Il saluto di Ivanisevic

di Simone Basso
Fine della biografia di Drazen Petrovic: gli ultimi fuochi con l'ultima grande Jugoslavia, l'argento di Barcellona con la Croazia, la morte in auto. E l'omaggio infinito di un popolo...


"La poesia è un petalo/ che cade nel vuoto/ in bocca ad un leone/ che ruggisce" (Alda Merini)

Drazen non volle mai saltare una partita con la SUA nazionale croata, ebbe anche la ventura di capitanare l'ultimissima Jugoslavia ai Mondiali prima della guerra: uno squadrone che schierò il pioniere di Sebenico e la nuova onda dei Divac, Kukoc, Paspalj, Komazec.
Fu uno dei pochi che resse il paragone, a Barcellona '92, con il Dream Team dei dioscuri. Così, nel post stagione Nba, non declinò nemmeno una partitella dei biancorossi contro la Slovenia in Polonia.

Il 7 Giugno 1993 dormiva beato quando a Denkendorf, Germania, la Wolkswagen Golf rossoscuro, guidata dalla fidanzata Klara Szalantzy, si schiantò contro un camion sbandante.  Alle 17.20 di una giornata di pioggia e nebbia Drazen Petrovic andò oltre. Per un bel po' di tempo, ignorando la realtà, l'abbiamo cercato nei roster dell'Nba; gesto sicuramente meno assurdo e incomprensibile che morire a ventinove anni ancora da compiere. Tutte le rievocazioni viste e lette in questi anni ci appaiono gusci vuoti: perchè l'icona alla Marilyn Monroe (l'epicità del morire giovani e bellissimi) non rende giustizia al dolore infinito di mamma Biserka.

Il funerale di Drazen fu la cerimonia di un popolo intero. Willis Reed e Chris Morris, i rappresentanti dei Nets all'estremo saluto, si resero conto dello status di Petrovic in patria solo vedendo il dolore e la partecipazione di quella folla. D'altronde sono stati pochissimi nella storia dello sport ad incarnare l'anima di una nazione: Tave Schur nella Germania Orientale, Diego Maradona in Argentina...Drazen, in Croazia, fu uno di questi eletti.

La probabile parabola tecnica di Petro ci ha sempre incuriosito; non sappiamo se sarebbe arrivato un declino prematuro, alla Danilovic, frutto dell'eccesso di lavoro e del chilometraggio accumulato. Coltiviamo l'idea che, con l'esperienza, avrebbe gradito maggiormente le responsabilità nella costruzione del gioco. Quindi meno Dalipagic delle guardie, più Slavnic nel playmakeraggio.
Ebbe dei contatti con il Panathinaikos per rientrare (trionfalmente) in Eurolega, stufo delle trasferte infinite americane e dello spogliatoio impresentabile delle Retine. Però pensiamo che le sirene di Pat Riley l'avrebbero convinto ad attraversare l'Hudson, per indossare la casacca dei Knicks. L'ennesimo ribaltone di una carriera frenetica, ciliegina sulla torta di una franchigia che con lui (in aggiunta agli Ewing, Oakley, Starks..) avrebbe avuto l'esoscheletro giusto per almeno una parata in Fifth Avenue.

L'epilogo perfetto della vicenda arrivò otto anni dopo, sull'erba vergine di Wimbledon.
Era un lunedì uggioso, in un tempo che ancora rispettava i rituali della pioggia e l'essenza dei gesti bianchi.
Una finale indimenticabile, con due protagonisti che avrebbero meritato la vittoria a prescindere: l'aussie Pat Rafter, ultimo panda del serve and volley creativo, e Goran Ivanisevic, amletico e irrazionale nel suo power tennis estremo. Vinse, al termine di un incontro sconsigliato ai deboli di cuore, il mancino di Spalato (6/3 3/6 6/3 2/6 9/7); che nel discorso durante la premiazione improvvisò (come era nella sua indole geniale) un ricordo dell'amico. "..One more thing. 1993.. I would like to dedicate this victory to a friend of mine. In 1993 he died in a car accident, he was the best european player and he played in the Nba. His name was Drazen Petrovic and this one (Guardando il cielo..) is for you, man... If you see me, rest in peace and thank you very much." C'è bisogno di aggiungere altro?

Simone Basso 
(in esclusiva per Indiscreto)

Per leggere questa biografia dall'inizio

10 commenti:

Italo Muti ha detto...

@Simone

il passo giusto per l'epilogo, i giusti toni con il mare calmo in un pomeriggio appena nuvoloso.

Chapeau

Italo

Dane ha detto...

