I King in Australia

di Simone Basso
L'ottobrata di Geelong, il sole che picchia e l'acqua limpidissima del mare non spaventano i fusti del Nord. Thor Hushovd, che è nato sullo Skagerrak, esplode in uno sprint dei suoi per fasciarsi con l'arcobaleno. Zabelliano, senza esibire la classe di Erik l'ossie, ha vinto l'unica corsa sfuggita al suo riferimento tecnico: esegue l'impresa imitando Matthews e Bronzini nei dì prima, ovvero correndo di rimessa fino al rettilineo finale.  Mondiale bello e crudele, soprattutto per Philippe Gilbert, che si dimostra il più forte della ciurma con una fucilata all'ultimo giro.  Ma il vallone, mattatore assoluto, viene respinto da Eolo in persona che soffia maligno dalla baia.
Trattasi comunque, il vichingo, di iridato doc; uno dei migliori interpreti del plotone per continuità e polivalenza. Doppia il titolo con il mondiale Under 23 a cronometro (Valkenburg 1998): l'impresa, che pensavamo possibile al solo Cancellara, lo inserisce in un gotha ristretto. Dovessimo calcolare gli stradisti che in linea vinsero sia da dilettante che da pro, la rosa si restringerebbe ai soli Aerts e Merckx: tutto ciò perchè a San Sebastian (1997) un altro norvegese, ovvero il "nostro" Arvesen (che corse nella Zalf), precedette un certo Oscar Freire.
Il primo scandinavo della storia a fregiarsi dell'iride assomiglia a Herminator Maier e del supergigantista austriaco ha la durezza mentale e fisica: laureato in economia e commercio, alla faccia degli stereotipi sugli atleti ignoranti, sogna (come suggello ad una carriera de luxe) lo scalpo fangoso della Roubaix. Con il senno di poi, la frattura alla clavicola del post classiche (in primavera) lo ha costretto a preparare meglio l'appuntamento down under. Vediamo Thor sul podio, mentre aspetta un inno che non parte (..), e il pensiero corre ai predecessori: Dag Otto Lauritzen, Erik Pedersen (il cantautore bello), lo sfortunato Janus Kuum e l'indimenticabile Knudsen. Quest'ultimo, Knut il napoletano, fu uno dei più grandi passisti ammirati nel Bel Paese; primo oro olimpico del ciclismo norvegese (nell'inseguimento a Monaco 1972), su strada perse un Giro (era il 1979) arrotato da una macchina del seguito...
Il circuito nello stato di Victoria ci ha consegnato alcune riflessioni anche sul resto del mondo:
l'Italia del Grillo ha corso (in combutta con i belgi) alla garibaldina; se Tosatto è stato l'Mvp della classe operaia con l'uomo delle pietre Hoste, Vincenzo Nibali ha dimostrato ancora una volta un'affidabilità rassicurante. L'unico errore nella gestione di Bettini è stata la fiducia, mal riposta, nell'amico Paolini: è il bronzo di Verona 2004 che si sfila e non scorta Pozzato nel finale caotico.
Rivedendo lo sprint, il vicentino (partito da una posizione troppo arretrata) è stato il più veloce negli ultimi settanta metri; quella medaglia di legno è soprattutto colpa dell'assenza del cosiddetto capitano in corsa: la differenza tra un predone da volata del calibro del neoiridato e un passista velocissimo come Pippo sta proprio nella capacità tecnica di limare e sgomitare nel plotone.
Ben diverso, un mantra delle ultime stagioni, il rendimento spagnolo: incomprensibile tatticamente, con tre nella fuga davanti e Luis Leon Sanchez (l'unica alternativa seria a Oscarito) costretto a spendersi in una rincorsa spezzagambe. L'armada iberica è la grande sconfitta della trasferta australiana assieme all'enigmatico Cancellara, apparso la controfigura dello Spartacus che a Mendrisio entusiasmò negli ultimi giri. Hushovd, che ha già annunciato l'inizio delle proprie vacanze a causa delle volpi dell'Aso (non lo hanno invitato con la Cervelo alla Parigi-Tours..), prende il testimone da Cadel Evans: stoico, irriducibile, anche sul tracciato di casa; ci si augura che Thor onori come il kid di Katherine la maglia, esibita da Gennaio a Ottobre con poche pause e molti squilli.
La rassegna mondiale, divertente e atipica per la collocazione esotica, ha detto che i paesi storici sono in difficoltà; pressati dai movimenti emergenti che ne evidenziano le lacune organizzative e le crisi di vocazione. Se l'assenza dal medagliere di Spagna e Belgio sembra casuale (e quella francese una tradizione recente...), la debacle competitiva dei paesi del blocco europeo dell'est sorprende: dietro alla Germania del post Ullrich (quattro medaglie totali), sono le nove gite sul podio della fratellanza Echelon che rivelano l'anglicizzazione della pedivella moderna. Monolite futuro di questa tendenza, kubrickiano e minaccioso il giusto, potrebbe essere il baby boomer Taylor Phinney; probabile Bladerunner del prossimo decennio, incrocio genetico tra un eccellente passista della mitica 7 Eleven, papà Davis, e la fenomenale Connie Carpenter, regina di tre sport (pattinaggio veloce, canottaggio e ciclismo).
La globalizzazione, in tempi di trasformazioni epocali anche al di fuori dello scibile sportivo, imporrà una revisione morbida del calendario internazionale.
Jean-Pierre Streibel, direttore generale dell'Uci, l'ha spiegato senza molte perifrasi: "In Europa molte corse spariranno. Bisogna avere il coraggio di dirlo. Perchè oggi è più facile vendere una corsa in Cina che non in Belgio". Attendendo nuove dalle nebbie del caso Contador, quinta banderilla Espana in una settimana ("Ora che ho perso la vista, ci vedo di più.."), vi lasciamo al momento più divertente della settimana. Partenza della gara in linea degli Under 23, nel tepore generale se ne va in fuga un americano di nome Ben King. Qualche chilometro dopo, approfittando del gruppo abulico, scatta al suo inseguimento un aussie; trattasi di Ben King, un omonimo dello yankee. Per la disperazione dei telecronisti basiti, i due proseguono indisturbati per quasi due giri: arriva il momento allora di un terzo fuggitivo, stavolta da Hong Kong, che si chiama King Lok Cheng. All'annuncio, dal pubblico sul traguardo si leva una risata.
Simone Basso
(in esclusiva per Indiscreto)

