Lo stile dei Borgia

di Oscar Eleni
Il colpo basso del Coni, lo sponsor del Pizzighettone, l'Uleb a Desio, l'occhio di Goldstein, la panchina di Melli, i tempi d'oro del Lombardia, i soldi di Gallinari, Sabatini scatenato e le candidate alla retrocessione. Voti per Anna Cremascoli, Bianchini, Albanese, Gentile, Trinchieri, Saibene, Mahoric, Crespi, Bonamico, Caja e Meneghin.




Oscar Eleni sdraiato davanti al melograno di casa Colombani, castello del gusto, corte dei miracoli gastronomici che ti fanno godere Il sole di Maleo, provincia di Lodi, l’ultimo rifugiuo del Gian Brera fu Carlo, quando dentro hai la notte. Il sole picchia forte, ma anche la grappa Saracco che ha una storia ben strana: si chiama moscato d’autunno, è stranamente forte ed aromatica, ma la cosa più strana è che Castiglione Tirella ha mandato le sue vinacce piemontesi fino a Valdina, provincia di Messina, dal distillatore Giovi, facendo nascere una meraviglia che ci ha tolto il gusto del seppuku dei vecchi samurai, lo sventramento davanti a questa rivoluzione dispari che aumenterà le squadre professionistiche, diluendo sangue già povero, abbassando il livello di competizione e aumentando il numero delle partite fasulle. Colpo basso della struttura Coni, dell’Alta Corte che ci ha messo davvero troppo a ristabilire i diritti di Venezia, lasciando nel guado, o nel guano sarebbe meglio dire, il Meneghin che ancora non ha capito come si sviluppano le congiure di palazzo, perché non ha tempo di guardarsi l’americanata sui Borgia. Davanti al disastro il presidente ha cercato di evitare i danni: la cosa buffa è che tutti ammettono il porcellum, un po’ come succede al sottoscala di sopra, molti consiglieri federali, consiglieri?, ammettono, sorridendo, di essere stati costretti, digrignando i denti, piagnucolando per essere stati complici.
Bufera interiore davanti al melograno, mentre Mario Colombani cerca di spiegare perché sua moglie Fulvia è lo sponsor della CMC Coperture di Pizzighettone, una società vivace della C regionale, con un bel vivaio, presentata in piazza prima dell’esordio vincente in campionato ad Asola, paziente nel farci capire perché non ama le tortore che non vogliono estranei intorno ai loro nidi e ama invece i merli oltre ai pesci neon.
Questo basket di provincia ci dà sensazioni di quasi freschezza, un po’ come il viaggio verso Desio per un trofeo Lombardia snobbato dall’Armani che ha preferito il caldo di Malaga e Marbella, a casa Scariolo, portando via due sostanziosi incassi all’Aurora, che ha fatto comunque strada, per far capire alla Bennet e a Cantù che il passaggio europeo al Pala Desio non sarà così facile perché la struttura, come succede spesso, utilizzata dal basket raramente, data orgogliosamente in prestito alle farfalle azzurre diventate ancora campionesse del mondo, non è purtroppo pronta per una Eurolega anche se il parquet, dove Cantù ha spazzato via Casale e Varese, è stato lucidato, illuminato, ma perde sempre qualche mattonella. Se davvero la prossima settimana arriveranno a Desio i commissari dell’ULEB per l’omologazione sarà difficile farsi dare il nulla osta per i servizi mediatici, per il contorno, per troppe cose da fare in fretta e che diventerebbero impossibili senza la collaborazione del Comune e dei suoi uomini chiave che erano in tribuna a vedersi la finale vicino alla presidentessa Cremascoli al primo trofeo vinto come papessa del Cantuki basket.
