di Simone Basso
Chissà come descriveremo, tra qualche anno, la Grande Boucle 2011. Gara liquida, vera, inafferrabile, la testimonianza di un tempo del ciclismo che sta perdendo la robotizzazione dell'era armstronzesca. La pedivella rinnova se stessa, il suo rito magico, consegnandoci un'idea antichissima; ovvero che è letteratura in divenire.
Se Hemingway avesse conosciuto Cadel Evans magari lo avrebbe inserito in "Addio alle armi" come fece con Bartolomeo Aimo... L'australiano indossa il giallo parigino dopo una corsa strepitosa: nel dì dei tre mostri, dopo aver perso l'attimo lasciandosi scappare Schleckino, vince il Tour con una fenomenale cronoscalata del Galibier. Quella progressione orgogliosa, al pari della botta decisiva a Mendrisio 2009, è il manifesto programmatico del campione di Katherine: sposato con un'italiana (Chiara Passerini), cittadino del mondo che ha creduto fortissimamente in uno sport pulito anche quando, un decennio fa, la situazione sembrava drammaticamente cristallizzata.
Cadello Evani, atleta che corre tutto l'anno, agguanta il sogno della vita a cronometro ma non dimentica: le prime parole sono nel ricordo di Sassi, il suo preparatore che non c'è più. L'Aldo, quando raccontava dell'aussie, parlava dell'eccezionale resistenza organica del soggetto; un bipede nato per le fatiche disumane dei Grandi Giri. Amarcord, il primo vincitore down under arriva trent'anni esatti dopo Phil Anderson, il precursore (campione strambo e indimenticabile) che inaugurò la fresca tradizione dei canguri su due ruote.
Festa di Luglio che ha rispettato la tradizione del ricciolo in senso antiorario; Pirenei interlocutori, deludenti, e Alpi deflagranti, di una bellezza selvaggia, primordiale. Prima però c'è stata, decisiva per le dinamiche dell'ultima settimana, la gara dei bounty-killer e degli schianti. Lo stereotipo ignorante recita la favola della vernice insignificante, invece in questo Tour è stato fondamentale proprio l'approccio. Non è solamente l'agonismo esasperato del gruppo, ma una questione di sopravvivenza nella giungla bitumata. Il bollettino di guerra l'ha recitato, sconsolato, il direttore tecnico della corsa Jean-Francois Pescheux, al termine della quinta tappa che arrivava a Cap Frehel: "Sul percorso c'erano centoquarantasette passaggi pericolosi, trentanove rondò, quattordici restringimenti, due rallentatori, un passaggio a livello, sessantacinque terrapieni centrali, l'ultimo a 400 metri dal traguardo...". E sulla celeberrima pianura francese avremmo qualche riserva: ricordate la frazione piattissima di Chateauroux, l'ennesima vinta da Cannonball Mark? I mini computer sulle bici indicavano, al termine della fatica, 1500 metri di dislivello complessivo...
Il pomeriggio più lungo è verso Saint-Flour, sulla strada si verificano gli accadimenti che segneranno la competizione: in una curva, sul bagnato, cadono tra gli altri Vinokourov e Van den Broeck. Cioè il corridore con la cazzimma per stravolgere la contesa, il kazako, e lo scalatore più in forma del plotone, il fiammingo. Qualche chilometro prima, ma senza le conseguenze sfortunate dei due, Alberto Contador aveva assaggiato, per l'ennesima volta, l'asfalto transalpino. Il gruppo si ferma, per un quarto d'ora, spaventato dallo scenario: davanti, in fuga, Thomas Voeckler ha l'opportunità della vita; prova a fare il Walkowiak che non ti aspetti. La follia viene completata da un'auto pirata che tenta di uccidere Flecha e Hoogerland: Johnny Cavallopazzo, con una ferita che sarà colmata con trentatre punti di sutura, prosegue piangendo verso il traguardo. Non riusciamo a immaginare cosa sarebbe successo se fossimo stati al Giro o alla Vuelta...
