di Stefano Olivari
Chi rimpiange la bella televisione di una volta, sotto l'effetto delle mille trasmissioni nostalgia (aaahh, che meraviglia la tivù dei ragazzi che iniziava alle 17...), forse non ricorda che fino all'inizio degli anni Ottanta degli Us Open di tennis in Italia si erano visti solo pochi fotogrammi. Il clamoroso ottavo di finale del 1978, la prima edizione disputata a Flushing Meadows (oltre che la prima sul cemento, dopo decenni di erba e una parentesi sulla terra), fra Jimmy Connors e Adriano Panatta sarebbe stato televisibile da noi solo molti anni più tardi, i primi ricordi dalla terra dei cachi quindi coincidono con l'inizio dell'era McEnroe. Nel 1979 il ventenne del Queens (sia pure nato in Germania, dove il padre svolgeva il servizio militare) era tutto tranne che uno sconosciuto: semifinalista a sorpresa a Wimbledon due anni prima, stava avvicinandosi alla fama planetaria di Borg ed in patria era più amato di Jimmy Connors, non fosse altro che per un patriottismo da Davis che nella sua carriera sarebbe stato una costante.
Al secondo turno Mac, all'epoca più conosciuto come Super-Brat per i suoi show anti-arbitri, riuscì ad essere superato in negativo dal declinante Ilie Nastase. Sotto nel punteggio, il geniale (con la racchetta) rumeno iniziò a contestare ogni chiamata arbitrale al punto di beccarsi anche un game penalty nel quarto set. E lì andò in scena una delle più vergognose scene mai viste su un campo da tennis, con Nastase che che pretese di parlare con il direttore del torneo chiedendogli che venisse sostituito l'arbitro Frank Hammond. Incredibilmente fu accontentato, mentre la folla (era una night session) divisa in due ululava come fino a quella data si era visto solo in certi match di Davis. McEnroe non perse la concentrazione e portò a casa la partita, arrivando poi abbastanza agevolmente alla finale dove lo aspettava il grandissimo amico Vitas Gerulaitis che in semifinale si era sbarazzato del miglior Tanner di sempre (pochi mesi prima aveva perso la finale di Wimbledon contro Borg al quinto). Quella finale incredibilmente provinciale (anche Gerulaitis era del Queens, che poi è la zona di New York dove si trova Flushing Meadows) fu vinta facilmente in tre set da McEnroe che conquistò il suo primo torneo dello Slam e superò anche Gerulaitis nella classifica ATP: Borg e Connors rimanevano davanti, ma non lo sarebbero rimasti per molto.
Nel 1980, dopo la più bella finale di Wimbledon di sempre fino al Nadal-Federer 2008, McEnroe fece il bis a casa sua nel modo per lui più bello. Battuto nei quarti il quasi coetaneo (più giovane di un anno) e detestato Ivan Lendl: due anni dopo li avremmo visti dal vivo dare vita a una selvaggia esibizione (all'epoca l'impossibilità, almeno ufficiale, degli ingaggi nei tornei faceva fiorire questo mercato para-circense), quattro anni dopo il ceco gli avrebbe dato a Parigi la più grande delusione della carriera. In semifinale Connors, una battaglia vinta al tie-break del quinto set con la folla impazzita (a favore di Jimbo, ventottenne già calato in quella parte di grande vecchio che avrebbe recitato per almeno un decennio) e in finale il superclassico con Borg: sopra di due set, rimonta dello svedese con varianti tattiche da Wimbledon come la discesa a rete a fari spenti. Ma anche quello Us Open fu di Mac: e due, a ventuno anni.
La consacrazione nel 1981, dopo il primo trionfo a Wimbledon. Battaglia con Gerulaitis in semifinale e ultima vera sfida, non volendo considerare le partite senior, con Borg in finale. Non la prima telecronaca tennistica di Tommasi e Clerici (Canale Cinque trasmetteva anche l'allora prestigioso circuito WCT, che ebbe anche tappe italiane), ma di sicuro la prima che ci ricordiamo bene: con Clerici a sostenere che anche le righe disegnate sul cemento imprimevano un'accelerazione alla pallina. In quell'occasione il venticinquenne svedese dimostrò di essere arrivato mentalmente al capolinea. Contestando (!) educatamente qualche chiamata arbitrale, gettando diverse volte l'asciugamano (!!), lasciando il campo dopo aver perso senza nemmeno partecipare alla premiazione (!!!). Secondo la leggenda si sarebbe infilato in una macchina direttamente vestito da tennis e sarebbe scomparso. Secondo la storia il vero Borg sarebbe finito lì, nonostante il ritiro 'ufficiale' di due anni dopo e il commovente (non solo per la racchetta di legno) rientro con il guru nel 1991. McEnroe era numero uno del mondo. Fra i suoi successori, tutti ovviamente campioni, solo Federer avrebbe fatto sembrare il tennis qualcosa di simile a un'arte.
