Il serbatoio di Nowitzki

di Simone Basso
Le portaerei imperfette, la mancanza di Butler, la difesa di Riley, la sensibilità di Carlisle e Spoelstra, Kidd come Jabbar, i problemi di LeBron James, il soldatino Bosh e l'addio a Mike Mitchell.
1. Un bel diario di bordo, ben oltre la metà della saga finale, è l'occasione per fermare pensieri in semilibertà. Cubani contro Heatles è già adesso un successo per Sternville, l'entità che parifica i canestri segnati alle monetine che scorrono vorticose nelle slot machine: la serie perfetta per gli ascolti televisivi, gli psicodrammi in divenire e il circo a tre piste. Le contese sono infatti serrate, incertissime, e le dinamiche che le regolano (?) paiono inspiegabili, illogiche. Ecco allora l'alternanza democratica tra il ciapanò dell'ultimo quarto di gara4 e la sparatoria ad alto punteggio del primo tempo della quinta, straordinaria, puntata. Avevamo previsto il mistero, il fascino, di questo showdown tra due portaerei (loro malgrado) imperfette: a entrambe, nella corsa verso l'oro, manca qualcosa. Ma è questa provvisorietà la benzina dello spettacolo.
2. I texani con Caron Butler sarebbero quasi perfetti e forse già in parata; così invece non possono che abusare nei minutaggi della grandezza offensiva di Nowitzki e difensiva di Chandler. Sono dunque legati a un filo, ovvero il serbatoio psicofisico di WunderDirk, protagonista di playoffs che tra qualche anno assumeranno contorni mitologici, e la situazione falli di Tyson Poltergeist, il pivot molla che è il vero motivo (l'Mvp ombra) dei successi Mavs.
3. Miami, se proprio volessimo raccontarla tutta, è una probabile dinastia che giunge troppo presto all'appuntamento decisivo: è incompleta nel roster perchè è stata costruita (benissimo) da Riley in pochi mesi. Essendo Pat lo Sun Tzu dell'Nba ci si è affidati a ciò che fa veramente vincere le guerre: la difesa. Ron Rothstein, fedelissimo Heat, è il guru che ideò con Chuck Daly le leggendarie Jordan Rules ai tempi dei Bad Boys. E' la sua mano che emerge quando si osservano gli incredibili aiuti dei rossi, che in alcune situazioni di pick and roll avversario arrivano in tre (!!) a rompere i giochi. Tutta questa energia, se non viene convertita in punti durante la transizione, li espone a dubbi amletici dall'altra parte. Il quintetto saracinesca, con Anthony sul parquet, è costretto ad attaccare in quattro: la circolazione di palla, molte volte impiccata in uno screen and roll, è quasi inesistente.
4. Tutta questa sarabanda delle due truppe è la scintilla della bipolarità delle partite; Miami è incapace di gestire i vantaggi, mentre Dallas ha una fiducia, un'arroganza nei propri mezzi, che le consente rimonte improbabili. Serie di lusso per gli adeguamenti dalle panche; non è popolare ribadirlo, ma Carlisle e Spoelstra durante i quarantotto minuti leggono meglio l'inerzia dei quarti rispetto ai Jackson e Rivers delle Finals 2010. Gara4 è stata vinta, sorprendendo il nemico, con i tre piccoli (senza Marion) nei cinque e martellando di pick and roll alti la ragnatela degli Heat. Con quella disposizione si innescano meglio le zingarate di Gei Gei Barea e Mitraglia Terry (mai visto passare in maniera così competente...), mentre si lasciano giocoforza troppi spazi sottocanestro al centrometrista (vogliamo il copyright..) di Dominguez High School. La risposta dello staff rileyiano, nella quinta sinfonia, si è concretizzata nel picchiare sul punto debole difensivo di Dallas, ovvero Nowitzki (sic).
Il tedesco è a disagio sui pick and roll, in particolar modo se il bloccante accenna lo screen e taglia, con i tempi giusti, verso il ferro: Haslem è un professore nella specialità, alimentata dal talento extralarge dei due dioscuri in rosso e bianco.
