Jasonology

di Simone Basso
Comparve alla nostra attenzione, su un giornale che presentava i prospetti liceali, nell'estate del 1991.
Fu quasi un'apparizione mistica: Jason Kidd era al penultimo anno alla St Joseph Notre Dame e aveva l'aspetto ganzo di chi ha il mondo in tasca.
Era diverso da tutti perchè appariva il risultato (esaltante) di un meticciato, mamma irlandese e papà afroamericano, e su un campo da basket l'innesto genetico che avrebbe continuato la nobiltà, in point guard, degli scherzi della natura. Il kid di Alameda era già una leggenda dalle parti della baia, quando sfidava sull'asfalto bollente pro come Brian Shaw e il figlio di Mister Mean, ovvero Gary Payton.
O devianti di talento del livello di Hook Mitchell e Isiah Rider. Dovette giocoforza anche far finta di studiare all'università, per ben due anni, prima dell'approdo naturale a Sternville. Scelse California at Berkeley (...) e vi risparmiamo i retroscena dell'ingaggio, la staffetta di allenatori (da Campanelli a Bozeman) e il particolare decisivo che il fenomeno fosse dislessico.
Sul parquet invece si materializzò un portento, il terzo playmaker della stirpe dei superuomini dopo Oscar Robertson e Magic Johnson. Jason aveva il corpo di una big guard ma giocava in posizione di point, i piedi e le gambe di uno sprinter prestato ai 28 per 12, il fluido nelle mani di un passatore da fantascienza. Un contropiede in carne e ossa che a metà campo, in post, schienava brutalmente gli avversari, poveri normodotati. Il Culto di Jasonology si inaugurò ufficialmente a Dallas, il 5 Novembre 1994, nella vernice della stagione 1995 contro New Jersey: finì con il proprietario Don Carter commosso e l'idea che quella versione cyberpunk di Bob Cousy avrebbe edificato una dinastia. Non fu così, malgrado le ventitre vittorie in più rispetto all'anno precedente, cortesia soprattutto del (co) Rookie of the Year, e un nucleo che apparve futuribile e vincente. Quei Mavericks furono affondati dai vizi del solito sospetto, l'ineffabile Roy Tarpley che si ribaltò strafatto di cocaina col Suv, e da uno spogliatoio parecchio instabile. Si disse che le tre J (Jim Jackson e Jamal Mashburn, i due compari del nostro) fossero state sciolte da Toni Braxton: ai posteri l'ardua sentenza.
Noi comunque conserviamo ancora una videocassetta di un Golden State-Dallas..."Tripla di un compagno di squadra dall'angolo, Jason è sul lato debole ed è dietro al tagliafuori, competente, del marcatore. La palla colpisce il ferro e schizza verso i due, Kidd (controtempo) allunga il braccio destro e schiaffeggia lo Spalding. Che arriva, comodo, nelle mani di uno dei suoi per un lay-up indisturbato".
A new kid in a new town, Phoenix nell'Arizona. Il jumper di Giasone era l'altra faccia della medaglia; discontinuo e afasico, illogico in quanto più a suo agio con i tiri difficili (anche nei finali punto a punto) piuttosto che con il frontale classico, il polso spezzato e le gambe coordinate. Una nemesi, quasi un ribaltamento delle prospettive di uno che sembrava troppo forte per essere vero. "Genio: Talento inventivo e creativo nelle sue manifestazioni più alte".  Continuava a coltivarlo e a mostrarlo a un pubblico incredulo. Abita l'attimo che pare infinito ma dura un nanosecondo ed è impercettibile.
Una pallacanestro visionaria, cinematografica; quella di un regista autistico che conosce ogni frammento della pellicola e lo anticipa nei movimenti. Un po' Paradjanov, un po' Malick. Una concezione del tempo e degli spazi tutta sua. Il passaggio più difficile, a un metro di distanza nel traffico; quello da perfetto studente del gioco, in transizione, arrestandosi dalla linea del tiro libero.
Un quarterback che disprezza la tiritera del palleggio: ecco allora gli alley-oop e i lanci, gherminelle o fucilate, verso i wide receiver. Negli anni è cresciuta a dismisura la schiera dei fortunati che gli dovrebbero una percentuale sui contratti milionari. Toto McDyess (il preferito), Cliff Robinson, Marion, Rogers, Martin, Jefferson, Aaron Williams, etc. Con Jason sul parquet l'illusione diventa realtà: chiunque, almeno un paio di volte a partita, potrebbe fare canestro nella En Bi Ei.