Stefano Olivari
(in esclusiva per Indiscreto)
19 commenti:
Premetto che io sono uno di quei nostalgici, ma del positivo (la qualità e lo stile di certe trasmissioni) e non del negativo (certe carenze come quelle citate).
Detto questo: l'articolo fa capire in poche righe due aspetti della mia vita.
1) Perché Mac fu la mia prima ed indiscussa icona sportiva individuale (rimanendolo tuttora)
2) Perché Federer è l'unico rimastomi per cui fare tifo selvaggio...
Dritta centello?
@Direttore
Come non ricordare il tie-breal più bello e più intenso mai esistito? All'epoco ero in Francia, oapite di amici di mio padre, ed ero l'unico che tifava McEnroe. Difficile riprovare un'emonsione così intensa. Anche lo scontro Tanner-Connors nei quarti fu qualcosa di estramemente bello. All'epoca ci si divedeva fra i tifosi di Borg e McEnroe.
@Krs
ormai il direttore ha sorpassato il centello, si parte da mille, altrimenti giù dal Panfilo
restando in tema nostalgia, grazie al cielo ho vissuto intensamente il decennio in cui le trasmissioni iniziavano alle 17 ed invece di rimbambirci davanti alla TV si sudava al playground giocando a basket, in cortile dietro a un pallone e si faceva una festa dietro l'altra ballando lenti avvinghiati alla ragazzina preferita...tutto il resto lo si sognava con quel poco che c'era, e la soddisfazione che ne derivava era immensamente superiore a quella provata quando poi il tutto si materializzò. Lacrimuccia a parte, io ero per Borg e non mi persi una sola delle sue cavalcate a Wimbledon e al Roland Garros....Tanner, Nastase, McEnroe, Connors...great memories. Dopo le partite andavamo al Kennedy a piedi ed affittavamo un campo per imitare i nostri eroi (ho ancora la Donnay nera modello Borg).
Piaccia o meno,proprio dalla fine dei Settanta lo Us Open è diventato lo Slam più difficile e con il livello tecnico di maggior pregio.
Il cemento americano non mente mai.
Sul Macca dell'80,vincente in finale contro l'Orso,c'è un asterisco importante.
L'homecourt advantage stile Davis cambiò due punti cruciali di quel match tiratissimo;sarebbe stato il primo Grande Slam della storia moderna,perchè lo svedese(finalmente)avrebbe avuto una scusa per affrontare il viaggio verso l'Oceania.
Super-Brat è stato l'ultimo esponente di punta di un tennis basato ESCLUSIVAMENTE sul talento:consiglio la visione di un bellissimo docufilm francese sulla rivalità McEnroe-Lendl e il significato che ebbe nella storia del gioco.
P.s.
Io i miei primi Wimby li ricordo grazie alla Televisione Svizzera...
Spesso siamo i primi a dire che non si possono paragonare epoche diverse, però nel caso di McEnroe è il caso di dire che lui è stato l'unico ad essere ai vertici mondiali sia con le racchette di legno che con quelle di materiale composito...un po' come confrontare Rosewall con Roddick, solo che nel suo caso si tratta della stessa persona...
@Simone
Super-brat aveva la racchetta con le corde poco tirate per far prevalere il polso, anzichè l'arrotata liftata con la classica parabola ad arco. Il ricordo di Solomon-Dibbs o di Vilas-Borg è ancora da incubo, il talento ha sempre il suo fascino e Mac ne aveva, pur nella sua maleducazione, atratti figlia di Sun Tzu.
Italo
@Stefano Olivari:con quella mancina poteva fare veramente tutto.
Sarebbe anche interessante indagare sul declino post 1984,ironico che la decadenza sia stata simile a quella del "nemico" Bjorn.
Un blackout improvviso.
