Lo squalo gigante

di Oscar Eleni
Oscar Eleni dal sobborgo del Carmelo, Barcellona, Catalogna, dopo aver meditato davanti al grande graffito: uno squalo gigante che protegge il quartiere operaio. L’artista si chiama Blu. Viene da Bologna e nessuno sa se il suo Tiburon fatto con tanti biglietti da cento euro è un monito per la Fortitudo che qualcuno vede proprio messa male, anche in sala stipendi. Tanto per giustificare le partite ciofeca dei soliti noti. Magari vuol dirci altre cose, ma lui, l’artista, gira sempre con parrucca e maschera e allora è impossibile chiedergli quello che sogna, quello che vede oltre quel muro del Carmelo dove siedono a fumare i nuovi crociati delle cose chiuse, sulle case ci stanno pensando. Chiudere e ribaltare tutto come dice un amico mandato al confino in Sardegna, per guardare un combattimento impari fra chi vede rosa e chi vede nero, roba di politica poveraccio, ma per fortuna la sua fantasia vola più alta, anche se non riesce ad affrancarsi scrivendo davvero e per sempre, mandando al bar tutta la banda del giornalismo da fattucchiere, come direbbe il sommo Randall pensando a direttori, capi servizio ed affini, di oggi e di ieri. Insomma nel giro in Sardegna, aspettando che scongelassero le ali di un aereo che doveva partire presto ed è arrivato tardi, ha trovato vecchi amici che hanno i figli impegnati nel basket. Giocano per l’Esperia, una società che ricordiamo sempre come qualcosa di speciale perché alle finali nazionali, campionati giovanili, le tute dell’Esperia, già allora, parliamo del 1960 e dintorni, erano bellissime, moderne, lasciavano un ricordo. Dunque all’Esperia, dice l’amico dell’amico, i ragazzi giocano anche in serie C, hanno posto nei tornei di categoria pur avendo due anni di meno, insomma cercano spazio pur sapendo che in giro ci sono ancora troppi stipendiati d’oro che vengono da altri mondi, persino dalla serie A e qualcuno sbalordito pensa allo Stefano Rusconi da quasi 90 mila euro, senza piangere sui liberi sbagliati dal Ciccio Cantergiani in una triste giornata fra gennaio e febbraio che forse ha chiuso la vetrina del grande leone dei Giardini. Insomma tutti hanno una formula e dal rumore di piatti rotti e di bicchieri buttati dalla finestra sembra che Meneghin debba darsi una mossa: lo vogliono attivo, decisionista al massimo, senza indugi, senza troppe riunioni. Attento Dino che sotto il carro dei vincitori accendono le famose bombette puzzolenti dei carnevali infimi, lo fanno quelli che sono tenuti molto svegli dai trombati, dai delusi, dai ragazzi delle schede bianche, i sostenitori delle Gibaud per schiene dritte che si curvano e non protestano, mandando avanti quelli del WWF che ora sventolano un cartello utile anche per lo sport professionistico italiano: La minaccia verde (non certo Siena o Avellino), le piante esotiche sfrattano quelle italiane. Dagli allo zenzero, all’acetosella gialla, al tronchetto della felicità, persino al carciofo e alla Robinia che arriva dal Nord America come tanti giocatori che sono seguaci della famosa chiesa del Falso Indaco.
Siamo nel giorni del terrore, tutto deve spaventare, persino gli episodi che turbano Bucchi e lasciano Proli con la verità rivelata sulle fatiche del doppio impegno come direbbe Lucio Zanca a cui facciamo gli auguri per la nuova paternità, per la verità li facciamo più al nonno Valter che deve aver perso il sonno con questa Scavo che sembra sempre più SPAR, che tolgono a Nando Gentile la verginità in campionato proprio adesso che arriva Nenad Trajkovic ad aiutarlo. Chi ci capisce è bravo. Frates vattene gli dicono dalla curva dei goliardi minacciosi. Lui vince. Lui con Slay che è poi lo stesso dei flop di Cantù e Milano.
