di Flavio Suardi
Orlando Graham nasce a Montgomery il 5 maggio 1965. Gioca 8 partite nei Golden State Warriors con cifre risibili (3 punti in totale) prima di approdare a Milano nel febbraio del 1990 per sostituire il deludente Earl Cureton, che a sua volta aveva sostituito Marc Iavaroni, messo ko da un infortunio al ginocchio a inizio anno. In una stagione in cui la Philips di Franco Casalini, dopo lo scudetto di Livorno, viene eliminata agli ottavi di playoff dalla Viola Reggio Calabria, Graham è unanimemente identificato come simbolo di una stagione storta. Sarà stata l'assonanza con il dialetto milanese (L'è propi Graham...) o le cifre prodotte (68 punti in 9 partite con un high di 20 proprio contro Reggio Calabria al PalaTrussardi), che fanno di questo giocatore una sorta di fenomeno di costume passato per l'Olimpia dei D'Antoni, Meneghin e McAdoo. La stagione successiva Mike smette i panni del giocatore per vestire quelli del coach. Una stagione senza sconfitte in casa, se non quella, decisiva, nell'ultimo atto della finale scudetto contro Caserta. Quella, per intenderci, con Esposito infortunato al ginocchio e una Phonola corsara con i 28 punti di Gentile, i 30 di Dell'Agnello e i 20 di Shackleford, contro la Milano di Riva (27) e Jay Vincent autore, quella sera, di 32 punti.
flavio.suardi@gmail.com
(in esclusiva per Indiscreto)
21 commenti:
Quando il basket in Italia era ancora una cosa seria e un prodotto di livello, non questo prodotto modesto e di scarso appeal (parere personale naturalmente) che anni di deregulation selvaggia, miopia della lega e incapacità della federazione hanno creato...negli ultimi 15 anni saranno fallite almeno 50 società di serie A1 o A2dalle più prestigiose alle realtà + piccole.
Un movimento che non è in grado di autofinanziarsi non ha futuro..
Se penso che la Viola 15 anni fa era ai vertici del basket italiano e ora non esiste più, mi viene da piangere.... :-(((((
Credo che solo la Virtus Bologna sarebbe in grado di sopravvivere ad alto livello senza sponsor...per questo il basket e tutti gli sport divesi dal calcio sono condannati a vendere fumo, per sopravvivere...
@Jeremy:ehi,quindici anni fa la Panasonic poteva vantare...
1.Sasha Volkov,uno dei più grandi all-around visti in Europa(tre anni d'Nba,quando era ancora durissima per un giocatore Fiba).
Olimpionico a Seul'88.
2.Dean Garrett,poi buon mestierante di Sternville a fianco di un imberbe KG.
3.Hugo Sconochini,caudillo di una generazione irripetibile della celeste.
Tra i tanti trofei vinti,olimpionico ad Atene'04.
E se facciamo un piccolo elenco dei grandi giocatori che indossarono la maglia della Viola: Joe Bryant,Kupec,Hughes,Avenia,Tolotti,Ginobili,Delfino...
Ma il declino del nostro po patok mi sembra ben rappresentativo di tutto il movimento sportivo italiano:non mi sembra che il totem foot regga la concorrenza straniera.
Oggi la Serie A calcistica è il quarto campionato europeo...
Simone, confermo: mi viene da piangere. Avevo 15 anni e andavo spesso al Pentimele: mi ricordo come tremasse il palazzetto quando 7000 persone davano la carica alla squadra. Emozioni irripetibili, forse solo la Reggina in serie A.
@Jeremy:ma,tecnicamente,era come se nella Reggina ci fossero stati Schuster e Gary Lineker.
Il livello di quella Viola era altissimo...
@Simone: beh, Hagi giocava nel Brescia, Francescoli nel Cagliari e Stojkovic nel Verona
hai ragione da vendere, non è solo il basket a declinare
Simo, infatti ho detto forse. Per me quella Viola rappresenta il punto più alto dello sport reggino e credo calabrese in generale. La pagliacciata Medinex di pallavolo femminile francamente non mi ha mai entusiasmato. E infatti è durata un paio di anni.
Il punto più basso Mimmo Barbaro, nell'estate di Myers, Recalcati e Sabonis...