I dragoni, i predatori da classica, hanno caratterizzato almeno due terzi di Tour: Gilbert strapotente e generoso, forse per festeggiare il contratto multimilionario (Astana o Bmc?), l'iride splendente di Thor Hushovd e il talento ancora inesplorato del prodigioso Edvald Boasson Hagen. Si sale verso il luogo più bello della terra, la Casse Desérte, quando Andy Schleck compie l'impresa atletica più rilevante della propria, ancor giovane, carriera. Complice lo stato di cottura avanzato dell'armada iberica e l'eccezionale apporto, nella valle ventosa del Lautaret, di Maxime Monfort, il lussemburghese arriva a un paio di minuti dall'Eldorado dei Campi Elisi. Personaggio complesso, dal potenziale quasi illimitato, continua a perseverare in un rapporto simbiotico, penalizzante, col fratello Frank: Torcicollo Andy, per la disperazione dei suoi diesse, non ha ancora capito che, proseguendo nella commedia, potrebbe fare la fine (biblica) di Abele al cospetto di Caino. Inspiegabile la sua ritrosia nell'alimentare la fuga del torero Alberto (splendido, fuoriclasse anche con la sconfitta addosso) nell'epica Modane- L'Alpe d'Huez, soprattutto dopo l'incidente meccanico paperinesco di Cadello. Il problema, non solo suo, è di prospettive: corre e vive in funzione del Tourannosauro e non è abituato al fremito, all'ispirazione, dell'improvvisazione. Che si acquisisce sprecandosi (...) nelle gare in linea, limando le ruote sui sentieri scomodi del Nord Europa o nelle brevi corse a tappe in giro per il mondo.
Pubblico ovunque, pazzesco nelle ultime giornate, calamitato dall'effetto T-blanc e dall'incertezza della sfida: la rinascita del movimento dei cugini è evidente ed annunciata da qualche stagione.
Tralasciando considerazioni velenose sui benefici sanitari (...) dello status di Continental della banda Bernadeau, è terminato l'oblio degli ultimi due lustri. Aspettavamo Pierre Rolland da almeno un biennio e finalmente ci ha mostrato quel che vale; con lui e Coppel, come soggetti adatti alle tre settimane, segnaliamo anche il giovanissimo (ventuno primavere) Thibaut Pinot, grimpeur de luxe che fece mirabilie al Val d'Aosta 2009. E poi, in ordine sparso, Sicard, Jeannesson, Geniez, Le Bon, Gallopin, Roux, Vichot: qualitativamente e quantitativamente la migliore linea verde con gli australiani.
Torniamo dal Tour con la consapevolezza che il Principe Cunego potrebbe rivincere un Giro d'Italia e poco altro. Noi, con gli spagnoli, per due decenni avanguardie esasperate, rischiamo di diventare Terzo Mondo; aspettando una semina nuova, confidiamo nel solo Nibali per far passare la nottata. Lo Squalo, alla luce dell'Ivan Basso declinante visto sulle cime alpestri, diventa l'unica autentica speranza gialla: il guaio tricolore è il sistema giovanile, lo scrivemmo in tempi non sospetti, plagiato su un campionismo comodo e furbo. Troppi diciottenni che vincono ma non imparano il mestiere: invece i francesi, appresa la lezione e fiutato l'avvenire, hanno (ri) costruito una scuola. Attraverso il Progetto Federale hanno convogliato forze fresche e idee nuove; borse di studio per far studiare gli atleti e la consapevolezza che, per produrre il fenomeno che vince il Tour o la Sanremo, è necessario innaffiare le altre specialità. Quindi maggiori attenzioni verso la mountain bike, la pista, il ciclocross, la bmx; indispensabili per arricchire il corredo genetico e le esperienze di un corridore ambizioso. Anche perchè, fino almeno ai sedici-diciassette anni, si devono evitare le insidie del traffico folle e congestionato.
