I panini di Zancanella

di Oscar Eleni
Il nuovo capo degli arbitri, la salute dell'Armani, i fenomeni incompresi di Boniciolli e il solito tiro all'allenatore. Voti a Righetti, Aradori, ai fratelli Cinciarini. E anche a Mahoric, Messina, Obradovic, digitale terrestre, Teramo, Pillastrini e Lottomatica.

Oscar Eleni da Saletto, Veneto Nord orientale, il paese dove è nato Tiziano Zancanella nuovo presidente degli arbitri, un omone simpatico che sul campo diventava tutto rosso inseguendo quelle ballerine che lo facevano impazzire. Bella carriera, bella storia sportiva, bellissimo anche il dopo perché chi viaggia nel Nord va spesso a cercare i famosi tramezzini del diavolo Tiziano che ospita tutti, brinda con tutti, anche con quelli che non gli perdoneranno mai certi fischi in partite importanti. Ma per lui sono amici del basket, gente del suo mondo, gente che ha onorato comunque ad alto livello arbitrando nelle grandi manifestazioni. Perché il Veneto, perché la casa dei Zancanella? Così, tanto per capire cosa succederà domani visto che tutti davano per vincente nella corsa al papato arancione il Porcari dalla storia ugualmente interessante e che piaceva tantissimo al nostro amico Fallucca a cui dobbiamo una bella intervista con il Maifredi che resta appassionato di basket e che sa leggere ancora fra le righe del puttanaio dei comitati. Si comincia con facce contuse e questo dovrebbe preoccupare a meno che Zancanella non scelga l’arbitraggio allargato e chieda collaborazione a chi ha battuto nella elezione. Meneghin gli ha telefonato per congratularsi e non per ricordargli che sul campo, spesso, non erano d’accordo, ma ora deve sostenerlo in tutte le maniere per non arrivare al deserto Tola, ad una nuova crisi perché questi arbitri hanno voluto autonomia totale, salvo poi mettersi subito a litigare. Lavorino insieme, tutelando chi va sui campi e comincia già a vacillare, tutelando la crescita dei giovani, cambiando regole che potrebbero toglierci, ad esempio, uno come Facchini , una cosa davvero ridicola. Forza Zancanea fai un panino orientale e mettici dentro tutto, lo mangeremo insieme.

E’ arrivato il giorno del riaggancio tipo Armageddon anche se Milano sapeva di aver finito il carburante mentale per restare in fuga sulla prima luna perché sul fronte dell’Est non ha salute,
perché sul fronte europeo non sembra avere amici se il Pana di Obradovic ha lasciato due punti in casa al Valencia del maestro Pesic, perché non si può chiedere alle terze linee di essere subito pronte quando decidi di risparmiare qualche titolare. Era questo il pericolo nella gestione e Milano è caduta nella trappola emotiva proprio adesso che le servirebbe avere tutto intatto nel suo sistema. Vedi perdere l’Armani, o magari vincere conto l’ex CSKA che si è mangiato persino Vujosevic con la stessa frenesia che in Italia tormentò il grande allenatore dei miracoli Partizan, e capisci i motivi.

Vedi vincere, come in casa del Bamberg, e perdere Roma senza mai capire chi sono nè chi saranno mai questi lottofagi in maglia Virtus Roma perché capisci la natura di un gruppo dove chi sbaglia pensa sempre che sia stato un altro a fargli commettere las troiadas. Occhi che non s’incrociano quasi mai, gruppo senza desiderio di vita in comune, gente che respira l’aria dove comandano i Proximo, quelli che vogliono sempre la testa dell’allenatore, non contenti di essersene mangiati tanti, ma questi sono gli stessi che davanti alla caduta di un Pesic o di un Repesa pensano di essere davanti al fallimento di un Gentile. Non distinguono. La stessa cosa fanno i giocatori: scelgono la vittima che sembra più debole e poi fanno quello che i pochi dell’Eur hanno registrato mentre Tomo Mahoric si beveva la china e dava biglietti per la rupe a molti dei ragazzi che Boniciolli adesso (soltanto adesso?) non capisce più. Vero che giocano male, meglio che non giochino. Perché tutti cercano la loro gloria da mercificare con l’agente al telefono, ma la malattia è dentro e se non si decide in maniera definitiva quel tarlo ci sarà sempre e pensare che il ragno Smith sia lontano dal crepuscolo come dio dei canestri è una pericolosa illusione.

