di Stefano Olivari
Vincere sul calcio è più difficile che scommettendo su altre discipline: luogo comune fondato, ma non per colpa della presunta minore prevedibilità del calcio. L’1,75 sulla vittoria del Milan sabato scorso a Catania era infatti basato sugli stessi principi di quello su Djokovic nella finale degli Australian Open contro Murray: probabilità sportiva, volumi di gioco sul Milan e su Djokovic, informazioni, collocazione geografica (un bookmaker serbo avrebbe pagato qualche centesimo in più il Milan e qualcuno in meno l’idolo di casa).
La vera differenza è risieduta nel numero di risultati finali possibili, i tre del calcio contro i due del tennis. I tanti servizi di comparazione quote che ci sono sul web indicano infatti che nel 2010 il margine del banco (calcolato nel solito modo: la somma di 100 diviso per le singole quote) sui giochi a 3 segni è stato di almeno l’1% superiore a quello dei giochi a 2 segni. Il motivo è uno: più segni (quando si gioca sul risultato esatto, ad esempio) significano presenza di quote più alte e quindi teorica possibilità di ‘saltare’, limitata appunto da offerte mediamente meno generose nei confronti del pubblico. Per avere i vantaggi degli amanti del tennis, a quelli del calcio basterà quindi operare nel mondo a due segni (over-under, goal-no goal, doppia chance risultato, eccetera) evitando l’1X2 da vecchia schedina o altre scommesse con un numero di segni maggiore. Il vantaggio nel vantaggio è poi anche quello di rendere più intuitiva e immediata la copertura live, sfruttando al meglio i cambi di direzione della partita.
stefano@indiscreto.it
(pubblicato sul Giornale)
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