di Stefano Olivari
Disagio sociale a Vancouver. Di sicuro ci sarà qualche consigliere comunale della città della British Columbia, magari con un passato giovanile da terrorista (chi non ce l’ha oggigiorno?) a tirar fuori l’arma più amata dai giustificazionisti d’aria, di terra e di mare, per spiegare la vera e propria guerra scatenatasi in città dopo la vittoria dei Boston Bruins in garasette della finale del campionato NHL una settimana fa.
Mentre Chara, Bergeron e Marchand alzavano la Stanley Cup il centro di Vancouver è stato distrutto da centinaia di persone apparentemente normali (non i black bloc della situazione, per intenderci), a visto scoperto, con migliaia di fiancheggiatori: che magari non spaccavano vetrine e rovesciavano auto, ma erano lì ad assistere facendo anche foto ricordo. Nessun morto, almeno mentre stiamo scrivendo, ma tanta paura e le inevitabili storie 'curiose' (quella che ha preso spunto dai due ragazzi abbracciati con il casino a pochi metri, per dirne una) al cui confronto quella Clooney-Canalis è interessantissima. Fatti non molto diversi da quelli del 1994, anche in quell’occasione per una sconfitta in garasette di finale (contro i New York Rangers). Nella versione 2011 la guerriglia è andata avanti per 4 ore dopo la fine della partita, con episodi di saccheggio che hanno unito fan di hockey (come si evinceva dalle casacche) e semplici passanti: viste sul web varie foto di donne che avevano depredato una profumeria… Cose che non c’entrano con lo sport, direbbe il bravo dirigente di società timoroso per eventuali richieste di danni. Siamo tutti colpevoli, aggiungerebbe il giornalista moggiano che ci sarà di sicuro anche a Vancouver (anche in British Columbia tutti colpevoli?). Invece lo sport c’entra eccome, perché solo quando la situazione degenera ci si rende conto di quale sia la vera funzione di questo circo capace di presidiare il tempo libero di ogni ceto sociale. Stadi ordinati e strade violente oppure il contrario? Il nostro non è un discorso in negativo, anzi. Pensate a cosa sarebbero le strade se non ci fosse lo sport a canalizzare l’aggressività e gli istinti peggiori egli esseri umani. L’hockey ghiaccio in Canada, il calcio in Italia, il cricket in Pakistan, eccetera. Per questo ci commuove l’immenso Steve Nash, fra l’altro cognato del giocatore dei Canucks Manny Malhotra, che su Twitter invitava a fermare le violenze e a pensare all’anno prossimo, ‘perchè abbiamo una grande squadra’. Il problema non è la grande squadra, ma che ci vuole la grande squadra per rendere possibile la convivenza civile. In alternativa una guerra ogni tanto. Un commento di Marinetti sarebbe stato più appropriato, noi da modesti copincollatori sfruttiamo una segnalazione di Tani e invitiamo a leggere questo articolo di National Geographic News.
stefano@indiscreto.it
(attualizzazione di un articolo scritto per il Guerin Sportivo)
13 commenti:
Sogno Stefano a dirigere la Gazzetta un giorno... Avrebbe vita brevissima, ma ci assicurerebbe un paio di mesi ESTREMAMENTE interessanti!
"You're finding satisfaction in a team that you're not finding in your own life," Najimy said. "When people lose perspective, that's when the trouble starts. Don't take the game too seriously—it's not your win or loss, it's the team's."
Questa frase colpisce dritto nel cuore del problema, almeno da un lato della medaglia, quello dei fans.
Poi c'è l'altro lato, quello cioè di chi non gliene frega nulla dell'evento sportivo ma lo sfrutta solo per nascondersi nella massa e fare casino.
Mesi?!? Il tempo di vedere la prima pagina del primo giorno della direzone Olivari in Gazza nell'edizione della notte del Tg (qualsiasi) che il Cda RCS riunito d'urgenza alle 8....le 9....facciamo le 14.30, lo caccia con effetto immediato......
non ha nulla a che fare con l'oggetto dell'articolo, ma in materia di hockey mi ha molto incuriositio l'annuncio di oggi che Milano potrebbbe nel prossimo futuro avere una squadra nella Kontinental Hockey League, il campionato russo e delle repubbliche ex-URSS.
Personalmente trovo esaltante l'idea di scontri con le varie Metallurg Magnitogorsk,Yugra Khanty-Mansiysk e Sibir Novosibirsk, anche se qualche dubbio di fattibilità mi viene, a cominciare dalla logistica di trasferte in Siberia e Kazakistan al cui confronto i roadtrips dell'NBA sono gite fuori porta
Parlato prima sul Muro dello Sport della vergogna di Vancouver, vale la pena segnalare il dopo.
Subito dei volontari, senza che nessuno lo chiedesse, si sono messi a pulire le strade e molti genitori hanno costretto i loro figli coinvolti nei casini a consegnarsi alla polizia.
beh tani proprio come da noi no ? ;)
esatto, spike! ;-))
Le mamme degli ultras...quanto alla KHL, Igor Lario Novo è stato investito due ore fa dell'onere di spiegarci tutto...
Io invece, chissà perchè, mi aspettavo un articolo di Igor proprio sui fatti di Vancouver..........
Lo sport ha anche la funzione,triste,di oppiaceo per le masse.
I giochi si adattano meglio perchè non vivono sui cicli,brevi,dei campionissimi delle discipline individuali ma soprattutto offrono un'identificazione più semplice e forte al cosiddetto tifoso.
La squadra è una chiesa,un culto,che regala un conformismo rassicurante,tribale,all'interno della liturgia.
Al di là dell'accaduto,non sorprende che questi fatti siano collegati alla Nhl.
Una lega che,proprio come strategia di marketing,sembra rincorrere i toni esasperati e le risse da saloon.
Detto questo,è l'assuefazione a certi comportamenti che mi indigna.
Il calcio in primis.
Ma abbiamo avuto un eccellente esempio anche nella recente serie finale per lo scudetto del basket.
Una curva intera che per due quarti ha dato dei figli di p*****a ai due illustri ex che oggi militano dall'altra parte.
In questi casi si scrive del calore e dell'entusiasmo del pubblico di casa...
Dane, "chissà perchè" te lo aspettavi?
Perchè sei un bastardo, ovvio! :D
vista solo ora
http://i.imgur.com/l2DLq.jpg
cordialita'
cool...:-)
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