Tutto il resto è meraviglia. Abituati ad osservare gli sfregaselle sulle salite più impegnative, per vederseli sfilare a pochi centimetri dal proprio spazio vitale, abbiamo accettato (per una volta) di attenderli al traguardo. Passato il circo, la carovana (indescrivibile la sua grandeur), ci si concentra sul pezzo forte. Il pubblico percuote le scritte pubblicitarie nemmeno iniziasse una danza tribale, cominciano le vetture e poi le staffette motociclistiche. Quando passano quei curiosi esseri, magrissimi e con la pelle bruciata dal sole, il frastuono, l'urlo, copre tutto. Quella sinfonia di suoni, ben oltre l'Intonarumori di Russolo, produce una vibrazione che ti trapassa il corpo. Il rombo del Tour si infila in mezzo tra i due assoluti della natura: il temporale dal cielo, il terremoto dalle viscere della terra. Il ciclismo, dal vivo, si guarda anche con le orecchie.
Terminiamo l'anabasi con le parole, sante, di un califfo della BiciItalia che fu. "La prima pagina de La Gazzetta dello Sport del 2 Luglio 2011 è il manifesto del basso livello culturale sportivo italiano. Il calcio è in vacanza ma gli altri sport non riescono a sostituirlo: persino una foto, da spiaggia, con Mancini in mutande da bagno e tanti suoi amici, ex calciatori più o meno famosi, riesce a battere il ciclismo con il Tour in partenza, Wimbledon al weekend finale, le moto al Mugello... Insomma non c'è speranza, meglio lo spot del gossip calcistico, del vip del pallone, della voce di mercato dello sport vero e proprio. E chi lo spiegherà poi all'Italia vera, quella che alla fine si arrabbierà pure vedendo questa ricchezza esibita, facile, tra Sardegna e Formentera, quando la vacanza è un miraggio per chi fatica ad arrivare alla fine del mese...? Almeno la fatica di chi pedala non corre il rischio di essere male interpretata..." (Maurizio Fondriest su Facebook)
Simone Basso
(in esclusiva per Indiscreto)
22 commenti:
Come non essere d'accordo??
Questo è stato un Tour bellissimo, umano, spettacolare, fatto da uomini veri, ragazzi più o meno giovani con grandissimo talento e altrettanto grande voglia di mettersi in discussione.
Questo sarà per sempre il Tour di Evans, Contador, Andy Schleck, Voeckler, Boasson Hagen, Hushvod e Cavendish.
Dispiace non aver visto in Cunego ed in Basso due protagonisti. Hanno corso passivamente: Ivan ha provato allunghi sui Pirenei, ma l'unica vittima è stata Damiano, che, a sua volta, è scattato per la prima volta alla penultima tappa.
Comunque, erano 13 anni che non vedevo un Tour così. Da quando due splendidi protagonisti della loro epoca, Marco e Jan, diedero spettacolo sulle strade del Tour, il primo rifilò al secondo 8 minuti in salita ed il secondo 6 minuti a cronometro al primo.
Ma era un altro secolo...
@Enrico:grazie.
Il Vam di Cunego è indicativo,si assesta più o meno sui valori del 2004.
Quindi il veronese,nel futuro prossimo,potrebbe rivincere un Giro.
Per il Tour la concorrenza è troppo qualitativa e il percorso non molto favorevole a uno con le sue caratteristiche.
A cronometro è scarsissimo:posizione areodinamica,pedalata,potenza,ritmo,etc.
Tutto sbagliato.
L'edizione 2003 fu strepitosa,ma nel rispetto(..)di un'era ancora esagerata dal punto di vista farmacologico.
Robosport fa spettacolo ma vuole sempre carne fresca.
Fecero moolti sghei in quel periodo,ma senza Epolandia Pantani avrebbe vinto almeno tre Giri e Ullrich si sarebbe pappato tanti Tour.
Non ho nostalgia di quel sistema e sarà fondamentale,per il ciclismo,evitare di ritrovarsi ancora nello stesso macchinario.
