Il più grande senza la televisione

di Marco Pedrazzini
“Peppìn Meazza e’ il football, anzi "el folber" per tutti gli italiani. Grandi giocatori esistevano al mondo, magari più tosti e continui di lui, però non pareva a noi che si potesse andar oltre le sue invenzioni improvvise, gli scatti geniali, i dribbling perentori e tuttavia mai irridenti, le fughe solitarie verso la sua smarrita vittima di sempre, il portiere avversario…” Come non citare Gianni Brera per scrivere di Giuseppe Meazza? Cent’anni fa nasceva a Milano uno dei più grandi se non il più grande giocatore italiano e interista di tutti i tempi. Da bambino gioca a piedi scalzi per strada e nei prati di Porta Vittoria per non rovinare l’unico paio di scarpe comprate dalla mamma Ersilia, fonda la  Costanza (una squadra calcistica di ragazzini che partecipa ai vari tornei milanesi), gioca nell’Iris, simpatizza per il Milan per amore di Luigi Cevenini detto Zizì che passa, a cavallo della Grande Guerra, ai rossoneri ed entra, quattordicenne, nei Boys dell’Internazionale. L’esordio nel campionato italiano è come un temporale che spazza via un calcio fatto di lanci lunghi, di tecnica approssimativa e di stop con la palla che ricade a due metri.
Di colpo il gioco diventa veloce, imprevedibile e fantasioso. Alla “prima”, il 6-1 del 25 settembre 1927 contro la Dominante, segna e diventa subito l’idolo dei tifosi. Per tutti è già 'Il Balilla', soprannome datogli dal compagno Leopoldo Conti quando l’allenatore nerazzurro Arpad Weisz , su suggerimento di Fulvio Bernardini, decide di lanciarlo in prima squadra. Magro e di non alta statura, è seguito da vicino da Weisz che lo allena nei fondamentali carenti come il colpo di testa: per ore lo fa palleggiare contro il muro gibboso del carcere di San Vittore, che crea traettorie irregolari. I dirigenti dell’Inter lo nutrono con bistecche per favorirne lo sviluppo, ma ad impressionare è la crescita sportiva.
Dai 12 gol del primo campionato passa ai 38 della stagione successiva, ai 31 del primo campionato a girone unico del 1929/30. E’ l’anno dello scudetto. Una vittoria che l’Inter, divenuta Ambrosiana per volere fascista, aspetta da dieci anni. Nel drammatico match del crollo delle tribune del vecchio stadio Fossati di via Goldoni, 15 giugno del 1930, contro il forte Genoa del cannoniere Levratto, si carica la squadra sulle esili spalle e segna i tre gol che valgono il pari e consegnano virtualmente lo scudetto ai nerazzurri. Solo poche settimane prima è riuscito a segnare tre reti alla Roma in soli quattro minuti, un record rimasto imbattuto. Molte sono le triplette, le quaterne e le cinquine che semina nei campi di tutta Italia. Amante della vita notturna con annessi e connessi, si racconta che una domenica si sia presentato all’Arena solo dieci minuti prima del fischio d’inizio. Direttamente di ritorno da una festa. Affannato, entra negli spogliatoi di corsa rimproverato da tutti i compagni, si cambia e scende in campo. Neanche mezz’ora dopo ha segnato una doppietta…
Il ciclo d’oro all’Inter è chiuso nel 1939 quando una cattiva circolazione del sangue gli blocca il piede sinistro. Passerà un anno tra massaggiatori e guaritori finchè il vecchio medico sportivo Arrigone lo visita e capisce che c’è una vena compressa da un osso. Viene operato, ridiventa un calciatore ma è tardi…indossa senza entusiasmo le maglie di Milan, Juventus, Varese ed Atalanta per poi chiudere nel dopoguerra nella squadra del cuore. Le sue cifre sono impressionanti: nelle 408 presenze nell’Inter realizza 288 gol con la media di oltre 0,70 gol a partita. Vince due scudetti da protagonista e uno da infortunato, una Coppa Italia e per tre volte il titolo di cannoniere.
Come un binario parallelo si sviluppa la sua carriera in Nazionale. Chiamato dal Ct Vittorio Pozzo fa il suo esordio il 9 febbraio 1930, neanche ventenne, contro la Svizzera. Dopo un primo tempo in cui sbaglia quasi ogni passaggio ed è sommerso dai fischi dei tifosi napoletani, arrabbiati perché ha rubato il posto ad Attila Sallustro, cambia marcia e segna una doppietta. Non si fermerà più…In maglia azzurra vince due Coppe del Mondo (1934 e 1938) e due Coppe Internazionali (1930 e 1935). In 53 presenze realizza 33 gol, record battuto solo in epoca moderna da Gigi Riva con 35. Quattro sono le partite che lo consegnano alla storia della Nazionale. Ungheria–Italia 0-5 del maggio 1930 (Coppa Internazionale, tre gol segnati nella prima vittoria azzurra contro i maestri danubiani), Italia–Spagna 1-0 (quarti di finale Coppa del Mondo 1934, segna di testa nello spareggio), Inghilterra-Italia 3-2 (amichevole del novembre 1934, con gli azzurri in dieci e sotto 3-0 segna due reti in quattro minuti e coglie un palo con gli italiani che diventano 'I leoni di Highbury') e Italia – Brasile 2-1 (semifinale Coppa del Mondo 1938, realizza un rigore tenendosi con una mano i pantaloncini dall’elastico rotto). Più ombre che luci, invece, nella carriera da allenatore. Sei mesi in Turchia al Besiktas, primo allenatore italiano all’estero, due anni alla Pro Patria salvata da una retrocessione, la breve e poco felice esperienza olimpica a Stoccolma nel 1952 con l’Italia e il nuovo ritorno alla casa nerazzurra chiamato alla guida del vivaio, con qualche incursione in prima squadra nei momenti di crisi, da Angelo Moratti. Se ne va un giorno di agosto del 1979, lo stesso mese in cui è nato. Signore in campo dove si racconta che si sia arrabbiato davvero solo due volte. Dopo un intervento molto duro di Pietro Serantoni, suo grande amico ed ex compagno di squadra in Inter-Juventus (“Sera, proprio tu!) e dopo un rimprovero plateale di Annibale Frossi per un lancio sbagliato (“Non ti permettere mai più di criticarmi in questo modo”). Signore fuori dal campo, ama la famiglia, ascoltare e suonare musica, il cinema, le feste, i bei vestiti e le macchine. Manna per le pubbilicità del tempo che lo rendono, primo uomo sportivo in Italia, testimonial di prodotti Di lui rimangono un mare di ricordi, articoli e fotografie in bianconero e qualche filmato dell’Istituto Luce. Dove si intuisce che avrebbe detto la sua anche nel calcio di oggi.
Marco Pedrazzini
(in esclusiva per Indiscreto)

