Sempre colpa della tivù

di Alberto Facchinetti
Il luogo comune vuole che il giornalismo sportivo abbia azzerato la sua credibilità per colpa delle forzature che il video impone. E' davvero così o semplicemente siamo di fronte a gente scarsa?
Le trasmissioni delle tv locali hanno cambiato il giornalismo sportivo della carta stampata? Tre importanti giornalisti sportivi italiani ci hanno descritto una situazione poco rassicurante.
“L’urlo – scrive Gianni Mura - ha cancellato la parola, l’iperbole la normalità, la passionalità la passione, la faziosità il ragionamento. In passato qualche eccesso c’è stato, ma adesso è la regola. […] C’è molta omologazione in giro”. A fare autocritica ci pensa Roberto Beccantini: “La mia generazione ha fallito: il sottoscritto in testa. Consegniamo ai giovani uno sport malato e un calcio più marcio di quello che ricevemmo in eredità dai Brera e dagli Zanetti. Ci sono troppi conflitti di interessi. […] Il rotocalco è diventato borotalco. Si usa troppa cipria. La faziosità ha sbriciolato il Piave della credibilità. Va di moda l’incompetente di successo. Le domande normalmente serie vengono considerate attentati di lesa maestà. Mancano, nel giornalismo sportivo, cronisti d’assalto capaci di condurre inchieste come Dio comanda. Prova ne sia, il doping: fu Zeman ad aprire le farmacie. Un allenatore, non un giornalista. […]. La mia generazione ha pronunciato troppi sì e pochi no”. Mario Sconcerti ricorda pure lui i tempi che furono: “Com’è lontano il tempo in cui i cronisti di politica o di economia copiavano i loro colleghi sportivi. Per migliorarsi”.
C’è da chiedersi quindi di chi sia la colpa, se la situazione è questa. E quello che abbiamo domandato ai giornalisti intervistati. L’abbassamento di livello del giornalismo sportivo è dovuto anche alle trasmissioni sportive trasmesse dalle tv locali: una metà degli intervistati è colpevolista, l’altra non lo è e cerca da un’altra parte i motivi di questo degrado. Non sembra dunque essere tutto figlio della sentenza 202 con la quale la Corte Costituzionale dichiarò legittime le emittenti private operanti via etere “di portata non eccedente l’ambito locale”. Era il 28 luglio 1976, finiva il monopolio Rai. In quegli anni il volto del giornalismo sportivo cominciò, per una cosa o per l’altra, a cambiare. Prima era diverso. Per Sebastiano Vernazza “negli anni Sessanta e Settanta, in Italia il massimo della trasgressione tele-calcistica era rappresentato dalla tv svizzera, dove le telecronache delle partite erano affidate a Giuseppe Albertini, un signore che diceva punto anziché gol e che non cambiava tono di voce neppure di fronte a una rovesciata di Cruijff con triplo salto mortale incorporato”.
Emanuele Gamba è colpevolista nei confronti delle tv locali, ma fa un discorso più ampio: è la televisione in generale, non soltanto le emittenti locali, ad avere trasformato il modo di fare il mestiere del giornalista. “Non soltanto nello sport, ma anche negli altri settori del giornalismo, la stampa scritta si è appiattita sul modello televisivo. Lo ha copiato anziché fargli concorrenza, e non a caso l’Italia è il paese europeo in cui si vendono meno quotidiani e non soltanto per la storica ritrosia dell’italiano a dedicarsi alla lettura. La televisione ha imposto un modello di superficialità che si è man mano esteso alle redazioni dove, a causa di una specie di circolo vizioso, si è moltiplicato lo spazio a vantaggio dei tribuni televisivi: si pensa che se fanno audience, possono contribuire anche a vendere più copie. In televisione prevale il dibattito sterile, urlato e limitato a pochissimi temi (quindi a pochissime squadre, nel caso del calcio): i giornali si sono adeguati. Il concetto di approfondimento ormai è sconosciuto. Del resto, se i giornalisti sono sempre in televisione e quasi mai allo stadio, o al campo d’allenamento, come possono aggiornare le loro conoscenze?”.
È d’accordo con Gamba il suo collega di Repubblica, Andrea Sorrentino: “Senz’altro il livello si è abbassato e senz’altro la colpa è di certe trasmissioni, dal Processo in giù. La continua ricerca del titolo sulla polemica del giorno, che affligge i giornali da alcuni anni, è figlia del successo di pubblico di certe trasmissioni. Praticamente tutti i giornali hanno abboccato all’amo, andando dietro alla tv, e ora ne vediamo le conseguenze”. Ma per Sorrentino la colpa è anche della stampa. “L’errore è ovviamente dei giornali, che dovrebbero mantenere un livello più alto rispetto a certe immondizie”. La tv è un brutto modello che il giornalismo ha voluto seguire, anche nei quotidiani: è la tesi di Italo Cucci. “Il giornalismo sportivo ha certo subito l’esempio televisivo, ma è andato oltre con le sue gambe e le sue teste. Non dimentichiamo che le famose Bombe di Mosca - scoop di mercato proposti da Maurizio Mosca spesso in chiave paradossale - hanno trasformato i quotidiani sportivi in bombe quotidiane. Svolta storica di un settore che, pur fra tante difficoltà, non aveva mai rinunciato all’intelligenza”. Anche per Gianni Mura le trasmissioni delle locali hanno condizionato il giornalismo sportivo “negativamente. In economia si dice che la moneta cattiva scaccia quella buona. Nel giornalismo è la stessa cosa. Il livello sempre più basso e sempre più gridato (o drogato) dell’ informazione sportiva si spiega anche così”. Non solo colpa delle tv, ma anche di “scelte editoriali sbagliate. Abbiamo anche noi i nostri ultras, tirano il sasso e nascondono la mano”. E aggiunge: “Anticipo un danno prodotto da queste trasmissioni. Per il pubblico, Corno e Crudeli sono giornalisti. E lo sono, innegabilmente, ma il secondo passaggio è arbitrario. Questo passaggio: tutti i giornalisti sono così. Gente che non si sovrappone, non urla, non insulta non fa il gioco della trasmissione, quindi non viene invitata. E comunque (parlo per me) se anche la invitassero non ci andrebbe, vista la compagnia di giro”. Colpevolista anche Giancarlo Dotto. “Giornali sportivi e comunque il giornalismo sportivo hanno assunto negli anni la disinvoltura assoluta come metodo, nel riportare le notizie, nel tracciare titoli e profili. Titolo strillato oggi, domani è già smentito dai fatti, ma non importa, si riparte in un’altra direzione. E’ un gioco al massacro ormai accettato da tutti”. Ma non è solo colpa della tv. “A forza di urlare – ci ha risposto Maurizio Crosetti - e di inseguire la tivù in ogni piega dei palinsesti, dei linguaggi e degli argomenti, una parte non esigua del giornalismo scritto si è involgarita. Ma chi l’ ha fatto, era già molto dotato di suo. Possedeva, intendo, una forte predisposizione naturale”.
Per Gianpiero Scevola “il livello del giornalismo si è abbassato perché è andato di pari passo coi tempi. Cambiano gli usi e i costumi, è cambiato anche il modo di fare giornalismo. È un’evoluzione naturale, ma non è detto che sia meglio, anzi, tutt’altro. Certe trasmissioni (vedi quelle di Biscardi) hanno poi accentuato negativamente questo cattivo andazzo, con un modo urlato che ha portato qualche giornalista a comportarsi così anche nella scrittura”.
Per Giorgio Micheletti la tv ha modificato il modo di fare giornalismo sulla carta stampata. Ma non necessariamente in negativo. “Almeno nel trattare l’argomento con un altro linguaggio. Un linguaggio che sia molto più vicino al parlato che allo scritto, un linguaggio che se si vuole è stato contaminato dall’unità di misura della tv, che è il tempo, a scapito di quella dei giornali, che è lo spazio. Sicuramente poi i giornali hanno anche subito una sorta di sollecitazione nella trattazione della notizia dato che non puoi ignorare la presa che un argomento ha in tv. Perché ignorare qualche cosa che ti fa vendere copie, soprattutto se la sera prima ha fatto fare numeri alla televisione? Esempio: se faccio (ovviamente in una tv che abbia un peso specifico notevole) una trasmissione sul rientro di Adriano, il giornale sa che ne deve parlare dato che il giorno dopo il telespettatore diventa lettore e si aspetta di trovare, tanto o poco che sia, un accenno all’argomento della sera prima”.
Beccantini invece, molto duro nel tracciare il quadro della situazione del giornalismo sportivo, non è assolutamente colpevolista nei confronti della tv. “Il declino del giornalismo sportivo è colpa di noi giornalisti sportivi. Mai confondere il contenitore (talk show, giornali, eccetera) con il contenuto”. Massimo Norrito punta il dito sulle scelte editoriali. “Ci sono giornali che fanno di certe scelte di campo una loro precisa linea editoriale. Le trasmissioni c’entrano poco. Per fortuna ci sono ancora giornali che fanno lo sport in un certo tipo e anche, purtroppo rare eccezioni, trasmissioni che non urlano. Nella stragrande maggioranza dei casi però chiunque si mette in mano un microfono, va in onda senza fare distinzione tra uno studio televisivo e una curva dello stadio”.
Per Ivan Zazzaroni è colpa “dello scadimento della qualità dei giornalisti, della mancanza di scuole e maestri, di artigiani veri. Colpa degli editori, anche: hanno privato i giornali dell’esperienza dei sessanta-settantenni. Il giornalismo è soprattutto esperienza, visto e vissuto, essendo un mestiere e non un lavoro”. La tv non c’entra nulla. Stessa cosa per Stefano Olivari. Perché “raramente questi programmi regalano notizie bomba o fanno opinione in modo tale da far ribaltare le pagine dei quotidiani o il modo di scrivere dei giornalisti. E’ una cosa antipatica da dire, ma chi viene dalla carta stampata in televisione prima o poi riesce ad adattarsi, mentre chi nasce come televisivo puro non riuscirebbe a scrivere nemmeno il più sciatto articolo dell’ultimo dei cronisti della carta stampata. Poi il giornalismo su carta dovrebbe evolversi nella direzione dell’analisi, del retroscena e del commento più di quanto già non abbia fatto, ma questo è un altro discorso: le trasmissioni delle tivù locali non c’entrano, qui si parla di specificità del mezzo”. Paolo Ziliani non vede nessuna connessione tra l’abbassamento del livello del giornalismo sportivo in Italia e la produzione di trasmissione sportive nelle tv. “La tivù, col passare del tempo, è diventata sempre meno bella e sempre più volgare. L’imbarbarimento dei programmi sportivi è stato forse meno forte rispetto a quello dei programmi cosiddetti d’intrattenimento: in confronto a Buona Domenica e a Domenica In, per fare un esempio, Controcampo e La Domenica Sportiva sembrano l’Accademia della Crusca. Non vedo comunque che nesso ci sia tra scadimento qualità programmi sportivi e scadimento qualità giornali sportivi. Se sei bravo, puoi fare buona tivù sportiva in assenza di buona stampa sportiva, e viceversa”.
Controcorrente invece, è Sandro Piccinini. Per lui “il livello del giornalismo sportivo scritto in Italia è altissimo. Nessun paese ha tanti bravi giornalisti sportivi come in Italia. Non confondere la qualità di chi scrive con il tenore (spesso esasperato) di un titolo. I giornali, comunque, non inseguono la tv, né viceversa. Tutti quanti inseguono il pubblico… (e gli incassi)”.
Ma è colpa delle tv locali, e più in generale di tutta la televisione, se il mestiere del giornalista s’è così imbarbarito? Se nel confronto – per fare un esempio – con il giornalismo degli anni Sessanta, quello di oggi ne esce con le ossa rotte? Abbiamo messo di fronte la questione ai giornalisti. Per capire se la sentenza 202 della Corte costituzionale abbia in realtà sancito anche la fine del giornalismo sportivo di qualità. Dei giornalisti che abbiamo intervistato una metà vede chiaramente le tv locali almeno come una concausa dell’ abbassamento del livello del giornalismo sportivo. L’errore da parte dei giornali è stato quello di seguire tutta la televisione, che si è involgarita dopo la nascita di queste tv locali che del senza vergogna hanno fatto quasi un marchio di fabbrica. Il giornalismo ha voluto seguire le orme della televisione, che di suo è superficiale e non predisposta all’approfondimento dell’evento sportivo (sia livello tecnico, sia a livello umano). D’altra parte sono molti anche quelli che pensano che le tv locali non c’entrino proprio nulla. Che le colpe vadano cercate altrove. Perché la categoria avrebbe potuto comunque prendere una strada diversa da quella intrapresa dalla tv. Che il giornalismo, tutto non solo quello sportivo, segua quello che si vede in tv (e non soltanto quello che succede nella realtà) è un dato di fatto. Però, prendere dalla tv la parte peggiore, quella è una libera scelta. Infine, se il giornalismo andasse via via a parlare di più alla gente e meno agli addetti ai lavori, usando una lingua scritta che sia più vicina a quella parlata, la cosa potrebbe rappresentare una facciata positiva del rapporto con la tv.
Alberto Facchinetti
(per gentile concessione dell'autore, fonte: 'Il giornalismo sportivo. Il rapporto tra la carta stampata e le tv locali da Gianni Brera ad oggi', tesi di laurea in discipline dell'Arte, Musica e Spettacolo all'Università di Padova, anno accademico 2006-2007)