5. Ma per Team South Beach la medicina è una sola: "Abbiamo tirato col 52 percento, loro con il 56. Il problema non era l'attacco" (LeBron James). Appunto, Miami sa vincere solamente in un modo e non può consentire che i Mavs prendano ritmo come nell'ultima sfida; up tempo diventano inarrestabili e hanno le armi giuste per imbastire un bel flipper. Il 13 su 19 nelle triple dell'ultima partita spiega benissimo il concetto. Poi c'è l'uomo di Wurzburg, la tragedia di ogni assistente della difesa, che alterna il magistero in post (il tiro del cigno) con lo slip the pick. E l'inenarrabile Jason Kidd che si applica un po' su James e un po' su Wade: straordinario, a trentotto anni, come solo il Budda dei canestri (Kareem Abdul-Jabbar) lo fu a quella età al livello, massimo, delle finali.
6. Quando scrivemmo, alla fine della scorsa estate, "Il secondo più forte" immaginavamo questo scenario: i dubbi amletici del Prescelto rappresentano la cartina tornasole del cosiddetto secondo violino, il ruolo più difficile da gestire all'interno dello squadrone da titolo (il primo Magic, Pip, Manu). Una parte più complessa e affascinante di quella del closer alla D-Wade, le cui condizioni fisiche (l'anca maltrattata dal Cardinale) saranno decisive per il due su due casalingo. Il fuoriclasse di Chicago è un animale rarissimo, tremendo nelle chiusure sotto le sue plance (pare il Batman iracondo di Miller) e intrattabile in uno contro uno. Ha già vinto e lo ricorda a tutti... Al netto del James da tripla doppia e del jordanismo che ci affligge, quali sono i problemi tecnici del numero sei? Attacca poco, in situazione statica, non la mette da tre e (last but not least) non aggredisce girando gli angoli nei pick and roll. Il resto, che è troppo, trattasi di materiale Debordiano dell'ultima (de) generazione: LeBron ha voluto il Mortirolo e adesso pedala...
7. Cosa accadrà stavolta sulla costa est è un bel punto interrogativo, fossimo in Spoelstra proveremmo con meno timidezza il talento da guastatore di Mario Chalmers, uno con la faccia tosta giusta per osare negli attimi che contano. Servirebbe un Bosh meno soldatino (pensate a un Kevin Love in quel contesto...) ma ci rivolgeremmo ancora al dinamico duo: LBJ da quattro, così come Flash più in post.
Al posto di Carlisle invece studieremmo un'unità speciale nei cinque minuti di riposo del biondo: schierare una 5 per 100 con Chandler, Marion e i tre esterni (Kidd, Barea, Terry), tanto per aumentare il voltaggio dei possessi. Male che vada, pensando alla scorticatura pubblica che attende un James perdente, consiglieremmo al supertalento di Akron qualche mese dalle parti di Xilitla in Messico. A ricercare se stesso ne Las Pozas, il luogo magico che creò un suo omonimo, illustre, il poeta Edward.
Tra le piante della foresta e le sculture surreali di una realtà che annichilisce il supermercato che c'è in noi. Dallas Mavericks 463, Miami Heat 459. Match point texano sotto le lune della Florida.
8. La morte di Mike Mitchell ahinoi non ci coglie impreparati. Talvolta l'abbiamo dimenticato, ma quel campione con l'Nba body aveva uno dei jumper più maestosi mai ammirati in Spaghetti League. Sempre sotto controllo, la partenza spalle e fronte a canestro, il palleggio e le finte essenziali per mandare al bar il marcatore diretto. Fece scuola in Italia e prima fu All Star sottovalutato nella lega degli Erving e dei Bird: l'epilogo amaro della vicenda pro, nel baratro della droga, non cancella la meraviglia della favolosa stagione degli Spurs 1983. Con Gervin, Moore e Gilmore, allenati da Stan Albeck, sciorinarono una pallacanestro rapsodica che si concretizzò, opposti ai Lakers, in una delle finali occidentali più belle di sempre. Autentica poesia in movimento. Ricordare uno dei più grandi americani che abbiano giocato in serie A è doveroso, anche nel dì della vergognosa indulgenza da 600.000 euro di Teramo. Tanto per far capire perchè, nel Bel Paese, i fenomeni alla Mitchell non li rivedremo mai più. 

