Ruggeri down (load)

di Alvaro Delmo
Ha scatenato diverse reazioni l'appello che Enrico Ruggeri ha fatto attraverso la sua pagina ufficiale su Facebook, che riportiamo per intero: "Tutti i cantanti sono soliti snocciolare cifre quasi sempre gonfiate sulle loro vendite. Io invece voglio essere sincero: il mio nuovo cd non sta andando bene. Tutti mi fanno i complimenti, tutti dicono di averlo ascoltato, ma le vendite sono molto più basse della mia media. Mi sembra strano, proprio in un momento in cui grazie a Facebook e Twitter ho instaurato un rapporto continuativo e cordiale con decine di migliaia di persone. Non posso pensare che tutti questi miei amici vogliano solo interagire con me senza aver voglia di sentirmi cantare. E non voglio pensare che tutte queste persone lo abbiano scaricato illegalmente. Cosa pensate in proposito?". In sostanza il suo ultimo disco, Le canzoni ai testimoni, sta vendendo meno dei precedenti e per questo il cantautore ha deciso di rivolgersi direttamente ai suoi contatti 'social' per capirne le ragioni. Essendo suoi sostenitori fin dagli esordi, e avendone scritto in diverse occasioni, proviamo anche noi a offrire una spiegazione. Partendo però dalla situazione attuale del mercato.
Se è vero che il fenomeno del file sharing è inarrestabile e difficlmente contrastabile è anche vero che servizi come iTunes stanno andando sempre meglio, quindi continua a esistere una occasione commerciale per la musica registrata. Sebbene molto più contenuta rispetto ai tempi d'oro, pensando ai canali tradizionali. Del resto gli ultimi dati snocciolati dalla FIMI parlano per l'Italia di una crescita sopra la media generale: "Tra download e streaming, la musica online, con il 22% di incremento (ben al di sopra della media globale dell'8%), ha fatturato 27,5 milioni di euro e rappresenta più del 21% del mercato discografico in Italia. Una crescita oltre il doppio rispetto al 2010 sul 2009. Gli album digitali sono saliti addirittura del 37% (più che triplicati rispetto al 2009) contro una crescita dei singoli del 25%. In forte espansione anche lo streaming video, guidato da YouTube, che è salito del 64% arrivando a sfiorare i 4,5 milioni di euro contro 2,7 milioni del 2010. La quota di mercato del digitale è tuttavia ancora lontana dalla media globale che è del 32% secondo i dati IFPI".
Insomma, spazio per vendere ce n'è sui nuovi mezzi, mentre "complessivamente il mercato discografico ha incassato al sell in al netto dei resi 130,5 milioni di euro contro i 135 del 2010, un calo del 4% dove il supporto fisico ha fatturato 103 milioni di euro (-9%) e il digitale 27,5 milioni (+22%). Ad unità il mercato fisico è calato del 7% con gli album in CD scesi del 6% a valore nel fisico ma saliti del 37 % nel digitale". Ma a Natale c'è stata una sorpresa, continua FIMI nel suo comunicato: "Il mese natalizio è stato in controtendenza rispetto alla generale crisi economica, con le vendite di dischi salite del 13,5%, soprattutto nel settore del compact disc, segnale di una ancora forte vitalità del supporto fisico che in Italia rappresenta tutt’oggi l’80% del mercato". Sembra quindi che in Italia il digitale sia in crescita costante mentre il cd continua comunque a dominare.
Ora, mentre non si possono fare paragoni con l'epoca in cui era possibile superare un milione di copie vendute con un unico album, ci capita sempre più spesso di sentire come ormai siano i concerti a tirare su effettivamente il fatturato delle sette note. Ed Enrico Ruggeri nel corso della sua carriera non ci sembra che abbia mai lesinato sull'attività live, quindi chi potrebbe accusarlo di volere la vita facile non conosce molto bene la sua storia. Che poi sui social network ci siano tanti 'amici' che apprezzano un determinato artista questo non vuol dire però nemmeno che automaticamente si trasformino in acquirenti dei suoi dischi. Puè essere che siano fan di veccha data (uno studio anagrafico sarebbe interessante) legati più al suo passato, oppure spettatori dei suoi programmi televisivi, oppure più semplicemente persone che non hanno ritenuto opportuno comprare il nuovo album, mentendo in qualche caso pur di farsi belli (quante volte non accade anche nella vita reale?).
Secondo noi esiste anche un elemento generazionale di cui tenere conto, al di là della congiuntura economica che può influire sulla spesa. Di fatto prendendo ad esempio proprio Le canzoni ai testimoni, il suo è un progetto che coinvolge diverse leve alternative della musica italiana che probabilmente sono poco note a chi lo segue da sempre. Facendo in più anche storcere il naso a chi non ama le contaminazioni di ciò che è già stato dato. D'altro canto rappresenta contemporaneamente un'occasione per coinvolgere proprio chi segue tali artisti, in certi casi noti maggiormente proprio tra chi non rientra nel tradizionale bacino di pubblico ruggeriano, e farsi conoscere di più da chi è cresciuto a pane e MP3 (un amico ci ha deto che avrebbe acquistato il disco proprio per la presenza del nuovo rock...). Con ovviamente tutte le dinamiche di mercato di cui abbiamo parlato e le relative incognite. Insomma secondo noi è ancora un po' presto per tirare fino in fondo le somme.
Nel mentre per ampliare il discorso Ruggeri ha aggiunto un altro commento sempre su Facebook: "Ciò che ho scritto NON ERA una autocritica, NON ERA una dichiarazione di fallimento, NON ERA una lamentela nei confronti della mia casa discografica, che è vittima e non artefice di questa situazione. Volevo sollecitare un dibattito su un problema che penalizza non gli artisti come me, fortunati e svincolati dal pensiero di vendere dischi. Quelli che subiscono questa situazione sono i nuovi musicisti, soprattutto i migliori, quelli che avrebbero bisogno di tempo, investimenti e lavoro per diventare i prossimi artisti di vertice. Avrei potuto tacere: paradossalmente questa situazione impedisce il ricambio generazionale e quindi avvantaggia chi, come me, è già saldo al suo posto. Ma sono così, non riesco a tollerare ingiustizie". E il dibattito si è di fatto aperto, sperando che porti buoni frutti.
Alvaro Delmo, in esclusiva per Indiscreto (24 febbraio 2012)