Rimane incredibile,inaccettabile,più che i Novanta da sballo,la vicenda del texano monouso..
perdonatemi se potete(specifico che non sono un esperto di bici)ma la corsa di Voeckler e della sua squadra mi convincono poco poco.
di tour e giri ne ho visti fin da quando ero piccino,e di gente che va fuori giri in quel modo,sulla seconda salita di giornata,e poi arriva tranquillamente al traguardo e sprinta pure alla fine non ne ricordo molti,manco ai mitici tempi di"epolandia"di cui parlava simone.
cmq sia tour bello ancor piu del solito,ed a me erano piaciuti pure gli ultimi fra l'altro.
deluso tanto da basso,il calo anche solo rispetto all'anno passato al giro,è enorme.
contador penso si sia guadagnato il rispetto di molte persone correndo in questo modo magnifico.
@Longinus:
"..Tralasciando considerazioni velenose sui benefici sanitari(..)dello status di Continental della banda Bernadeau.."
Appunto.
Anche se poi Voeckler,malgrado l'enfasi dei gesti,ha percorso L'Alpe d'Huez in 44'35"..
Ho seguito solo l'ultima settimana del Tour ma è stato davvero emozionante. Speravo in una "giustizia terrestre" per Evans e mi piace un sacco il talento di Boasson Hagen.
Ma ogni idea o commento sul Tour è comunque nel pezzo mirabile di Simone, vero fuoriclasse dei commentatori ciclistici (e non solo). Il commento finale di Fondriest è un manifesto dell'Italia intera, non solo dello sport italiano.
Personalmente sono contento nel risultato di questo Tour (visti i trascorsi, era difficile pensare che Evans sarebbe riuscito a non cadere dentro un fosso negli ultimi 5 km della cronometro e rompersi due femori).
Comunque meglio così: vince un grande campione, umile e antidivo.
Per il resto non c’è molto da aggiungere: i fratelli Schleck sono affondati nella cronometro ancor più di quanto ci si potesse aspettare.
Cunego: chi l'ha mai visto? Ha corso in modo anonimo puntando alla classifica? Per ottenere un ottavo posto finale? Forse era meglio puntare a vincere una tappa, il bilancio sarebbe stato più positivo.
Basso: mi dispiace dirlo ma non dovrebbe nemmeno più farsi vedere! Ergo, dovrebbe sparire dal mondo del ciclismo.
Contador: ha tentato di vincere la tappa dell'Alpe d'Huez ma non ce l'ha fatta semplicemente perché non ne aveva più. È la prima volta che non vince una grande corsa a tappe a cui partecipa. La legge dei grandi numeri era contro di lui. Contador rimane indiscutibilmente il numero 1.
E di Rolland che dire? Forse i francesi hanno trovato un nuovo campione dopo anni di magra? Forse, aspettiamo ancora un anno e poi vedremo.
Voeckler: è stato grande ad affondare solo sull'Alpe d'Huez.
Generoso nel lasciare andare Rolland a vincere la tappa e con essa la maglia bianca.
Cavendish: è chiaramente un fenomeno, quando le cose funzionano (treno e forma) nessuno può resistergli. Probabilmente vincerà il mondiale di Copenhagen e i Giochi del 2012 a Londra.
Sicuramente è stato un Tour combattuto. Bello solo per i canoni della spettacolarizzazione del giorno d’oggi (vedi cadute su cadute), non per il livello della corsa.
Si è rischiato veramente grosso con le cadute dei primi giorni, che hanno tolto di mezzo possibili protagonisti (Vinokourov, Wiggins, Boonen) e hanno influenzato il tour di Contador in negativo.
Un Tour deludentissimo sui Pirenei dove si è giocato a fare del surplace, alla fine si è riscattato sulle Alpi ma solo grazie a Evans, Schleck, Rolland, Sanchez e Contador.
Da ultimo segnalerei George Hincapie che alla tenera età di 38 anni ha eguagliato il record del grande Zoetemelk terminando il suo 16esimo Tour, oltretutto contribuendo in modo determinante alla vittoria finale del suo capitano.
