L'Italia è campione del mondo e l'Inghilterra ha inventato il calcio moderno, ma come il Brasile non c'è nessuno. Ieri la CBF (la federazione brasiliana) di Teixeira, che i giornali copia & incolla continuano a definire genero di Havelange nonostante abbia divorziato dalla prima moglie da oltre un decennio, ha reso noto che nel 2008 è stato toccato il record planetario di emigrazione calcistica: 1176 (!!!) giocatori brasiliani hanno infatti firmato per squadre di altri paesi. Numero clamoroso in assoluto, ma anche confrontato con i 530 del 2007. Ovviamente a dominare nella classifica degli importatori è il Portogallo, vera terra promessa del doppio passaporto, con 209, ma anche l'Italia con i suoi silenziosi 53 non è male (di fa per dire). Solo 15 brasiliani 2008 per l'Inghilterra dei muri non dichiarati, mentre per il resto delle cifre rimandiamo al sito CBF. Rubiamo la considerazione finale al preparatore atletico di un grande club, secondo cui la superiorità brasiliana sul resto del mondo ha poco a che fare con discorsi etnici ma dipende da un misto di cultura specifica (che non mancherebbe nemmeno in Italia o in Spagna, per non dire l'Argentina) e di memoria e destrezza motorie oggettivate da ogni test. Chi è abituato a giocare, non diciamo in strada come vorrebbe il luogo comune ma sicuramente giocare in senso fisico, fin dai 5 anni assume sui suoi coetanei irregimentati un vantaggio incolmabile. Poi a livello di primi undici può dominare in teoria anche il Belgio, ma nella media il bambino brasiliano anche benestante (nel gruppo di Dunga gli ex ragazzi delle favelas sono netta minoranza e questa è la tendenza anche nelle giovanili) non è ancora stato ancora distrutto dai videogiochi e dai genitori. Lo provano anche sport in Brasile considerati 'bianchi' come il volley, il basket o il tennis, e nello stesso calcio i ruoli più legati all'istinto: chi si muove prima di solito si muove anche dopo.
Stefano Olivari
stefano@indiscreto.it
Stefano Olivari
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9 commenti:
Mi pare abbastanza indubbio quello che dici sul Brasile però io considero quello argentino il primo movimento calcistico mondiale. Proprio perchè il Brasile è più multietnico.
Forse non ho spiegato benissimo quello che volevo dire. Ovvero l'Argentina pur dovendo attingere ad un ventaglio di DNA inferiore al Brasile riesce a sfornare grandi giocatori con costanza coprendo qualsivoglia ruolo o caratteritica specifica.
Beh, se non è questione etnica è questione di cultura...ma insomma, siamo lì. Che poi particolari capacità di "memoria e destrezze motorie" a occhio sembrerebbero proprio caratteristiche etniche...
Ma la memoria motoria con l'etnia c'entra poco, mi sembra. Persone più competenti di me (ci vuole poco) dicono che nel volley la superiorità brasiliana (quasi tutti bianchi, fra l'altro) nasca dalla difesa ed in particolare dalla difesa a terra, che del volley è la parte meno cerebrale e tattica.
Sono d'accordo col pezzo, io dico sempre che se osservi una scolaresca che corre verso l'autobus capisci subito chi fa sport e chi no.
Poi, anche le caratteristiche etniche contano (gli afroamericani hanno subito una darwiniana selezione "innaturale", in questo senso il discorso di Ivan sui Modniali di Argentina e Uruguay ha una sua valenza) ma l'agio ad aver a che fare con una palla fin da poppanti dei brasiliani vale un po' come i maratoneti kenioti che a 10 anni devono farsi 7 km per andare a prender l'acqua per i fratelli (sono testimone oculare..).
A tal proposito, oltre che memoria motoria e destrezza, citerei la "coordinazione oculo-manuale" che se non ricordo male è una cosa che si sviluppa tra i 3 e i 7 anni di età. Chi più viene sollecitato a quell'età, parte avvantaggiato.
Chi invece c'ha la mamma che "tesoro, non sudare!".....
Stringi, stringi, il calcio è una questione di intelligenza... nei piedi.
E te pareva che non si tornasse in campagna elettorale... :-D
Lo so che è vietato dirlo, ma se uno che è vietato nominare ha ragione, ha ragione.
Non è vietato dirlo, ma per un calciatore avere il cervello nei piedi è un pregio, per altre professioni (magari con maggiori responsabilità) avere i piedi nel cervello è un difetto... ;-)
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