19 commenti:

jeremy ha detto...

Simo, ecco se c'è uno sport che non puo essere trasportato in giro per il mondo a piacimento e senza rispetto della tradizione questo è il ciclismo. Che fanno? Mi spostano il Muro di Huy o il pavè della Roubaix o il Mont Ventoux a Bejing o Shangai?!

Dane ha detto...

http://www.youtube.com/watch?v=TBlLunkOmII&feature=player_embedded

Italo Muti ha detto...

@jeremy

Faranno la corsa in linea della Muraglia Cinese.
Al primo classificato una casa nel deserto del Gobi.
A chi si ricorda del Mur di Huy verrà riservata la gogna pubblica, al grido revisionista del cacchio.

Italo

jeremy ha detto...

Ma quello è il famoso Palasport di San Siro crollato sotto la nevicata del 1985? Sticazzi...

Dane ha detto...

Sì Jeremy, tra l'altro il film verrà proiettato tra pochi giorni al Bicycle film festival....

Dane ha detto...

Italo, ti sei dimenticato di dire che la casa in palio è ovviamente in multiproprietà.....

Italo Muti ha detto...

@Dane

Si, di 5 mq a testa...e se non la vuoi, in alternativa una bellissima branda in quei campi democratici noti sotto il nome di Laogai. Prima di essere spostato nei campi esotici dell'Angola.
Italo

Simone ha detto...