@Simone
Concordo ancora con te. Rimane l'amaro di come Pantani ed Ullrich siano passati alla storia come protagonisti di un'epoca da dimenticare, mentre il robot texano sia ancora venerato ed osannato nel mondo.
Per quanto riguarda Cunego, sono un suo tifosissimo, e quando l'ho visto scattare, ho creduto davvero potesse dare qualche decina di secondi agli altri, ma sappiamo come è finita.
A questo punto non so che gli converrebbe fare: è bravo in salita, ma non tanto da vincere un Tour; a cronometro è un disastro, come hai giustamente rilevato; ha dalla sua quello spunto veloce in volata. A mio avviso, potrebbe davvero diventare un cacciatore di tappe, alla Maertens...
@longinus
credo che, chiunque abbia visto la pedalata di Voeckler sul Galibier, abbia pensato: "arriverà al traguardo con 7-8 minuti", invece no. Spero vivamente che sia stata la tenacia e non la "bomba" :D
@ Enrico
"Per quanto riguarda Cunego, sono un suo tifosissimo, e quando l'ho visto scattare, ho creduto davvero potesse dare qualche decina di secondi agli altri, ma sappiamo come è finita."
Oddio, scattare è una parola grossa.... ;-)
secondo me è proprio quello che un po' gli è mancato, considerate le sue caratteristiche. Voglio dire, mi pare che sia andato molto bene in questo Tour, anzi, in montagna, molto meglio di quello che si poteva pensare; però non ha quasi mai avuto un guizzo, uno scatto di quelli che quantomeno gli hanno più volte permesso in passato di vincere tappe/gare anche difficili facendo magari il vuoto negli ultimi Km/metri. Non lo sto accusando di nulla eh, evidentemente non ne aveva e ci sta tranquillamente.
Per il resto, poi, possibilità di vincere i grandi giri, non ce ne sono tante, considerato le sue mancanza a cronometro. La speranza è di trovare un Giro con pochissimi km a cronometro e salite brevi e toste,
ps: comunque, tifoso (quasi) come te di Cunego, con relativo accelerata di battiti quando, scatto o no, ha dato 50 mt al gruppetto sull'Alpe d'Huez :-))
allora:
-Evans: in quella che è probabilmente la sua ultima occasione(già ora è il più vecchio vincitore del dopoguerra)riesce finalmente e meritatamente a prendersi la gialla di Parigi
- Cunego:essendo anche io fra quelli che annoverano il veronese tra i preferiti sono stato contento del suo Tour, le sue immediate dichiarazioni di fine tour(Evans ha vinto il Tour a 34 anni quindi questo vuol dire che con tenacia posso farcela anche io)mi hanno fatto gelare.Qualcuno gli faccia capire che i giri di3settimane non sono roba per lui,al massimo edizioni particolari di Giro o Vuelta ma non il Tour(troppa crono e salite più per passisti-scalatori)
Comunque il fatto che non abbia fatto che non abbia fatto/avuto miglioramenti vistosi e improvvisi nelle crono è sintomo di pulizia
- Hincapie: e ne ha vinti(penso sia record),da compagno di squadra,8!
- tour 2003: ricordo anche io uno spettacolo,anche se in stile rollerblade(tutto spettacolo ma zero regole e etica),da rimanere incollati alla tv,probabilmente l'unica edizione dove la dittatura texana è stata seriamente in pericolo. Il tedescone,per quello che ha fatto vedere,in un altra epoca e con un altra testa avrebbe avuto una carriera da primi 10(minimo)all time
-Basso: è una mia allucinazione ma anche a crono non aveva un ritmo diverso(diciamo peggio di Evans ma meglio degli Schleck)?
