di Stefano Olivari
Antonio Cassano ha mai detto a un avversario, con l’intento di innervosirlo, ‘sembri un malato di cancro’? Non ci risulta, ma se l’avesse fatto avremmo scritto che il ‘solito Cassano’ ha insultato Tizio, mancato di rispetto a Caio, ferito la sensibilità di Sempronio. Nella NBA e nello sport americano in genere tutto questo si chiama ‘trash talking’, che nell’accezione di noi sudditi a mgliaia di chilometri è qualcosa di accettabile e di quasi simpatico (nonostante il fatto che non lo accetteremmo mai dal Materazzi o dal Totti della situazione: e giù virulenti editoriali), mentre al di là dell’oceano genera dibattiti non dissimili quelli calcistici nostri.
L’ultimo caso ha riguardato Kevin Garnett, mai stato un mostro di simpatia e spesso collocato dalla parte delle vittime (per un certo periodo della carriera gli avversari provavano a condizionarlo dandogli dell’omosessuale), che durante la partita fra i suoi Celtics e i Pistons ha provato a far saltare i nervi di Charlie Villanueva dandogli appunto del malato di cancro. Per fortuna di Villanueva la mancanza di capelli deriva dall’alopecia e non dal cancro, ma le frasi di Garnett restano e sono state rese pubbliche proprio dal destinatario sull’inevitabile Twitter: ”KG called me a cancer patient, I’m pissed because, u know how many people died from cancer, and he’s tossing it like it’s a joke”. La versione di Garnett è diversa, visto che l’ala forte di Boston sostiene di avergli detto: ”Sei un tumore per la tua squadra” ed in ogni caso ha ricordato che quello che si dice in campo rimane in campo.
Non è che noi siamo in grado di ricostruire la frase vera, cosa che del resto non è riuscita nemmeno a chi era a bordo campo (per la cronaca i Celtics hanno stradominato: sia Garnett che Villanueva hanno giocato sui loro livelli), ma ferma restando la stupidità della presunta frase di Garnett ci limitiamo a ricordare che in questi casi si chiede ad atleti sotto stress e magari di cultura scarsa di usare una correttezza politica che non usa nemmeno il nostro vicino di scrivania. Fra i mille pareri il più interessante ci è sembrato quello letto su Espn.com di George Karl, allenatore dei Nuggets che al cancro è sopravvissuto: ”La competizione ci fa fare cose che non faremmo a mente fredda, sia sul piano pratico che su quello etico. Spesso anche noi allenatori ci comportiamo come bambini”. Siamo al 'tutto deve rimanere in campo' che vale per gli amici e non per i nemici.
17 commenti:
"che nell’accezione di noi sudditi a mgliaia di chilometri è qualcosa di accettabile e di quasi simpatico "
Eh certo, non è mica stata pronunciata da uno slavo in un derby balcanico...
"”Sei un tumore per la tua squadra” ed in ogni caso ha ricordato che quello che si dice in campo rimane in campo."
Ecco, già la chiosa mafiosa di Garnett ci fa presupporre che le cose siano andate proprio come dice Villanueva......
Ma poi...che razza di insulto sarebbe "sembri un malato di cancro"?
A me verrebbe da rispondere "per fortuna ho solo l'alopecia, tu invece sembri una testa di cazzo anche se non hai la riga in mezzo"...ma in tranquillità...quella roba lì è un'offesa per chi la dice...
Una volta ero giustificazionista totale, del genere 'uomini di calcio', ma adesso penso che lo stress dovrebbe valere per tutti o per nessuno...avrei voglia di insultare tantissima gente, spiegando poi che 'Le bollette, i creditori, le malattie, eccetera'...
Esatto Direttore, ha centrato il punto: una sentenza della Cassazione ha certificato che un capufficio non può nemmeno dare al sottoposto dell'incapace davanti a tutti, mentre invece battute sui tumori "sono cose che devono restare dentro al campo".
Sì, dentro al campo della maleducazione....
Qui la tensione non c'entra nulla. Garnett e' una merda, che spesso scientemente se la prende con chi non ha il suo status, con insulti verbali e provocazioni fisiche (la partita dopo questo episodio alza il gomito contro bogut), salvo poi scappare a gambe levate quando gente grossa quanto lui risponde a muso duro (no, contro shaq il gomito non l'ha mai alzato)
La sua difesa poi e' davvero ridicola
quoto transumante, aldilà dei discorsi sui massimi sistemi Garnett è forse il peggior bullo della lega e da quando ha vinto qualcosa (quando era a Minnesota al max piangeva durante le interviste) è solito prodursi in porcate di ogni tipo, sempre rigorosamente verso avversari inferiori per fama/stazza fisica
La cosa ancora più triste della stupidata di Garnett, è l'atteggiamento del mondo NBA su quello che è successo. Quasi tutti dalla parte dell'idiota.
