di Jvan Sica
In questo anno che ci ha condotti verso il centenario del Guerin Sportivo ho
perso alcune mie ore notturne a studiare (dopo aver perso le diurne a
comprare in vicoli sgarrupati) fascicoli di diverse annate del giornale.
Dopo attenta analisi arrivo a quello che per me è un assunto da cui
partire: il giornale attuale è per qualità letterarie, sviluppo analitico dei temi trattati e profondità giornalistica il migliore di tutta la storia della nostra rivista preferita.
Il cavallo di battaglia che ha generato il boom degli anni ’70-’80, il calcio internazionale, non ha mai avuto tutti insieme autori del calibro di Gotta, Giordano, Spessot, Pizzigoni, De Benedetti, Cordolcini.
Il calcio altrui negli anni del boom guerinesco era quasi del tutto
sconosciuto e il target del giornale non faceva eccezione. I pezzi
aprivano finestre, illuminavano macrocosmi che erano le culture e le
tradizioni calcistiche degli altri paesi. Oggi il ragazzino alle
prime letture guerine in quelle finestre guarda ogni giorno e si ha
piena esperienza della pratica calcistica mondiale, quasi completamente
globalizzata. Per questo motivo i pezzi non devono più spiegare evidenze
non viste o solo sfiorate ma scendere nel profondo di piccoli ecosistemi sociali legati al calcio
che rimangono per fortuna ancora in vita. E gli autori del Guerin
attuale riescono in questo intento ogni mese, dando alle stampe dei
pezzi in cui conoscenze, competenze e studio sono costanti e
approfondite.
Il secondo grande tema guerinesco, il commento ragionato del calcio italiano, non è più quello degli anni ’60. I vari Iori, Calzaretta, Bortolotti, Beccantini, Mura, Tucidide, Marani
non si muovono più su strutture critiche definite. Il calcio italiano
non ha più modelli di commento predeterminati, ma tutto si mischia in un’atmosfera ermeneutica destrutturata.
Per i critici questo rende la rivista giornalisticamente meno forte
rispetto al passato ma non è del tutto corretto. Fare giornalismo
sportivo muovendo opinione come il Guerin di Brera oppure incanalando
tendenze come quello di Cucci non è più fattibile. L’unico giornalismo
sportivo (ma direi non solo) di alta qualità è quello che miscela in un’analisi quanto meno di parte possibile punti di osservazione differenti,
confondendo la tattica con il diritto, la preparazione atletica con la
mondanità, le idee di gioco con la funzione di modello sociale raggiunta
dai calciatori. Tutto questo è il calcio contemporaneo, di cui è
difficile dire in modo nuovo senza una grande capacità analitica, in
grado di spaziare in più campi. E ancora una volta i grandi giornalisti
del Guerin di oggi riescono a parlare del calcio italiano con parole sempre nuove, un miracolo se ci riferiamo a quello che si scrive e si parla di consueto.
Il terzo tema storicamente forte sul giornale sono le inchieste.
Il direttore Marani appena preso in mano il giornale ha puntato sul
tema, cercando di riportare alla mente le tirate guerinesche degli anni
’30-50, ma ha lasciato velocemente perdere perché la possibilità di
conoscere come vanno le cose in tempo reale del web sociale non è paragonabile a nessun altro media
(anche i quotidiani hanno lasciato alla rete le grandi inchieste,
ricostruite dal crowdsourcing e dalle fonti multiple interagenti).
Ma
non per questo il giornale ne ha risentito, anzi forse lo sparare
inchieste una dopo l’altra aveva preoccupato il target giovanile non
troppo interessato alle questioni.
Detto che il Guerin di oggi è la
migliore rivista in cento anni di vita, quello che si percepisce negli
editoriali di Marani e dai dati che ho visto è la grandissima difficoltà
in cui naviga. In questi ultimi due anni è stato in fin di vita ma non ha mollato. Ma quanto tempo ancora potrà resistere?
A
questo punto mi piace dire la mia su cosa si può fare per dare forza al
guerriero, ben sapendo che Marani, l’editore e gli altri tutto questo
lo sanno perfettamente e per loro è l’acqua calda. Per me il futuro del Guerin è in tre plus che lo contraddistinguono.
1) Il senso di community che accoglie chi lo legge.
Nessuna rivista, neanche le femminili, riescono a creare con il lettore
un link esperienziale così forte (in parte lo fanno anche i quotidiani
sportivi, non più quelli politici), che ne modella addirittura
l’esperienza di lettura. Il Guerin non lo si legge perché parla di
calcio o perché riporta tabellini ma perché si è in una comunità di
lettori che fanno esperienza delle stesse conoscenze, ponendo le basi
per la loro condivisione. In questo termine la svolta: all’inizio ho
scritto community ed è questa che bisogna rafforzare creando un dialogo
costante con i lettori attraverso il potenziamento dei canali social che
fanno riferimento al giornale, insistendo soprattutto sui canali di condivisione e scambio come i forum. Intorno ai forum, il Guerin rafforzerà la base di lettori e ne creerà degli altri.