Settimana dove la minaccia verde diventa concreta per le finali di coppa Italia. Pensando alle ultime due edizioni, ma anche al brutto rapporto fra Siena e la coppa Italia dai tempi di Forlì, qualcuno pensa che Copernico non ha più senso nel basket italiano, meglio tornare alla terra piatta, tanto per tenersi svegli nelle quattro giornate alla Futur Station che sono troppe e dovevano essere smistate, per le qualificazioni alle semifinali in altre città che hanno fame di conoscere lo sport dove con arguzia, unita alla solita perfidia, si è scoperto che prevalgono i nani sui giganti come ululavano Buffa e Tranquillo vedendo il “piccolo” Nate Robinson, oscilla dall’1.65 per il colore all’1.75 per chi misura con le scarpe, vincere la gara delle schiacciate, unico sorriso per New York e D’Antoni dopo una serie dolorosa di sconfitte per le labbra perfide di Spike Lee che, dopo essere stato trattato male dall’Italia, il suo ultimo film è stato criticato, ha deciso di prendersela con tutti noi, urlando che Danilo Gallinari non doveva essere prima scelta dei Knicks.
Settimana di preghiera per chi è fuori dalle otto di coppa Italia e le pagelle le daremo soltanto a loro perché anche su questi siti sembra davvero che parlare bene di qualcuno porti al rilassamento, quindi alla crisi. Voti matrioska in onore di Messina e Scariolo che hanno fatto il loro derby ballando da veri cosacchi, scambiandosi auguri: sul campo ha vinto Ettore, ma a San Siro ha vinto Sergio che ha mandato ad Appiano un allenatore di pallavolo per completare il lavoro sui blocchi che lui aveva spiegato a Mourinho, o che almeno avrebbe voluto spiegare al Numero uno del pallone calciato se gli avessero dato spazio come è successo alla Juventus con il Montali re del volley.
10 A Bill LAIMBEER che insieme ad Afflalo e a Katie Smith ha vinto la sfida delle stelle, quella che Detroit si meritava per aver scelto il più duro dei suoi cattivi ragazzi, uno che sa sempre dove mettere le mani e come usarle. Ecco, di tutte le amenità dell’All Stars Game americano di Phoenix, copieremmo soltanto questa, due assi, un uomo una donna, e un veterano, e domenica, prima della finale di coppa Italia sarebbe davvero bello se i nuovi eletti nella casa della gloria, caro Blasetti la casa l’avete mai trovata?, tipo Flaborea e Nidia Pausich, entrassero in campo per dirci come eravamo.
9 Al presidente di Rieti PAPALIA per la bellissima idea di organizzare una cerimonia, prima della partita di campionato contro la Fortitudo che il Bruna lo soffre a prescindere, per far salire ne cielo del palazzo sabino le maglie di Roberto Brunamonti, il manager di oggi, lo splendore di ieri, e di Sojourner, lo zio Willie a cui è dedicato il campo. Gli ha portato anche bene perché la Solsonica ha reagito e vinto una partita che ora porta verso l’inferno le aquile calve.
8 Al GARRI biellese che sembra davvero rigenerato dalla cura Bechi. Come giocatore ha qualità, ma questa smania di parlare sempre, primo motivo per deconcentrarsi , per allontanarsi spesso dal cuore di una partita, ci ha messo in sospetto fino dai giorni in cui sembrava la vera novità di Azzurra e i suoi allenatori ci dicevano di non esagerare perché il tipo esagerava già per conto suo. Certo con lui sembra riprendersi anche l’Aradori che continua ad essere nel giro di Azzurra del sogno impossibile, quella che si è radunata a Piacenza, tanto per tenere allenato il cittì che diventerebbe un problema se non si qualificasse per l’Europeo perché, guardandosi intorno, non si saprebbe davvero a chi affidare il futuro pieno di insidie.
7 A Fabrizio FRATES perché sa sempre trovare nemici anche in casa. In pratica soltanto a Reggio Emilia lo pregavano di restare, ma lui è un tipo speciale, gli piace il rischio, se la gode nella lotta e pazienza se il suo gruppo di sostegno, nel tentativo di difenderlo a prescindere, lo fa diventare antipatico.