Marco Pedrazzini è autore insieme a Federico Jaselli Meazza di 'IL MIO NOME E' GIUSEPPE MEAZZA - L'album privato del calciatore italiano più grande' (uscirà a novembre per l'editore Indiscreto, che poi saremmo noi). Grazie alla volontà e all'archivio delle figlie del campione, Gabriella e Silvana, il libro raccoglie testimonianze e centinaia di fotografie assolutamente inedite riguardanti vent'anni di calcio italiano e internazionale. Un'epoca raccontata in prima persona da Meazza stesso, del quale sono stati 'solo' messi in ordine cronologico i racconti e le lettere ad amici e familiari.  


37 commenti:

Dane ha detto...

Ed anche nell'era televisiva non è che ce ne siano stati tanti grandi quanto lui.....

carloblacksun ha detto...

il più grande calciatore italiano della storia.

acquisterò sicuramente il libro.

axel shut ha detto...

riusciamo a essere tutti d'accordo che sia il più grande calciatore italiano della storia?

GuusTheWizard ha detto...

Mai visto giocare, però mi fido ciecamente del Direttore.

Stefano Olivari ha detto...

Qualche giorno fa c'era un articolo sul Corsera sulla considerazione della storia da parte degli storici antichi (Polibio, Tucidide e tutti quelli che conosciamo attraverso il Bignami)...secondo gli antichi greci (anche Polibio di origine lo era) la staoria ha senso solo in quanto storia contemporanea, di eventi dei quali si è stati testimoni diretti o dei quali si è almeno respirata l'aria...per questo credo alla grandezza di Meazza, Coppi, Piola, Jesse Owens, Nuvolari, eccetera...perchè è stata una grandezza riconosciuta dai loro contemporanei...non è che le immagini, in entrambi i casi disponibili, ci aiutino a stabilire se Rivera sia stato più bravo di Pirlo...

GuusTheWizard ha detto...

@Direttore
Allora vede che ho fatto bene a fidarmi ;-)
Comunque, a mio parere, il confronto tra grandi campioni dello stesso sport ma di epoche diverse non regge più di tanto (Federer-Lever, Nuvolari-Schumacher, ecc.)

