di Oscar Eleni
Europensierini su Desio, Cinciarini, Leunen, Francia, NBA, Armani, Farmar, Facchini, Milano, televisioni, Italia, Peterson, Zanatta e Gallinari.
Oscar Eleni condannato dagli orari infami a tenersi tutto dentro con evidenti perdite di fiducia in se stessi, con la rabbia di chi non capisce chi non ti capisce. Pensierini da eurolega, dentro l’euromondo, fuori dall’eurodelirio.
1. Gloria per Cantù che ha ridato vita vera al Palazzetto di Desio. Luce, colori, un lavoro fatto proprio bene in una sede diversa da quella dove vivi. Non facile, ma se la gente è di qualità tutto va a posto e poi a Cantù sanno bene cosa vuol dire avere un amministrazione comunale che finge di volerti dare un palazzetto.
2. Siamo contenti di aver visto Cinciarini fare passi avanti nell’euroconsiderazione generale. Credevamo in lui anche prima, ma in mezzo c’erano stati i fanghi con la Nazionale. Peccato che ora abbia problemini al ginocchio, ma se il Trinca dice che nonb li ha, allora meglio per lui.
3. Stupore per le crisi d’identità del Leunen che aspettavamo alla grande ribalta. Non è la prima volta in partite importanti. Lui è uomo squadra, rende anche quando non segna, ma vederlo così anonimo ha ispirato pensieri sul famoso cavaliere pallido senza fucile.
4. Visti i fisici dei tutti neri di Nancy ci siamo chiesti cosa spinga tanti dirigenti dello sport italiano (Petrucci e Pagnozzi in testa, cioè presidente del Coni e futuro presidente alla faccia del Chimenti che per i golfisti è già in carica) a festeggiare quando ci capita di superare nel medagliere la Francia. Loro ci sono sempre e in sport veri. Loro hanno un ricambio straordinario dall’atletica alla pallavolo, dal basket fino al grande rugby che giocherà la finale mondiale sfruttando la fortuna in un torneo giocato malissimo.
5. La NBA sarà pure bloccata e muta, ma gli osservatori che lavorano in Italia si muovono sempre tanto, fanno mercato, fanno opinione e gli agenti gongolano.
6. La tripletta italiana in Eurolega ci consola per l’estate mortificante al seguito di Azzurra tenera. Vietato illudersi dopo una giornata, ma Siena ha fatto un altro dei suoi capolavori; Cantù è rientrata nel grande mondo dando il meglio prima come società e poi come squadra, garanzia per tenere a freno chi si ammala di cesarismo con l’obbligo di fare sempre battute spiritose; Milano ha dimostrato di avere fatto una squadra con un vero capo e tante piccole code, era ora, anche se gli obiettivi massimi, a dire la verità, saranno un già visto per la platea Olimpia e forse è questo che fa rosicare chi, azzerando, si era illuso di poter scrivere qualcosa di nuovo: al massimo pareggerà.
7. Visto Farmar in maglia Maccabi abbiamo capito perché la giovane generazione di menestrelli al servizio del basket manda tutti i presunti talenti italioti nella NBA. Se ci gioca lui, diranno in tanti, perché non i nostri e ha ragione Belinelli a sentirsi un vero uomo dell’altro mondo. Già. Un pensiero sballato su un giocatore reduce da infortunio, si dice? Non ci sembra, ma di sicuro questa favoletta del miglior basket del mondo offerto dalla NBA in lotta serrata con la passione, la logica, il solito pan denaro, alla faccia della crisi e dei tanti posti di lavoro perduti in questi mesi, va alimentata da chi continua a non raccontarci nulla di ciò che ha intorno, ma finge di sapere tutto sulle bagatelle dell’isola Stern.