- Vockler:in effetti anche quando ha perso terreno non è mai crollato veramente(c'è da sperare che si sia gestito alla perfezione)e anche a crono ha retto, comunque da apprezzare il via libera dato a Rolland per la bianca
- i predatori da classica nel rooster di partenza sono purtroppo uno dei plus del Tour sul Giro
- Hoogerland fenomeno:non solo è arrivato a Parigi ma ha pure provato a inserirsi nelle fughe nelle tappe alpine!
-italbici: di prospetti(ovviamente con differente livello e caratteristiche tecniche tra loro) under25 mi vengono in mente al volo: Oss, Malori, Ulissi, Modolo, Guardini;però non essendo cosi esperto non azzardo un confronto coi pari età stranieri
@Ale:merci!
Boasson Hagen ha un motore pazzesco.
Non so se gli convenga,ma se perde qualche chilo potrebbe tentare la carta dei grandi Giri.
Non mi sembra lontanissimo,atleticamente,da un Indurain;al Delfinato,come scritto nell'articolo,su alcune salite faceva impressione..
@Kim:perchè Basso dovrebbe vergognarsi?
@Enrico:ci sarebbe un bel dossier sul texano..
@Ricca:penso che avere al fianco Damiani,che è stato il diesse dell'Evans iridato e di Gilbert,per Cunego sia una garanzia in più.
Un'altra vittoria al Giro nei prossimi tre-quattro anni mi sembra possibile.
@Tiziamal:
La vittoria di Evans è un volano anche per il movimento australiano.
Leggevo su un quotidiano on line dell'entusiasmo suscitato dall'impresa.
Rating televisivi alle stelle,malgrado gli orari notturni,e un piccolo boom nella vendita delle biciclette da corsa.
C'è un sito che chiede se il trionfo parigino di Cadel è da considerarsi il più significativo nella storia dello sport aussie.
Siamo quasi a 40000 voti e tre quarti degli utenti rispondono affermativamente.
Strabatte l'America's Cup 1983 e l'oro olimpico della Freeman nel 2000.
Lo zio George è al nono Tour vinto come luogotenente.
Il tedescone è stato molto Venturellen,ahilui.
http://nuovoindiscreto.blogspot.com/2010/07/il-ciclista-cosmico.html
Dei nomi che citi ci sono un ballerino del pavè(Oss)e un McEwen in divenire(Guardini)però nessuno di questi è un tourannosauro.
Sperèm..
@Simone
Il Signor Basso dovrebbe sparire e non farsi più vedere per i seguenti motivi:
Quando vinse all'Aprica la tappa decisiva del Giro 2006 arrivò al traguardo tenendo tra le mani la foto della figlia appena nata. Qualche settimana più tardi fu escluso dal Tour poiché coinvolto fino al collo nell'Operacion Puerto.
Poi, durante una conferenza stampa tenuta a casa sua riuscì a far chiamare il proprio cane con un nome diverso dal vero nome (le sacche di sangue presso il Dr. Fuentes erano contrassegnate in codice, il suo era "Birillo" il nome del cane).
Mi sembra che questi motivi siano sufficienti per ritenere che questo farabutto menzognero avrebbe dovuto sparire per sempre dal mondo del ciclismo.
"Mi sembra che questi motivi siano sufficienti per ritenere che questo farabutto menzognero avrebbe dovuto sparire per sempre dal mondo del ciclismo."
Kim, se Basso dovrebbe sparire per sempre dal mondo del ciclismo allora il Tour dovremmo correrlo io, te e Simone.
Gli hanno rovinato una carriera perchè han trovato il suo nome su un agenda, altri han fatto gli indiani passandola liscia protetti da federazioni compiacenti: se fosse spagnolo a quest'ora avrebbe a casa più maglie gialle di Contador...
"La vittoria di Evans è un volano anche per il movimento australiano."
Simone, al di là dell'effetto volano momentaneo (tipico in questi casi in ogni paese), credo sia esattamente il contrario: Evans è il prodotto di un movimento nazionale ben preciso, come Chris Hoy per la Gran Bretagna, etc...
