Chi non vuole il Chievo da scudetto

Juventus, Inter, Milan, Roma e Napoli raccolgono insieme almeno l’80% dei tifosi italiani, è una delle poche stime su cui tutti i sondaggisti concordano. Nessuno lo nega, nemmeno le altre 15 di quella che per convenzione chiamiamo serie A. Però la battaglia per la divisione di 200 milioni di diritti televisivi (il 25% del totale), fondata su un bizantinismo della anti-liberale legge Melandri, è molto più che una questione di soldi e riguarda l’intero modello di sviluppo del nostro calcio.
In sintesi: meglio poche squadre fortissime che perpetuano il proprio potere e (a volte) fanno strada in Champions League o far crescere una classe media con speranze di arrivare in alto nel giro di qualche anno? Una domanda impopolare, proprio per l’esistenza dell’80% di cui sopra. Siccome a un interista non importa del futuro della Fiorentina e a uno juventino di quello del Lecce, bisogna chiedersi che cosa si vorrà vendere in futuro al mondo e agli stessi (tele) spettatori italiani: il prodotto serie A o la solita cavalcata di due o tre grandi con la speranza che l’assegnazione dello scudetto sia incerta fino alla fine?
Perchè il punto è proprio questo: il tifoso di una delle cinque è pronto a sottolineare i complotti delle altre, ma non accetterebbe mai di essere considerato politicamente della stessa importanza del Chievo. Soprattutto non accetterebbe mai che il sistema debba creare le condizioni per cui il Chievo nell’arco di 3 stagioni possa passare dall’obbiettivo salvezza a quello scudetto, visto che partecipa allo stesso torneo delle altre 19 squadre. Il 2011 è 30 anni dopo il 1981 ed è quindi impossibile spiegare a un bambino genovese perchè arrivata alle soglie della Champions League la sua squadra si è di fatto auto-smantellata senza avere problemi finanziari, un po’ perchè i giocatori chiave hanno capito che lì non si sarebbe mai vinto e un po’ perchè Garrone ha pensato che ci fosse un muro invalicabile.
La chiave del discorso è questa, non l’integrazione fra tifoso e simpatizzante (peraltro discutibilissima: il tifoso compra quasi tutto, il simpatizzante quasi niente). Facile previsione: le cinque grandi proporranno e faranno proporre dai loro giornalisti la barzelletta della distanza da Barcellona e Real Madrid, senza pensare all’importanza dell’Europa League (e quindi della classe media) nel determinare il ranking Uefa e alla posizione in Bundesliga dello Schalke 04 o in Premier league del Tottenham, le altre 15 accetteranno un compromesso. L’importante è non sapere in quale direzione si sta andando, forse ricordando la famosa frase di Andreotti su Cristoforo Colombo. Inutile prendersela con i Galliani della situazione, la verità è che gran parte di quell’80% di tifosi non è culturalmente pronta ad accettare un ricambio. Meglio fregarci fra di noi, a rotazione, che mettere in discussione il dogma delle grandi. Come se Juventus, Inter e Milan fossero seguite in tutta Italia per diritto divino e non perché nel corso di un secolo hanno sempre vinto o almeno avuto campioni di grande popolarità. Una situazione evidente guardando il Napoli, al quale sono bastati sei anni e mezzo di Maradona per guadagnare decine di migliaia di tifosi fuori dal suo naturale bacino di utenza, o il Torino nella fascia di età di chi è stato bambino negli anni Quaranta.
Stefano Olivari
stefano@indiscreto.it
(pubblicato sul Guerin Sportivo)

39 commenti:

Roberto Gotta ha detto...

Stefano, sei un genio del marketing: stai per pubblicare un libro sul football in un capitolo del quale viene sbertucciata la pratica italiana dei "bacini di utenza" e hai pubblicato un post apposito... :-)

Stefano Olivari ha detto...

Mi hai scoperto subito...ho già pronta la foto per la copertina di Capital, con la mano sul mento...

Italo Muti ha detto...

@Direttore

non è meglio Fortune con un sigaro cubano fra le dita? Gordon lo esige

Italo

Roberto Gotta ha detto...

Mano sul mento con luce di sbieco a evidenziare il profilo; sigaro cubano come dice il grande Italo; posa di trequarti a braccia incrociate e fiato trattenuto, sullo sfondo della scrivania o dello stabilimento

Italo Muti ha detto...

@All

Una battaglia è vinta prima di essere combattuta

Italo

Roberto Gotta ha detto...

@Italo: mai vinta una, non saprei dirti, dunque mi fido... perché so che sai

Italo Muti ha detto...

