so se in "disciplina militare difensiva di San Antonio" è un riferimento diretto, ma credo che il passato di coach Pop nella Cia sia una delle storie più interessanti e più fosche dell'Nba attuale. Chi ben sai e che meglio di me conosce GreggP disse che un giorno il Coach, parlando di George Hill e della sua letteratura Nba ancora agli "inizi" affermò una cosa del tipo: "ah, se avesse giocato da me come giocava quest'estate in Summer League sarebbe andato a giocare da straniero in Ossezia del Sud!"...perchè proprio l'Ossezia fa parte del "fosco popovichiano" di cui sopra.

Sul finale del 6) beh, ho dovuto cercare su Google.. la New Generation si chiama così anche e soprattutto perchè ha sostituito i fotoromanzi con tecnologie più evolute ma meno "fantasiose". ;-)

Simone ha detto...

@Miky:thanks.
1.Potrei raccontarle rinfreschi con artisti milionari che si riempivano le tasche di panini e che si strafogavano di vino e insalata russa.
5.Pop è un bel personaggio,penso che sia con Pip(..)la figura Nba partita più dai bassifondi per scalare la vetta.
In fin dei conti,la sua gestione è l'ultima vera scuola tecnica di riferimento di Sternville.
6.Il sottoscritto fece il primo live della sua vita,completamente strumentale,esibendosi prima del gruppo torinese che prese il nome dal glorioso Supersex.
Tutto torna...

king ivan ha detto...

Punto 2: Chissà se Del Potro (che salta anche Roma, come Davydenko e Nalbandian) resterà vittima della maledizione che ha già colpito i soli altri tre capaci di vincere slam nell'epoca Federer/Nadal, ossia Gaudio (RG 2004) e Safin (AO 2005) dissoltisi letteralmente dopo le loro imprese, e di Djokovic, non sparito ma calato decisamente dopo l'AO 2008 che aveva instillato in lui la sensazione di potere non solo scavalcare Nadal come 2 al mondo ma addirittura puntare al primo.
Nei fatti,pare che battere Federer implichi un tale surplus mentale/fisico da prosciugare (ed in parte è accaduto anche a Nadal..) gli Spartachi di turno.
Realtà è un duopolio che si avvia a celebrare il suo sesto anno,cosa, ripeto, che non accade dai 60',coppia Laver-Rosewall, professionismo, 20 giocatori anzichè il mondo intero,etc,etc, quindi, in altre parole, un fenomeno sconosciuto nell'era ATP,dove il massimo di durata delle diarchie son stati i 3 anni di Sampras/Agassi (1994,95,99) e Borg/McEnroe (1979,80,81) ,quasi la metà della tirannide elvetico/iberica.
Troppo forti loro o concorso di debolezza dei rivali?
Roddick e Hewitt furono accusati nel 2004/2005 di non essere reali alternative a Federer; beh, nel biennio in questione Hewitt negli Slam perse sempre e solo dal vincitore, Roddick, proponendosi in finale anche anni dopo (l'eroica e sfigata finale londinese 2009) ha continuato sempre a provarci,vivendo nei fatti un solo anno di vera crisi (2008) peraltro,per beffa, coincidente con l'unica leggera flessione della sua nemesi.
Djokovic e Murray hanno dalla loro perlomeno l'anagrafe, cioè che a differenza dei predecessori restando in scia inevitabilmente vedranno via via il calo di Roger, il punto è vedere se resisteranno fino a quel momento. Murray aspettiamolo a Wimbledon, Djokovic deve fare incetta di provviste adesso, l'erba non la mastica bene,e fallire un altra stagione sarebbe una gran brutta campana.
Se fallissero entrambi,il problema è capire dove sia una ulteriore Next generation successiva..

A roma intnato Mostri Sacri nello stesso spot, sia spetta il Clash of Titans in semifinale, Soderling in zona Nadal outsider più pericoloso, oggi se la vedrà a Barcellona con Verdasco,alla seconda finale rossa consecutiva.

Simone ha detto...

@King Ivan:si,molti si accorgono adesso che la generazione dei Safin e degli Hewitt è stata decisamente qualitativa.
Il discorso,che imposti nel finale,è capire se oltre ai Cilic e ai Del Potro emergeranno dei giovani pretendenti.
I nomi son sempre gli stessi,ma Gulbis mi pare inaffidabile,Tomic potenzialmente un crac ma con tantissimi problemi disciplinari;Dimitrov ha un braccio devastante però è ancora nel limbo...
Non penso che ci sia mai stato un periodo con così poche novità in top five:la classifica,con poche eccezioni,è la stessa da anni.
Il sorteggio romano ha privato il torneo della finale che tutti volevano:complimenti alle linci dell'Atp,una congrega di addetti al marketing privi di cultura specifica.

Simone ha detto...