@Jeremy,Italo:direi che è l'unico con lo sci e il tennis a vivere di monumenti.
Per sua fortuna.
Il sottoscritto sarebbe favorevole a una revisione del calendario,il problema è la politica dell'Uci.
Sono gli stessi che hanno spostato il mondiale a Ottobre e la Vuelta a Settembre.
La corsa iberica dovrebbe tornare,come incipit,ad Aprile;in quel caso,finalmente,avremmo il Giro che (ri)terminerebbe in Giugno,ovvero senza problemi meteorologici in alta montagna.
E con più pubblico,dopo la fine della Serie A...
Si creerebbe lo spazio per valorizzare il continente americano e l'Europa orientale.
I verbruggeniani hanno cancellato la Corsa della Pace,ovvero la competizione a tappe nell'ex Comecon con un immaginario potente quanto il Tour e il Giro.
In occidente non lo ricordiamo,ma la Varsavia-Berlino-Praga fu una festa per quei popoli.
Negli Ottanta,ad Agosto,si corse(anche open)la Coors Classic:era una gara,in Colorado,bellissima.
Ci vorrebbe poco per rispettare la tradizione e promuovere l'innovazione.
Però i McQuaid sono gli stessi che crearono la Coppa del Mondo,una bella idea,e poi la cancellarono inspiegabilmente...
No comment.

@Dane:non riesco a vedere il filmato.
Se documenta del Palazzone,il sottoscritto è fiero di esserci stato tante volte.
Quando c'erano le partite di basket,mi arrampicavo sulle curve più pendenti della pista e lo usavo come scivolo.
Non solo po patok e ciclismo,anche rock,tennis e atletica.
Vidi dei meeting bellissimi.

transumante ha detto...

pillole da stoccolma

il mondiale lo farei davvero in paesi non tradizionali. Non ha senso che un anno si' e uno no si corra da noi, con percorsi sempre uguali. Che senso ha un mondiale a varese, quando c'e' gia' il giro di lombardia? Come giocare un mondiale di tennis a londra. Invece andando in australia o giappone si preserva comunque la tradizione delle classiche (perche' la roubaix sara' sempre piu' importante del mondiale, come wimbledon del mondiale di tennis, o un anello nba)

Dane ha detto...

Simone, basta che cerchi su Youtube "La Baraonda"...

p.s.: ci sono un paio di attori che farebbero la felicità del Direttore.....

Dane ha detto...

E non aggiungo altro sul Tempio, perchè poi mi scendono le lacrime...

p.s.: quoto Transu su calendario e logistica del Mondiale, se volgiamo allargare il bacino d'utenza senza perdere in tradizione la strada è quella. Tra l'altro in Sudamerica ci sarebbero dei percorsi e dei paesaggi che in confronto il Mondiale australiano s'è svolto in un parcheggio dell'Ikea...

jeremy ha detto...

Ti diro, Simone, il tennis, al limite (ma proprio borderline....)lo potresti anche stuprare (ne piu ne meno del calcio o del basket, come hanno intenzione di fare con Nba e Premier nei prossimi anni). Mentre sono perfettamente concorde con il paragone dello sci: la Streif non la puoi fare sull'Himalaya!

Simone ha detto...

@Jeremy:pensa che l'ubicazione fissa dei quattro Slam per i procteriani dell'Atp è una disdetta.
E luoghi sacri come Holmenkollen nello sci nordico e nel biathlon?
Ripeto che basterebbe copiare il passato per creare il futuro.
Corse in Est Europa e in America nei mesi di Agosto e Settembre,con il mondiale riportato all'antica collocazione temporale.

@Transumante:ar!
Si possono alternare le scelte,privilegiando le nuove frontiere.
Però stiamo parlando dell'Uci:il loro sogno è esautorare i Grandi Organizzatori per papparsi tutto il denaro proveniente da quelle corse.
Poi certe scelte sono ridicole.
L'anno prossimo a Copenhagen correranno il 25 Settembre:con quale clima?