Simone Basso (in esclusiva per Indiscreto)

21 commenti:

Vi ha detto...

Simone ho capito il tuo segreto. Hai incontrato il diavolo in un crocicchio e gli hai venduto l'anima per imparare a scrivere, vero? :)

transumante ha detto...

grazie simone del bell'articolo...io preferirei james tirare 5 su 26 che lo spaventapasseri visto in florida

transumante ha detto...

visto in texas

zoleddu ha detto...

da qualche parte ho letto una cosa tipo ultimi 5min di partita di qta serie nowitzki 26, james 0.
ha detto tutto simone poco da aggiungere se non che difficilmente vedremo un bibby cosi (brutto per essere vero) in gara 6. partirà chalmers con house come rincalzo?in fondo gli heat non hanno tutto questo bisogno di un play puro..
la scommessa carlisle, cmq vada la contesa, è stata vincente. gli aggiustamenti in difesa e la fiducia in barea (vero match winner di gara 5) sono merito suo.ha rischiato il licenziamento più volte ma alla fine il "vulcanico" cuban non è poi così "vulcanico"..
kidd eroico.40 min in gara 5 a 38 anni a quei livelli di intensità..pazzesco.magari nun iela fa manco stavolta ma se c'è uno che se lo merita.cazzo se lo merita

Simone ha detto...

@Vi:a questa ora della domenica è un assist prezioso...

http://youtu.be/g9y5WYxUojE

@Transumante:grazie.
L'aspetto meno rassicurante del James di gara5 è stata la difesa.
Non ha chiuso su almeno cinque o sei scarichi "telefonati" dei Mavs.
Anche in questo settore la mancanza del vero Frank Miller's Batman,D-Wade,era evidente.
Gara6 dipende dalle percentuali dal campo dei cosiddetti gregari(di entrambe le squadre),se Miami perde c'è già il plotone di esecuzione che lo attende.

Krug ha detto...

Non totalmente d'accordo col titolo di MVP di queste finali a Chandler anche se in questa serie mi ricorda terribilmente "The Chief" Robert Parish, poco visibile ma tremendamente efficace; a mio modo di vedere allo stesso livello del n°6 texano anche Terry determinante in gara 4 e veramente ottimo nelle altre e Jason Kidd veramente notevole in difesa e uno dei pochi capaci di non perdere la testa nei momenti topici. Dopodichè se penso all'efficacia delle scorribande di Barea e a Wunderdirk che in gara 4 con 38 di febbre ed una partita da incubo è riuscito cmq a lasciare l'impronta mi viene di chiedere, in caso di vittoria di Dallas, l'abolizione dell'MVP ad personam e l'assegnazione dello stesso alla "squadra" Mavericks.

Simone ha detto...

@Zoleddu:la statistica dell'ultimo quarto dimostra il ruolo dei due.
Il Nowitzki 2011 non ha paragoni numerici nella storia dell'Nba,soprattutto se lo rapportiamo al numero di possessi.
L'anello di Kidd sarebbe un dettaglio per i posteri.
Perchè come lui,meglio di Jason,in point guard ci sono stati solamente Oscar Robertson e Magic Johnson.
Tre scherzi della natura che giocano playmaker.

pietro ha detto...

Grande Simone

Beh su LeBron direi che dice tutto una statistica, a conferma di quanto affermi negli ultimi commenti:

Jason Terry: 19.1 punti di media su 36 minuti quando LeBron è in campo

8.5 quando LeBron è in panchina.


...
...

Simone ha detto...

@Krug:il titolo di Mvp(per quel che conta..)delle Finals,a meno di sorprese incredibili,è già stato assegnato.
Se vince Dallas sarà il tedesco(e ci mancherebbe altro..).
Altrimenti Flash Wade,in caso di rimonta Heatles.
Il riferimento a Chandler era essenziale per far comprendere la sua importanza tattica.
Senza Tyson la difesa Cubana collassa.
Per me,tra qualche anno,il pivot molla diventerà un termine di paragone per gli scout Nba.
Il centrometrista che vive di velocità e intangibles.
Spoelstra sa benissimo la prima missione dei suoi:caricarlo di falli.
Senza Chandler nel pitturato il dinamico duo si sbrana la partita.

Italo Muti ha detto...

@Simone

Jason stratosferico, più di così cosa deve fare?

6) io credo che il Magic del primo anno, come secondo violini, fece di più e fu sorprendente.

Se vincessero i MAvs sarei contento, un successo di squadra con punte personali incredibili.

I tre piccoli ricordano molo la 1-3-1 marca Peterson, in salsa usa, snell spirito. io la userei di più.

Chapeau Magister, as usual

Italo

Simone ha detto...