Sposò Joumana, una fata presenzialista, con la quale ebbe un rapporto degno di "Desperate housewives"; ciò che conta è che una lite domestica nel deserto modificò la storia di due franchigie.
I Suns fecero una boiata pazzesca: scambiarono un moltiplicatore del talento altrui, JKidd, per un coatto egoista, Marbury. Ai Nets, i Clippers orientali, il direttore d'orchestra californiano raggiunse lo zenith della carriera. Portò gli Swampdragons (sic) a due finali e divenne il mammasantissima di quel gruppo, miracolato dai suoi polpastrelli magici. Eccezionale anche a rimbalzo, con le sinapsi giuste, manco fosse un'ala grande, del posizionamento sotto le plance. Difensore hors catégorie, con la stazza e le mani veloci, su almeno tre razze di attaccanti. Un gatto che talvolta, durante l'azione decisiva, ti rende la vita impossibile: ricordate Jasikevicius in Australia? Un lampo, l'ennesimo, nel mentre di un derby del tunnel alla Meadowlands Arena. "Recupera la palla, di fronte ha un avversario che copre un compagno in cherry-pick. Si abbassa con le ginocchia e imprime una traiettoria antioraria all'arancia, lanciandola sulla destra come fosse una boccia. Che quando colpisce il legno, effettata, ricade davanti ai due tagliando fuori inesorabilmente il marcatore".
I numeri mentono ma alcune volte dicono la verità. In questo caso spiegano la continuità e la cilindrata del soggetto. Ci sono i club speciali, che prevedono l'iscrizione di chi bilancia quantità e qualità attraverso le due categorie statistiche, al di fuori dei punti, che più incidono sul risultato. Rimbalzi e assist. Significa andare, sulle ottantadue partite di una regular season Nba, oltre le sei unità per ogni categoria specifica. Il Club dei Cinquecento, ossia più di 500 assist e 500 rimbalzi in un anno.
LeBron James (2005, 2006, 2008, 2009, 2010, 2011). Jason Kidd, il più anziano ad aver compiuto l'impresa, (1996, 1998, 2003, 2006, 2009); Larry Bird (1984, 1985, 1986, 1987, 1990).
Earvin Johnson (1980, 1987, 1990, 1991). Grant Hill (1996, 1997, 1998); Scottie Pippen (1991, 1992, 1993); Micheal Ray Richardson (1980, 1981, 1982). Lafayette Lever (1989, 1990); Clyde Drexler (1987, 1992); Walt Frazier (1971, 1974); John Havlicek (1970, 1973); Oscar Robertson (1966, 1969).
Boris Diaw (2006); Steve Francis (2001); Gary Payton (2000); Michael Jordan (1990); Norm Van Lier (1971); Lenny Wilkens (1969); Richie Guerin (1961); Guy Rodgers (1961).
Saliamo di livello, innalziamoci ai Seicento. Jason Kidd (2007, 2008); Earvin Johnson (1983, 1989); Lafayette Lever (1987, 1988); John Havlicek (1971, 1972); Oscar Robertson (1961, 1965).
Darrell Walker, culto assoluto, (1990); Michael Jordan (1989); Wilt Chamberlain (1967).
Ci sarebbe anche il valhalla dei Settecento. Earvin Johnson (1982); Wilt Chamberlain (1968); Oscar Robertson (1963, 1964).
E vi riferiamo, in piena apnea, anche di un inenarrabile Ottocento che, per una sola assistenza, non divenne Novecento: occorre aggiungere che appartenne al Big O 1962? 
"..A guy like him only comes around every twenty years". (Kevin Johnson)
Sembra una beffa ma fu la realtà: durante l'All Star Game 2008, a New Orleans, fu annunciato il suo ritorno ai Mavs per l'ultimo tentativo di vincere l'anello. Saputa la notizia LeBron James, che sponsorizzò inutilmente l'arrivo di Jason a Cleveland, avvicinò Dirk Nowitzki e gli sussurrò: "Bravi, avete preso l'uomo giusto per alzare il banner". Kidd, a forza di ammazzarsi in palestra, è diventato un tiratore di striscia affidabilissimo che punisce i raddoppi sugli altri. Vecchio ma saggio, col minutaggio consono all'età, permette licenze tattiche impensabili ai comuni mortali: per esempio l'utilizzo di tre piccoli in contemporanea, visto che difensivamente (a trentotto primavere..) francobolla tipetti come il Prescelto e D-Wade. Averlo visto alzare il Larry O'Brien Trophy è semplicemente un sollievo, ma non cambia la nostra opinione sul ghepardo che dominava le contese di Cal.  Stiamo aspettando l'erede, il quartogenito della famiglia; forse è già tra noi, il lisergico Deron Williams, magari è europeo (Dario Saric?) o semplicemente deve ancora manifestarsi ai nostri occhi. Rimane il fatto che Jason Kidd, l'Houdini delle centodiciotto triple doppie, per vent'anni filati è stato un testimone naturale e inconsapevole della bellezza del gioco.