@Dane:alla mattina,per la Sei Giorni,ci portavano pure le scolaresche.
Era un mondo a sè,seppellito non solo da una nevicata ma anche dalla stupidità milanese di quel periodo.
La sera,tranne che per i bambini(..),il tasso alcolico era a livelli moscoviti.
Quel crollo,come scrissi tempo fa,fu una metafora clamorosa...
Torneremo sull'argomento...

Dane ha detto...

Eh Simone, vuoi che non lo sappia...sono stato uno degli ultimi bimbetti a sgambettare in quella pista sul mio "pistino" con ruote da 24 prima che la nevicata ci strappò un sogno sacrificandoci sull'altare di Eupalla.....l'avevo raccontato nel pezzo su Pettenella (che mi svelò tutto), fu un'idea del commendator Borghi: pagava di tasca sua i pullman per andare a prelevare le scolaresche e mettere i loro occhi su Maspes che dietro corresponsione di un bel assegno si sparava 20 minuti di surlace davanti al cartellone Ignis.
L'idea fu esportata in tutte le città Milano compresa, dove un Pettenella direttore del Vigorelli convinse il papà di una giovane promessa a mettersi a disposizione: questo papà faceva l'autista di pullman per un'azienda con sede in via Arona. Trovandosi a metà strada tra Cadorna e il Vigo, questo papà nei turni liberi faceva la spola tra stazione, scuole e velodromo portando a spasso i ragazzi.
Tra cui suo figlio, che nascendo in pista imparerà abilità, perizia e furbizia che gli torneranno utili quando da professionista sarà protagonista di una delle più accese rivalità sportive italiane quasi a livelli di Coppi e Bartali.
Vincerà due giri d'Italia e un Mondiale, dimostrando che per avvicinare ad uno sport un ragazzo devi farglielo veder da vicino.
Attenzione però, il crollo della tettoia del Vigo è del 1985 ma aveva riaperto (senza troppa convinzione) solo un anno prima (nemmeno il tempo di farmi assaggiare la marmellata): era stato chiuso dal 1975, quindi la nevicata è solo una presa per il culo.
Oggi è in mano a canaglie, anche se moralmente ce lo siamo ripreso (se andate a leggere i proprietari su Wiki vi mettete a ridere): come diceva Capitan Harlock "abbiam perso la guerra ma ciò non significa che smetteremo di combattere!".....

Dane ha detto...

http://www.milanofixed.com/wp-content/uploads/2010/10/ricco-640x480.jpg

A proposito di futuro del ciclismo...............italiano.

jeremy ha detto...

Azz tralaltro ha un bellissimo Rolex GMT Master 2 (come tutti i tamarri arricchiti, il Rolex è un must). Strano pero: sembra senza datario.... Sarà mica una patacca?!?!

jeremy ha detto...

Ok è un Submariner ghiera nera senza data. Non è un GMT. Almeno lo spero per lui....

Simone ha detto...

@Dane:Saronni è uno dei tanti bambini che imparò ad amare il ciclismo sulla pista del Vigorelli.
In argomento Wikipedia,in bilico costante tra Goebbels e Reich,l'impianto milanese fu utilizzato anche dopo l'inverno 1985.
Per esempio quell'anno,fu l'ultimissima volta,vide l'arrivo del Giro di Lombardia.
Nel 1986 Longo e Moser realizzarono il primato dell'ora al livello del mare.
Le responsabilità della sua decadenza,come quella dell'Arena,furono della Milano politica.
Cinque anni dopo,in pompa magna,aggiunsero il terzo anello al Meazza:con quella cifra avrebbero potuto ricostruire anche il Palazzone,oltre che il Vigorelli...

Dane ha detto...

Appunto Simone, la neve fu un alibi.....

p.s.: proprio ieri sera sfogliavo le foto del record di Moser su un libro...