Unknown ha detto...

Lancio una provocazione....

Trai i motociclisti

Più forte Rossi o Agostini????

Rossi o Cairoli??

nanomelmoso ha detto...

il libro pare interesante direttore potrei anche regalarmelo per natale ... raccontato cos' potrebbe anche la fotografia di un epoca

Arturo ha detto...

Il paragone rossi-cairoli non è pertinente, sarebbe come raffrontare biasion e alboreto, categorie del tutto diverse, in comune il numero di ruote e nulla più, per quanto riguarda invece il giochino del confronto rossi-ago, al di là delle fredde statistiche che danno tuttora in vantaggio il mino nazionale, pesa il fatto che quest'ultimo ha corso e vinto su tracciati terrificanti tipo il tt, la nordschliefe, lo spa francorchamps stradale vecchia versione, abbazia, la vecchia monza senza varianti, senza vie di fuga, coi guard rails sul ciglio della pista che si tramutavano spesso in lame mortali, vedasi la tragedia paso-saarinen, e tante altre piste strappacuore, tanto per esser chiari una vittoria al tt ne vale minimo 10 di quelle odierne, ottenute sugli squallidi toboga moderni, ipersicuri ma senz'anima, incapaci di rappresentare una reale sfida per i cosiddetti cavalieri del rischio (azzerato).

nanomelmoso ha detto...

beh non è certo colpa di rossi questo no?

skinn68 ha detto...

Soprattutto, per quanto fosse piu' difficile correre su quei circuiti (mi fido della tua parola), qualcuno doveva comunque vincere, non e' come se ai tempi scalassero l'Everest e oggi il Monte Bianco. Per chiarire, se oggi su quei circuiti corressimo io, mio cugino e mio zio, uno dei tre dovrebbe comunque vincere, a prescindere dalla difficolta'...

GuusTheWizard ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
GuusTheWizard ha detto...

@Patrizia
Raccolgo volenteri la provocazione dal lato motoristico: Fangio che al Nurburgring si beve le due Ferrari recuperando 40 secondi in sette giri è assolutamente incommensurabile

Arturo ha detto...

Impresa sulla nordschliefe nel '57, ogni giro era lungo 22,5, una bella differenza rispetto ai toboga odierni di cui sopra lunghi 4-5 km max, e comunque l'aspetto veramente clamoroso dell'impresa dell'argentino fu il best lap, una decina di secondi sotto il tempo della pole (!), il canto del cigno del chueco...

Unknown ha detto...

@arturo

Ok concordo con te tutto giusto quello che tu dici ma c'è un però:

Rossi è un fenomeno mediatico prima ancora che un grande pilota è conosciuto tutti sia dagli appassionati di lungo corso ed intenditori (come te credo), sia da chi non aveva mai visto prima una gara di moto prima del suo arrivo. Ha trainato le vendite delle moto, portato le donne sulle 2 ruote.....esattamente come fece tomba con lo sci (code agli impianti interminabili).
Esistono fior di Campioni motoristici meno mediatici, che hanno scritto o stanno scrivendo pagine di storia dello sport motoristico e nessun media se li fila.....Cairoli ma anche Loeb per citarne un'altro.
Chiedi ad ad un appassionato di F1 o di Motogp chi sia Loab o Cairoli ......ti guarderanno con occhi sgranati......chi sono????

Unknown ha detto...

Faccio una domanda ad Arturo:

Hai mai provato stare su di una moto da cross per 45 minuti + 2 giri?????

Ti assicuro che dopo il 20° minuto non son belle sensazioni

Arturo ha detto...

D'accordissimo Patrizia, ad esempio mi sembra che oggi i fogli nostrani abbiano abbondantemente ignorato il quarto titolo di tonino, cosa scandalosa. Per quanto riguarda invece le specifiche difficoltà del mestiere anche portare una motogp a 300 km e passa all'ora in bagarre millimetriche con altri centauri non è propriamente robetta da impiegati del catasto, ogni disciplina ha le sue problematiche, semplicemente non capisco il parallelo tra motogp e motocross che son cose totalmente differenti, poi è chiaro che il richiamo mediatico e commerciale del motociclismo pistaiolo-stradaiolo è infinitamente superiore, ma quello è un discorso di carattere generale. Devo invece contraddire Skinn, tra il tt e una jerez odierna c'è la stessa differenza che passa tra lo scalare il cerro torre o l'everest piuttosto che il monte rosa. Scalandoli tra l'altro con abbigliamento e dotazioni epoca mallory anzichè messner...