Il progetto francese che citi in Australia è in atto da 20 anni ed i risultati si stanno vedendo: nella Pista stanno quasi monopolizzando la specialità, e su strada ci stanno arrivando perchè al di là dell'effetto Evans la passione è giù tra la gente: http://www.milanofixed.com/the-soul-searchers/
@Dane
Sicuro che Basso è in ottima compagnia, però certe sceneggiate atte a prendere per i fondelli la gente se le doveva risparmiare.
Arrivare a cambiare nome al cane mi sembra davvero meschino.
Poi sul fatto che ci siano altri coinvolti eccellenti e anche in altri sport (Rafael Nadal su tutti...) non ci piove.
PS: un bel Tour tra noi tre non sarebbe male. Tieni conto che a me basterebbe vincere una tappa... la gialla non te la potrei nemmeno sfiorare.
Kim, non è che ci sono altri coinvolti. E' che di fronte all'eventualità di essere l'UNICO che paga, anche il cambio di nome al cane mi pare un peccato veniale...
@dane
Io mi sono sentito letteralmente preso in giro da questo individuo con la storiella che ha dato in pasto al popolo.
Una balla astronomica che in Italia trova subito la sponda giusta (vedi Moggi santo subito).
Io mi chiedo solo se ha fatto questa cazzata di sua sponte o perché mal consigliato....
Simone bel post,grazie.Purtroppo in questo periodo viaggiando molto ho seguito il tour a singhiozzo,e non posso esprimere un giudizio serio.Grazie al fuso orario favorevole,sono riuscito a vedere in streaming le ultime tappe alpine.Mi e' venuto quasi da piangere nel vedere quelle facce stravolte dalla fatica all'arrivo.Il vero significato del ciclismo e' tutto qui.C'era qualcosa di religioso in quelle facce.Erano decenni che non vedevo un uomo in bicicletta soffrire tanto.E' stato bello;speriamo non arrivi un'altro Texano a rovinare l'incantesimo.Per quanto mi riguarda un ottavo posto al tour vale piu' di una vittoria di tappa,ma questa e' un opinione personale...
@Kim:non penso che il cane si sia offeso...
L'Ivan è cresciuto in un ambiente con certe "regole",già il dover affrontare uno come il texano implicava l'utilizzo di un tipo di benza(sic).
Come scrive anche Dane,è stato con Ullrich uno dei pochi che ha veramente pagato quelle frequentazioni.
Poi,dal punto di vista umano,ognuno ha le sue simpatie.
@Dane:certo,sappiamo che la scuola aussie è nata soprattutto dalla pista e dalla Mtb.
Ma il mio riferimento è ai commenti,numerosissimi,sui giornali down under.
Vent'anni fa,leggere che tanti canguri preferiscono il Tour a Wimbledon e al rugby era allucinazione pura...
@Gaby69it:grazie a te.
Si spera che questa linea,che è cresciuta nell'ultimo lustro,regga.
Altrimenti torneremo a dieci anni fa e il ciclismo non penso che se lo possa permettere.
Gli altri sport professionistici invece si,perchè sono tutelatissimi...
No comment.
Da quale luogo della terza pietra dal sole hai visto il Tour?
@Tiziamal:dimenticavo colpevolmente un particolare.
C'è un settore della pedivella giovanile tricolore che è forte.
Mi riferisco alle donne.
Rossella Ratto si annuncia come una fuoriclasse futura e il settore pista sembra,incredibile ma vero,crescere bene.
Naturalmente,nel caso del ciclismo rosa,l'età è un fattore meno vincolante.
Infatti l'Eddy in gonnella,la Vos,ha ventiquattro anni.
@Kim: scusa eh, sto qua lo beccano perchè trovano il nome del suo cane su un agenda, penalmente non ci sono prove, viene messo alla gogna finchè esplode "sì, va bene, ero io, confesso basta che non mi rompiate più i maroni", nel frattempo gli altri nomi sull'ganeda stanno zitti e coperti e protetti da Federazione e Min.Spo.Dop. si pappano Giri e Tour che sarebbero stati appannaggio di Basso, e tu ti senti preso in giro da lui?!...