6 Alla coppia O’NEAL-BRYANT, il grande Shaq il magnifico Kobe che in coppia non ci daranno mai la stessa emozione dei grandi Celtics, perché nella festa di New Orleans, tre palle un soldo, hanno fatto la famosa pace armata, si sono trovati così bene da schiantare la squadra dell’Est. Credendo a tutto, pensiamo anche che Kobe sia un santo e Shaq un grande sceriffo.
5 Ad Antonio DI LELLA assessore a Caserta, ex giocatore della Juventus, per aver sgridato Meneghin che non poteva esimersi da certe dichiarazioni dopo i fatto avvenuti durante l’allenamento-interruptus della Eldo. Minimizzare è rischioso, ingigantire pericoloso, ma uno che ha giocato dovrebbe sapere come stanno davvero le cose e dovrebbe anche sapere che tirare per la giacchetta super Dino non ha davvero senso.
4 Ad Allan RAY nuova fiamma di Ferrara per la lezione che ci ha dato alla vigilia della partita impossibile contro i campioni di Siena. Sentirsi dire da lui che nessuno è imbattibile, scoprire che tutto comincia dalla difesa fa davvero sorridere e il primo a farlo sarà Gelsomino Repesa che intanto dovrebbe preparare un dossier per sapere cosa è cambiato a Roma da quando hanno bruciato lui sul rogo di una squadra sbagliata. Ah saperlo. Gli ascari che dormono sotto il suo monumento equestre hanno avuto ordine di tenere lontano i nostalgici, lasciando entrare soltanto chi può spiegare perché lui non è lui.
3 Alla SCAVOLINI che si è perduta a Casalecchio perché quando ha ritrovato una difesa, era zona, ma era difesa, quando ha scoperto che come squadra poteva salvarsi isolando gli egoisti era un po’ troppo tardi. Sentire Valter Scavolini che dice di non sentirsi obbligato a continuare nel sostegno del Consorzio dovrebbe far venire freddo ai piedi e alla testa. Ci pensino bene a Pesaro prima di arrivare al divorzio. Sarebbe una catastrofe.
2 Ai TORMENTONI sulla bellezza del basket che non permette mai di staccare gli occhi da un video, da una partita. Tutti gli sport, più o meno, la raccontano allo stesso modo. Certo che i finali sorpresa tengono viva la fiamma dell’amore, ma vantarsi di essere gli unici è come dire che i primi due tempi porcata di porto San Giorgio, in un certo senso, sono stati una bella cosa da vedere. Pfui.
1 A Edy SNAIDERO che giustamente si domanda perché in questi ultimi anni gli è andato tutto male. Guardarsi intorno sarebbe già un suggerimento. Il vero problema, comunque, non è questa classifica disastro anche dopo la medicina portata con urgenza da Allen, ma l’idea che se lui dovesse dire basta ci ritroveremmo nella situazione che tanti anni fa fece diventare il Carnera il palazzo dei sogni perduti. Cara Lega fai attenzione, perché mentre vogliono chiudere quella di A2, potrebbero anche chiuderti società che sono storia, che dominano una zona dove il basket ha bisogno di grandi modelli.
0 Alla FORTITUDO, stessa situazione di Pesaro e Udine, perché questa storia dei 4000 euro versati a febbraio come acconto per tutti i tipi di stipendio sta facendo un giro anomalo della penisola baskettara. Momento difficile per tutti. Momento di coesione, ma come spiegarlo a certi giocatori tenuti per le palline dai loro agenti? Bologna, centro del mondo per quattro giorni, ci mandi segnali di fumo con sfumature azzurre e rosa, niente roba scura, niente tristezza, niente depressione.
Oscar Eleni

1 commento:

Simone ha detto...

Patty Smith cantava "Because the night";tra l'altro Katie,facendo la tara,è nettamente più forte di Laimbeer e Afflalo...
Per fortuna di Phoenix Katrina non è passata da quelle parti; New Orleans non è nel mezzo del deserto....