Così come sarebbe assurdo pensare che già domenica all’ora di pranzo sapremo se Siena è pronta ad imporre la lex-Pianigiani anche su questo campionato. Milano ha degli alibi e non si farà spingere via anche perché adesso si creano i partiti: chi, come il sciur Gamba, l’ha vista molle con Montegranaro, e altri che, invece, l’hanno scoperta più forte nel giorno in cui ha perso la prima partita. Troppa fretta, gente, e da Sassari, 8 punti, a Caserta e Roma, 4, faranno bene starsene tranquilli tutti senza dare da mangiare a chi si ciba esclusivamente della testa di allenatori che in altre circostanze hanno lavorato benissimo: Capobianco era e resta bravissimo, Perdichizzi ha fatto miracoli sempre e adesso si trova confuso, Sacripanti sa come uscire dalle trappole di una stagione iniziata pensando troppo in grande, Boniciolli resta quello di Avellino, di Udine, di tanti assalti alla baionetta e l’unico dolore, per tutti, è che in questa comica petroliniana sia stato tirato dentro il Boscia Tanjevic che dovrebbe soltanto pensare alla vera battaglia. Non diteci che Vitucci e Zorzi vi stanno deludendo ad Avellino perché sono a quota sei come il Repesa che fa benissimo a diffidare della spavalda gioventù trevigiana chiedendo di valutarla con l’asticella sempre un po’ più in alto. Stanno bene quelle a quota 8? Quasi tutte, ma date retta a Charlie Recalcati che è addirittura a 10: meglio non prendere tutto per oro colato, in mezzo ci troverete oro matto e presidenti di bocca larga che restano in agguato e fingono di non capire di aver fatto squadre farlocche.

Pagelle e tramezzini.

10 A Tiziano ZANCANELLA nuovo capo degli arbitri perché se sarà il suo sorriso a fare da guida nel papato arancione forse avremo presto anche una nuova generazione di arbitri di buon livello.
9 Ad Alex RIGHETTI uno che l’anno scorso la Virtus Bologna, per sfiancarlo, obbligava ad allenamenti mattutini, da solo. Certo che Ford e Rigo non giocano sempre con il “veleno” mostrato per battere le Vu nere, ma le squadre forti non si potranno mai fare decimando i gruppi a caso e mettendo gli allenatori nelle peggiori condizioni per lavorare.
8 All’ARADORI che sul campo di Teramo è uscito dal bozzolo senese. Ora non gli resta che fortificarsi all’aria aperta e durissima che troverà camminando con i campioni che sanno bene di non essere forti abbastanza per dominare come in passato e sanno di aver bisogno del rendimento super per reggere nella durissima Europa.  
7 Ai fratelli CINCIARINI, pazienza se quello di Pesaro ha bevuto acqua salmastra a Treviso, perché il capitano di Montegranaro sembra un tipo con le idee chiare, la testa a posto e la voglia di fare un passo avanti ogni giorno, lavorando, non chiaccherando.  
6 A Tomo MAHORIC che le lingue lunghe di casa nostra avevano accolto come un profugo tecnico e che adesso sta impartendo lezioni che fanno pensare a Bucchi e Trinchieri di averla scampata bella quando hanno sconfitto Cremona.  
5 A MESSINA ed OBRADOVIC due grandi allenatori che capisci sempre quando vincono e perché ci riescono, ma che non comprendi, come capita con Mourinho, se uno fa 49 punti a Charleroi e l’altro si fa battere in casa da Valencia. Vigilate gente. A tutti i livelli.  
4 Ai VUOTI sulle tribune per le partite di mezzogiorno che s’incrociano con il calcio. Lo sapevamo che sarebbe stata una porcata, ma hanno voluto andare avanti lo stesso e poi ci sbatteranno in faccia le cifre del disastro.  
3 Al DIGITALE terrestre che da molte parti ha tolto dallo schermo SportItalia, la vera televisione degli sport che cercano spazio e felicità. Dite a Peterson che non lo si vede più in molti posti così qualcuno provvederà. Care Leghe fatevi avanti e protestate.  
2 A TERAMO per non aver resistito alla banale soluzione dell’esonero di un allenatore come Capobianco pur sapendo perché la situazione va così male e potrebbe andare anche peggio. Se parti da gente come Mike Hall non arrivi da nessuna parte per costruire una squadra nuova.  
1 All’immenso Pilla PILLASTRINI se si ferma pure a rispondere quando gli chiedono perché nel finale di partita mancano spesso i presunti assi. Purtroppo altri suoi colleghi che non hanno la sua personalità cadono nella trappola e arrivano a giustificare il peggio dando il peggio.  
0 Alla LOTTOMATICA Roma, ai suoi incubi, alle idee confuse che cominciano con l’amico Smith e finiscono con i troppi amici Fritz di giocatori senza anima e core.

Oscar Eleni

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