@Italo:con la racchetta (vintage) del Moccioso in mano,vedremmo top ten contemporanei degni di Jacques Tati.
Ma meno divertenti.
@Straw61: condivido in pieno le prime 11 righe del tuo intervento, anche se io giocavo solo a calcio in cortile, salivo in casa solo per le partite di coppa delle 15 dall'Est Europa e di feste o ragazzine neanche si parlava, e non solo a 10 anni ma anche molto più in là... E la Donnay nera ce l'ho pure io, avendo fatto 4 anni di corso!
Chi non ha avuto la Donnay Allwood Bjorn Borg?
beh, a questo punto andrebbero spolverate ed utilizzate in un fantozziano Indiscreto Open..."Batti, no batti lei !"
ce l'ho avuta anche io una donnay ... e passavo i pomeriggi in casa a spedire la palla di gomma piuma sull'armadio del ballatoio ... che ricordi ...
ps
grande articolo come sempre direttore, poi mac è stato un mito di bambino ricordo la tristezza quando cominciò la fase calante della carriera (tutta colp dell'aver lasciato ta---ni :P)
A 14 anni (quando sapevo giocare) papà mi regala la Donnay di Borg. A 26, un mese prima di partire militare, trovo ad Andorra la Dunlop Max di McEncroe a un prezzo fantastico. Viaggio per le montagne, ore e ore, ritorno a Barcellona, il giorno dopo partita col compagno di viaggio, serve and volley ogni servizio. Che ridere. Partita orrenda, lo batto 6-2. Poi il declino. L'altro giorno perdo 0-6 0-3 e la riprendo in mano. Il secondo finisce 3-6. Direttore, grazie. Nessuno mai come McEnroe, ma proprio mai.
le lacrime(di nostalgia!)
Simone titolo del docufilm plis
Che nostalgia leggere questi post.
Mi domando se nasca dal fatto che uno come Mac non è più esistito, oppure dal fatto che eravamo tutti più giovani.
@Spike:l'hanno programmato su Espn Classic per qualche mese un paio di anni fa.
Faceva parte di una serie di film francesi sullo sport(compreso uno su Ocana e il Cannibale,bellissimo...)ma il titolo mi sfugge...
Il perno erano le due sfide al Roland Garros tra i due dioscuri,quella del 1984 che cambiò la rivalità e l'altra,nel 1987,ovvero l'epilogo di una generazione.
Proprio durante quel French Open si esibiva anche Andre Agassi:Macca-Ivan il Terribile è stata l'ultima sfida del tennis moderno,perchè viveva dei ruoli classici del gioco.
L'attaccante contro il difensore.
Con Agassi termina quella concezione tennistica,finisce lo scambio come dialogo scacchistico e arriva il power tennis che elimina l'idea dell'avversario.
Tra l'altro,sulla finale dell'84, cancella la leggenda metropolitana di Super-Brat a un passo dalla vittoria:quell'incontro,in quelle condizioni,non l'avrebbe mai vinto...
@Simone
Per i primi due set, McEnroe giocò il più bel tennis d'attacco sulla terra rossa, poi s'inceppò.
Anche Lendl però, giocava un tennis potente, difensivo ma ccon legnate da fondo campo da far paura. Agassi incominciò il tennis d'anticipo estremo, con la potenza incorporata e il vero talento andò in soffitta.
E la noia incominciò a far capolino. Il mito del tennis si è costruito sul binomio inscindiblie attacco-difesa e poi, quanti talenti sprescati. Guy Forget faceva cose impossibili ma non aveva continuità, e alla ribalta, non arrivò mai.
Italo
grazie simone. cercerò su internet
@Italo:oui.
I primi due set del Moccioso furono incredibili,poi ebbe un calo che pagò contro la tremenda consistenza di Lendl.
Contro Ivan ventiquattrenne,in una giornata umida e su una superficie lentissima:non bastò il Macca più geniale di sempre.
Il tre su cinque,per un giocatore che ebbe una preparazione insufficiente(la World Team Cup in Germania e basta..),fu veramente troppo.
D'altronde fu la prima sconfitta della stagione e ne sarebbero seguite solamente altre due.
Agassi,baciato dagli Dei per quell'anticipo miracoloso sulla palla,divenne l'apripista del nuovo tennis:il problema furono i discepoli,così come oggi più che Nadal sarà il nadalismo a massacrare quel che resta del gioco...
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