84 commenti:

spike ha detto...

Sconcerti non si preoccupi. Copiano lo stesso. Per peggiorarsi.

kalz ha detto...

C'è un aspetto legato in modo specifico al giornalismo sportivo, e ce n'è un altro più ampio legato all'evoluzione, o involuzione, della società di massa. Una volta a Venezia i turisti erano solo quelli come Thomas Mann, oggi piazza San Marco è invasa da orde di ciccioni con infradito e cannottiera.

Roberto Gotta ha detto...

@kalz. 100% esatto

Anassagora ha detto...

Bravo!

Io da anni lotto contro le infradito!

K

jeremy ha detto...

E perhe ci ha i piedi brutti e ti puzzano!:-))))

Italo Muti ha detto...

d'altra parte, anche Santoro pensa di essere un giornalista, basta fare le debite proporzioni.
La Repubblica di Corno, Crudeli, Sconcerti?
il livello Brera è lontano, quasi incomprensivile, per uno che prendeva il calcio e lo sport come una parafrasi della vita?
Old times.....
Italo

Marcosupersonic ha detto...

E' questo non è ancora niente: deve ancora passare del tutto la generazione che in qualche modo riteneva esistente una specie di senso comune.
La nuova generazione è relativismo allo stato puro, senza filtri. Ognuno ha la sua opinione e cerca chi semplicemente chi possa suffragarla in qualche modo. Per vederne i prodomi basta farsi un giro tra i gruppi di facebook o sui forum non "specializzati".
Vedo difficile fare opinionismo per chichessia. S'inseguiranno le opinioni e le emozioni, per quanto irrazionali siano.
A meno che non ci sia un colpo di coda della società occidentale, naturalmente.

Carlo Pizzigoni ha detto...

@ Muti: Parafrasi della vita? Non so cosa voglia dire però mi suona molto Sconcertiano (o forse è proprio per questo)

Carlo Pizzigoni ha detto...

