Pensando di fare cosa gradita ai numerosi appassionati di calcio anni Settanta, iniziamo la pubblicazione (ovviamente con il consenso dell'autore) dell'opera di Dario Spagnoli 'La mia Akragas - Quando i pali erano quadrati' (Edizioni Il Fiorino). Chi fosse interessato all'opera completa è pregato di contattare la casa editrice o direttamente l'autore: dariospagnoli@libero.it.
Iniziamo con la prefazione scritta da Carlo Petrini...
PREFAZIONE
Conosco Dario Spagnoli perché mi bussò un giorno alla porta di casa, a Monticiano, dicendo che aveva letto il mio libro, Nel fango del dio pallone, che lo aveva molto colpito e avrebbe avuto il piacere di conoscermi. Non è una situazione che capita tutti i giorni; lui mi si presentò, col suo aspetto bonario e la sua caratteristica cadenza emiliana molto coinvolgente, particolari che hanno completato la sua presentazione e mi hanno fatto capire di trovarmi davanti a una persona perbene. Lo feci accomodare e mi disse che era di passaggio per una consegna col furgone, che aveva chiesto informazioni su di me al Bar del paese e gli avevano indicato la casa. Mi fece molte domande sul contenuto del mio libro e mi raccontò brevemente anche di sé, dell’essere stato un calciatore di serie D. Da lì nacque tra noi una bella amicizia e nel corso delle nostre frequentazioni, che, distanza permettendo, continuano a tutt’oggi, mi rivelò il suo progetto di scrivere un libro ove raccogliere i suoi ricordi di ex calciatore.
Il libro adesso è una realtà ed è una realtà molto positiva, a mio avviso, perché lo scrivere di un ricordo bello fa bene a chi lo scrive e fa bene a chi lo leggerà. Non necessita essere stati calciatori di squadre titolate, per poter scrivere: l’importante è che si abbia qualcosa da raccontare, qualcosa da condividere. Io ho cominciato la mia carriera a Lecce, in serie C, per poi passare a squadre più blasonate come Milan, Roma e Torino, fra le altre, e credo che la differenza di categoria tra le serie inferiori e la serie A non pesi per nulla, quando si tratta di raccontare i propri ricordi legati al mondo del calcio; i quali hanno lo stesso valore da nord a sud, dalla serie D alla serie A. Anzi, scrivere di una squadra meno titolata, come Dario fa con l’Akragas, aiuta a conservare la memoria dei momenti sportivi positivi che quella città, Agrigento, nel nostro caso, ha vissuto, e che interessano l’autore, ma anche i suoi ex compagni di squadra, gli ex dirigenti, la tifoseria e, in generale, tutta la città. Questi libri fanno bene.
Nel calcio, oramai, di gioco non c’è rimasto più niente. I calciatori sono diventati degli attori, più ricercati delle stelle del cinema, più noti dei politici; una situazione capovolta, rispetto ai tempi in cui io e Dario giocavamo. Il gioco del “pallone” non esiste più da quando è diventato business e spettacolarizzazione a tutti i costi e, contemporaneamente, sono spariti l’umanità, l’amicizia e il forte legame che univa noi calciatori all’interno dello spogliatoio, facendoci sentire “squadra”.
Con questi presupposti non si può che sentire forte la necessità di scrivere quanto di buono si ha da raccontare, e Dario lo fa, in questo libro, con grande semplicità e col suo inesauribile entusiasmo.
Carlo Petrini
9 commenti:
Denghiu Direttore! Già che ci sono lancio una richiesta. Non è che Micolitti ha voglia di mandare qualche altro pezzo sul basket anni '70 per noi vittime della sindrome del Palalido? Se la risposta è no, cerchi di indorarmi la pillola in qualche modo, tanto io sono uno che se le beve a gogo.
Sarebbe bellissimo...Stefano, se sei in ascolto...Stasera sarò al Forum per il CSKA, ma il Palalido anni Settanta era un'altra cosa...purtroppo è sufficiente anche per gli appassionati di basket di oggi...
Stefanooooo ci senti? Sappi che il direttore è pronto a pagare qualsiasi cifra :-)
Coi soldi degli altri, ovviamente. Come ogni imprenditore italiano che si rispetti... :-D
Non soon un imprenditore, ma uno stipendiato del direttore, che mi sta facendo ricco.
Ok, farò a Stefano Micolitti un'offerta che non potrà rifiutare...
Kalz, ma chi parlava di te?! Era una battuta, dopo tanti discorsi sui perchè della chiusura della Settimana Sportiva, scoprire che il Direttore è disposto a spender qualsiasi cifra per un articolo mi ha fatto sorridere e ho detto: "Vuoi vedere che anche il Direttore si è adeguato all'imprenditoria italica?!..." :-D
Direttore, scusa l'ignoranza: ma perchè l'AJ non gioca ala palalido? non è meglio uno spazio piccolo pieno il 70% delle volte che uno grande vuoto il 90%? Ci sono problemi, che so, di sicurezza o norme varie o solo di contratti fatti da esperti di marketing tipo quello delle maglie della nazionale?
L'AJ gioca al Palalido solo qualche partita di campionato, per concomitanze varie di eventi al Forum, e di sicuro lo storico palazzetto sarebbe più che sufficiente. Armani inteso come Giorgio lo vorrebbe comprare per farne la casa dell'Olimpia (mi viene da piangere, da seguace del dio Jura), ma comunque la prospettiva in ottica Eurolega è quella di rimanere al Forum. Del resto dal 2009 la regola del minimo 9mila di capienza diventerà operativa davvero.
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