2) La qualità dei pezzi.
La qualità nel mondo editoriale contemporaneo, soprattutto per le
riviste ad ampia diffusione, è vista come la strega cattiva. Se bisogna
scegliere tra un box di approfondimento storico e una fotografia in
bella posa, la scelta è già fatta. Il Guerin sopravviverà se insiste
sull’analisi ragionata e la buona scrittura. Ma non basta farlo, bisogna soprattutto dirlo, inserendosi in un mood sociale che tira alla grande: la slow essence. Il Guerin deve porsi come riferimento, fare manifesto, imporre la tendenza del “saper parlare” di calcio.
3) La storia.
Cosa vuol dire avere 100 anni di vita editoriale? Vuole dire poter fare
storiografia a partire dalle proprie fonti. Quindi per il Guerin il
gioco è fatto? Sbagliato. Oggi non porta consensi fare storiografia ma smerciare vintage,
le due cose sembrano collimare ma sono molto diverse. Smerciare vintage
(il termine potrebbe essere considerato negativo, ma non è così. Sono i
trend, bellezza) è in parte quello che è stato fatto con i GS Storie e che in modo molto intelligente ha ripreso ISBN con i due Atlanti illustrati del calcio anni ’70 e ’80.
Se fare storiografia del calcio vuole dire percorrere un sentiero a
ritroso illuminando il passato, smerciare vintage calcistico vuole dire
suscitare emozioni personalistiche proiettando tutto sul presente.
P.S. Operazioni che i vecchi Guerin facevano a pioggia e che adesso mancano sono le micro attività di marketing.
Parlo da persona esterna alle dinamiche aziendali però un modo semplice
per mettere in evidenza i tre plus di cui sopra sono proprio queste
attività. Alcuni esempi: piccoli concorsi in cui attivare la rete di
lettori (quello sulle figurine è un buon punto di partenza), creare momenti di scambio tra lettori e grandi firme che vanno al di là della risposta alla posta
(invento, vinci una partita di Premier League accompagnato da Roberto
Gotta, questo sì che sarebbe il massimo dello slow football), creare
minieventi in cui le cosiddette tribù vintage abbiano la loro
soddisfazione (sarebbe così impossibile organizzare qualcosa a basso
budget in cui si parla di storia dei Mondiali con ex nazionali, non dico
un convegno ma almeno una livechat). Una parola che ho letto in tante delle lettere pubblicate sul numero dei 100 anni rende il Guerin diverso: il Guerin Sportivo “accompagna”. Da questo concetto per me bisogna rilanciare.
(per gentile concessione dell'autore, articolo pubblicato su Letteratura Sportiva)
1 commento:
Alcune mie considerazioni:
1) Non ho gli elementi di giudizio di Jvan, ma personalmente potendo scegliere tra il Gs attuale, quello di Zazzaroni e quello di Aloi, il migliore resta quello dell'ex-direttore di Cuore.
Mi è spiaciuto che nell'ultimo numero del mensile, la direzione di Aloi sia stata un pò ridimensionata anche per le poche copie vendute, ma trovo che in quel periodo il Guerino fosse un prodotto editoriale di altissimo livello.
Per carità apprezzo e continuo a comprare il Guerino anche adesso, ma resto convinto che il passaggio a mensile gli abbia nuociuto.
Il problema principale del mensile infatti è la copertura dell'attualità, logicamente penalizzata. Se è giusto, anzi lodevole, puntare come da tradizione sul calcio estero e sulle storie del passato, non posso bastare i tanti (forse) troppi speciali a compensare l'assenza di notizie e approfondimenti su Champions e campionati nazionali, questi ultimi troppo trascurati, specie a livello giovanile e di serie minori.
Comprendo le ragioni di Matteo Marani a difesa del mensile e della nuova impostazione, ma la qualità dell'informazione sportiva italiana è talmente bassa che se il Guerino riuscisse a stare sul pezzo dell'attualità farebbe un ulteriore salto di qualità.
2) Capitolo web: credo che l'impostazione attuale del sito Internet, per quanto spartana, sia ottimale. Però sarei scettico sull'introduzione di un forum, se non altro perchè il potenziale bacino d'utenza è già coperto dal presente sito e dal blog di Garanzini.
3) Capitolo marketing: le idee di Jvan sono belle, ma temo che l'editore non voglia cacciare i soldi....
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