Da Kamenko a Mozart

di Simone Basso
1 - La biografia di Drazen Petrovic, indimenticabile icona di un basket jugoslavo ed europeo figlio del suo tempo. Uno sport che non tornerà più...

Non è difficile scrivere qualcosa di originale su un mito; se il personaggio in questione è stato (giustamente) beatificato, l'impresa diventa addirittura banale. Drazen Petrovic Mikulandra ha oltrepassato lo status di grande sportivo per diventare un'icona popolare, purtroppo nella maniera più dolorosa e assurda. Così, da quel pomeriggio piovoso di diciassette anni fa in Germania, si è trasfigurato in una specie di monolite teosofico. Obbiettivo di questa biografia agnostica è illuminarne i meriti meno banali e le contraddizioni più nascoste.

"Sono nato per il basket. Il mio desiderio è sempre quello di essere il migliore e per diventarlo sono disposto a tutto".  A Sebenico, in via Petra Preradovida, Drazen crebbe a pane e basket: merito di una famiglia appassionata, di papà Jole e del fratello Aza, se quel bimbo riccioluto si avviò presto alla pratica cestistica. Una leggenda metropolitana da sfatare subito. Petrovic non nacque con il dono degli Dei: lo acquisì, come Faust, con un contratto a vita con la disciplina e il lavoro. Non fu quindi un Cosic o un Delibasic, talenti puri e dionisiaci, ma coltivò la propria arte con una ferocia e un'abnegazione degna dell'Alfieri più ispirato. Del resto una malformazione alla colonna vertebrale lo obbligò, durante l'infanzia, al riposo su letti ortopedici: la camminata celeberrima, da pistolero, fu la conseguenza estetica di quel problema, che si ripercosse anche negli spostamenti laterali difensivi.

Agli albori la meccanica di tiro, che divenne la firma del fromboliere croato, era mediocre e zeppa di lacune; come indicava il primo soprannome affibbiato al piccolo Petrovic, ovvero kamenko (pietraio!). Eppure l'imberbe Drazen ritualizzò la sua ossessione con mille tiri nella palestra del suo club, alle sei del mattino prima della scuola; quasi due ore di immersione solitaria nel palleggio, arresto e tiro. A quindici anni, nel bel mezzo di una crescita tecnica e fisica inarrestabile, entrò a far parte della prima squadra: cominciò in quella maniera, alla chetichella, l'era del Diavolo di Sebenico. Il traghettatore dello Jugobasket tra un'epoca dorata e l'altra fu il mattatore di una miniepopea della formazione dalmata. Guidata dalle gesta di un enfant prodige "posseduto", Sibenik arrivò a due finali Korac consecutive (perse entrambe contro il Limoges) e all'illusione di un titolo nazionale clamoroso. Sigillato sul parquet da due tiri liberi del suo fenomeno diciottenne, fu poi tolto dopo il reclamo sacrosanto del Bosna Sarajevo: la tonnara di quell'incontro fu effettivamente indegna... (fine prima parte-continua)

Simone Basso (in esclusiva per Indiscreto)

15 commenti:

Poli ha detto...

Simone, + che indegna direi semplicemente e meravigliosamente "cose slave" :-))

Ci sono anche i video su youtube

http://www.youtube.com/watch?v=PcYUmMBLMwk

(meraviglioso l'arbitro coi baffoni.. :-)) )

Dane ha detto...

Simone, spero tu abbia previsto almeno 50 capitoli, che già non so se ti bastano...

p.s.: in realtà sarebbe kamenha, ma fa niente... ;-)

"Simone, + che indegna direi semplicemente e meravigliosamente "cose slave" :-))"

Bèh, certo.....come sbagliarsi?!....

Poli ha detto...

Dai Dane che hai capito.
Non c'era nessuna accezione negativa, tutt'altro...

Dane ha detto...

Lo so, è che l'occasione non la si perde mai e questo mi faceva sorridere...... :-D

Del resto anche quando si parla di NBA si fa sempre riferimento al fatto che i giocatori sono dei mezzi delinquenti decerebrati incapaci di esprimere un concetto senza parolacce, no?!...ah, no... ;-)

Poli ha detto...

Guarda in virtù di una vita per lo + passata sul confine (praticamente tutta a Trieste tranne questa escursione francese degli ultimi anni) + parecchie visite in loco (Serbia e Bosnia oltre alle ovvie Slovenia e croazia) e qualche amico proveniente da quelle parti un po' conosco la matrice slava (spero).

E con questo spirito che mi sono concesso la battuta e mi permetto di dirti bonariamente "polako"... :-))

Anonimo ha detto...

Eccellente Simone... Eccellente!

Arturo ha detto...

Petrovic non nato col dono degli dei mi sorprende alquanto, lo ricordo neppure ventenne nel cibona dei cutura & nakic dispensare il verbo con le classiche stimmate del genio innato, mozart si nasce, non si diventa, anche nel basket. Poi che ci fosse anche un etica del lavoro feroce non lo nego, sia ben chiaro, però i cromosomi di base sono gli stessi dei succitati cosic, delibasic e ci aggiungo anche kicanovic

Simone ha detto...