Unknown ha detto...

Ok discipline diverse ok ma:
Ignorare l'impresa di Cairoli è scandaloso sotto tutti i punti di vista. Chi si occupa di motori non può parlare solo di alonso e rossi (biaggi in sbk perche fa vendere moto). Il rischio qualora cairoli se ne va in USA è che laggiù diventi più importante e pagato che rossi qui in italia!! Ti ricordo che il decimo del supercross ha il jet privato......

skinn68 ha detto...

Arturo, mi sono spiegato male...non intendo mettere in dubbio la difficolta' dei circuiti di una volta; non sono un appassionato e non ho nemmeno la patente, figurati, per cui mi fido ciecamente. Quello che intendevo dire e' che in linea teorica non basta (suppongo) "semplicemente" vincere QUEI circuiti per poter dire che allora erano migliori di oggi (benche' probabilmente lo fossero, come ripeto non sono esperto in materia).
Per rifarmi all'esempio limite che avevo scritto sopra, se domani io, mio zio e mio cugino corressimo sul circuito da te citato (unici tre concorrenti), uno di noi vincerebbe comunque, anche se impiegando magari 25 ore per completarlo...ma dubito che a quel punto potremmo definire mio zio migliore di Valentino Rossi, solo perche' il mio parente ha corso e vinto il tt e Vale no... :-)
Detto questo, ripeto, io non so praticamente nulla di motociclismo e non posso esprimere validi giudizi come voi appassionati, naturalmente...

Arturo ha detto...

Skinn, sembrerebbe che io abbia scritto che chiunque abbia vinto un tt sia migliore di rossi o altri piloti odierni. Ho scritto semplicemente che a parità di statistiche impressionanti, 104 vittorie incrementabili contro 122 piuttosto che nove titoli incrementabili anzichè quindici, le vittorie epoca agostini per difficoltà, pericolosità ecc. di mezzi e tracciati hanno secondo me un peso nettamente superiore, parere personale. Al di là delle qualità individuali, per imbastire il giochino dei confronti tra campioni di epoche diverse, giochino che ovviamente lascia il tempo che trova, non si può trascurare il contesto dell'epoca, scalare l'everest con le bombole e le scale nei punti chiave non è la stessa cosa che farlo senza

skinn68 ha detto...

Arturo, son d'accordo con te (e Stefano, e molti altri) sul fatto che non si possano fare paragoni in epoche diverse. Ma se scrivi "tanto per esser chiari una vittoria al tt ne vale minimo 10 di quelle odierne" il paragone lo stai facendo eccome.
Poi, ripeto, io di moto non ci capisco niente, ma da quello che scrivete sicuramente Agostini ha vinto in condizioni piu' difficili, per cui tanto di cappello...

Silvano65 ha detto...

I confronti tra epoche diverse sono sempre pericolosissimi in quanto, per forza di cose, si fa fatica a proporre paragoni oggettivi. La Cuneo - Pinerolo del 1949 non é paragonabile alle tappe del giro di quest'anno, il Bondone di Charly Gaul sarà irripetibile perché non si correrà mai più in simili condizioni di tempo (anche se nell'88 sul Gavia ci andarono vicino, ma sono passati, appunto, più di vent'anni). Erano tempi diversi, diversa la gente, la sua condizione sociale, diversi i mezzi di comunicazione. Meazza il più grande di tutti? Rimanendo nella sua epoca, senza avventurarsi in paragoni con altri grandi venuti dopo, mi sono spesso domandato cosa avrebbe potuto vincere Piola (che aveva una media gol in azzurro impressionante) se avesse potuto giocare in una grande squadra anziché nella Lazio, dove andò a militare per motivi legati, probabilmente, al regime.

nanomelmoso ha detto...

d'accordo con te patrizia ma alla fine il motocross in italia non è mai stata questa disciplina trainante ed interessante mentre invece il supercross in america va forte.
Il motociclismo su strada in italia ha sempre avuto i suoi appassionati e rossi è uno che buca il video anche grazie al fatto che le gare di motogp non sono (o non erano) noiose come le gare di formula 1.

Loeb è un fenomeno assoluto che vince tutto ma anche il rally ai tempi della lancia era un fenomeno di nicchia.

la gazza cmq ha dedicato a cairoli un articolo di media lunghezza il che di questi tempi per uno sport che non sia il calcio non è mica poco.