@Pietro:merci.
Campionamento molto interessante.
Torniamo al solito mantra:l'attacco vende i biglietti,la difesa vince i campionati.
Per Miami è quasi un'ossessione e una condanna.

Simone ha detto...

@Italo:thanks!
Magic è un metro di paragone pesantissimo,che testimonia anche la qualità spaventosa(per gli altri..)di quei Lakers.
Wilkes,Nixon,McAdoo..

cydella ha detto...

Dopo gara 3 (tenendo conto del miracolo di gara 2) non avrei scommesso un euro su Dallas, poi Miami ha perso 2 partite da pirla e rischia di pagare il fatto di non aver chiuso subito la serie (un po' come Dallas quando perse il titolo).
Tuttavia in gara 5 a Dallas entravano tutti i tiri e, nonostante ciò, la partita è stata tirata.
Vedendo la serie, ogni risultato diverso dal 4-0 per Miami è un miracolo per Dallas / partite buttate nel cesso da Miami.

PS: James si è ibrahimovicizzato.

Simone ha detto...

@Cydella:infatti sembra la serie del 2006 ma a maglie invertite.
Una settimana fa,parlando con un amico,ho definito l'eventuale gara6(col matchpoint texano)il poo poo game degli Heat.
Penso che Miami avrà un altro atteggiamento,ma hanno di fronte un gruppo esperto con l'occasione della vita...

Miky ha detto...

IsualppA EnomiSossaB.
Chandler MvP-oscuro è una provocazione, chiaramente :-)
Se siamo al compagno di merende dell'amicone Curry ai Bulls come metro di paragone per gli anni a venire, nonchè titolare imprescindibile di una probabile titolata, siam messi veramente male...segno dei tempi che passano, ma anche del livello (tecnico-tattico-mentale, cresce solo quello atletico-fisico, sigh) che inesorabilmente dai 2metrie14 sta precipitando...e con il prossimo draft infarcito di settepiedi convinti di essere delle guardie, di certo non si risale.
Idem per Terry..ha vinto prima moralmente e poi tecnicamente con Barea gara5 di una finale nba, nonchè protagonista assoluto in tutta la post season: solo due anni fa vinceva il sesto uomo, ora parte sempre dalla panca ma nessuno penso creda veramente a DeShawnTheCult come titolare...Terry è cmq sempre stato forte, ma è la versione evoluta e corretta del ventellista dei disastrati e perdenti Falchi primi anni duemila..stiam andando giù ragazzi...
Cmq stanotte son pronto a piangere a dirotto per i due giasoni e il tedescone, sentimentalmente sarebbe una delle vittorie che più mi colpirebbe nel profondo, così come mi ha scosso emotivamente l'ultima favolosa tripla di Terry in G5 in faccia a LeBron: liberatoria.
In caso contrario ci gusteremo la seconda Gara7 consecutiva delle Finals, roba accaduta millenni fa, ancora Magic doveva arrivare e ancora Robertson giocava ;-)
Ah, dimenticavo: LBJ sucks, LOL

Miky ha detto...

Credo fossero queste e altre di post scorribili con la freccia a questo link le statistiche cui si riferiva zoleddu e altre parimenti interessanti...enojy the show

http://hoopdata.com/blogengine/post/2011/06/10/Dallas-60-Miami-26.aspx

Simone ha detto...

@Miky:
Eziarg ElehciM!
Guardi che Tyson è un bel prototipo,rodmanesco-che-va-verso-salley-giovinastro.
Il resto è un mantra che ci ripetiamo da tempo...
Se vogliamo sette piedi pensanti,e con le spalle rivolte al canestro,dovremmo cancellare la linea da tre(Nba,Eurolega,Fiba,Ncaa,Csi,etc.).
Dipendesse dal sottoscritto la abolirei durante il prepartita di stanotte.
Nessuno si ricorda Bobby Hansen,ma nel momento decisivo della rimonta Bulls sui Blazers,da meno quindici in gara6 delle Finals 1992,sul parquet c'era lui,non Michele Giordano.
I titoli si vincono anche con i Barea.
Sul Prescelto,in caso di parata texana,succederà il finimondo...

Tani ha detto...

Simo, nonostante che a qualcuno stasera gli si è stato rovinato il compleanno, davvero contento per Dirk, ma soprattutto per Kidd. Sarebbe stato un grande peccato se avesse chiuso la sua carriera senza un anello.
Credo che questi PO si possano sintetizzare nelle tue due righe:
"Miami è incapace di gestire i vantaggi, mentre Dallas ha una fiducia, un'arroganza nei propri mezzi, che le consente rimonte improbabili."