Aurora Desio animata da sacro entusiasmo, messa in moto per pensare più in grande dai Bibì e Bibò della B&B dove Bernardi e Bergamaschi combattono la loro guerra non proprio di religione cestistica, anche se i due vedono lontano, vedono bene, sanno come vivere e far vivere i loro associati. Desio rivisitata pure da queli di SKY che hanno mantenuto la real fede, anche se non avranno più il basket di serie A, che faranno comunque servizi su uno sport che a loro deve pure qualcosa, uno stile diverso dalla cialtronaggine di chi, non avendo i diritti sulle dirette di uno sport, lo cancella persino dai notiziari. Gente cacina, gente così diversa da mister Goldstein, lo spettatore professionista più noto d’America, prima fila fissa in ogni palazzo NBA, a pagamento, si capisce, cari portoghesi d’Italia, arrivato a Desio cancellando qualche party milanese nel giro della moda che è poi la fonte della sua creatività e, pensiamo, ricchezza, per godersi basket for pizza, basket ruspante, per applaudire il Wafer delle meraviglie che ha ingaggiato Cremona, per deliziarsi con la forza della Bennet che adesso, alla vigilia della supercoppa di Forlì contro Siena, ha scoperto di aver affollato un po’ troppo la sua panchina e, anche se l’attività sarà lunga, forse sarà meglio sfoltire perché il giocatore in panchina si avvilisce, vive di amarezze che trasmette agli altri.
A proposito nei peana per il Gallo milanese, nessuno ci ha detto a che punto della panchina si collocherà Nicolò Melli, tanto per capire che certe ripicche estive erano soltanto ripicche che potrebbero testimoniare i ragazzi chiamati per gli allenamenti e messi a sedere per far posto a vecchie cariatidi. Certe cose le sanno anche i non ammessi alle conferenze esclusive, cari miei pistoloni.
Trofeo Lombardia che ha premiato vecchi giornalisti dell’epoca in cui questi tornei erano fonte sacra, come il Pavoniano, come tante altre manifestazioni ora bruciate dal sistema. Tacchini, Colombo e il Natucci della nazionale veterani con ginocchio al titanio sistemato dal Mineo che era l’ortopedico dela grande Simmenthal nell’epoca d’oro e adesso è primario al pronto soccorso del Pini. Mancava all’appello Venenum Campana che doveva animare il suo sito. Mancava, purtroppo, Claudio Pea per la morte della madre. Con il Lombardia, pensavamo mentre valutavamo il peso della targa da rilanciare verso il territorio nemico, un comitato regionale, ai tempi del pasionario preside Maifredi, del Tricerrone che ci manca sempre tanto, campava per un intero anno senza dover chiedere aiuto a nessuno. Altri giorni, altri melograni.
Questi, direbbe il nostro artista ristoratore di Maleo, sono tortore e non vogliono nessuno intorno a loro, anche quando ci dovrebbero essere conferenze stampa per tutti, senza esclusive, esclusioni, ma forse è giusto così perché bisogna essere merli per poter scrivere che Gallinari giocherà per re Giorgio prendendo 120 mila euro al mese. Noi siamo portati a credere che siano a ciclo di partite, se non a partita secca, ammesso che riesca a giocarne qualcuna perché al Gallo servono sempre scarpe speciali e guai se in trasferta ne porti un paio soltanto e quel paio si rompe. Cara gente se il Sabba del Sabatini scatenato su Bryant, ma così freddo sul Manu Ginobili che gli aveva detto quasi subito di essere pronto a rivestire la maglia Virtus, offre ad uno dei migliori giocatori NBA 800mila a partita non è possibile che anche i comprimari pretendano così poco per la loro fatica in attesa che si riaprano le porte del cielo.
Pala Desio e osservazioni in coro: Casale sembra davvero leggera, Cremona sembra meno motivata dell’anno scorso, Varese ha bisogno che tutti credano in quello che sta facendo, anche se poi dispiace vedere certi bruschi congedi come dal dottor Carletti, dai Galleani, fa un po’ senso sentir criticare già adesso una squadra che non abbiamo visto al completo al Lombardia, ma questo vale anche per Cremona e, stando dietro alle voci, alle solite Pesaro, Caserta, Bologna uno e due, ma è il solito cinema paradiso dell’estate dove la grande e vera Milano perdeva 10 partite su 12. Su Cantù sono tutti convinti che con il recuero di Basile sia davvero da corsa alta, ma l’idea è che sarà corsa a tre con Milano e Siena, perché sulla quarta già si litiga, e sull’unica retrocessione si aspetta sempre di capire come pagano certe società che nei giorni pari hanno soldi e in quelli dispari se li fanno dare indietro. Dicono che la Lega punirà i suoi vertici colpevoli del rimpallo e dell’ostinazione nel voler salvare Teramo. Vedremo chi avrà il coraggio di dire io non sapevo niente. Certo qualcosa bolle nel pentolone dei diavoli che ora minacciano tutti, ma non sanno ancora come regolarsi. Vi aspettiamo al varco con il nuovo calendario. Voti perduti bevendo bicchierini magici di Moscato d’Autunno, una grappa che darebbe vita persino al coniglio, sì, coniglio federale, altro che consiglio.