Il tema è sempre interessante. Molti degli interventi sono condivisibili, sebbene, prodotti in questo modo, mi paiono troppo apodittici, senza appello. Io poi non capisco le continue infinite lamentele della maggior parte dei lettori: "La Gazzetta fa schifo, il Corsera una merda", e via di questo passo. Potrebbero essere migliori, senz'altro sì. Però non esageriamo, e poi: vogliamo parlare qualche volta dei lettori?

Dane ha detto...

Ma quanto sono parucconi i giornalisti quando parlano di sè stessi.....ops, adesso che ci penso vale la stessa cosa per chi fa il mio mestiere... :-(

Jack Torrance ha detto...

@Italo: un commento un po' piu' reazionario per favore? Grazie!!

jeremy ha detto...

Carlo, voi "producete" per i lettori. E i lettori, come si legge spesso dai commenti in calce agli articoli della Gazza.it e del Corriere.it, non sono proprio dei fini letterati. Cio non toglie che se uno non pubblicasse cazzate, fregandosene del lettore becero, non occupasse intere pagine per pubblicizzare i propri collateral, non occultasse le notizie, il rispetto verso certe testate sarebbe sicuramente maggiore.

Carlo Pizzigoni ha detto...

Jeremy,

un attimo. Parlo dei lettori perché al generale imbarbarimento della società contribuiamo un po' tutti, o no?
Io sono convinto che, almeno in Italia, la maggior parte della gente sia proprio stufa di leggere. Ecco il punto.
Non so se ti sia capitato di riprendere in mano un quotidiano di quindici, vent'anni fa. Ti pare così tanto migliore di quello di oggi? E ti pare che se, ipso facto, si introducesse una Terza Pagina (ché qui dentro siam tutti professori) come si produceva una volta possa interessare così tanto i lettori di oggi. Io questa continua, generale e generica rivincita passatista proprio non la capisco specialmente poi se si parla di sport.
Lungi da me fare l'elogio della categoria giornalisti, anzi. Però, concedimelo, se siamo arrivati fin qui, e anch'io parlo di imbarbarimento, se vanno di moda certe cose e non altre, certo modo di fare giornalismo e non altro, beh, le responsabilità io non le circoscriverei solo e soltanto a editori, amanunensi e quant'altro. Ci siamo dentro tutti.

spike ha detto...

@Carlo P.

Vero, però i giornali hanno abdicato al loro ruolo fondamentale per inseguire la società e questo non fa che aggravare lo scadimento di livello.

Se vuoi un fenomeno analogo avviene con la classe politica, che dovrebbe guidare l'elettorato verso certi obiettivi, invece ne solletica gli istinti peggiori per mera convenienza elettorale.


Ps: Va bene la bella prosa e l'epica dell'osteria, ma ho sempre trovato Brera un insopportabile razzista.Probabilmente sono traviato da ricordi oramai lontani nel tempo.

jeremy ha detto...

Carlo, sono d'accordo che la colpa sia di tutti, che 10 milioni di persone che guardano il Grande Fratello non se le sono inventate i giornalisti e non li hanno certo costretti. Ma ho sempre avuto l'idea romantica che un quotidiano debba essere fatto per informare prima di tutto e non per "vendere" qualcosa. E secondo me i quotidiani di 15 anni fa erano migliori perche piu essenziali. Magari il livello dello scritto e della profondità della notizia era identico se non peggiore, ma non ci si perdeva in mezzo ad articoli futili. Sulla Terza Pagina son convinto che tu abbia ragione, anche se le pagine culturali sono una delle poche cose che leggo volentieri in un quotidiano, con le lettere al direttore. Non tanto perche sono un professore ma perche sono interessanti e scritte di solito molto bene, che magari di quello che c'è scritto prima di averlo letto sapevo poco e niente. A me comunque fanno sempre impressione certi titoli che sulla Gazzetta non mi sarei mai aspettato di leggere 10 anni fa.

Italo Muti ha detto...

@Jack T.
Se vuoi posso provarci, ma non mi sembra proprio di averlo fatto. Gli amici del kgb non mai piaciuti, tantomeno quelli che se la tirano da martiri bevendo Laffitte-Rothschild.

@Carlo P.

Sconcerti altro solone, far away for me. Se no ti iace parafrasi, metafora forse è più apprpriata.

@Spike

Erano altri tempi, Brera era bravo davvero con i suoi limiti.
Poi è questioni di gusti.

Italo

Christian T. ha detto...

@carlo: la Gazzetta fa veramente schifo...

Io ho sempre comprato volentieri i quotidiani, ma da qualche anno ho lasciato perdere... mi informo su internet, qua e là... ma sinceramente ho perso proprio l'interesse per l'informazione (intesa come cronaca dell'attualità).

Mi dedico al passato... molto più affascinante e paradossalmente molto più bistrattato rispetto all'attualità. Si fa una grande apologia del passato, ma non è che le cose funzionassero meglio.

P.S.: non so se Brera fosse un razzista o meno e non mi interessa saperlo... però non mi è mai piaciuto.

CT

Italo Muti ha detto...

@Christian T.
I giornali sono come gli asini, portano qualunque cosa che decide il padrone.
I giornali senza autorevolezza sono solo rubbish, quelli sportivi di ultima generazione, quelli decerebrati, sono illeggibili comunque.
in questo momento il passato vince 4 a 0 su tutta lallinea, pensa tu come siamo messi.
Italo

Christian T. ha detto...

@italo: ovviamente rispetto ai giornali attuali, non c'è paragone. Però probabilmente in tutto questo discorso influisce anche il fatto di partire da un passato non così brillante. Ad esempio, per quanto riguarda le riviste (sportive, che preferisco ai giornali) il crollo è molto più evidente.

Altra cosa importante è la pessima qualità della "produzione letteraria" italiana rispetto a quella estera. In Italia si parla sempre delle stesse cose, perpetrando le stesse cialtronate (qui si è già parlato di Valdir Peres...) senza un minimo di approfondimento serio. Si cerca di riproporre temi già trattati andando sul sicuro e tranquillizzando i lettori ("niente panico, sapete già tutto").

Libri come Dynamo o Behind the Courtain sono semplicemente impensabili, qui. E se penso che in America un giornalista di Vanity Fair (!!!) sforna un libro di sublime bellezza su Schmeling e Louis...

CT

Jack Torrance ha detto...

Che Santoro, per motivi più o meno politici, ti possa stare antipatico ci sta. Ma da qui a paragonarlo a Corno o Crudeli e assimilarlo al non-giornalismo ce ne corre assai. Allora il minzolino che prende ordini telefonici dal berluscame dove lo mettiamo? Tanto per fare un esempio.

Poi, già che tiri in ballo il kgb, non mi sembra proprio che c'abbia i santini di Stalin in tasca. Quindi per me può pure scolarsi il suo cristal.

(Modo travaglio off.)

Poi il mio commento si riferiva non solo a Santoro ma anche al tuo apprezzamento su Brera, che trovo un po' stereotipato e agiografico. Brera a me non piace, questione di opinioni.

Jack Torrance ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Italo Muti ha detto...

@Christian T.

Per Brera sono opinioni, nienta da dire, ma trovarne uno adesso alla sua latezza diventa dura.
Su Chateaubriand, sei lontano mille miglia, come sui suoi amici, lontanissimo.
Su di lui possiamo dire cose positive o negative, si possono dire molte cose, tranne che sia un giornalista, come gli altri citati che, in più hanno la buffonaggine seppur involontaria.
Italo

Ivan.fab ha detto...

La Gazzetta ha sposato la filosofia del magazine popolare.
Certo due pagine di intervista a Cascarino che gioca a poker fan cadere le braccia.

Italo Muti ha detto...

Pardon, la mi aultima risposta era per Jack Torrance e non per Christian Tugnoli, chiedo scusa a tutti e due.
Italo

kalz ha detto...

"i giornali hanno abdicato al loro ruolo fondamentale per inseguire la società"

Sic!