13 commenti:

Diego ha detto...

Due osservazioni.
1) Ho 40 anni suonati, andavo pazzo per Ruggeri al liceo, l'ho visto dal vivo 4 volte tra metà anni 80 e primi 90. Oggi? Boh. Continuo a comprare musica, leggo con attenzione almeno 3-4 riviste di settore al mese, ma NON AVEVO IDEA che fosse uscito un nuovo lavoro di Ruggeri. La colpa non sarà della casa discografica, ma chiedersi se e come lavora l'ufficio stampa?
2) Stando alla pagina Wikipedia, ho contato, dal 2001 al 2012, 6 album (scusate, ma parlo ancora così)tra live, remix, cover, antologie, rarità..oltre allo stesso disco di natale uscito due volte. Non c'è rischio di saturare il proprio mercato?

Stefano Olivari ha detto...

Nemmeno io sapevo del nuovo disco di Ruggeri, pur leggendo quasi tutte le pagine 'inutili' di quotidiani e riviste... Forse sono proprio Facebook e Twitter il problema, nel senso che insieme ai mille pregi hanno il difetto ci creare un ambiente autoreferenziale che porta chiunque a sopravvalutarsi...come promozione meglio andare a Sanremo, a costo di essere lapidato dai quindicenni del televoto...

Álvaro Delmo ha detto...

