Le motivazioni di Feltrinelli

di Stefano Olivari
Pochi minuti fa siamo arrivati alla decima, prima del Real Madrid. Si stanno sprecando le rievocazioni riguardanti la morte di Giangiacomo Feltrinelli, avvenuta quasi (era il 14 marzo) 40 anni fa poco lontano dal luogo che sarebbe diventato la sede della... Mondadori (il palazzo di Segrate progettato dal famoso, nel senso che se lo conosciamo noi deve essere per forza famoso, Oscar Niemeyer è stato inaugurato nel 1975). Il corpo, dilaniato da un'esplosione, fu trovato nei pressi di un traliccio e da quel momento fino ai giorni nostri è stato un diluvio di rivelazioni, ricostruzioni, allusioni: tutto riconducibile al genere giornalistico 'servizi deviati', che spesso ha raccontato agli italiani verità pesantissime ma a volte (sembra essere una di quelle, viste le conclusioni dell'inchiesta giudiziaria) è incapace di arrendersi all'evidenza.
Che era quella di un ricchissimo editore con ambizioni di rivoluzionario (l'highlight era stato quello di fare della Sardegna la Cuba europea, con il sostegno militare del bandito Graziano Mesina), morto in un incidente sul 'lavoro'. Ma ricordando il clima politico dell'epoca, fra piazze rosse e golpe neri, si può comprendere come una morte sfortunata fosse mediaticamente meno accettabile di una morte misteriosa. A noi, da lettori, piace ricordare lo scopritore del Dottor Zivago, il libro che fece guadagnare (è il caso di dirlo) a Feltrinelli l'espulsione dal PCI  e a Boris Pasternak il Nobel, oltreche de Il Gattopardo, le opere che vengono sempre associate al suo intuito editoriale. Ma a lui si deve la scoperta italiana di Karen Blixen, Borges, Gunter Grass e tutta una serie di pesi massimi che negli anni Sessanta lanciarono la Feltrinelli (che era stata fondata nel 1954), intercettando lo spirito culturale del tempo (basti pensare al Gruppo 63, molti sono ancora viventi e l'anno prossimo...). Un talento nello scoprire talenti, Feltrinelli, ma anche nel valorizzare cose che già esistevano: come la più famosa delle foto di Che Guevara (proprio quella che c'è sulle magliette), che ebbe in regalo (!) dal fotografo Alberto Korda, che poi sarebbe diventato l''ombra di Fidel Castro. L'editore la schiaffò in copertina a Diario in Bolivia e da allora quell'immagine, ribattezzata Guerrillero Heroico, è diventata un marchio globale con utilizzi e abusi in ogni campo artistico. 
Come editori per caso, dal titolo per niente autoironico (lo siamo diventati sulla spinta della disoccupazione giornalistica, non certo del fuoco sacro) della rubrica, invece ricordiamo la differenza sostanziale fra Feltrinelli e gli altri grandi del libro in Italia, Arnoldo Mondadori e Angelo Rizzoli. Mondadori non aveva nemmeno la licenza elementare e a 10 anni faceva il garzone in un negozio, Rizzoli nacque anche lui poverissimo e fu cresciuto in un orfanotrofio. I Feltrinelli erano invece di ascendenze nobili e di ricchezza immensa: il padre di Giangiacomo, Carlo, era uno dei più importanti banchieri italiani dell'era fascista (presidente del Credito Italiano, fra l'altro) oltre che gestore delle aziende di famiglia (commercio di legname e costruzioni). Cosa vogliamo dire? Che la genialità non si impara: partendo da punti diversi e con obbiettivi diversi Mondadori, Feltrinelli e Rizzoli hanno fatto per la cultura italiana più qualsiasi piano dirigistico o di qualunque ministro della pubblica istruzione. Non è insomma solo una questione di 'motivazioni', come direbbe il nostro medio allenatore di serie B, ma di capacità. A noi per essere contenti basta la mail di uno sponsor.

Twitter @StefanoOlivari  

7 commenti:

Dane ha detto...

Tutto giusto, quello del talent scout è un vero e proprio talento naturale in ogni campo: da quello artistico a quello sportivo, etc...
Dopodichè mi permetto di rovinare il quadretto ricordando il particolare interessante della lettera su cui Feltrinelli vergò un'apocalittica supercazzola per rispondere alla moglie di Pasternak che gli chiedeva conto dei mai arrivati proventi del libro spettanti al marito.
Vergogna nella vergogna, la lettera si concludeva con uno sfogo stizzito che suonava più o meno come una roba del tipo "ma di cosa si lamenta lei, che ha la fortuna di vivere nel paradiso di uno stato proletario, mentre io sono qua a lottare nell'inferno di uno stato borghese..."

Come diceva quel famoso moviolista: "Giudicate voi..."

Italo Muti ha detto...

@dane

Tralicciare pallido e assorto......

Italo

Emidj74 ha detto...

Direttore, si parla di tempi dove c'era ancora serieta' e competenza, nella cultura, nell'imprenditoria nel cinema e direi anche nello spettacolo. Le cosa hanno incominciato ad andare a male proprio negli anni d'oro dei 'compagni' di Feltrinelli, ovviamente non solo per colpa loro.
Della Feltrinelli ho i ricordi di ore passate al negozio di Siena all'inizio di via San Francesco (che portava alla facolta di Scienze Economiche e Bancarie, ricavata in un ex-convento stupendo) a cercare libri.

Non sapevo della storia di Feltrinelli. Direi che c'e' poco da stupirsi, ho sempre pensato che gli anarchichi siano i ricchi che provano a fare i 'comunisti': Una delle categorie che mi sta di piu' sui maroni. Altro massimo rappresentante della categoria: De Andre'.

Stefano Olivari ha detto...

@Dane: credo che all'epoca i paesi dell'Europa dell'Est fossero fuori dal circuito del diritto d'autore, un po' come è stato per la Cina fino a poco tempo fa. Questo non toglie che il compagno Feltrinelli sia stato furbo...@Emidj: conosco benissimo quel negozio, con i libri di sport (non tanti, ma con più titoli di basket che altrove) posti poco prima della scala che porta al seminterrato dove ci sono musica e storia.

Pierfrancesco ha detto...

...presso un rovente binario morto.

Simone ha detto...

Si,"Osvaldo" era uno e trino.
Qualche tempo fa i servizi di Sua Maestà hanno reso pubblici alcuni documenti strettamente riservati:era pure un informatore britannico...
Grande editore,un gigante se rapportato agli eredi lilliput che hanno fatto i soldi con Moccia e trasformato i negozi in McDonald's della editoria...
La storia di Feltrinelli è parallela a quella di Roberto Dotti,personaggio improbabile del dopoguerra.
Anche lui filobritannico,cacciato dal PCI,nel 1956,e membro attivissimo(..),uno dei cosiddetti Magnifici Venti,del gruppetto che costituì il CRD.
Leggendaria una riunione romana che stabilì le coordinate della strategia della tensione;i virgolettati suoi e di Sogno sono l'annuncio indiretto(?)delle bombe e degli attentati del decennio dopo.
Bombarolo,delatore,spia.
Una vicenda,la sua,che ha episodi incredibili.
Piazze rosse,soprattutto di sangue,e golpe neri,color petrolio.

Panjisao ha detto...

@Emidj74

Sarei davvero curioso di sapere in quale modo sei arrivato a considerare De André uno che "provava a fare il comunista". De André comunista proprio non si può sentire... abbi pazienza...