"la classe politica, che dovrebbe guidare l'elettorato verso certi obiettivi"

Senza parole.

spike ha detto...

kalz

sentiamo, che dovrebbe fare la classe politica?

e i giornali? vendere dvd e informarmi sull'ultimo flirt della velina di turno?

Dane ha detto...

Sono d'accordo per certi versi sia con Pizzigoni che con Spike. Il popolino è mediamente ignorante, ma media e TV hanno anche un ruolo educativo a cui col tempo hanno abdicato. Col tempo i media si sono involgariti per andare più facilmente incontro alla clientela: con l'Amico degli Animali lo stivale ha imparato l'italiano, col Grande Fratello lo ha disimparato.....

kalz ha detto...

@spike, ... "Chi sei?... Ah, so' contento".
Che dire, il tuo uno-due mi ha schiantato. KO alla prima ripresa. Se mai un giorno mi riprenderò cercherò di risponderti.

Jack Torrance ha detto...

Secondo me non e' la televisione che ha fatto peggiorare la stampa. Credo piuttosto che, al massimo, sono decadute entrambe in parallelo, tirate giu' dalla commercializzazione esasperata dell'informazione. Che esiste anche all'estero, mica solo in Italia, pero' quasi sempre accompagnata da freni di buonsenso e qualita' sconosciuti dalle nostre parti. Il discorso secondo me e' piu' valido per la stampa generalista che per quella sportiva. Quella sportiva, per me, puo' essere di piu' o meno alta qualita' ma la societa' tutto sommato non ne risente (non me ne voglia il Direttore), perche' si tratta necessariamente di un genere di intrattenimento, io almeno la vedo cosi'. Invece la stampa generalista non e' intrattenimento, e se tende a diventarlo e/o a perdere qualita', capacita' di analisi, criticita', ampiezza di vedute, ecc. ecc., allora si' che e' un dramma.

Ho 33 anni, quindi nei miei confronti con la storia mi posso spingere al massimo a 12-13 anni fa. Secondo me la qualita' media della stampa italiana era gia' bassina allora, poi forse ci si sarebbe aspettato un miglioramento che non e' arrivato. La Stampa secondo me e' passata, da qualche anno a questa parte, su standard "europei", mentre testate come Corriere e Repubblica brillano per la loro incapacita' di innovarsi.

Una particolarita' per me unica dei giornali italiani, che me li rendono di difficile lettura e apprezzamento, e' sparare, nelle pagine interne, titoli che non contestualizzano la notizia. Esempio "UNICREDIT NE ESCE PULITA. Domani gli amministratori davanti al PM". (Esempio totalmente inventato). Se leggo un titolo cosi', estremizzando si puo' dire che la carta stampata si aspetta che il lettore conosca gia' cosa e' successo prima e fuori dalla notizia. Mi viene da pensare che l'editore presupponga una mia visione del TG della sera prima. Questo non succede mai nei giornali stranieri che mi capita di leggere, Fateci caso. Questo, effettivamente, e' un segnale di "connivenza" anomala e assai italica tra TV e carta stampata.

Ma divago, visto che l'articolo era sulla stampa sportiva.

@Italo. Cerco di interpretare le tue parole, al solito criptiche per me.

Chateaubriand = Santoro. Perche' mai? E poi sono lontano da cosa, di grazia? Mi pare di capire che la sai lunga.

Italo Muti ha detto...

@Jack
chateuabriand perchè manda la figlia alla costosissima scuola privata in Roma dove si parla solo francese. Non che non possa mandrcela, ma per uno che sponsorizza apertamente la scuola pubblica, bella mossa.

Sei lontanissimo perchè ancora lo vedi come un giornalista di sinistra, ma giornlista, mentre è solo custode di interessi altrui, lui e molti a lui vicini.

Su unicredit ricordiamo ancora i titoloni acidi e virulenti quando uscì lo scandalo derivati nel dicembre 2008. Giornali cattivissimi ed incalzanti, lo scoop innanzitutto, martellanti alla ricerca della verità. Non l'hanno fatto? ah, i giornalisti in Italia non esistono.

Italo

Dane ha detto...

@Jack: i titoli decontestualizzanti danno fastidio anche a me, è un po' un modo di parlare agli amici che conosco già il pettegolezzo e si limitano alle battutine e tu che non sai cos'è successo vieni escluso dalle risate. Se non leggi i giornali per due giorni consecutivi per vari motivi, basta, sei tagliato fuori....

@Italo: non è che chi va alla scuola privata non possa difendere la scuola pubblica, poi su Santoro si potrebbe aprire un libro per carità....

Italo Muti ha detto...

@Dane
Certo che può, ma non può rompere i coglioni a tutti difendendo a tutti i costi la scuola pubblica dicendo che è lì che bisogna mandare i propri figli. Se sei così convinto, mandaci la tua.
Quelli che non si possono permettere la scuola privata di livello alto, meritano la merda?
Ah già è un ocmunista da sei zeri l'anni, l'ossimoro rosso, con lui anche russo
La scuola pubblica è un terno al lotto, da rifare completamente dopo aver sparato con l'obice da 70ad alzo zero.
Italo

Dane ha detto...

Italo, che Santoro cercasse di convincere tutti ad andare alla scuola pubblica me l'ero perso ma in fondo avevo precisato che su Santoro (e gli altri amici che conosciamo benissimo...) si potrebbe aprire un libro.
Intendo dire che in linea di massima non è incoerente che uno che manda i figli alla scuola privata difenda i diritti della scuola pubblica. Ricordo un amico di mio padre che scrisse al Corriere dichiarandosi contrario al finanziamento statale delle scuole private: "Non intendo pagare due volte la scuola privata: con la normale retta e con le mie tasse. Preferisco pagare la scuola di mio figlio pagando la retta e con le mie tasse pagare la scuola pubblica a chi non può permettersi altro. Nella speranza che le mie tasse vengano ovviamente utilizzate per mantenere la scuola pubblica ad uno standard decente..." (in realtà le scuole pubbliche sono meglio di quelle private, normalmente bambagia per figli di papà ignoranti e viziati, ma questo è un altro discorso...).
Ecco, al netto di Santoro, quello che volevo dire era questo... ;-)

transumante ha detto...

Non ho mai sentito Santoro affermare che "si deve" mandare il proprio figlio di qua o di la'. L'ho sentito ribadire l'ovvio: che con una scuola pubblica allo sfascio e' criminale finanziare gli istituti privati (e sappiamo tutti benissimo i motivi di tale scelta).

Comunque no problem: con la nuova riforma l'istruzione e la ricerca in italia sono morte ufficialmente. Poco male, e' un tema di cui non frega a quasi nessuno, se non per qualche solita reprimenda sugli statali fannulloni. Gia' mi vedo il titolo del tg1: "Adesso si' che si suda e si lavora!"

GuusTheWizard ha detto...

Avendo fatto il liceo in una scuola semi-privata ed insegnato sia nelle publiche che nelle private vi assicuro che, sia nelle une che nelle altre, si trova veramente di tutto.
Scuole private: moltissime sono per figli di papà e/o semi-minorati, che non avendo voglia di fare una mazza, vengono spinti a calci in culo fino al diploma (finanziati dai facoltosi genitori a forza di rette da 500/600 Euro al mese) mentre altre sono decisamente scuole di eccellenza.
Scuole pubbliche: da quando hanno abolito la possibilità di rimandare a Settembre è stata una discesa continua, culminata negli ultimi anni da una sequenza di Ministri dell'Istruzione (sia di Centro Destra che di Centro Sinistra) adatti al massimo alla pulizia dei banchi e delle lavagne.
Lasciamo poi stare il discorso docenti, perchè qui spesso siamo veramente a livello di Freak Show.
Io sono per le Scuole Pubblice finanziate dallo Stato, ma gestite con amplissimi poteri da parte dei Presidi (sia a livello di budget di spesa che di selezione dei docenti) e per le Scuole Private finanziate esclusivamente dalle rette degli studenti e da privati (magari con la possibilità di ottenere agevolazioni e/o regimi fiscali specifici).

alenar ha detto...

