di Stefano Olivari
Gli scommettitori professionisti raramente impegnano su un singolo evento più dell’uno per cento del capitale, ma non è certo con lo ‘smart money’ (traduzione grossolana: soldi puntati usando la testa) che il banco prospera. Qual è dunque il profilo preferito del dilettante, dal punto di vista del bookmaker?
Prendendo per buoni i form di iscrizione, il giocatore statisticamente più perdente sulle scommesse sportive ha in ogni parte del mondo tre caratteristiche: maschio, di scolarizzazione medio-bassa, lavoratore autonomo o imprenditore. I pay-out, cioé le percentuali sulle giocate che ritornano ai giocatori, con soggetti del genere sono in media di circa il 5% inferiori alla media a parità di bookmaker: e il 5% calcolato su centinaia di milioni di euro non è poco. La spiegazione della statistica potrebbe essere che il maschio, a parità di ogni altra condizione, ha la presunzione di saperla sempre più lunga senza informarsi più di tanto. La moglie gioca sul Milan perché conosce solo il Milan, il marito si picca di conoscere anche le condizioni fisiche del Rosenborg. Scolarizzazione medio-bassa significa di solito non comprendere i pochi principi matematici che servono per non rovinarsi, mentre è interessante il discorso sul tipo di lavoro: viene in mente la teoria di Michael Franzese, l’ex boss mafioso americano diventato consulente dell’FBI per il gioco d’azzardo. Franzese, che conosceva personalmente molti atleti scommettitori, sosteneva che quelli degli sport individuali avessero una propensione al rischio enormemente superiore rispetto a quelli degli sport di squadra.
stefano@indiscreto.it
(pubblicato sul Giornale)
2 commenti:
Ciao Stefano e complimenti come sempre.
I dati di cui parlavi son quelli che emergono dalla stastistica, per cui inconfutabili.
Ci sono altri fattori però che quella statistica non tiene in considerazione e sono quelli che sommati ad altri fan si che il 95% circa degli scommettitori vada sotto.
Attenendomi però ai tuoi dati, sul discorso scolarizzazione, che giustamente hai sottolineato tu è quello che impedisce di assimilare le due o tre regolette matematiche indispensabili, io aggiungerei anche la specie di "rifiuto", "rigetto" o più elegantemente desuetudine di queste persone a voler imparare e formarsi, anche qui non si tratta di essere geni ma solamente di cercare di capire le regole fondamentali per giocare se non ad armi pari, perlomeno consapevoli dei rischi..............
Da sempre verifico che le persone meno sono colte, meno hanno l'atteggiamento ad impegnarsi per imparare.
Saluti cari
E' una statistica che deriva dai form di iscrizione ai siti, dove spesso si dichiara il falso (per dire, la percentuale di imprenditori è sempre più alta della media nazionale: tutti si sentono imprenditori dentro...), quindi va presa per quello che è...di sicuro, come dici tu, la base del successo dei bookmaker è il rifiuto psicologico di regole matematiche elementari...del resto, se il cliente medio fosse perfettamente razionale, gli istituti di credito al consumo fallirebbero...
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