Se è vero che Ruggeri ha pubblicato album ravvicinati non si può dire che la qualità ne abbia risentito. I suoi dischi di inediti hanno sempre fatto un'ottima figura in termini qualitativi. Anche perché se andiamo a riascoltarli si nota anche una ricerca costante che ha scandito le diverse tappe della sua carriera.

Relativamente al discorso social, forse bisogna distinguere tra il mezzo inteso come contatto o strumento di promozione. Credo che per un artista il contatto diretto, seppure virtuale, abbia una importanza enorme in termini di creazione di una community ben strutturata e coinvolta. E per raccogliere conseguentemente anche un ritorno emotivo. Al di là delle possibili opportunità di promozione.

Diego ha detto...

Credo di essermi spiegato male. Non importa quanti dischi fai uscire, ma quali, e di che natura. Torniamo alla discografia di Ruggeri su Wikipedia. Vediamo che dal 1977 esce un Ruggeri all'anno (tranne 95, 98 e 2002). Ma dal 1977 al 2000 i dischi non di inediti sono tre e mezzo (il lato B di "Presente", "Vai Rouge", "Contatti" e "La giostra della memoria")in 23 anni. Dal 2001 al 2012 abbiamo: La vie en rouge (live), Punk prima di te (cover), Cuore muscoli e cervello (raccolta), All in (raccolta), Le canzoni ai testimoni (raccolta)oltre al disco di Natale "Il regalo di Natale" uscito due volte (2007 e 2009)praticamente uguale!
E tutto questo OLTRE ai dischi di inediti, di cui non mi interessa parlare in questa sede. Il mio dubbio è, e lo ripeto, non crede Ruggeri di aver saturato il mercato con autocitazioni e repliche? Quante versioni di Contessa devo ancora ascoltare?

Álvaro Delmo ha detto...

@Diego: ho capito quello che vuoi dire e penso anch'io che in generale non bisogna esagerare con il riproporre le stesse cose su disco. Non sono un grande fan delle raccolte così come dei remake dei brani del passato. In certi casi sono un sintomo di vena creativa esaurita. Non mi sembra però il caso di Ruggeri così come del suo ultimo album che è comunque un progetto dall'approccio diverso.

Arthur ha detto...

@Alvaro a volte sembri Mollica,parli bene di tutti gli artisti italiani.
Su su un po' di polemiche la prossima volta. :DDDD

Álvaro Delmo ha detto...

@Arthur: ne parlo bene perché poi la polemica la fanno altri, proprio perché sono cantanti italiani... su Sanremo poi ;-) Detto questo di Ruggeri faccio fatica a trovare qualcosa che non mi piace, forse perché parte della mia storia musicale, forse perché ritengo sia sottovalutato rispetto ad altri cantautori. Se proprio devo dirne uno, l'album Punk prima di te.

Arthur ha detto...

@Alvaro su Ruggeri concordo,anche se a me piace di più quello del periodo Decibel.In ogni caso per me è una delle voci italiane più particolari
La battuta era dettata dal desiderio di leggere qualche bella stroncatura di tutti questi pseudo-artisti italiani che monopolizzano le radio negli ultimi anni (modà-negramaro etc...)

spike ha detto...

ottimo arthur.

sono cloni fatti in serie, come le cantanti. or vanno le urlatrici da amici.

eppure sangiorgi ha una grande voce e i negramaro hanno fatto anche cose interessanti. i mezzi per osare di più li hanno. li usino allora.

axel shut ha detto...

in Italia la musica mainstream sembra tornata quella degli anni '50, gente che canta solo cover o canzoni d'amore (scritte da altri)

Arthur ha detto...

Proprio adesso la Gruber sta intervistando Tiziano Ferro con la stessa riverenza che avrebbe avuto con De Andrè o Bob Dylan....

Unknown ha detto...

Si può dire che quest'album di Ruggeri contiene canzoni brutte, o è troppo scontato? Sarà mica per questo che non si vende?

banshee ha detto...

ma chi se li compra più i dischi? davvero giusto gli appassionati e i collezionisti!