"Il funerale di Drazen fu la cerimonia di un popolo intero. Willis Reed e Chris Morris, i rappresentanti dei Nets all'estremo saluto, si resero conto dello status di Petrovic in patria solo vedendo il dolore e la partecipazione di quella folla. D'altronde sono stati pochissimi nella storia dello sport ad incarnare l'anima di una nazione: Tave Schur nella Germania Orientale, Diego Maradona in Argentina...Drazen, in Croazia, fu uno di questi eletti. "

Eh......mi viene in mente una battuta cattiva ma non la dico....tanto non verrebbe capita......

"C'è bisogno di aggiungere altro?"

Sì. Ma tanto sarebbe inutile.....

Simone ha detto...

@Italo:merci monsieur Mutì.

http://www.youtube.com/watch?v=PrUymteD3cs

Lo citò Poli sul Muro dello Sport:trattasi di "Once brothers",film della Espn sulla vicenda di Petrovic e Divac.
E' lo spezzone che riguarda la morte di Drazen,il quinto su sei parti complessive,veramente toccante emotivamente.

@Dane:è inquietante la similitudine della fine di Petro con quella di Radivoje Korac.
L'asso più rappresentativo nell'era pre moderna della pallacanestro europea.
Assumendo come confine temporale,per l'inizio della modernità,l'Ignis dinastica e l'esempio tecnico di Sergei Belov per i piccoli e quello di Kresimir Cosic per i lunghi...
Morì trentenne in un incidente stradale,travolto da un pullman,il 2 Giugno 1969.
Il Diavolo Rosso fu anche capocannoniere del campionato italiano con il Petrarca Padova.

Poli ha detto...

AL solito eccellente Simone.
Hai fatto bene a citare i link e invito per quelli che non l'avessero ancora fatto a guardarlo con attenzione.
Drazen (assieme a Jordan) è il mio sogno di bambino amante della pallacanestro, + di Divac e Marciulonis quello che ha aperto per davvero le barriere e sconfitto i pregiudizi. Immortale.

Dane ha detto...

@Simone: "@Dane:è inquietante la..."

Vedi che ce ne sarebbe ancora da dire?!... Non è una critica (ci mancherebbe...), giusto una risposta alla tua domanda finale. Potrei ad esempio andare avanti giorni a spiegare con esempi pratici il concetto del "incarnare l'anima di una nazione", ma se non viene capita una battuta spiritosa figurati se si posso affrontare certi argomenti.
Ho provato una volta a spiegare cosa rappresenti per un paese particolare un atleta particolare che ha svolto la propria carriera in un momento storico particolare, la risposta più intelligente tra le prime 10 arrivate è stata "massì, alla fine tutto il mondo è paese ed ogni nazione ha le proprie figurine..."
Guarda, meno male che sta biografia a puntate è finita perchè non ne potevo più. E nemmeno questa è una critica...

p.s.: mitski Goran!...

Simone ha detto...

@Poli:grazie.
Se penso alla mia passione per il basket,le prime immagini che mi affascinarono furono(in fotografia)quelle di due fuoriclasse dell'Aba sul Guerin Sportivo.
Julius Erving è quasi scontato,perchè nessuno della mia generazione poteva rimanere indifferente di fronte al Doc.
L'altro era questo signorino,alto 1 e 88...

http.//www.youtube.com/watch?v=k6OsKy1c5A0

E poi la Sinudyne della rinascita e l'icona Ignis/Mobilgirgi.
Ero già un "tifoso" atipico,adesso cerco solamente i gesti.
Collettivi ed individuali.
Tecnica,tattica e musicalità.

@Dane:il pezzo è essenziale.
E' come se rispecchiasse la pallacanestro di Petrovic prima di morire.
Ho lasciato da parte le vicende private,anche quelle di Klara.

Per completare la documentazione.

http://www.youtube.com/watch?v=EotEO905J1g

Italo Muti ha detto...

@Simone

hai evocato gli Dei del basket, per l'abbrivio fu L'Ignis Varese, Bob Morse e Yelverton, in primis, Slavnic, e con lo sbarco Nba, MAgic.
Ma i ricordi delle battaglie fra Ignis e Sinudyne Bologna, Chuck Jura e la Mobilquattro, Rieti con la sua favola, sono fra le cose al al limite fra nitidezza e mito.

Italo

Simone ha detto...

@Italo:prima o poi passerà anche l'odissea di Varese..

Italo Muti ha detto...

@Simone

Non vedo l'ora, devo ancora avere una cartolina con tutti gli autografi della Mobilgirgi, anno 1978-79 da qualche parte.

Italo

Dane ha detto...

"@Dane:il pezzo è essenziale.
E' come se rispecchiasse la pallacanestro di Petrovic prima di morire.
Ho lasciato da parte le vicende private,anche quelle di Klara."

Nema problema, va bene così, è già fin troppo... ;-)