Simone ha detto...

Le epoche differenti hanno pochissimi termini di paragone.
Nel caso del motociclismo siamo veramente a due entità quasi aliene:sposo in toto i concetti di Arturo sul passato delle 500.
D'altronde,senza scomodare Agostini e Freddie Spencer,la tecnologia(oltre che il marketing..)ha modificato tutto.
Le categorie esistevano per separare i piccoletti dagli atleti che sapevano condurre i mezzi più pesanti e pericolosi.
Oggi non si derapa più e in curva il polso del pilota(la sua sensibilità)non è decisivo come un tempo.
Negli anni Ottanta uno come Pedrosa avrebbe potuto guidare solamente in 125...

Arturo ha detto...

Ovviamente Simone, un Angel Nieto, un Lazzarini o un Bianchi, specialisti che hanno fatto tutta la carriera tra 50, 80 e 125, oggi sarebbero in motogp, l'elettronica fa miracoli...aggiungo inoltre che sono proprio i piloti odierni, rossi in primis, a dichiarare che nelle condizioni di (in)sicurezza moto-tracciati-personale/mezzi di soccorso del motociclismo anni 60-70 avrebbero fatto un altro mestiere, emblematica una battuta di Melandri, lui avrebbe corso il tt, ma con un limite velocità a 120. Un conto è buttarsi in curva a 200 kmh con un deserto ai lati, un altro conto è farlo in mezzo ad alberi, marciapiedi, muretti, burroni, vagoni ferroviari, pali della luce e quadrupedi. Tra il camminare sul filo a vista strapiombo con la rete e senza c'è tutta la differenza del mondo.

Dane ha detto...

"riusciamo a essere tutti d'accordo che sia il più grande calciatore italiano della storia?"

In senso liedholmiano sì, in senso assoluto no.....

nanomelmoso ha detto...

ciao dane ben tornato ... finito di girare? :P

Krs ha detto...

Ciao Dane, ma dove stai girando di bello?
Toscana?

axel shut ha detto...

@Dane: tu diresti Rivera? è pura chiacchiera da bar ma io dico Meazza, un 10 che giocava e segnava come un 9 puro
certo poi dobbiamo decidere se la completezza è una caratteristica così fondamentale (e quindi Pelè è automaticamente meglio di Maradona)

gareth ha detto...

Pelé per me è il più grande di tutti i tempi, Maradona è un ottimo candidato al secondo posto assieme a Di Stéfano.
Sul più grande italiano di tutti i tempi (o almeno del periodo 1930 - 1980), stando alle testimonianze dei miei familiari che li hanno visti giocare dal vivo, solo Valentino Mazzola poteva insidiare Meazza, poi io lascio questo genere di giudizi agli storici.

lorenzozanirato ha detto...

ahime' mai visti giocare...ma cosi' a naso la vedrei dura scegliere tra Meazza e Valentino Mazzola. Maledetta collina di Superga.

Silvano65 ha detto...

Diventa difficile, a mio parere, stabilire i criteri di scelta e, soprattutto, come dicevo prima, confrontare pedatori di epoche diverse quando preparazione atletica e tattiche erano molto differenti. E poi, butto lì una provocazione. Come faceva dire ad un suo personaggio Stafano Benni in un celebre libro di qualche lustro fa (così restiamo al Bar Sport senza paura di uscirne e di sentirci troppo importanti), "é il centravanti che traccia il solco ma il portiere che lo difende". Giusto per dirne una: al di là di chi ha segnato caterve di gol, un uomo come Scirea che ha impedito di segnarne altrettanti che ruolo potrebbe avere in un'ipotetica classifica tra i pedatori italiani più forti di ogni epoca?

Dane ha detto...

“@Dane: tu diresti Rivera?”