Mentre la Lega è più preoccupata a punire gli sfoghi di frustrazione per un tiro andato male. Ridicoli.
Più "regolato" e più "da uomini" il trash talking nel NHL. Ci sono linee che non si passano mai.
Gli 'uomini di calcio' non esistono solo nel calcio...non è comunque sbagliato, secondo me, questo nuovo corso per quanto riguarda le proteste (anche espresse civilmente o solo con espressioni facciali)...nel basket e in tutti gli sport con una situazione dubbia ogni 3 secondi (pallanuoto, per dirne uno) le sceneggiate servono solo a crearsi crediti per le azioni successive...vale anche per i presidenti 'vulcanici' e per le vecchie glorie sfiatate...bene quindi la NBA, male chi rimane con i ducetti intimidatori...
Straquoto il Direttore, in questo sneso i piagnistei della Lazio sono vomitevoli: volevano il rigore in un'azione di fuorigioco. Credo sia record del mondo.
Ora, io capisco a caldo, ma insistere anche dopo aver visto la moviola è veramente da faccia di bronzo.
Tornando alle scuse di Garnett mi ha ricordato Allegri: signorissimo nel riconoscere il rigore per il Bari, patetico quando ha detto "non c'è stato nessuno screzio con Pato, così come non è successo niente tra virgolette tra Ibra e Oniewu...".
Cazzo, ma almeno non fare paragoni, cribbio!.....pure Sky ha ammesso che Galliani ha chiesto loro di censurare le immagini..... :-D
ricordo un episodio con protagonisti simeone e zago della roma:credo si trattasse di uno sputo,ma fu lo stesso simeone,che aveva ricevuto lo sputacchio,a chiudere la questione con una frase tipo quella di garnett sulle cose che devono restare in campo.ricordo che all'epoca ero giovane e giocavo,e ci ero rimasto malissimo,perchè pensavo che se mi avessero sputato addosso in campo mi sarei incazzato per una settimana.
cmq quoto chi ha ricordato che garnett non è nuovo a queste cose,non è esattamente un mostro di simpatia(modalità eufemismo on)e correttezza...
L'annuncio su Twitter è un segno dei tempi..
Ho sempre amato i Buster Keaton dello sport,espressivi unicamente con i loro gesti,ma la storia del trashtalking ci porterebbe in lande pericolose.
Trovo,al solito,più autentiche le pedivelle e le contrattazioni a buon mercato.
"Quanto vuoi per farmi vincere?"
"Se tiri ti lascio la tappa."
"Hai firmato il contratto per l'anno prossimo?"
Diretti e brutali.
Il cattivo gusto di alcune frasi cestistiche(e pallonare)è pari almeno all'ostentazione di certi atteggiamenti.
Che,purtroppo,pagano ampi dividendi nella considerazione dei tifosi e nell'esposizione mediatica.
L'esultanza grottesca,la provocazione verso la panchina avversaria,il bacio della maglia e via così.
Il risultato è che i pagliacci fanno sempre parlare,mentre altri rimangono(inspiegabilmente?)sottovalutati.
Nel calcio faccio l'esempio di Michael Laudrup,un gentiluomo dalle doti tecniche pazzesche ma poco cantato perchè troppo signore.
Nel basket uno come Tim Duncan è sempre stato considerato una iattura dai procteriani del marketing Nba.
Che preferiscono pubblicizzare(per il loro target famigliare..)i Bryant e i Garnett di questo mondo.
Io comunque trovo più inquietante l'atteggiamento del Jordan d'annata(1993)che parlava ai grigi chiamandoli per nome:della serie,fantozziana,"miei cari inferiori"...
O Nadal che si rivolge al giudice di sedia minacciandolo:"Vuoi ancora arbitrare un numero uno nella tua carriera?".