Diamogli addosso a quel farabutto comunista di Santoro, che mesi fa ha osato fare un'inchiesta sulle stragi di Capaci e di via D'Amelio, ipotizzando intrecci tra mafia e stato, per sviare l'attenzione dai reali mandanti di quegli efferati delitti (KGB, SPECTRE, COOP, CONAD...)

Italo Muti ha detto...

@Tranumante + Guus

Io vorrei delle scuole pubbliche con insegnanti pagati bene ma licenziabili in tronco, in primis.
Mandare a casa almeno il 50% degli insegnanti attuali e puntare su una scuola che prepari veramente le classi dirigenti de fututo. sempre ammesso che Giacobbo non dica il vero...
Italo

Italo Muti ha detto...

@Alenar

No, anche tu no...
Italo

Jack Torrance ha detto...

@alenar: una sana risata solitaria nel mio appartamento solitario prima di andare a dormire... Grazie di cuore!

@Italo: allora sono lontano... solo a metà! Per assurdo che possa sembrarti non considero Santoro "di sinistra", certamente non di questa poltiglia che è all'opposizione in Italia. Ma forse dipende dal fatto che di Annozero ho visto solo spezzoni su Youtube, quindi da una certa mia ignoranza dei fatti. Perciò smetto di parlarne, anche se solo qualche spezzone è sufficiente a farmelo vedere come un giornalista: coi controca##i, fra l'altro, visto che in Italia lavorano anche gli Emilî Fede e i clown di Studio Aperto.

GuusTheWizard ha detto...

@Italo
Vabbè, quella del licenziamento in tronco è un pò una cagata, anche se adesso, se non sei di ruolo, la situazione non è troppo dissimile.

jeremy ha detto...

A me Santoro pare uno che fa sempre agguati piu che domande e inchieste....poi magari in qualche agguato dice cose sensate. E forse è l'unico modo di fare giornalismo "serio" in Italia. Ma non credo. La Gabanelli non fa agguati.

Italo Muti ha detto...

@Guus
Non credo che sian una cagata, non sei bravo, le tue classi fanno schifo, non ti aggiorni, a casa, i mediocri da contratto sono solo cancro che va estirpato.

@Jack T.
se fosse con i controcazzi, avrebbe fatto fatto il giornalista e non il paladino di interessi, come altra gente peraltro.
La cosa stupefacente è che andiate sempre in modo piatto, senza mai avere il senso del dubbio.

In ogni caso il compagno Fini si è mosso, sempre seguendo un copione scritto da altri che sta andando avanti

Italo

transumante ha detto...

jeremy: Annozero e' l'unico talk politico in Italia. La gabanelli fa proprio un altro mestiere e dubito che riuscirebbe a condurre un dibattito fra certa gente. Insomma, devi essere un po' come loro. Giovedi' scorso era ospite tremonti, si e' parlato di cose serie, si e' data voce agli operai in protesta all'asinara come agli imprenditori del nordest. Si sono anche dette delle cazzate, ma almeno si e' parlato con gente vera, non con la vacca scosciata e il cardinale miliardario di Porta a Porta, che e' fuori da ogni connessione con la realta'.
Questo e' arrivato allo spettatore e quindi lo spettatore rispetta il santoro giornalista. Si', e' forse l'unico modo il suo.

pierocic ha detto...

Santoro è uno dei pochi che sappia fare giornalismo d'inchiesta in italia. poi non mi piace che le sue posizioni si siano radicalizzate negli ultimi anni, sa di essere in una riserva indiana e ci sguazza dentro. ma la riserva non l'ha mica creata lui, ma l'imbarazzante situazione politico-sociale-economica-mediatica del ns paese.

@jeremy a mio parere la gabanelli (che mi piace moltissimo) fa qualcosa di molto simile agli agguati...

pierocic ha detto...

@italo... scusa, senza (troppa) polemica, ma non sarebbe possibile leggere un tuo messaggio senza qualche inutile parola o frasetta in inglese?

Italo Muti ha detto...

@Pierocic
Preferisci il latino?
Comunque mi sto allenando con la lingua inglese, in vista di un possibile prossimo trasferimento.
Italo

pierocic ha detto...

italo: si'

buran ha detto...

Pierocic, sono più d'accordo con Transumante: quello di Santoro è un talk politico (secondo me di buona qualità), e non inchiesta. L'inchiesta vera e propria è il tipo di giornalismo di Report o di Presa Diretta. Su Anno Zero ci possono essere anche dei servizi d'inchiesta relativamente brevi, ma sono funzionali al dibattito in studio, che è il centro del programma.

pierocic ha detto...

oggi nella sua riserva si è spostato vs la politica. ma il modo in cui lui (o meglio, il suo gruppo) conducono (e più spesso conducevano) le inchieste era ed è ancora cosa rara in italia. che le inchieste sue abbiano sempre avuto uno sfondo più politico di quelle di report è evidente, sono d'accordo

pierocic ha detto...

quanto ho detto sopra è peraltro dipendente dal fatto che nell'era del berlusconismo e del governo del fare nella ns politica valgono sempre meno i fatti in realtà e sempre più gli annunci, le strumentalizzazioni e quindi le inchieste (che ovviamente sono basate su fatti) in una trasmissione politica sono purtroppo meno importanti di prima..

(ps a scanso di equivoci, atteggiamento cavalcato anche dalla maggior parte delle opposizioni, il dedicare le proprie attenzioni alle polemiche e non al fare,non è solo dei berluscones)

alenar ha detto...

D'accordissimo con Transumante e Pierocic: nella miseria dell'informazione tv italiana, teniamoci stretto Santoro con tutti i suoi limiti e i suoi difetti. Gli "agguati" hanno un effetto boomerang, quello che manca è un giornalismo che sappia incalzare facendo domande scomode e necessarie a tutte le parti politiche. Personalmente ritengo Floris troppo noioso e politically correct, mentre Vespa, finiti i plastici, è ormai diventato il Nuovo Bagaglino. All'ipotetico futuro ministro dell'istruzione chiedo: dopo aver licenziato la metà dei professori, riscritto i libri di storia ed "estirpato il cancro dei mediocri", cosa significa quella scritta "Arbeit macht frei" che vuole mettere all'ingresso delle scuole??

buran ha detto...

@Pierocic
Si, è vero, ma nello stesso tempo, per contro, ho visto che negli ultimi anni, ad es.,i programmi di inchiesta "pura" hanno un loro pubblico sempre meno di nicchia e vanno bene, fanno discutere etc.. Niente di clamorosamente nuovo, se vogliamo, ma semplicemente lo sviluppo di un lavoro che è sempre stato proprio della TV in passato, e che poi era finito nel dimenticatoio. Questo tipo di programma, fra l'altro, si addice perfettamente al mezzo televisivo. Quanto ai talk politici, ognuno ha il suo stile: io non mitizzo nessuno, ma di sicuro preferisco un programma come Anno Zero, che quantomeno prende spunto da servizi e invita alle volte anche chi è direttamente interessato, in quanto competente, responsabile o parte in causa, al tema su cui si discute. Ovviamente al netto dei difetti che pure ci sono eccome. Mi sembra comunque che in quella trasmissione si parli più di politica e si faccia meno politicismo, rispetto ad altri programmi che ti propongono unicamente la passerella dei partiti.

Italo Muti ha detto...

@Alenar

Un collaboratore del generale De Gaulle affermò: "il faudrait fusilier tous les imbéciles", Il Generale rispose"Vaste programme".
come sta il mononeurone dopo le flessioni? Da quello che scrivi potrebbe avere l'asma.
Italo

Jack Torrance ha detto...

