Ispirato da San Paolo

di Stefano Olivari
Qual è la frase più conosciuta e citata della storia dello sport? Vince per distacco, con la seconda classificata nemmeno all’orizzonte, ‘L’importante non è vincere, ma partecipare’. Attribuita a Pierre de Coubertin, il creatore del movimento olimpico moderno, nel corso dei decenni è stata collegata ad una molteplicità di personaggi. Ma un po’ come per la scoperta dell’America, non è importante chi sia arrivato cronologicamente per primo (Fenici o Vichinghi che fossero) ma chi ha saputo rendere questa scoperta un punto di svolta per il mondo.


Tornando alla mitica frase, la prima certezza è che De Coubertin effettivamente la pronunciò in maniera solenne, nel corso della cena di chiusura dei Giochi Olimpici del 1908 a Londra. La quarta edizione dell’era moderna, la prima bene organizzata dopo il pionierismo di Atene 1896, il super-sciovinismo di Parigi 1900 (con la comica della maratona vinta da chi aveva ‘tagliato’) e il baraccone di St.Louis 1904. Fin da subito il barone non spacciò la frase come originale, ma la attribuì a Ethelbert Talbot. Chi era costui? Un pastore anglicano, originario del Missouri e operativo in Pennsylvania, che aveva celebrato la Messa per gli atleti olimpici il 19 luglio a St. Paul’s Cathedral a Londra. Era nella capitale inglese per la Lambeth Conference, l’assemblea dei pastori anglicani di tutto il mondo, ma era stato conquistato dai Giochi.

La curiosità è che nemmeno Talbot era stato originale, perché nella sua predica in chiesa aveva ricordato una lettera di San Paolo ai Corinzi in cui si diceva che ”Nello stadio tutti corrono, ma solo uno conquista il premio. Correte anche voi in modo da conquistarlo”. Senza lanciarci in disquisizioni teologiche, non sembra che il significato fosse quello poi propagandato da De Coubertin, ma così come per il mito olimpico il barone aveva tirato fuori dal cilindro una sua rielaborazione piuttosto arbitraria. Lo scopo era spegnere le polemiche fra nazioni rivali, in particolare Stati Uniti e Gran Bretagna, esplose in molte discipline: tutto sommato fu raggiunto. L’immortalità della frase sarebbe arrivata nel 1932, quando De Coubertin la inserì all’interno del messaggio olimpico da leggere a Los Angeles.

stefano@indiscreto.it
(pubblicato sul Guerin Sportivo)

4 commenti:

Unknown ha detto...

la frase di decoubertiniana memoria è a mio parere una delle pelose e antisportive affermazioni di sempre. Interessante questa scoperta che il messaggio cattolico, mondo da sempre tacciato di moralismo e quindi in via teorica perfettamente allineato con "l'importante è partecipare", poi in realtà dica l'esatto opposto...

Unknown ha detto...

completo il pensiero. Per me la mentalità adeguata è quella racchiusa in questa di Vince Lombardi "Credo fermamente che l'ora più bella per ogni uomo, la completa realizzazione di tutto quello che gli sta più a cuore, sia il momento in cui, avendo dato l'anima per una buona causa, egli giace esausto sul campo di battaglia. Vittorioso."

jeffbuckley ha detto...

C'entra poco col post ma a me piace una frase detta da meneghin (poi non so se era sua...): "io gioco per dicertirmi ma mi pagano per vincere.."

charliegeorge ha detto...

era divertente il coretto basket anni 80, ma usato anche dopo per sfottere gli avversari sconfitti verso la fine dela partita. il nome dell'allenatore nemico era intercambiabile (l'ho sentito mille volte usato contro Bianchini, ovvio...)
"oh Bianchini, non ti arrabbiare/
l'importante è partecipare"