Simone, a me però risulta che Jordan si facesse a sua volta chiamare dai grigi per nome, e una volta spiegò una roba tipo "c'è gente che si dà del tu (traduco a spanne, in inglese non c'è il "tu"..., N.d.R.) col vigile di quartiere o con l'impiegato dell'ufficio delle tasse presso cui si reca ogni anno, per non parlare di secondini e carcerati.....non capisco la meraviglia nella confidenza tra persone che lavorano assieme un giorno sì ed uno no da anni ed anni....."
Trovo invece la minaccia di Nadal schifosamente mafiosa, McEnroe era di un altro pianeta.....
Ah, e il trashtalking è una cosa tipicamente americana, che si manifesta anche nel ciclismo (anche senza arrivare ad Armstrong), difatti recentemente mi è capitato di cazziare un americano per il suo comportamento in gara.....
@Dane:Macca parlando e lamentandosi perdeva le partite,Nadalito ha invece massimizzato tutto per arrivare alla vittoria.
Porta al limite,esasperandolo,ogni concetto regolamentare applicato alle fasi del gioco.
E' una macchina da guerra.
His Airness si comportava da padrone delle ferriere e agiva di conseguenza;il suo ego era straripante almeno quanto la capacità di controllare il corpo nella tonnara dell'area.
Era quasi ingestibile per tutti.
Soprattutto quello prima del "ritiro" nell'Ottobre 1993.
E' stato il primo atleta che si riferiva a se stesso parlando,costantemente,in terza persona...
Bryant ne ha replicato il pattern anche nell'atteggiamento:i suoi duelli verbali con Raja Bell erano eloquenti.
Rimango con la saggezza popolare del povero Panizza.
Miro sosteneva che i campioni,tranne alcune eccezioni,nascono fondamentalmente egoisti e carogna.
Mentre alcuni luogotenenti,dal motore simile ai fuoriclasse,diventano gregari perchè privi della cattiveria e della personalità necessaria.
@Dane: ho apprezzato molto il tuo riferimento al fatto che in inglese il "tu" non esiste. Mi ricorda la figura di m... fatta da un mio conoscente, un millantatore di prima classe che non per nulla ha fatto abbastanza carriera: per darsi arie, parlò delle sue frequentazioni americane ad un ingenuo interlocutore dicendo "xx e yy sono persone a cui io do del tu!". In inglese... Purtroppo il suo interlocutore non fu sufficientemente sveglio da fargli notare la sparata.
Questione etica a parte (KG è una vita che ne dice di tutti i colori in campo, provoca e si nasconde, perché alla fine non è uno cattivo, è solo uno esagerato e ossessionato :-D)... sul parquet, Garnett è tornato quello della stagione del titolo: rimbalzi e punti a iosa, merito anche di Rondo e dei centri di mole che si ritrova affianco (non che Perk non lo sia).
Villanueva è invece simpatico, intelligente e sicuramente una vittima nel caso in questione...
ma il suo acquisto ha ingolfato Detroit per un lustro, insieme a Ben Gordon. Giocatori di medio valore, che costano più di Rondo.
Della serie: la versione di Garnett è falsa, ma se non lo fosse ha detto una cosa sacrosanta.
L'acquisto di Villanueva ha distrutto il futuro dei Pistons in presunta ricostruzione.
:-)
@Simone: non intendevo lanciarmi nell'apologia dell'umiltà di Jordan, solo un riferimento al fatto specifico. Che poi i campioni siano per la maggior parte presuntuosi ed intrattabili è un fatto: d'altra parte, la personalità parte sempre dall'autostima.
C'è una sola persona al mondo convinta che Mazzola fosse più grande di Rivera: Mazzola. Ma è giusto così, perchè quando Mazzola scende in campo contro Rivera DEVE pensare "adesso ti spiego come si gioca a calcio!..."
Senza arrivare all'esempio estremo del pugilato dove se non sei presuntuoso e convinto di spaccare il mondo non ti conviene salire sul ring (pensate a Clay o Leonard...), sono poche le eccezioni (penso a Fausto Coppi, che aveva la metà della personalità del fratello...).
Poi io ricordo sempre che Monsieur De La Rochefoucault diceva che "chi ha carattere ha un brutto carattere!"... ;-)
@Gotta: avevo usato il TU nella mia traduzione barbara per far capire il concetto, chiaro che Jordan parlasse invece della confidenza e del chiamarsi per nome. Magari anche il tuo conoscente intendeva quello e si è concesso, come il sottoscritto, una licenza dialettica. Purtroppo, fidandomi di te, non mi meraviglierei del contrario... :-D
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