@BobtheOne

Il problema è sapere e non poter dire...sai i giuramenti....per alcuni insormontabili e sacri, per altri robetta da poco.

Italo

cuginostivi ha detto...

Secondo me il discorso è un po' più ampio, lo status di grande si può anche acquisire se arriva l'investitore munifico, ma l'investitore munifico arriva solo se il movimento calcio-paese attiva una resa (di visibilità ed economica), il discorso è proprio qui, si mantiene lo status attuale in modo da non ricevere "interferenze" esterne e poter spadroneggiare sulla penisola in modo quanto meno da poter sfoggiare al popolo il "titulo". Ma immaginate lo sconquasso nelle "grandi" se arrivasse un Abramovich(vero eh... non come quel cialtrone giù a roma)?

Hate Elkann ha detto...

La lotta delle 5 big, in questo caso specifico, è sacrosanta.

La cosa vergognosa è che si scannano tutti per avere una fetta più grande dello stesso tortino di riso, nessuno che pensi a come farlo lievitare, il tortino, a beneficio di tutti.

eltopo1971 ha detto...

roberto gotta

OT: stai seguendo i draft nfl?

Stefano Olivari ha detto...

Nel 2011 (e non nel 1971) bisogna dare un bambino veronese un motivo per sperare nel Chievo, se no è meglio che tifi Barcellona...così sta già accadendo, chi ha figli (non io, quindi, ma ho varie tasse da pagare) lo potrà confermare: bambini super-appassionati di calcio che sanno tutto del Chelsea ma faticherebbero a recitare la formazione della Fiorentina...

Leo ha detto...

Il bacino d'utenza contingente è frutto delle vittorie passate: i tifosi in aumento di Inter o Chelsea o Barca di questi 5 anni, daranno i loro frutti registrabili, tra 10-15 anni.
Nato nell'81, sono cresciuto a Milano e sono diventato interista vedendo la cavalcata dell'89. Altri avranno preso la via rossonera ammirando Van Basten.
Ad oggi, ognuno è fermo sulle proprie e guarda con distaccato piacere gli exploit di Udinese e Chievo.
Il problema dei tifosi del futuro è che i bambini di oggi vanno molto meno allo stadio e non hanno l'emozione della squadra dal vivo.
Quindi davanti al televisore tra Messi e Maccarone è più facile innamorarsi del Barcellona piuttosto che della Samp.

MB ha detto...

La vendita collettiva dei diritti secondo me produce per forza un conflitto di interessi, perché promuovere il "prodotto Serie A" per le grandi squadre vuol dire non solo nel breve periodo privarsi di un tot di soldi da investire subito nel mercato, ma anche nel lungo periodo rischiare di trovarsi in un campionato più livellato e aperto dove per vincere non basta superare le solite una o due rivali.
Avrebbe forse senso se a vendere i diritti collettivi fosse un organo "istituzionale", tipo figc, che in cambio di una licenza alle tv per sfruttare il marchio calcio raccoglie dei soldi da investire nello sviluppo del movimento, facendo crescere di livello il campionato. Soldi che poi finirebbero comunque alle squadre, sotto forma più di "sussidio" che di contratto commerciale... E' inutile, ho una mentalità tipicamente statalista.

MB ha detto...

Sul tifo dei bambini del Chievo: non sono sicuro che sia solo questione di vittorie o possibilità di vincere. Il tifo è (anche) espressione di identità territoriale, per cui i bambini veronesi cresciuti andando a vedere ogni tanto il Chievo (o l'Hellas) allo stadio con il papà probabilmente finiranno per tifare quello, anche se perde sempre e va in serie B. Se lo stadio diventa un posto costoso e/o pericoloso e se il papà ha il pacchetto sky calcio completo e se ne sta sul divano a vedere solo i big match delle milanesi o della juve, ovviamente anche le preferenze del bambino ne risentiranno.

ceccotoccami ha detto...

Leo, sei il Leo o un altro Leo? Spero un altro Leo e non il solito Leo. Me lo confermi?

eltopo1971 ha detto...

nelle piccole città si tende sì a fare il tifo per la squadra locale e contemporanemente ad essere interista/milanista/juventino..

mario ha detto...

mah, io sono tifoso di una delle 5 grandi e sono molto disposto ad accettare il Chievo campione. Se se lo merita, benvenga, gli faccio i complimenti.
Poi questo discorso del ricambio, non lo capisco molto. Cosa vuol dire ricambio? Da sempre, non solo in Italia, ma in tutta Europa lo scudetto lo vincono quasi sempre le stesse. Facciamo un analisi statistica dei campionati nazionali - squadre, vediamo quanto è alto il coeficente di concentrazione (il Gini Index ad es.) e scommetto che più o meno sara lo stesso in tutti i paesi europei.

