di Enzo Palladini
Una cosa è la favela, altra è il suburbio. Per la mentalità primomondista sono entrambi sinonimi di povertà e tristezza, chi conosce il Brasile sa che non è così. Sono alveari di popolo diseredato, ma con grandi differenze tra loro. La favela è quanto di peggio si possa immaginare: case fatte di lamiera e legno, incrostate sulle colline, appoggiate sul fango, senza acqua corrente né servizi sociali. Spesso anche senza legge, nel senso che lì i poliziotti non possono entrare se non in assetto di guerra. Il suburbio è un gradino più su, anche se i brasiliani direbbero tre o quattro gradini, rispetto alla favela.
Ci sono case in muratura, sia pure di bassa qualità, c’è una parvenza di urbanizzazione civile. Nella favela riescono a essere felici con una caramella, nel suburbio ogni tanto possono permettersi un gelato. Questa premessa è d’obbligo, per entrare nel mondo di Ronaldo. Non era un favelante come il suo collega Adriano, era un ragazzo di suburbio. Esattamente nato a Bento Ribeiro, quartiere della zona nord-ovest di Rio de Janeiro, abitato dalla classe medio-bassa e bassa. I suoi confini sono delimitati dalla ferrovia Central do Brasil e dai viali Marechal Hermes e Oswaldo Cruz. Il nome Bento Ribeiro deriva da un certo Bento Manuel Ribeiro Carneiro Monteiro, che era il prefetto (più o meno l’equivalente del nostro sindaco) della città di Rio ai tempi della fondazione di questo quartiere, che è molto vicino al Quintino dove è nato Zico. Oggi a Bento Ribeiro risiedono circa 50mila abitanti, fra di loro non c’è più nessuno che faccia parte della famiglia di Ronaldo. Parliamo dei parenti in linea diretta, ai quali il Fenomeno ha regalato case adeguate al nuovo censo. I bambini di quella zona sognano solamente di ripetere le gesta di un idolo nato proprio a due passi da loro, ma il cordone ombelicale è stato tagliato da tempo. Da quando venne lasciata libera quella casa bianca e brutta posta su una strada in salita e con un albero di mango nel cortile spoglio: una stanza, un piccolo soggiorno e il bagno. Nei giorni di pioggia c’erano infiltrazioni terribili.
(dal libro 'Paura del buio' di Enzo Palladini, Indiscreto editore)
1 commento:
"Un giorno, quando gia' giocava ad Eindhoven, Ronaldo torno' a casa con un regalo costoso per la mamma e le disse: "Cosi non dirai piu' che devo diventare dottore per guadagnarmi da vivere""
Da "Paura del buio" E. Palladini
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