I cani di Alceo

di Oscar Eleni
Le doppie ricevute dei giornalisti, il Billy massacrato a Pesaro, le norme che livellano, il messaggio di Repesa e il balletto per Vitali. Voti a Recalcati, Tanjevic, Perdichizzi, Torino, Hackett, Proli, Maestranzi, Bulleri e Milano.

Oscar Eleni dal colle Ardizio, fra i cani di Alceo Rapa, prima della baia del re, prima di sentirsi calpestati dalla natura e dalle frane. Prima di perdere la memoria perché, dopo aver visto la mattanza di Siena, dove l’Armani è stata mangiata e sputata, volevamo sapere certe verità nascoste dal presidente dell’associazione ristoratori della provincia di Pesaro ed Urbino, dal maestro che ha rallegrato la vita di tanta gente servendo pesce imperiale, gamberoni che avevano un’anima, dall’uomo che na ha viste di ogni colore e non ha mai tradito Walter Scavolini e nessuno dei suoi ospiti, anche se erano giornalisti gaglioffi alla ricerca di doppie ricevute per pranzi gratuiti, anche se erano clienti turbolenti che amavano prendersi a pugni per motivi futili come il basket.

Insomma eravamo alla ricerca di una testimonianza per quella famosa partita del 1981 dove il Billy Milano, senza Meneghin, Gianelli e Gallinari, che certo erano più di Maciulis, Petravicius e Pecherov, prese una legnata storica (81-45) contro la fantasia di Kicanovic e i trucchi di Pero Skansi che nella finale scudetto, persa la prima in casa, stava per fare lo sgambetto al Peterson angosciato tenendo Kicia seduto in panca all’avvio con la scusa che era pronto ad uccidere D’Antoni per offese impensabili. Milano uscì da quella catastrofe vincendo il suo scudetto, iniziando la famosa età dell’oro.Oora Peterson dice che potrebbe ripetere il colpo, dimenticando, forse, che dall’altra parte non ci sono dottor Stranamore, ma degli ingegneri che sanno valorizzare ambiente e uomini del cantiere.

Volevamo sapere da Alceo se la domenica del vischio in faccia gli ricordava quelle giornate, quel campionato. Così tanto per capire se c’è ancora vita in questo campionato che le nuove regole di tesseramento, qualcuno se ne vanta stupito che la Gazza dei sospiri batta sempre sui tasti scordati, ed anche tecniche, hanno reso più equilibrato, ma non liberato dalle catene di chi ha rinnovato tutto perché nulla si rinnovasse nelle gerarchie del torneo. Certo Siena ha debolezze che la grande Europa, forse, non perdonerà, ma in Italia può tirare dritto perché fisicamente pagherà meno conti alla verticalità del gioco, perché la sua difesa potrebbe sigillare il quinto scudetto e anche fare sorprese lassù dove l’Eurolega tutela le sue squadre scoprendo che il Barcellona è quasi in crisi come il Real Madrid dopo la sconfitta in casa dell’Estudiantes appena battuto davanti ai suoi tifosi inimitabili dalla Benetton che ci riporta ad altri ristoratori per il basket.

Gelsomino Repesa, festeggiato da chi lo considerava re nella Bologna fortitudina, alla fine della partita vinta contro la Virtus, dopo aver ringraziato la gente di Treviso, ha voluto mandare un messaggio anche ai “ragazzi” che non hanno mai creduto alle fanfaluche di chi si allenava male e pretendeva di essere trattato da campione, ma soprattutto ad Ugo, una delle vittime dello sfascio fortitudino anche a livello tecnico, che da Rivabella ha custodito tante notti d’infelicità del nostro Shrek che fa benissimo ad andare cauto con questo ragazzi della Benetton che sono sempre nel gruppo e non, ad esempio, dove Carlo Recalcati ha portato Varese dimostrando che le squadre le costruisci bene soltanto se puoi scegliere gli uomini prima dei giocatori.

Repesa conosce l’artiglio del micione Charlie, lo stesso che ha sfregiato Pianigiani mentre lavorava al cantiere senese che resterà comunque aperto fino a marzo, il feroce unghione che ha preso per il collo Roma dove la setta degli allenatori estinti pretende, come ogni anno, sangue e testa di chi guida quella sfortunata società dove le cose non cambieranno mai se non si avrà il coraggio di riconoscere gli errori nella costruzione e certo il ballo inventato per rimandare Vitali a Montegranaro, sostituendolo con Maestranzi, non ha giovato a Lottomatica e Fabi che per questo prendono un meno sul diario, ma se la squadra di Pillastrini può permettersi l’inchino davanti al furore di Brindisi non si può dire la stessa cosa per il gruppo Boniciolli che, effettivante non è gruppo perché non difende, non corre, non sa come vivere insieme, sopportando l’insopportabile dai famosi italiani protetti, dal ragno Smith che, proprio per amicizia, dovrebbe essere il primo ad andare dal suo allenatore per dirgli che il suo tempo è finito, anche se qualche partita la sistema ancora.