Diretto, una delle cose piu indegne a livello sportivo non solo a Reggio ma credo in tutta Italia. La salvezza fu che Recalcati e Myers fecero i signori e lasciarono perdere tutto, dopo aver accettato e firmato per la Viola. Che squallore.
Grande direttore, l'avevo messo in soffitta il nome del personaggio
@Simone e Axel: purtroppo è il paese che declina...
@Jeremy: ovviamente io che sono di Trieste non posso dimenticarmi anni di battaglie con la Viola, con un picco di una partita vinta allo scadere da un certo Bodiroga in cui ne fece solo 50...
@tutti: ma sono l'unico a cui mancano le partite con le piazze di Forlì, Pistoia, Verona, Mestre, Venezia, Firenze (ah la Neutro Roberts di J.J. Anderson), Gorizia, Fabriano, Reggio Calabria, Torino, ecc..? E meno male che alcune le abbiamo recuperate (Rieti, Caserta, Brindisi...)...
...scusate il momento nostalgia...
Comunque per la Viola nessun cassonetto rovesciato, mentre per il sacro calcio reggino...sempre la solita storia.
Mimmo Barbaro fu uno dei siparietti più incredibili del Cialtrobasket ogni epoca.
Una citazione doverosa,malgrado l'ampio scenario.
Dal tiro libero sbagliato per non retrocedere(..)agli europei più costosi e laccati della storia,passando per la squadra più nobile d'Europa affondata dai debiti del suo presidente.
Nella top ten del cialtrobasket italiano metterei anche certi matrimoni (in particolare uno, di un campione del presente) e il modo in cui la FIP cercò di rescindere il contratto di Sales...
Diretto, eppure la Viola rappresentava a Reggio qualcosa di più di una semplice squadra di basket. Rappresentava un modo positivo di intendere lo sport, con la costruzione di un centro di allenamento all'avanguardia a livello nazionale, un settore giovanile di assoluto livello e una chiara identificazione con la città. Cioè si è lasciato morire un pezzo di storia culturale reggina, magari allo stesso tempo mettendo il simbolo della Regione Calabria sulla maglia della Reggina Calcio, che non vale sicuramente di più nella storia sportiva riggitana della Viola. Una vergogna, anche a livello politico.
@Poli:"Crisis? What crisis?".
Te la ricordi la copertina del disco dei Supertramp?
Visto che sei triestino,ed il sottoscritto anni fa era tifoso Olimpia,ti ricordi la cialtronata del passaggio dei diritti sportivi di quella Stefanel?
Ho già detto anche qui più volte che secondo me il basket in Italia ha letteralmente dilapidato un patrimonio. C'è stato un momento in cui era "veramente" il secondo sport del Paese, come popolarità, qualità, diffusione, successi a livello internazionale di club e nazionale. Poi che è successo?
@Kalz. Secondo me è successo semplicemente quanto accadeva in passato. La pallacanestro non è mai stata in grado di utilizzare i successi della nazionale come volano per vendere il proprio prodotto. E se, al giorno d'oggi, sei fuori dal circuito televisivo sono dolori. Sky piace a tutti, offre un servizio di gran qualità, ma di nicchia. La Rai ti tratta in un modo certamente non consono e tu, pallacanestro, ti ritrovi sport di nicchia visibile ad una nicchia della nicchia...
@Simone: certo che mi ricordo eccome, estate 94, una squadra figlia di un progetto lungo + di 10 anni o quasi (Stefanel entrò come sponsor prima credo nell'84 e come proprietario poi, reclutò Tanjevic e nonostante una retrocessione al primo anno con lui al timone dalla A2 in B1 lo confermò, cosa folle già all'epoca, figurarsi oggi...) che venne presa e portata a Milano, inseriti "Lupo" e Pollo Alberti, finale di Korac il primo anno se non ricordo male (perso con l'Alba di Alibegovic) e scudetto il secondo col grande Rolando Blackman, uno degli ultimi Campioni con la C maiscuola arrivati dall'America...
beh, visto che c'è una rievocazione/omaggio alla Viola, vorrei ricordare Mark Campanaro, l'oriundo italo americano che l'ha portata in serie A, insieme a Ciccio Grasselli, nel 1983.
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