@Italo, sei su posizioni inconciliabili con le mie, e passi, non ci posso fare niente. Ma non puoi affermare gratuitamente che non esercito il dubbio per filtrare ciò che vedo. Poi il fatto che tu usi la seconda plurale dimostra che mi hai già categorizzato come di sinistra, antiberlusconiano, scioperato etc. etc. o qualcosa di simile. Mi permetto di dissentire, è proprio esercitando la facoltà del dubbio che adesso non mi fido più ciecamente delle notizie che leggo o sento, ma TUTTE le notizie, non solo i dibattiti di Annozero.

Krug ha detto...

"Non credo che sian una cagata, non sei bravo, le tue classi fanno schifo, non ti aggiorni, a casa, i mediocri da contratto sono solo cancro che va estirpato."

Italo posso essere d'accordo con la teoria, fammi capire la pratica che attueresti:
Chi decide che non sei bravo? Il Preside, le famiglie degli studenti, gli studenti? Da quello che dici direi i Presidi; io mi vedo un insegnante stile "Attimo fuggente" che vola fuori da una scuola solo perchè non in sintonia con le idee del Preside... E chi decide se i Presidi sono bravi o meno? Il Provveditore? In base a che criteri?

P.S. Non ti sto dicendo che non si può fare nulla, semplicemente non la vedo così semplice

eltopo1971 ha detto...

"Chi decide che non sei bravo? Il Preside, le famiglie degli studenti, gli studenti?"


appunto, meglio un'asettica graduatoria, che sennò vedresti i presidi che chiamano ad insegnare la nipote, l'amica del figlio, la cugina e così via..

il problema non sta tanto nella bravura degli insegnati quanto nel fatto che il precariato viene subito anche dagli studenti.. un'insegnate, anche se non è un fenomeno, ma che porti la classe dalla prima alla terza media qualcosa trasmette, ma se sta li 6 mesi, un anno.. che volete che faccia?.. fa il suo, fa il minimo indispensabile e se ne va..

transumante ha detto...

Eltopo: eh, l'asettica graduatoria ci sarebbe gia'....

La cosa buffissima e' che si pigliano per il culo quelli con la kefiah e poi si fanno i loro stessi ragionamenti, solo con parole diverse. Basta sostituire "pace nel mondo" con "cacciamo gli incapaci, premiamo i meritevoli". Non e' questo il punto.

A un insegnante frega relativamente di essere "pagato bene", perche' altrimenti farebbe altro. La sua retribuzione e' stata sempre la considerazione e il rispetto che la societa' aveva per il suo ruolo. Ora cio' e' venuto a mancare, perche' manca completamente il rispetto del principio di autorita'.

Una volta la gente era in larga parte ignorante come adesso se non di piu', ma aveva rispetto della conoscenza e della gerarchia sociale che da essa scaturiva. Il problema dell'istruzione (e non solo) e' tutto qui.

Mi sfugge davvero perche' uno vagamente preparato nel suo campo debba fare l'insegnante, collocandosi all'ultimo gradino della scala sociale.

Dane ha detto...
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Dane ha detto...

Ragazzi, vediamo di non confondere le materie: giornalismo d'inchiesta è quello della Gabanelli, quello di Santoro è talk-politico. Ogni dei due è bravo a fare quello che fa e non sarebbe altrettanto bravo a fare quello che fa l'altro, quindi cerchiamo di non far confusione.
Poi restano i gusti personali, e i miei vanno alla Gabanelli che quello che fa lo fa bene contro tutti (non a caso la fronda contro di lei, col ritiro del fondo spese processuali da parte della Rai, è cominciata quando è arrivata a bacchettare gli ottimati di sinistra) mentre in Santoro (anche quando ha ragione) è evidente il tentativo di demonizzare una certa bambolina voodoo.
Insomma, la mitica inchiesta di Montanelli sul Eni di Enrico Mattei oggi me l'aspetterei più in un filmato di Report che non in una discussione ad Annozero.....

p.s.: come dice Krug, il discorso di Italo ha delle difficoltà di relazione. Stai sul cazzo al Preside perché lui è di sinistra e tu di destra (o viceversa)?! A casa... Il che vale anche al contrario, ricordo quando per un paio d'anni collaborai con un liceo con dei corsi pomeridiani sulla mia materia. Facevano parte di un progetto europeo e i presidi avevano facoltà di gestire liberamente questi fondi. L'iniziativa piacque e visto che ai tempi si parlò per un certo tempo di una legge che concedesse ai presidi la facoltà di scegliersi il personale docente, il preside mi disse "se passa la legge, Lei viene a lavorare qi fisso!..." Professionalmente ne fui lusingato, ma visto che io comunque un mestiere ce l'avevo, non potei fare a meno di pensare ai tanti insegnanti precari in attesa di scalare la graduatoria...
Di certo, e qui raccolgo la provocazione di Italo, da qualche parte bisogna pur cominciare perché sta scuola di cialtroni così non va ma il problema come dice Transumante sta anche nella considerazione di cui dovrebbero godere gli insegnanti e qui la colpa sta nell'opinione pubblica e soprattutto nei genitori.
Pochi anni fa ricordo l'episodio di quel padre che si precipitò a scuola (chiamato col cellulare dalla figlia) a minacciare una professoressa che intendeva " pretendeva osare" interrogare una studentessa. Ai miei tempi padre e cellulare sarebbe stati fatti volare dalla finestra.....

Simone ha detto...

Non penso che ci siano prospettive per modificare il declino della scuola italiana,che comincia negli istituti superiori e deflagra nelle università.
L'attuale consorzio che regge le sorti dell'ex Bel Paese ha una strategia politica ben precisa:cavalcare la recessione economica e culturale.
La crisi è funzionale per dividere lo stivale in due frammenti ben separati:i lavoratori a reddito fisso,demonizzati e boicottati anche dai media,e dall'altra imprese e artigiani.
Per i primi lo smantellamento "fisico" attraverso trenta miliardi di taglio(in tre anni...)alla struttura statale,sottolineati dalle dichiarazioni circensi ed intimidatorie dei vari Brunetta,per gli altri campo libero sull'evasione fiscale in quanto brand di riferimento elettorale.
Sulla distruzione del tessuto sociale e l'impoverimento della classe media si sta sviluppando il successo elettorale di una forza politica di governo,ma con un linguaggio da opposizione,e legata al territorio.

eltopo1971 ha detto...

"A un insegnante frega relativamente di essere "pagato bene", perche' altrimenti farebbe altro. La sua retribuzione e' stata sempre la considerazione e il rispetto che la societa' aveva per il suo ruolo. Ora cio' e' venuto a mancare, perche' manca completamente il rispetto del principio di autorita'."

sono d'accordo parzialmente: quello del prestigio è più un discorso che per quanto ne so valeva a suditalia..

per il resto il professore di solito non sa fare altro..
se uno inzia ad insegnare e gli tronchi la carriera all'improvviso perchè tagli le cattedre, è fottuto.. e posso ancora capire i laureati tecnici, ma uno che ha studiato lettere che fa in azienda?

infine è un mestiere che si fa perchè sostanzialmente lavori metà del tempo (ma a stipendio pieno) ed è ideale per le donne per avere figli e crescerli..

last but not least è un lavoro statale con tutti i relativi pregi ..

Krug ha detto...

No, scusate ma non vi seguo; mi state dicendo che una persona che lavora per 1.500 euro al mese DICIOTTO ORE LA SETTIMANA (sì, ok aggiungiamoci pure correzione dei compiti, attività che non "coinvolge" gli insegnanti di tutte le materie, preparazione delle lezioni, se uno conosce la materia quanto ci mette a preprarare una lezione?, consigli di classe, consiglio docenti, scrutini...), per cinque giorni lavorativi (praticamente il part-time che moltissime donne italiane si sognano) la settimana ha delle condizioni lavorative di m...? No, dov'è che si firma? Che poi scusatemi un laureato in Lettere quante altre possibilità lavorative ha? E un laureato in Biologia o Scienze Naturali?