Pagelle e tigelle, pagelle e branzini.

10 A Carlo RECALCATI che anche se dovesse fermare adesso il mondo potrebbe sempre dire a noi cacciatori di teste che gli allenatori non diventano fessi da un mese all’altro. Possono perdere energia e ritirarsi, come capitò a Peterson, ma se hanno la fame di vendetta del Charlie non si fermeranno mai.  
9 A Boscia TANJEVIC che intervistato dalla Provincia di Varese ha detto cose sublimi sull’invincibile armata di Nikolic, ha detto cose meravigliose sul giardino cestistico che ha portato alla fioritura Bulgheroni, che ci ha fatto malissimo ricordandoci cosa era e cosa avrebbe potuto essere Andrea Meneghin senza guai fisici, senza pensieri deboli da sostenere per tenere in piedi chi ha scambiato lo sport di squadra con il circo ed il tennis.  
8 Allo sceriffo PERDICHIZZI che non si è arreso anche quando sembrava che tutto dovesse andare a rotoli nella Brindisi partita con tanto entusiasmo, ma anche con tante cartucce bagnate. La ripresa, con il primo successo di Teramo, dice a Roma e Caserta che faranno bene a guardarsi intorno perché dalle stelle alle stalle si arriva presto.
7 Alla gente del basket di TORINO che si sta dando da fare per organizzare una bella finale di coppa Italia senza aspettarsi niente da chi l’aveva tradita rinunciando alle finali di Eurolega. Se davvero le quattro lombarde saranno nelle finali non ci sarà neppure il rischio di vedere troppi vuoti al Pala Isozaki.  
6 A HACKETT che, come E.T., ci ha fatto capire che se dici casa, se chiedi di ritornare a casa un motivo ci deve essere ed è questo che ogni società ed ogni allenatore deve tenere presente quando costruisce un gruppo. Certo per alcuni sarebbe bello che certi giocatori finti si presentassero in sede chiedendo di tornare a casa senza chiedere nulla in cambio. Purtroppo non succede.  
5 A Livio PROLI, presidente dell’Armani, che ha lasciato l’igloo di Siena dove la sua squadra era già in salamoia, alla fine del terzo quarto per correre verso un aeroporto, un volo per Vienna. Siamo sicuri che in Austria sarebbe arrivato in tempo lo stesso se prima avesse fatto sapere al gruppo che non c’erano scuse per l’umiliazione.  
4 Al SINDACATO ARBITRI che già tormenta la presidenza Zancanella e prepara agguati invece di garantirci nei confronti di chi sul campo è casalingo a prescindere, su chi tartassa i giovani con la scusa che li educa, sapendo bene di esasperarli nell’ingiustizia delle venialità, su chi non ha proprio idea di cosa deve essere uno sport di contatto.  
3 Al GENIO programmatore che nel mezzogiorno di Montepaschi-Armani ha infilato un bel Torino-Siena calcistico. Partita di vertice e serie B, un piatto che i ristoratori del basket avrebbero buttato nella spazzatura. Se poi ci verranno a dire che il calcio ha vinto negli ascolti diremo che quando sono andati in campo i pedatori sul legno duro del basket i predatori avevano già chiuso la loro partita.  
2 A VITALI e MAESTRANZI che se la sono presa per l’annunciato scambio che avrebbe dovuto sistemare i problemi di Roma e le incomprensioni di Montegranaro: hanno ragione se pensano che sarà comunque inferno se giochi male e non difendi, se tiri male e sei testardo, ma fossimo in loro avremmo già la valigia pronta e ci porteremmo dietro il veleno per il domani.  
1 A Massimo BULLERI che aveva promesso al Sabatini assediato da querelanti, circondato da chi gli chiede di pensare in grande per la Virtus prima che ad una Virtus grande polisportiva, di non essere crudele come gli ex Ford e Righetti, salvo poi pungerlo da aspide senza memoria nel finale che ha deciso una mezza crisi ed un trionfo dei verdi che apre nuove finestre sulla Marca.  
0 Alla MILANO che, per fortuna, non ha più paura di vedere cadere sotto la neve il suo palazzo dello sport perché è già accaduto, che non si vergogna di essere a livello terzomondo come impiantistica sportiva, che finge di non sapere che l’Armani giocherà una partita decisiva di Eurolega sul “neutro” di Biella. E volevano persino l’Olimpiade e, come basket, addirittura un europeo.

Oscar Eleni

1 commento:

GIORDANO ha detto...

Caro Oscar Eleni, a proposito di impanti sportivi a Milano, a quando un aricolo sui 50 anni del nostro mitico Palalido?