10 Alla papessa di Cantù, l’ingegner Cremascoli per il suo primo trofeo importante, per le sue prime interviste importanti dove si capisce cosa è la serietà e cosa vuol dire credere in un progetto.  
9 A Valerio BIANCHINI che sembra ormai ospite fisso della vecchia casa paterna a Torre Pallavicina dove il suo labrador può finalmente vivere. Dicono che sia in gran forma, forse è per questo che il basket lo lascia in un angolo e manda avanti i soliti cretini che non sanno neppure ridere.
8 A Stefano ALBANESE, Supremo Aiace, che si è fatto un bel libro affidando la prefazione a ser Biss Campana, pure lui in grande forma e allora attenti cari viandanti della palla a spicchi perché i rinnovamenti partono da questi conclavi tipo quello di Vigevano dove c’era tanto basket scontento, ma non succube.  
7 A Nando GENTILE e signora che non perdono una partita dei loro ragazzi d’oro. Nandokan ha dato via libera per un libro sulla sua vita da pirata campione. Guarda, osserva, non si svende e intanto ci fa sapere che Boscia Tanjevic sembra pronto a combattere ancora sul campo, anche se noi tutti siamo in attesa che Roma si degni almeno di congedarlo in maniera ufficiale con gli onori che il popolo dell’arena di Barcellona ha riservato al grande Tomas nell’ultima corrida catalana.  
6 A TRINCHIERI, SAIBENE, MAHORIC, CRESPI per lo stupendo clinic organizzato dalla Double B nel palazzo di Desio la mattina della finale. Per i giovani allenatori quattro ore importanti e non soltanto per i 2 punti nel curruculum. Forse è proprio da queste riunioni a basso costo per i giovani tecnici che si può ricominciare.  
5 A Marco BONAMICO se si fa scoprire mentre urla alla luna e ride dietro a questi legaioli superiori che volevano metterlo in buca e ora sono a testa in giù. La sua Lega Due vive e sembra avere sempre un‘idea in più di chi dovrebbe stare sopra.  
4 Ai CONSIGLIERI FEDERALI che fingono di non essere mai stati nella riunione dell’allargamento coatto, dei campionati dispari, del 17 che porta sventura. C’erano e se giurano di essersi addormentati ancora peggio.  
3 Alla REYER che merita dieci per la sua battaglia, ma che ora deve elemosinare un campo in prestito avendo già visto i musi da mona di Treviso, Padova e persino di Iesolo. Certo andare in serie A, fare festa e non avere il campo è davvero comico. Al Comune di Venise qualcuno riuscirà a vergognarsi un po’ o cercherà in giro soltanto bandiere tricolori da ritirare?  
2 Ad Attilio CAJA perché dopo due stagioni eccellenti, dopo tanti campionati di alto livello, deve stare ai margini: vedendo la sua amarezza ci viene in mente, troppo spesso, che qualcosa non deve funzionare in questa Danimarca dei canestri.  
1 A Dino MENEGHIN che doveva essere più solido del supremo Aiace e picchiare un forte pugno sul tavolo dicendo al Coni, alle Leghe litigiose: mi avete rotto lo marones, ora decido io e come diceva il caro Cappellini sul Pordenone ateniese che cada Sansone con tutti i marachei.  
0 Al verdetto del CONI arrivato così tardi a calendari già compilati. Non ci sono scuse per uno sgambetto del genere ad uno sport uscito già con le ossa rotte dall’estate internazionale, da un basket che si consola davvero con poco se assolve tutto e tutti e sa benissimo di avere la cantina piena di ratti e di ciaparatti.

Oscar Eleni
(26 settembre 2011)

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