Marco ha detto...

Io risolverei tutto spegnendo il calcio in tivù e (ri)acccendendo quello allo stadio.

lattimer ha detto...

Buongiorno a tutti.
Mi limito ad una osservazione: calcolatrice alla mano, come un Galliani qualsiasi, voglio aumentare gli introiti per la mia società. Faccio le cose in grande, vado a cercare a livello mondiale quale sia il modello sportivo di business che mi produce il maggior fatturato e provo a traslarlo sulla mia realtà.
Purtroppo la risposta sarebbe "National Football League", ove l'assioma alla base di tutto è che ".....anche il Chievo della situazione possa competere, nel giro di 2-3 anni, per il titolo", con un bell'addio alle tipiche ed italiche rendite di posizione.

Brutta cosa la vera concorrenza !

mario ha detto...

P.s. Direttore, mi hai appena fatto ricordare una cosa.
Non so quanto voluta, ma questo esempio del 80% dei tifosi concentrato su 5 squadre è l'ennesima dimostrazione di una legge famosa. La legge di Pareto 80/20 beh in questo caso 80/25 (5 squadre ovvero il 25% squadre SerieA) L'80% del fatturato avviene con il 20% dei clienti, l'80% del budget familiare è concentrato sul 20% degli acquisti/operazioni, l'80% della riccheza è concentrato nelle mani del 20% (poi cè un 80/20 che tira in ballo la moralita delle donne ma qui sorvoliamo :-) )

Un gobbo ha detto...

Un bambino veronese che tiene al chievo non diventerà mai adulto perchè il padre tifoso dell'hellas lo fa fuori prima..:-)

Scherzi a parte,io sono per gli estremi : o si divide tutto in parti uguali,o ognuno tratta singolarmente

Nick ha detto...

Ma come "sorvoliamo"?
E' quello l'esempio più efficace per mandare a memoria il tutto! :D

sono molto disposto ad accettare il Chievo campione. Se se lo merita, benvenga, gli faccio i complimenti.
Infatti qui sopra abbiamo imparato tutti a conoscerti come uno che accetta con serenità le vittorie altrui...:D
(si scherza, eh...ma era servita su un piatto d'argento)

mario ha detto...

@ Nick
ovviamente le nostre fanno parte di quel 20% eh. Almeno cosi crediamo e cosi diciamo tutti, anche se quel 20% tale rimane, non aumenta :-D
p.s.
Infatti qui sopra abbiamo imparato tutti a conoscerti come uno che accetta con serenità le vittorie altrui
forse mi stai confondendo con un altro mario, perchè io scrivo raramente qui. Non si come si fa per cambiare il nick.

spike ha detto...

Fermi tutti!

vuoi dire che ci sono DUE mario?

Nick ha detto...

Oh porca miseria...allora chiedo scusa!!

PS: il nonno di un mio amico una volta mi raccontò che "sono di due tipi: le *** e quelle che volano. Tu che volano ne hai mai viste?"

mario ha detto...

@ spike
mah, io sara la terza forse la quarta volta che scrivo qua, anche se Stefano Olivari lo leggo dai tempi del vechio indiscreto. A proposito nel vecchio scriveva un giornalista del Manifesto, Pippo Russo. Dov'è finito? Mi faceva morire dalle risate.
Cmq devo vedere come si cambia questo nickname. Strano che accetti due persone con lo stesso nick.

Krug ha detto...

Mah, non lo so, io tifo Triestina e sinceramente non lo faccio sicuramente perchè ho una speranza che vinca il titolo ma semplicemente perchè faccio parte (mi sento parte) di una comunità che bene o male si identifica con questa squadra; effettivamente vedo frotte di ragazzini della mia città che tifano per una grande italiana (come capitava a me da piccolo) e simpatizzano per un top team straniero (cosa che ai miei tempi non capitava visto che del Liverpool si sapeva a malapena che la divisa fosse rossa grazie ai mitici inserti del Guerino), resta il fatto che se la squadra locale dovesse affrontare una di queste sceglierebbero indubbiamente la prima: riguardo la Nfl toglietevi dalla testa che lì un Chievo potrebbe vincere il titolo; semplicemente lì il Chievo non esisterebbe, sarebbe emigrato in un'altra città oppure Campedelli avrebbe comprato l'Hellas; di Chievo nello sport americano ne esiste uno (i Packers) ma è un'anomalia sancita dallo statuto del club stesso...