8. Visto un Facchini allegro e pimpante, pronto a spiegare il mistero dei quiz non risollti e del parente serpente capace di rendere pubblica la cosa senza essere per ora smascherato dallo Zancanella che un Meneghin più attento dovrebbe almeno richiamare all’ordine: o sospendi lo spione, o te ne vai. Non sarebbe politico dopo aver dato l’autonomia. Certo che non sarebbe politico, ma, caro Dino, come vedi dopo la mela di ritorno da Pesaro, raccontata sul tuo libro con Vanetti, può accadere che si vada dall’altare alla polvere in poche settimane. Certo si può tornare sull’altare, ma se Roma bausciona fa circolare la voce che il Petrucci senza sbocco in politica vorrebbe una presidenza federale per restare al palazzo acca come tribuno allora bisogna lasciare un segno prima di corazzarsi con la solita latta. Tornando a Facchini terza giornata ancora senza di lui. Chi piange e fotte, chi comanda dietro le quinte sa il fatto suo.
9. Dubbi su Milano? Non tantissimi, anche se il dopo Pesaro ha richiesto almeno una verifica sulle motivazioni di chi non ha la grande fame del “vinto mai”. Ci vuole tempo, come del resto per Siena, e allora aspettiamo le castagne di novembre per capire.
10. Brutta storia questa delle scelte TV, ma bruttissimo sentire in giro gli orfani di SKY che rimpiangono voci e cantori. Ci vuole tempo per tutti e poi, diciamoci la verità, se è la Lega, o chi la comanda davvero, a decidere tutto, perché stupirsi di certe dirette senza senso e con ascolti in calo?
11. Operazioni del club Italia? Silenzio nel borgo. Chi dovrebbe parlare, chi sta facendo davvero qualcosa, chi va in giro a reclutare, scovare, a vedere se esistono talenti? Le società, risponde il coro. Già, ma farebbe piacere sentire che nel vulcano di Azzurronia qualcosa si muove.
12. Scoperto Peterson in gramaglie, alla presentazione del libro su Meneghin, perché non davano il volume in omaggio. Caro Nanone i proventi vanno in opere buone e poi se ad ogni presentazione venissero regalati libri sai che crisi per gli autori?
13 Alla Feltrinelli per il Dino day by Vanetti rivisto uno Zanatta finalemente fuori dalla casa del grande fratello con la verve antica e chi si è trovato bloccato dalla sicurezza all’uscita perché aveva in tasca qualche disco chieda i danni allo Zago dei succhiotti.
14. Vittorio Gallinari si è emozionato molto nella partita dove Milano sistemava il Maccabi. Per il figlio? Certo, anche se da buon padre, agente e comptente dovrebbe chiedere a Danilo di rivedere in una sala di danza i suoi movimenti per le entrate a canestro che fanno sempre pensare a pericolosi avvitamenti tendinei, ma il brivido glielo hanno dato gli applausi per i liberi segnati da Mason Rocca il generoso: un ritorno ai giorni in cui era il vero Gallo del popolo Olimpia.
Oscar Eleni
(21 ottobre 2011)
1 commento:
Visto Farmar in maglia Maccabi abbiamo capito perché la giovane generazione di menestrelli al servizio del basket manda tutti i presunti talenti italioti nella NBA. Se ci gioca lui, diranno in tanti, perché non i nostri
Che noia, ancora una tirata contro l'NBA? Farmar fa la riserva nella peggior squadra della lega, credo che nemmeno a fine anni '80 in piena golden age l'equivalente di Farmar avrebbe fatto la differenza in Europa -.-
e ha ragione Belinelli a sentirsi un vero uomo dell’altro mondo.
Ma Belinelli Marco, quello che quest'estate ha giocato in maniera oscena in maglia azzurra? Dimostrasse qualcosa in una qualsiasi competizione cestistica e poi sentiremo cos'ha da dire...
Non ci sembra, ma di sicuro questa favoletta del miglior basket del mondo offerto dalla NBA in lotta serrata con la passione, la logica, il solito pan denaro, alla faccia della crisi e dei tanti posti di lavoro perduti in questi mesi, va alimentata da chi continua a non raccontarci nulla di ciò che ha intorno, ma finge di sapere tutto sulle bagatelle dell’isola Stern.
Non capisco. Trovando il basket italiano soporifero mi limito a non guardarlo. Non passo il tempo a parlarne male con gli amici, o a scrivere articoli per dire che noia mortale che e'; preferisco parlare di quello che mi interessa (NBA ed Eurolega). Invece non passa articolo di Eleni in cui non si dica che la NBA è sopravvalutata. Non si fa prima a non guardarla?
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