Io mi sento preso in giro da almeno 6 o 7 nomi che mi vengono in mente prima di Basso........e limitandomi al ciclismo, che col salto di disciplina arrivo anche a 20... ;-)
@Simone: sì, sì, per carità, che si siano raggiunte vette mai viste in Australia siamo d'accordo (anche agli ultimi Mondiali pista di Apeldoorn la Meares ne ha fatti star svegli tanti...), intendevo dire solo che dietro c'è un movimento crescente che sta arrivando all'apice Evans o non Evans.....poi è chiaro che un campione nazionale che vince vende più magliette ed incolla più gente alla tv, ma in Australia non si tratta di un entusiamso legato ad un campione occasionale......insomma, niente a che vedere con l'effetto "Azzurra" o "Luna Rossa" degli italiani, ecco... :-D
p.s.: sono stato recentemente per una due giorni d'allenamento al "Catino di Aigle", avendo la fortuna di conoscere personalmente un'istruttrice federale francese lì in trasferta... ragazzi, a veder certe cose viene tristezza.....cioè praticamente la federazione francese ogni estate prende un gruppo di giovani (un tot per ogni categoria) tra i migliori fattisi notare in gare o segnalati da tecnici del settore, li porta in velodromi internazionali e seguiti da tecnici federali li mette a contatto con atleti e tecnici stranieri per accumulare esperienze diverse.....alcune ore sono dedicate alla teoria, alcune all'allenamento, altre agli insegnamenti su tecnica e postura, altre agli incontri coi pro e altre ancora sono libere: puoi provare il surplace, provare una specialità diversa dalla tua, etc...
Altri paesi fanno lo stesso, ad esempio mi han detto che il mese prossimo arriva lì una delegazione giovanile australiana che ogni anno coi medesimi criteri fa un Tour per il mondo: Giappone, Varese, Malesia, Montichiari, Svizzera, Varese, Belgio, Montichiari, Argentina, Varese (li ho già detti Montichiari e Varese?!).....poi uno si chiede come mai la Francia piazzi gente come Sireau e Bauge in ogni semifinale Mondiale, l'Australia domini il medagliere mondiale di specialità o la Gran Bretagna sia uscita dal nulla mentre la tradizione secolare dell'Italia è rappresentata da giovani di belle speranze non ancora cooptati dalla strada o atleti in attesa di guarire da infortuni......e vabbè.... :-/
A me fa piangere il fatto che paesi che dominano la specialità non si accontentano dei risultati raggiunti ed organizzano questi tour d'istruzione, mentre in Italia ci si continua a riempire la bocca di robe tipo "l'Italia rappresenta la culla della disciplina" (certo, poi la disciplina è da tempo che ha fatto la cacca e tutti fanno finta di non sentire la puzza per non cambiare il pannolino.....).
@Dane
Io non sopporto uno che organizza una conferenza stampa per divulgare una menzogna.
Non è perché ritengo che sia più colpevole di altri in questioni di doping & affini, su questo punto è sicuramente in ottima compagnia.
Kim, tutto quello che vuoi ma in un ambiente in cui ti sei comportato esattamente come gli altri passar per capro espiatorio fa girare le palle e non poco. Che a quel punto uno cerchi di stare a galla nelel sabbie mobili sgomitando in tutti i modi è pacifico, perchè il problema non è che Basso è in buona compagnia: è che rispetto agli altri ne esce come un gigante!
"Min.Spo.Dop"
hahahahahhaa, eccezionale!
@Simone,per ora mi accontento di questo ciclismo.Non sara' pulitissimo,e qualche furbastro ci sara' sempre,pero' vedere gente stravolta dopo aver fatto L'Alpe d'
Huez in 42/43 minuti mi fa ben sperare.
HO visto le tappe del Galibier a dell'alpe d'Huez da Tokyo,e la crono dal Kuwait,dove,Aihme' vivo.
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