Leo ha detto...

sono un nuovo Leo, è la prima volta che scrivo.

Credo che stiamo dicendo tutti la stessa cosa: l'attaccamento alla squadra locale è figlio di valori e usanze che si apprendono sin da piccoli: andare in quello stadio, vivere fianco a fianco con tifosi della stessa squadra, avere un rapporto "intimo" con quella squadra.

Quando il Barcellona inneggia con MAS QUE UN CLUB, intende un sottobosco fatto di nazionalismo catalano, antimadridismo, amore verso la città e la sua storia.
Come la Roma in Italia, o il Napoli.
Di sicuro non facciamo parte di quel target noi che adoriamo calcisticamente Messi o Totti ma viviamo a mille kilometri.

Il problema generale si chiama globalizzazione: chi ha nome, soldi ed esperienza si ingigantisce; la piccola realtà è destinata a sparire o a concentrarsi in un prodotto di nicchia.

Vale per il fruttivendolo sotto casa che chiude perchè c'è la coop;
vale per il camionista della zona che soccombe con bartolini; vale per la parrucchiera a cui la catena di jean luis david succhia i clienti ecc.

In Italia tutti tiferanno per una delle 5 note + la loro squadra cittadina.

stero ha detto...

@lattimer
Brutta cosa la vera concorrenza !

Se chiedi a Galliani chi siano (fossero) Adam Smith o milton friedman ti risponderebbe probabilmente la coppia gol del manchester utd...

Mi sembre ovvio che chi ha un vantaggio competitvo dato da rendita da posizione in una societa` post-feudale come quella italiana, non la molli. e fa pure bene.
non che bill gates sia nato liberista. ci si adegua al sistema economico in cui si esercita. e i capitali tendono sempre alla concentrazione.

a parte queste perle di economia da bignami, leggevo oggi su dagospia di delvecchio che accoglie galateri a generali e blabla. well, l`occhialaio definisce galateri non solo capace e serio (chi ne dubita), ma anche giovane.

galateri ha 64 anni.

magari una morale c`e`.

lattimer ha detto...

L'esempio del Chievo non si riferiva alle dimensioni societarie quanto alla posizione in classifica nel campionato (togli il Chievo, metti un Bologna qualsiasi, o Lecce, Bari, etc etc).
Continuando nel paragone, va da sè che i requisiti finanziari richiesti alle società sarebbero tali da falcidiare buona parte della serie A.

Più vado avanti nel ragionamento (che vi risparmio per vostro bene), più mi convinco che tempo 5-6 anni la serie A non esisterà più, in una sorta di implosione stile "buco nero".

E intanto, avanti con i sondaggi. Mah !

lattimer ha detto...

@ leo:
Perdonami, ma non nascondiamo l'incompetenza di chi dovrebbe avere una visione un minimo lungimirante con la globalizzazione e i fattori di scala.

Quanto sento parlare certi presidenti nostrani di stadi di proprietà e tassazione agevolata mi rendo conto che non siamo più alla frutta ma al secondo giro di limoncino offerto dal ristorante; ci resta solo che alzarci e uscire che il locale deve chiudere.

Italo Muti ha detto...

@Stero

Galateri va a bilanciare Perissinotto. In ogni caso, Mediobanca, Fiat, De Agostini il CV. Si torna al solito tran tran.
Per Generali è comunque giovane.

Italo

ceccotoccami ha detto...

due Leo, due Mario... la cosa comincia a farsi complicata...

Krug ha detto...

"Per Generali è comunque giovane."

Effettivamente, vicino a Barnheim sembra un pupo...

Roberto Gotta ha detto...