Dane ha detto...

Krug, adesso arriva quello che ti dice "eh, ma gli esami di riparazione a settembre che ti costringono a tornar presto dalle vacanze per partecipare alle assmeblee preparatorie?!...e gli esami di maturità quando gli altri già vanno in vacanza?!..."
Sentite veramente, lo giuro...

eltopo1971 ha detto...

krug

1500 magari no, all'inizio sarai 1200 ma la sostanza non cambia..

oggigiorno buttali via..

Krug ha detto...

Dane ti credo, ne ho sentite anch'io di tutti i tipi la migliore forse era "Eh ma io d'estate devo dare la reperibilità alla scuola perchè se serve mi possono chiamare e cmq le mie ferie FORZATAMENTE le faccio in quel periodo")...

Cmq la mia intenzione non era quella di crocifiggere la categoria dei professori ma semplicemente non mi sembrava che quelli di RUOLO avessero delle condizioni tanto malvagie...

Rimane il quesito di prima; ok, questa scuola non va', aldilà degli slogan come la cambiamo per farla funzionare?

Dane ha detto...

Krug, in effetti quella delle ferie forzate dal 15 di giugno al 25 di agosto è una vera e propria condanna.....per il resto le soluzioni per la scuola non sono facili da trovare, anche e soprattutto perché variano da caso a caso. Ad esempio, mio padre disistima da sempre i Conservatori italiani (che lui definisce diplomifici), perché dice che lì non musicisti ma insegnano "insegnanti", che facendo quello di mestiere non hanno il contatto col mestiere sul campo. Quindi preparano meri esecutori senz'anima, senza stile e soprattutto senza il senso della musica d'insieme. Lui ai suoi tempi, invece, in tutti i conservatori dov'è stato aveva come insegnanti gli orchestrali del teatro più importante della città.
Al contrario, quando io studiavo all'Accademia ho avuto un paio d'insegnanti che presentavano il corso, facevano 3 lezioni e poi sparivano passando tutto l'anno in "permesso artistico". Si ripresentavano in occasione degli esami, e tu avevi passato l'anno con un supplente che tirava a campare...
Separazione delle carriere sì o no?! Dipende da caso e caso, e dipende dal metodo. Ci vorrebbe un piano generale da adattare poi al singolo caso, ma il problema è (come sempre) prima di tutto culturale: bisogna far capire prima di tutto ai professori che devono rispettare la propria professione (i ragazzi vanno coinvolti con l'entusiasmo, non con la forza...) e agli studenti (ma soprattutto AI GENITORI) che devono rispettare i propri insegnanti (e qui magari la forza è più utile: cominciamo a vietare i cellulari a scuola...).
Finchè invece la scuola sarà (come il calcio, l'editoria, la TV, etc...) un mezzo per l'affermazione personale e per la difesa dei propri privilegi non se ne esce.
Vogliamo parlare degli esami di Stato per diventare avvocato?!...

Krug ha detto...

Dane concordo con te al 99,9%, l'unico dubbio sta in quel "i ragazzi vanno coinvolti con l'entusiasmo, non con la forza"; volendo fare una battuta reputo abbastanza difficile entusiasmare i ragazzi con delle equazioni di secondo grado o con un'analisi grammaticale; come per ogni cosa nella vita ci vuole una bella carota (da mangiare, niente usi impropri...) ma quando la carota non arriva una qualche bastonatina terapeutica ci deve stare...

Dane ha detto...

Krug, mi sono espresso male, intendevo dire che coi ragazzi non si può usare sempre il Muro contro Muro perchè è controproducente. Passi per il bastone nelle equazioni, ma se insegni Storia dell'Arte e riesci ad annoiare gli studenti la colpa è tua.
Tanto per far due esempi cretini, riuscii a migliorare la media voto in Storia dell'Arte di un figlio di amici di mio padre convincendolo che quello che faceva lui coi graffiti lo faceva Caravaggio 500 anni prima: è bastato spiegargli la forza dei piedi sporchi del San Matteo per illuminarlo e fargli capire che la Storia dell'Arte era tutt'altro che noiosa e l'arte classica cosa ben diversa da un coacervo di santi e madonne.
L'ho fatto io, ma avrebbe dovuto farlo il suo prof, pagato appositamente.
E' il discorso fatto da Montanelli riguardo gli storici accademici, che in Italia sono dei parrucconi convinti che la Storia sia un evento ineluttabile deciso dal destino. Così la storia proposta dai libri italiani è noiosa ed ammorba gli studenti. La storia è invece fatta dagli uomini, con tutte le loro debolezze che determinano gli eventi. Per questo ritengo che la storia sia migliore raccontata dai cronisti e non dagli storici accademici (in Italia ovviamente, all'estero non è così: per me gli storici migliori sono gli inglesi...).
Ho una nipote alle elementari ed ho trovato un sistema per interessarla alla storia: raccontargliela sotto forma di pettegolezzo. In questo senso credo che il telefilm "Rome" (in questi giorni in onda su Rai4) possa far di più di un sussidiario....
Chiarito questo, sposo in pieno il tuo "bastone&carota" e colmiamo per una volta sto 100%... ;-)

transumante ha detto...

Eltopo : per fare altro intendo che non studia lettere, che non ti fara' mai diventare ricco, ma magari si apre un edicola o fa il parrucchiere o quel che vuoi.

Krug: quello degli orari ridotti e dello stipendio spropositato e' un residuato dell'epoca in cui appunto l'insegnante era comunque un mestiere rispettato.
E poi non possiamo fare sempre sti discorsi: si presuppone che educare dei ragazzi sia piu' importante e impegnativo di scaricare verdura al mercato. Che senso ha paragonare il numero di ore? Negli altri paesi guadagnano pure di piu' eh

N.B. si puo' anche entusiasmare con la scienza, basta insegnarla in modo diverso

jeremy ha detto...

Da figlio di due insegnanti che i 1500 li hanno visti dopo 30 anni di carriera, posso affermare che le 18 ore sono piu che sufficienti per logorare una persona che insegna. Cioe se fatto con coscienza quindi con impegno e dedizione, che il pomeriggio ti prepari la lezione per il giorno successivo e se hai 20-30 ragazzi li segui tutti e ti impegni che tutti "riescano". Se poi vai a scuola a leggere il giornale o a dettare i compiti da fare a casa o a far leggere in classe le pagine del libro di testo, chiaremente 18 ore sono una bazzecola.

Krug ha detto...

Jeremy con tutto il rispetto, ho insegnato informatica in scuole pubbliche, in scuole private e in corsi "specialistici", non credo che insegnare sia uno scherzo ma non lo reputo particolarmente più logorante di tanti altri lavori che ho svolto, anzi; Transumante parlavo di analisi grammaticale ed equazioni, a mio modo di vedere la scienza è già entusiasmante di suo figuriamoci se hai la fortuna di avere un insegnante che riesca a coinvolgerti; riguardo agli orari non pretendo assolutamente che un docente insegni per 40 ore la settimana però magari che non si consideri nemmeno l'ultimo reietto di questo misero mondo

jeremy ha detto...

Sicuramente ci sono lavori piu logoranti come ce ne sono meno anche lavorando 40 ore a settimana. Volevo solo sostenere che 18 ore ad insegnare non sono poche e che comunque non si limitano solo a quelle 18 "ufficiali". Su una cosa concordo: che si hanno tantissime ferie.

Dane ha detto...