Al contrario: io non dico niente. Il mio discorso è diverso. Come suggeriva “qualcuno”, è difficile dire chi sia il più grande tra giocatori che abbiamo visto figuriamoci tra giocatori che non abbiamo nemmeno visto. Quindi al di là di cosa intendiamo per “il più grande” (perché bisogna mettersi d’accordo su cosa intendiamo per “più grande”: il più “mitico” o il più “forte”?! Perfetto l’esempio che fece una volta Simone: Coppi è il più grande ciclista di sempre, Merckx il più forte…), si può solo fare una valutazione alla Liedholm. Liedholm veniva spesso preso per i fondelli e trattato da vecchio scemo quando diceva di un prossimo avversario “il giocatore più forte del mondo” o “la squadra più forte d’Europa” da chi non capiva che lo svedese sottolineava la caratura riconosciuta di una squadra o un giocatore, senza fare classifiche di merito né valutazioni scientifiche (mitico quell’idiota che gli contestò l’aver detto sia di Platini che di Maradona, a poche settimane di distanza, “domenica affrontiamo il miglior giocatore del mondo”……cioè, nemmeno i giornalisti erano d’accordo su chi fosse il più grande a quei tempi e pretendevano da Liedholm gli esami di laboratorio!….).
Quindi, se diamo di Meazza una valutazione “liedholmiana” di “più grande giocatore italiano di sempre” ci sta, se diamo a ciò un valore scientifico no. Poi certo, possiamo per divertimento metterci a giocare se a livello internazionale valga di più quanto fatto in due Mondiali o in 20 anni di campionati e coppe europee, ma a quel punto entrano in gioco le simpatie personali (Rivera qua dentro è stato trattato da Baggio qualunque…).
Il mio “metodo personale” vale per Meazza come per qualsiasi altro giocatore o squadra, ovviamente: chi è il miglior giocatore la mondo del momento?! Messi?! CRonaldo?! Boh, ma a qualsiasi di questi si può attribuire la definizione senza destare scandalo. Se ad esempio un mio amico giornalista scrive un articolo definendo Ronaldo il miglior centravanti di sempre io non son d’accordo ma non mi metto a contestarlo, se mi scrive che il miglior centravanti di sempre è Trezeguet una telefonatina gliela faccio. Ancora, Gareth ha detto che per lui il migliore di sempre è Pelè (che i brasiliani stessi mettono dietro Garrincha…) ma non mi metto a contestarlo (al massimo mi trattengo la bottiglia di Retsina Kourtaki che mi son procurato quest’estate!... :-D), avesse detto Platini sarei insorto, etc…
Poi io, personalmente, credo da sempre nella Trinità…

Dane ha detto...

“ è pura chiacchiera da bar ma io dico Meazza, un 10 che giocava e segnava come un 9 puro”

E’ il contrario: Meazza era un 9 con piedi e cervello da 10. Da 10 giocò solo (e con notevole scorno…) per far spazio a Piola, in un modulo più moderno avrebbe fatto l’11 e da seconda punta con Piola centravanti avrebbe fatto ancora più sfracelli (con Mourinho invece avrebbe fatto il guardalinee al posto di Biavati… :-D).


“certo poi dobbiamo decidere se la completezza è una caratteristica così fondamentale (e quindi Pelè è automaticamente meglio di Maradona)”

Se la completezza fosse decisiva, partirebbero tutti tre gradini sotto Di Stefano…..

p.s.: Silvano, purtroppo o per fortuna, le partite sono decise da chi sta davanti. A meno che non ci sia in campo Kaiser Franz...

axel shut ha detto...

@Dane: l'ho detto, era pura chiacchiera da bar, se dico che Meazza è il più grande lo faccio anche per motivi diciamo "storici", è stato il primo italiano ad essere il migliore del mondo, ha vinto 2 mondiali, ha avuto il record di gol in nazionale e serie A per tantissimo tempo, cose così
nello specifico: anche al mondiale 34 il centravanti era un altro (Schiavio), Meazza poteva giocare benissimo da interno, se non lo voleva fare è un altro discorso, oggi (hai ragione) sarebbe una seconda punta
Di Stefano: pure secondo me (anche per eludere l'eterno dualismo Pelè-Maradona) il miglior giocatore di sempre è la Saeta Rubia o Garrincha (a seconda dell'umore)

gareth ha detto...

Dane, un'esca fantastica (grazie per il pensiero, se vuoi ti dico pure che il migliore di tutti i tempi è stato Pedernera...), anche se la mia agenda sempre più in ebollizione mi renderà difficile "abboccare" in tempi brevi... non è che passi dall'aeroporto di Orio al Serio nel giro delle prossime due ore?

Dane ha detto...

@Gareth, diamine, no, ma se me l'avessi detto per tempo ti avrei fatto trovare la bottiglia all'ufficio istruttori di volo.....vabbè, terrò il tesoro nel caveau, fatti vivo al tuo rientro... ;-)

@Axel: ci siamo capiti... ;-)
Meazza il primo simbolo italiano a salire sul tetto del mondo, Rivera il primo a conquistare gli applausi del mondo, Valentino il cannibale, etc...chiacchiera da bar, appunto... :-P