E le lacrime di sapore diverso di Bosh e Holger Geschwinder a fine partita...

pifa86 ha detto...

Di tattica baskettara ne capisco meno di un cazzo, quindi cerco di fare discorsi più terra terra, sperando che non siano sciocchi o banali (ma lo saranno, temo).
Innanzi tutto, per me che dopo MJ mi sono allontanato dall'NBA tornando "sotto" con Nash e Nowitzki a Dallas, questa è una gioia indescrivibile: per dire, mai avrei immaginato che il 2011 mi avrebbe regalato qualcosa di più grande dello Scudetto del Milan.
Ma tornando alla serie, dico semplicemente che Dallas è una squadra: una Squadra, nel vero senso della parola. Il modo in cui Mahinmi e Cardinal sono entrati in gara 5 e stanotte è la prova di ciò che dico. Ogni giocatore si fida dell'altro, so che è retorico, ma è la chiave di tutto. E Jim Carrey in panchina si fida di tutti (forse un po' meno di Peja, in questa serie finale, ma non cambia il succo del discorso).
Dall'altra parte abbiamo due fenomeni, un buonissimo giocatore, due signori difensori e un giocatore, Chalmers, che - prendiamo una squadra a caso - a Dallas sarebbe stato decisamente meno sottovalutato, prima di tutto dal coach e poi dagli stessi compagni. I due gemelli del canestro e della tosse poco si sposano a mio avviso in un progetto di squadra… almeno, per ora. Probabilmente riusciranno a vincere un anello giocando ancora così, ma se vogliono scrivere la storia dovranno fidarsi di più dei vari Chalmers che passeranno da South Beach. La dimostrazione di questo concetto è proprio Dirk, che non avrà il talento del Prescelto o di Wade, ma ha umiltà e cultura di squadra e di sacrificio da vendere. Ha messo in moltissime situazioni Stevenson, Stojakovic, Kidd, Terry, Barea (che non sono così scandalosamente superiori a Jones, House o Chalmers da 3) tiri di un'importanza capitale, e non soltanto stanotte: nella situazione opposta James si sarebbe così fidato dei suoi compagni? "Gente che a 38 anni ancora non ha un anello", avrebbe pensato.
È questo secondo me - ripeto, da ignorante completo della tattica baskettara - il punto che ha fatto svoltare la serie finale.
Certo, poi la rivalsa, la vendetta del 2006, i millemila motivi che hanno spinto i reietti dell'NBA a dare il centomila percento hanno giocato un ruolo psicologico determinante, ma tutto parte dalla concezione di gioco egoista di Wade e soprattutto James.
E da questo punto di vista, io non me la sento di dar torto al pazzo con l'arma - alias DeShawn Stevenson - quando urla "OVERRATED" a LeBron.

P.S.: il tutto tenendo presente che in Oklahoma sta crescendo una stirpe reale che potrà rendere i Big Three il più grande coito interrotto della storia sportiva.

Stefano Olivari ha detto...

Che partita, che quarto quarto di Nowitzki, che Stevenson, che conferenza stampa...grande autocontrollo di LBJ...

Simone ha detto...

@Tani:Miami offensivamente non riusciva ad andare oltre la prima opzione.
E' collassata difensivamente e il castello di carte è crollato.
La serie si è decisa in gara5 in due momenti:l'infortunio di Wade(l'unico con lo chassis per ribaltare l'inerzia)e la tripla matta del Jet in faccia a James.
Ball don't lie.

@Pifa86:il fatto più curioso è che il WunderDirk delle Finals non è stato lo stesso,inenarrabile,del resto dei playoffs.
Appunto,come scrivi tu vincono le squadre,non i singoli.
I Mavs lo sono stati per tutto il 2011,gli Heat no.
Per riportare una frase di un Hall of Famer citato nel pezzo,sono "Big Two And A Half".

@Stefano Olivari:siamo in odore di serrata,ma Sternville funziona sempre alla grande.

Dall'introduzione del salary cap hanno vinto Boston,LA Lakers,Detroit,Chicago,Houston,San Antonio,Miami,Dallas.
In finale sono arrivate Portland,Orlando,New York,Phoenix,Seattle,Utah,Indiana,Philadelphia,New Jersey,Cleveland.
Not bad.