"Discreto" spettacolo,quello di Flash Wade in gara4:la combo guard degli Heat regala il brivido di una prestazione da superman vero.
La serie non sembra riaperta,anche se le dinamiche della partita(con cinque tiri liberi sbagliati consecutivamente nel finale dalla coppia Ray Allen-Garnett..)sono il classico schiaffo alla logica del basket.
D-Wade,che è il vero gioiello dell'estate 2010,dimostra di essere l'unico veramente capace(oltre al 24)di jordaneggiare:i 46 di questa domenica,esibendo un repertorio infinito,diventeranno un instant classic.

Doyenne parecchio affascinante,al solito.
La vince Lazzaro Vinokourov,con un'azione potente e scaltra.
Tano Kolobnev conferma l'attitudine da eterno secondo,sprecando troppe energie nel Baracchi con il kazako.
Vino si impone sfruttando il marcamento tra i favoritissimi e...Contador,perfetto come specchietto per le allodole.
Dietro a Valverde,al quarto posto si piazza Gilbert,forse il corridore con i maggiori rimpianti per l'esito della corsa.
Ha mostrato di averne più di tutti,ma paga una squadra che lo ha lasciato solo troppo presto.
Si consola con un piccolo record:
9. alla Milano-Sanremo
3. alla Gand-Wevelgem
3. al Giro delle Fiandre
1. all'Amstel Gold Race
6. alla Freccia Vallone
4. alla Liegi-Bastogne-Liegi

Non occorre sottolineare chi è stato il protagonista di questa primo terzo della stagione...

Miky ha detto...

@Simo
Ti cedo volentieri tutte le prestazioni individuali da qui alle Finals per avere altre 10 partite di Mavs-Spurs!
Reduce da Gara4: certo che Dallas è il simbolo di tutte le incompiute. Se giocassero per 10 volte dei finali punto a punto 9 volte su 10 vincerebbero gli Spurs. Dirk non si prende MAI le sue responsabilità, e quando se le prende "costretto" dai mismatch favorevoli sui cambi di marcatura avversari, sbaglia sempre. Sempre. Oppure fa la scelta offensiva sbagliata. Terry e Butler, gli altri due potenziali "closer", sono un livello sotto per poter pensare di vincere una partita con un loro tiro. Dispiace, ma ogni volta che si arriva a questo punto e finisce in questo modo (l'anno scorso gli Spurs non erano competitivi) non possono non venire in mente quei 13 punti di vantaggio in G3 Finals 06 e quel libero sbagliato da Dirk a 3 sec dalla fine. Una squadra psicologicamente devastata da una singola partita, un pò come i Kings dopo G7 del 2002 vs LAK.
In tutto questo che spettacolo gli Spurs, che spettacolo la loro difesa e che spettacolo Hill, Jefferson e Blair. Come scusate? Non avevano supporting cast?! Vero..ma voi badate ancora alla regular season? ;-))
Coach Pop mago della mente umana se ce n'è uno. Notte.

Simone ha detto...

@Miky:povero Flash,quali tipi di soddisfazioni si può togliere con quella squadra?
Concordo sull'assioma,definirei gara4 tra Spurs e Mavs (proseguendo con la citazione cinematografica)"Greed".
Il problema di Dallas è il ritmo,rotto,delle contese;se poi si fa trascinare nelle provocazioni il risultato è quasi scontato.
Del crucco conosciamo benissimo i limiti,rimane una meravigliosa macchina da canestri con difetti strutturali(soprattutto difensivi..)abbastanza evidenti.
La regular per gli Speroni è contata tantissimo:da Marzo in poi hanno cambiato l'assetto,con TP infortunato hanno dovuto inserire Hill.
Vanno comunque dove li portano le gambe di Duncan e di Ginobili:prima finisce la serie,meglio è per i Popovici...
Sacto 2002 era di un livello superiore rispetto ai Cubani:quella sfida la persero in gara6 contro..Tim Donaghy.
Rimango dell'idea che,senza la bua al ginocchio di CWeb,l'anello 2003 l'avrebbero comunque vinto.
Ah,gara5 interessantissima per ricostruire il linguaggio del corpo dei Lacustri..vedremo quanta benza ha Kobe in corpo.
Certo che la differenza tra Ovest ed Est,al primo turno,quest'anno è fin troppo evidente...

Miky ha detto...

@Simo
ahahahah! "la bua al ginocchio"!!

Gara5 OKC-LAK è chiaramente la cartina tornasole della post season losangelena...

Simone ha detto...

@Miky:era abbastanza evidente,tra le righe,lo sciopero bianco del Mamba in gara4.
LA ha la fortuna di avere in prospettiva la vincente tra Jazz e Nuggets.
I secondi si stanno disfando,i primi(oltre agli infortuni a Okur e Kirilenko)sono troppo piccoli sotto canestro.
E comunque stanotte rischiano.

Ah,appena scorto Gulbis contro Baghdatis:se Ernestino ci fosse con la cabeza...
Il potenziale è sempre da top five:servizio forte e vario,dritto spaventoso,competente rovescio bimane,mano da pianista per le smorzate.
La prossima contro Federer potrebbe riservare una sorpresona...