 
Simone Basso
(in esclusiva per Indiscreto)

10 commenti:

Italo Muti ha detto...

quoto tutto, verrebbe da non commentare, tanto è fluida la cavalcata agiografica, ma senza retorica pelosa. domanda: Jason e Magic nella stessa squadra, what's up?

Italo

Simone ha detto...

@Italo:sarebbe un problema quasi irrisolvibile per una regia televisiva.
Troppo veloci.
Uno poteva giocare,in attacco,cinque ruoli;l'altro,difensivamente,si appiccica su chiunque del backcourt.
Ancora più lisergica la proposizione del Trio.
Robertson,osservato su vhs,è un alieno:il corpo di Richmond con le mani di Bodiroga e il pensiero di Stockton.
Nel 1964!
I tre "piccoli" darebbero vita a una giostra interessante:si partirebbe con Jason point,Oscar guardia e Buck ala...

Italo Muti ha detto...

@Simone

il genoa non ha età, lo era nel 64 come lo poteva essere nel 96....sarebbe stato bellissimo vedere una tale squadra.

Ho rivisto Magic in una intervista, bolso, ingrassato...gli eroi dovrebbero morire all'apice per entrare nell'olimpo vero.

Italo

Italo Muti ha detto...

il genio non ha età...pardon

Simone ha detto...

mai letto con più goduria un articolo così lungo...
complimenti Simone!!

Moreno ha detto...

Simone, Saric è un predestinato?.

Straw61 ha detto...

Passatore, rimbalzista e contropiedista straordinario, una carriera lunghissima a buon livello (e questo aiuta molto) ma per essere tra gli immortali occorre altro...per la precisione, un gioco offensivo degno di questo nome, soprattutto a metà campo, dove il buon Jason è (ed è stato) men che mediocre: mano spigolosa, pull up jumper scadente, arsenale di movimenti assai limitato. Da questo punto di vista Jason non è certamente Magic o Big O, ma nemmeno Archibald, Frazier o Thomas. Grande leader, perennial all star, sicuro hall of famer...ma l'Olimpo è destinato ad altri.

zoleddu ha detto...

Bellissimo e doveroso omaggio Simò.
imho uno dei giocatori più elettrizzanti degli ultimi 30 anni.
in era pre-youtube leggevi i pezzi di buffa su asb e fantasticavi di un magic bianco con le orecchie a sventola che a 17 anni impressionava don nelson e giocava con payton nelle summer league.
ricordo proprio kevin johnson che disse che secondo lui era già uno dei primi 10 playmaker d'America.
poi dallas e jimmy jackson e tarpley praticamente non facevano 1 cervello in tre.
peccato perchè con mashburn già educato dal sistema wildcats sarebbe anche un mancinelli in ala grande per essere competitivi..ma come andò lo sappiamo e poi ne abbiamo già parlato..
cmq voglio ricordare il miglior kidd che disgraziatamente giocò a new jersey, portando in finale per due anni di fila una squadra che veniva da 26 W in stagione, in cui la SG titolare era Kerry Kittles, il centro titolare il canadese MacCulloch e facendo sembrare il fenomeno che non è mai stato Richard Jefferson.chiedere agli spurs..
certe imprese alle volte valgono più di un titolo.
ora mancano all'appello grant hill e un certo steve nash..

Simone ha detto...

@Simone:grazie!

@Moreno:sembrerebbe di si.
E' già 2 e 03 a diciassette anni,se crescesse ancora potrebbe diventare una point forward alla Toni Kukoc.
La maturità tecnica è notevole.
Vedremo...

@Straw61:Robertson,in quanto a doti balistiche,ha pochi paragoni.
La grandezza di Kidd,lo ricordava anche Mike Green oggi sulla Rosea, sta nel poter dominare una partita senza segnare.
Come pochissimi nella storia del gioco.
Che,dai Bad Boys in poi,è mutato radicalmente.
Jason difende alla stragrande e migliora esponenzialmente il rendimento di chi ha attorno.
L'ha scritto Zoleddu nel suo intervento:quei Nets in finale sono una testimonianza clamorosa.

@Zoleddu:considerando la serrata imminente,penso che ci sbizzarriremo.
Si,Grant arriverà,ma su Indiscreto manca anche l'Aba.
Ovvieremo alla lacuna.
E' l'argomento storico più divertente...

Straw61 ha detto...

@Simone: ribadisco che adoro Kidd e, sulla sua capacità di dominare la partita in vari e svariati modi, non ho nulla da obiettare, ho solo rilevato che il metterla nel cestino non è uno di questi. Anche Magic, Big O, MJ, Bird, etc, potevano dominare la partita senza segnare e rendevano indubbiamente migliori quelli che gli giocavano accanto, ma la differenza era che, quando c'era da metterla, avevano pochi eguali. Jason Kidd, preso nella sua individualità, ha delle carenze offensive assai evidenti e non per nulla tira col 40% dal campo in carriera (con addirittura 6 stagioni sotto il 40%...).

Riguardo l'ABA, non vedo l'ora di chiacchierarci...è il mio bread & butter :-)