@eltopo1971: pochino, nel senso che stamattina ho visto chi è stato scelto e nei prossimi giorni vedrò il resto, ma non avevo tempo di approfondire, che poi per me significa cercare di conoscere i giocatori e non certo sprecare tempo a capire chi va qua e chi va là. E devo dire che seguendo NFL Network da stamattina (audio, nel senso che la finestra video è coperta dai file aperti) sento una marea di chiacchiere e congetture: molto ben fatte, solo gente esperta e non i Teocoli o le Canalis, ma alla fine tutto quel che si dice in queste ore o questi giorni lascia il tempo che trova...
@lattimer: hai menzionato la NFL, io sul blog del Guerino, dove era uscito in originale questo post, avevo commentato così: "Il discorso dei bacini di utenza è ridicolo. Le cinque che indichi tu, che litigano sulla soglia del negozio e si spartiscono i denari nel retrobottega, spesso fanno riferimento al modello delle leghe USA, sapendo che i cronisti che trascrivono a bocca aperta non hanno idea che laggiù il “Chievo” può vincere il titolo ogni anno (è anche vero che il “Chievo” americano riempie lo stadio, qui nemmeno una tribuna, ma forse proprio perché non ha speranze di vincere). Quando nel 1995 Jerry Jones, proprietario del Dallas Cowboys e grande imprenditore ma un po’ troppo individualista, fece contro-causa alla NFL, lo fece gestirsi in proprio il merchandising: nemmeno lui avrebbe mai pensato di farlo con i diritti tv, che sono distribuiti in parti completamente e totalmente uguali. Ah già, dimenticavo, le squadre NFL non hanno la scusa di dover essere competitive in Champions League… E non pagano nemmeno diritti di immagine in nero, che si vergognino!". Direi che ci siamo...

lattimer ha detto...

Roberto, perdonami, non avevo letto il tuo intervento sul Guerino, sembra quasi che ti abbia copiat....ehm, citato pari pari.
Direi proprio di si, il concetto sui cui giriamo intorno comunque è sempre quello.

Nick ha detto...

Scusate,
ma la Roma quanti tifosi ha?

Cioè, tornano al discorso fatto da mario
sicuri che le "magnifiche 5" non siano in realtà magnifiche 4?
Tornerebbe anche il solito 80/20, fra l'altro...

Leo ha detto...

Nick ti quoto, e oltretutto non credo che, in totale, nel senso di tifosi veri (che spendono), simpatizzanti, o abbonati sky e premium, i numeri di Napoli e Roma siano così diversi da quelli di Fiorentina o Lazio (ma anche Genoa). Cambia solo la capacità di riempimento dello stadio, data da città metropoli (illuminante in questo senso il caso Juve). Sarei curioso di leggere una presunta classifica.

Leo ha detto...

Ho trovato questo:
Da Repubblica.it ecco il numero dei tifosi, dopo le rilevazioni giugno-luglio 2008 della Nielsen Italia spa. In vetta non cambia nulla con la Juventus seguita da Inter e Milan. Il Napoli incalza dopo il suo ritorno nella massima serie e ha superato Roma, Fiorentina e Lazio. La serie A è spaccata nettamente in due. Ai 10 milioni di juventini, rispondono i poco più di 100.000 tifosi di Atalanta e Lecce, i 38.500 del Siena e i 4.800 del Chievo. Piccole realtà che a volte rendono dura la vita alle grandi.

Ecco la classifica : 1) Juventus 10.040.000; 2) Inter 5.928.000; 3) Milan 5.818.000; 4) Napoli 2.887.000; 5) Roma 2.493.000; 6) Fiorentina 2.080.000; 7)Lazio 1.791.000; 8) Palermo 1.470.000; 9) Torino 1.153.000; 10) Genoa 1.030.000; 11) Bologna 871.000; 12) Catania 649.000; 13) Sampdoria 585.000; 14) Cagliari 312.000; 15) Udinese 298.000; 16) Reggina 176.000; 17) Atalanta 119.000; 18) Lecce 105.000; 19) Siena 38.500; 20) Chievo 4.800.

E questo:
TABELLA BACINI DI UTENZA DELLE TIFOSERIE DI SERIE “A” (stagione 2009/2010):

1) JUVENTUS: 13,3 MLN DI TIFOSI
2) MILAN: 11,4 MLN
3) INTER: 10,9 MLN
4) NAPOLI: 4 MLN
5) ROMA: 3 MLN
6) FIORENTINA: 2,3 MLN
7) CAGLIARI: 1,2 MLN
8) BOLOGNA: 1 MLN
9) PALERMO: 1 MLN
10) GENOA: 0,7 MLN
11) LAZIO: 0,6 MLN
12) UDINESE: 0,5 MLN
13) SAMPDORIA: 0,4 MLN
14) PARMA: 0,4 MLN
15) BARI: 0,3 MLN
16) ATALANTA: 0,2 MLN (quest’anno in B)
17) CATANIA: 0,2 MLN
18) CHIEVO VR: 0,1 MLN
19) SIENA: 0,1 MLN (quest’anno in B)
20) LIVORNO: 0,1 MLN (quest’anno in B)

Fonte: Format research-istituto Sporteconomy – data rilevazione indagine: gennaio 2010 (campionato serie A - 2009/2010)