@Poli:magari alla fine dell'ultimo capitolo pubblicheremo una lista della spesa per YouTube.
Rimane incredibile che non ci sia una versione decente della finale di Coppa delle Coppe 1989.
Anche qui,se avessi tempo e voglia,potrei riversare la vhs che possiedo.
Effettivamente il grigio coi baffoni sembra uscito da un film sulla mala montenegrina...
Il campionato Jugo presentava situazioni assurde,talvolta oltre il limite.
Anche in Grecia non si scherzava.
Gli spagnoli avevano la fissa per i trucchetti;tipo le retine dei canestri che favorivano le rimesse in gioco veloci e i ferri "particolari".
Nel Bel Paese eravamo stravaganti:si passava dai salotti ai palasport requisiti dalle curve...

@Dane:il sottoscritto ha vergato una piccola biografia e l'Olivari si è occupato della divisione in capitoli.
Comunque,nel documento sul mio pc,questo inizio occupa ventitre righe.
Il totale complessivo è di centosessanta.

Italianizziamo il possibile..

@Francesco74:hvala!

@Arturo:è un particolare riferito da tutti gli amici di Drazen a Sebenico.
Il soprannome nacque perchè il suo tiro,sgraziato,pareva un lancio col peso.
In seguito si è ampiamente rifatto:l'ultimo anno coi Nets aveva un rilascio incantevole...
Cosic e Delibasic erano anarcoidi.
Creso si allenava quando voleva,ovvero quasi mai,e prima di scoprire la fede era devotissimo a Bacco e Tabacco.

Dane ha detto...

@Simone: la mia era una battuta per dire che non mi stancherei mai di parlare o di sentir parlare di Petrovic e quindi per meno di 50 capitoli considererò il vostro sforzo un mero trafiletto.
A parte le battute concordo con Arturo, stai esagerando un po' con la descrizione del primo Petrovic: veri i problemi fisici, veri alcuni fondamentali da sgrezzare, ma il talento innato c'è sempre stato dall'inizio.
Tanto per fare due esempi cross-over, Petrovic è stato un po' Petrucciani e un po' Ronaldo: le disgrazie fisiche non hanno limitato il talento di Petrucciani che non è certo diventato il pianista che è diventato solo grazie all'esercizio, e il Ronaldo degli inizi non aveva certo piedi da brasiliano (nel 1996 Zagallo raccontò che in allenamento faticava a fare più di 4 o 5 palleggi) il che non gli impediva a 15 anni di segnare 5 gol in una partita della serie A brasiliana facendosi dare palla dal portiere e dribblando tutti gli avversari fino al portiere....

@Poli: polako è un avverbio!... :-P

p.s.: piccolo contributo: sotto la maglia della nazionale del suo paese Drazen portava sempre scritto un motto croato: "da života ìman dva, ja bi oba tebi da".

p.p.s.: Simone, Direttore, ci ho ripensato: non mi piace più l'idea di rileggere di Drazen.....smettetela subito..... :-(

Miky ha detto...

Grande Omis! Non c'è il "mi piace" su Indiscreto?! ;-)) La premessa è invitante, aspettiamo le prossime puntate allora!

Simone ha detto...

@Dane:non è un misfatto avere la cabeza e l'applicazione di un Petrovic o di un Borg.
E comunque se,da sophomore al liceo,tagliarono Michael Jordan ci può stare tutto...

@Miky:sull'edizione antica di Indiscreto si poteva.
Nei prossimi capitoli prevedo l'abuso di una frase di uno dei maitre à penser del Bel Paese contemporaneo.
"Le polemiche fioccano come nespole."
(Aldo Biscardi)

Dane ha detto...

"@Dane:non è un misfatto avere la cabeza e l'applicazione di un Petrovic o di un Borg.
E comunque se,da sophomore al liceo,tagliarono Michael Jordan ci può stare tutto..."

Ma ci mancherebbe, era solo per dire che Petrovic non fu solo un prodotto da laboratorio ma anche un talento naturale. Da sgrezzare quanto vuoi, ma pur sempre talento naturale: non arrivi dov'è arrivato lui solo con l'applicazione e senza un po' di magia extraterrena. L'esempio di Jordan è perfetto..... ;-)

longinus ha detto...

l'ossessiva e maniacale applicazione,messa in pratica da uno che è gia dotato da madre natura(ma magari non è il+dotato in assoluto)è qualcosa che mi ha sempre fatto impazzire,e che mi fa preferire questo tipo di giocatori rispetto al talento enorme,espresso solo parzialmente per questioni caratteriali o di mera pigrizia.
(uno che non sembrerebbe appartenere a questa categoria ma vi sta dentro pienamente è dirk nowitzki,vero mniaco del laoro e"topo da palestra").
nonostante sia troppo giovane per averne visto molte gesta dal vivo,lo considero il mio giocatore europeo preferito:se qualcuno mastica spagnolo cosiglio la lettura di:"la leyenda del indomable"di juan francisco escudero,un libro non eccezionale stilisticamente ma scritto con il cuore e pieno di resoconti itneressanti della sua partita e della sua vita in generale.

P.S:@simone:anche io come dane,mi aspetto ed auguro dai 50 capitoli in su :-))

Simone ha detto...

@Longinus:il sottoscritto,se non si è ancora capito,ha una passione per i deviati..
Ma,soprattutto nello sport contemporaneo,la professionalità e l'etica lavorativa sono un bene preziosissimo.
Nel 1989 erano già state scritte tre biografie su Petrovic,il conto delle pubblicazioni poi l'ho perso..

Italo Muti ha detto...

@Magister

occhio a non andare in Lazio o in Puglia.....le deviazioni sono dolorose....

Non poteva che essere così per Petrovic, conoscendo poi l'eloquio magnificente dell'autore, come la Dalmazia ai tempi di Venezia, Sebenico, Ragusa e Zara...

Prosit Simone

Italo