Effetto Cannavaro
Quella dell'Europeo sarà per Stefano Baldini l'ultima maratona della vita, a due anni da Pechino. Riflessioni di fine carriera sul perchè in Italia l'atletica di alto livello stia scomparendo, fra chi si attacca allo psicologo e chi semplicemente ha meno voglia di soffrire rispetto a un keniano. Nostro modesto parere: da almeno vent'anni l'atletica non ha più saputo vendere ai ragazzi un sistema etico, del genere 'noi siamo i migliori', ma ha solo distribuito qualche centinaio di posti di (non) lavoro a spese dei corpi militari. Parlando solo di soldi o di visibilità, un cadavere che faccia il venticinquesimo in un grande club di calcio vale più di Bolt.
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3 commenti:
@Direttore
Concordo, c'erano in ballo meno cash e una sna voglia di misurarsi. Le scuole medie organizzavano dei corsi di atletica dove, magari non diventavi un fenomeno, ma imparavi a correre, a saltare in lungo ed in alto, ad essere coordinato e sapevi dell'esistenza della sconfitta. Se il tuo avversario è più bravo, ti batteva e tu gli stringevi la mano. Pochi concetti sani e poi, se c'era il talento, quello veniva fuori. I soldi non erano mai menzionati, al limite si poteva parlare impropriamente di gloria, ma sembra una realtà di un'altra dimensione spazio-temporale.
Manca anche la voglia di sacrificio, manca la fame o il ricordo di essa che, fino ad un certo punto, ha spinto generazioni a migliorarsi. Adesso molti ragazzi danno tutto per scontato, diventando molli e alla prima difficoltà, crack, si cede subito in maniera ignominiosa. Ci deve essere un parallelo con il parlare sgrammaticato imperante dei giorni nostri, ma potrebbe essere dietrologia.
Santé Direttore, sempre tonico, quasi un tonic mager.
Italo
E' interessante, in contemporanea al fenomeno di cui nell'articolo, il boom dell'atletica amatoriale "senior", chiaramente irrilevante ai fini del movimento di punta. E quasi tutti i coinvolti tentano di far cominciare i figli, più giovani, ma questi lo vedono uno sport troppo da "sfigati".
L'altra sera,parlando di azzurro tenebra,osservavo l'exploit dell'ennesimo talento keniano.
Silas Kiplagat,appena ventunenne,al meeting di Monaco ha fatto l'ultimo rettilineo(nei 1500)come fosse su un tapis roulant.
Il nostro è un problema culturale(come posta anche Italo),di pratica sportiva pura,legato inoltre all'imperversare di modelli degenerati come la futbalina.
La vedo durissima,soprattutto perchè la concorrenza è ormai globale.
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