"si puo' anche entusiasmare con la scienza, basta insegnarla in modo diverso"

Standing ovation!...ricordo quando al liceo mi resi conto che ad una puntata di Quark stavano spiegando stelle e supernova che stavo affrontando al mattino con una mestruata isterica di prof: cazzo, sembrava due argomenti diversi!...
Chiaro poi che come dice Krug, affrontare le equazioni è un po' meno divertente (ma fino ad un certo punto, conosco un prof di liceo che organizza le sfide di algebra a squadre in classe: dopo i primi tentativi mi ha detto che ha dovute stabilire delle pene per le intemperanze perchè ad un certo punto il clima era da Inter-Juve!...), ma se insegni italiani ed annoi hai fallito come uomo e come professionista.
Vabbè Leopardi, ma non puoi fossilizzarti sul temino noioso!...cazzo, poi ci si lamenta che abbiamo giornalisti che non sanno parlare e opinionisti che non sanno difendere un idea.....oggi poi col web sarebbe pure più facile.....

p.s.: se potessi, inviterei tutti ad assistere ad una lezione di retorica della Berkley...

GuusTheWizard ha detto...

@Dane
Intanto "Berkley" mi sa proprio che non esiste ...
@all
Molto dipende dalla materia che si insegna, perchè un conto è insegnare matematica nel biennio ed un altro insegnare una materia tecnica specializzante nel triennio (sto parlando di Istituti Tecnici e materie che ho insegnato, perchè sono quelle che conosco meglio).
Io comunque per gli insegnanti farei 40 ore settimanali di cui una parte dedicata all'insegnamento in aula, con le restanti dedicate a correzioni/preparazione dei compiti e delle lezioni ed aggiornamenti, però con l'obbligo di fare il tutto a scuola con regolare cartellino da timbrare.
Inoltre, ripristino degli esami di riparazione a Settembre, con obbligo di frequenza dei rimandati ai corsi di recupero, da tenere a Giugno/Luglio sempre da parte degli insegnanti (che non esiste che ti fai due mesi e mezzo di ferie).
Per gli insegnanti "poco occupati" precettazione forzata per svolgimento di lavori generici per manutenzione edificio scolastico ed infrastrutture varie (riparazioni generiche, giardinaggio, imbiancatura edificio, ecc).
Discorso selezione docenti: 50% scelti dal Preside a chiamata diretta (con contratto almeno triennale), 50% tramite graduatorie (con contratto annuale).

axel shut ha detto...

@Guus: credo anch'io che Dane intendesse dire Berkeley ma l'università di Berkley esiste davvero e mi sa che su quella quasi omonimia ci mangia parecchio
http://www.berkley-u.edu/

GuusTheWizard ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
GuusTheWizard ha detto...

@axel
Fantastico, hanno copiato anche i colori e stanno a Chicago ;-))
Un pò come se ci fosse l'Università Boconi con sede a Bari.

Dane ha detto...

Dio, ho dimenticato una e!... Avendo studiato al Berklee College mi son confuso creando un ibrido col mitico istituto californiano, quale penitenza potrà mai esser sufficiente a lavare quest'onta?!...

Christian T. ha detto...

L'esempio di Quark è pertinente, ma c'è un grosso "ma": Quark scegli di vederlo, sei sul divano palle all'aria e al b-movie pornosoft su 7 Gold c'è la pubblicità. A scuola non scegli di andarci, non scegli di imparare certe materie... e se provate a tornare adolescenti vi accorgerete di quanto questo sia importante.

Tra l'altro, la prof isterica non ha le grafiche 3D, una redazione di supporto, l'esperto di turno che ti fa l'esempio pratico... ha solo una tessera di partito, un libro di testo da ripetere e 30 rincoglioniti che fanno le foto al perizoma della ragazza (brava ragazza, per carità, è la mamma che insiste per girare col culo di fuori) del banco davanti...

CT

eltopo1971 ha detto...

ma qual'è tutto sto problema della scuola?
l'abbiamo fatta tutti, rompendoci più o meno le palle e divertendoci anche..

perchè devono inventarsi metodi per far piacere le materie?
cioè possono anche farlo, ma non necessariamente..

la scuola serve anche a formare e un domani sul lavoro non troverai gente che si sbatte per farti piacere le cose, le dovrai fare e basta..
così a scuola..

ematos ha detto...

Mi sembra che gli esami di riparazione a settembre siano già stati reintrodotti, almeno per quanto riguarda i licei.

GuusTheWizard ha detto...

In realtà hanno anticipato il recupero dei debiti formativi a fine Agosto (che poi diventa inizio Settembre), però è tutto un altro film rispetto a quelli di vent'anni fa.

jeremy ha detto...

sono d'accordo con eltopo: la scuola deve formare anche il senso del dovere e non solo insegnare delle materie. Ovvio che far piacere le cose non è una cosa negativa ma secondo me c'è una via di mezzo ovvero insegnare che quello che stai imparando ti serve e ti servirà nella vita. Anche il latino. Poi certo se uno pensa che lo studio delle scienze non sia affascinante a prescindere non so siamo davvero a Taricone presidente della Repubblica appena si libera dai suoi impegni "artistici".....poi magari io saro un nerd ma a me sapere come è fatto il mondo in cui vivo mi sembra una cosa che interesserebbe chiunque. Stessa cosa dicasi per la Storia.

Dane ha detto...

Ma è evidente che la scuola deve insegnare anche il senso del dovere, infatti si era parlato di bastone e carota! Nessuno ha detto che la scuola debba essere una sala giochi come all'oratorio, ho fatto degli esempi volutamente estremi poi è ovvio che è più una questione di atteggiamento che di metodo: proprio perchè hai dei rincoglioniti per nulla disposti ad ascoltarti devi trovare il modo e la forza per attirera la loro attenzione. Chiaro che il burocrate statale senza intenzione di dare lampi al prevedibile programma sia destinato a fallire in partenza.
Ragazzi, io ho fatto studi artistici, roba che i tristoni di liceo classico e università mi dicevano "cazzo, da come descrivi le tue giornate sembri uno di Saranno Famosi" (il telefilm americano anni 80, non la porcata di Maria De Filippi...).
Il paese dei balocchi, rarissimo che qualcuno inscenasse una finta influenza per stare a casa da scuola, ci si divertiva più la mattina a scuola che i pomeriggi con gli amici.
Eppure anche lì capitava il burocrate statale ad ammorbarti la vita. Al Liceo Artistico, dove HO scelto di andarci IO, mandando alle ortiche una più sicura (nel senso "italiano" del termine...) carriera musicale, avevo un professore di Figura (stiamo parlando di disegno, non noiose equazioni: copia dal vero con la modella nuda...) che si alzava solo una volta ogni ora a controllare i lavori, e ti correggeva il disegno solo una volta finito. A lavoro in corsa non ti degnava di attenzione perché diceva che "se no poi quando correggo il lavoro alla fine, inventate che quell'errore ve l'avevo suggerito io".
Tu dovevi avere la fortuna che quando si alzava tu avevi il lavoro finito, perché se finivi due minuti dopo quando lui si era già riseduto "eh no, ho fatto il giro appena adesso a controllare i disegni, ormai mi sono riseduto!". Insegnava con metodi nemmeno accademici, addirittura arcaici (il rettangolo proporzionale, Diomio! Negli anni 90!)...
E stava lì ore, a leggere Repubblica e a controllare i numeri del Portfolio per vedere se aveva vinto, quando non si faceva i conteggi per la pensione.....pensa te l'entusiasmo di noi studenti ad aver a che fare con sta mummia, e non esistevano cellulari con fotocamera con cui distrarci...
Eh, ma il problema è che la prof non ha le grafiche 3d come Quark (nella scuola "statale" dove ho insegnato io ogni aula aveva computer, connessione Internet e proiettore...), come al solito avete capito tutto ma è colpa mia che non mi so esprimere.....