Fibre bianche
Fra i tanti 'non detti' dei processi all'atletica italiana ce n'è uno che ci sembra più importante di altri, quello razziale. Razziale ma non necessariamente razzista, in quanto applicato contro noi stessi. In sostanza secondo molti addetti ai lavori un bianco bene allenato non potrebbe competere al massimo livello nella velocità, secondo il solito ragionamento che parte dalle fibre bianche presenti in maggior misura nei velocisti (per arrivare in certi casi alle camere a gas), e sarebbe comunque sfavorito nel mezzofondo per meri motivi di condizionamento aerobico (che non si improvvisa con stage al Sestriere a trent'anni, ma nasce nell'adolescenza). Non possiamo contraddire allenatori che hanno dedicato la vita a questo sport, anche perché queste cose le dicono apertamente solo a quelli della parrocchietta, ma è facile osservare che l'atletica è l'unico sport che permetta di emergere nei paesi con poche strutture e con un'organizzazione carente negli sport di squadra. Tanto per non allontanarci dalla vetrina di Bolt, con i loro personali sarebbero entrati nella finale dei 200 di Berlino Mennea, Pavoni, Torrieri, Tilli, Cavallaro e Puggioni, oltre ovviamente ad Andrew Howe (al 20''28 di Grosseto 2004 c'eravamo). E un posto nei sedici semifinalisti, quindi parliamo sempre di eccellenza, l'avrebbero conquistato anche le migliori versioni di Marras, Simionato, Occhiena, Attene, Fantoni, Caravani, Colombo e Galvan. Ingiusto dimenticare chi sarebbe stato nei 16 anche con il cronometraggio manuale: Anceschi, Ottolina, Benedetti e, rullo di tamburi, Livio Berruti. La sfigata Italia ha quindi prodotto nell'ultimo mezzo secolo ben 19 duecentisti almeno da semifinale mondiale o olimpica: di questi possono essere considerati contemporanei l'ex grande speranza Cavallaro (visto meno di un mese fa agli Assoluti in 21''39), il capro espiatorio Howe (che dall'oro di Goteborg e argento di Osaka ad oggi non è che abbia cambiato madre), Fantoni e Galvan, pur uscendo Howe e Fantoni dal discorso razziale. Se poi diciamo che un quattordicenne veloce di Milano o di Palermo sia più attirato dal calcio rispetto ad un omologo giamaicano diciamo solo un'ovvietà, ma non facciamo diventare le fibre bianche la spiegazione unica ed indiscutibile di quello che è anche un deficit di cultura sportiva.
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44 commenti:
meno male che però non si arriva a "i neri ce l'hanno più lungo"
...perché non ci si arriva... vero???
Ben scritto:è solo un deficit di tipo culturale.
Basta vedere,soprattutto nei concorsi,una nazione come la Polonia.
Oggi su La Repubblica c'era un dossier sui giovani europei:gli italiani sono ultimissimi in quanto a pratica sportiva.
Si raccoglie solo ciò che si semina...
Utilizzare le differenze razziali come giustificazione dei pessimi risultati dell'atletica italiana è una sciocchezza bella e buona.
Non per questo è sbagliato sottolineare il fatto che le differenze razziali ci sono in tantissimi sport e hanno un peso non irrilevante...
sicuramente si può fare di più,però chiedo quanti altri britannici e francesi delle colonie, caraibici, americani col loro personale sarebbero arrivati davanti ai nostri?
Certo, riuscire a tirare fuori un ragazzo italiano che trent'anni dopo Mennea riesca almeno ad avvicinare i 20 netti, dovrebbe essere possibile. Ma forse c'è un problema di finanziamenti? Ci si concentra di più sulle discipline nelle quali non si parte battuti in partenza?
Chiedo a lei direttore, perchè non conosco quale sia la politica della FIDAL
dimenticavo un'altra domanda: percè il nuoto riesce bene o male a tirare fuori diversi atleti da finale mondiale? Non parlo della punta assoluta Pellegrini, perchè lì c'è ache un talento fuori dal comune, ma il livello medio mi sembra buono. E' solo più facile perchè c'è meno concorrenza? Ma prima di Lamberti a parte episodi sporadici come Novella Calligaris o Stefano Battistelli, di italiani in piscina non si sentiva parlare, quindi un buon lavoro è stato fatto. Non so quali siano i numeri dei tesserati delle due federazioni (non riesco a trovare il dato su internet) ma a naso direi che i tessertati dell'atletica siano di più e quindi più materiale umano su cui lavorare
Paperogha non sarei così sicuro che i tesserati dell'atletica siano più numerosi dei tesserati del nuoto. O meglio penso che la Fidal sia imbottita anche (per facilitazioni,ingresso agli impianti ecc..) di 40enni che stanno seguendo la moda di dedicarsi alla maratona ma che dal punto di vista meramente agonistico sono inutili. Nel mio piccolo, in una specie di sondaggio informale fatto nelle scuole elementari di Milano dove lavoro, mi è capitato di imbattermi in "nuotatori" ma mai in chi praticasse atletica. Sebbene gli allenamenti di nuoto siano molto noiosi (detto da Domenico Fioravanti) riescono ad attrarre più gente dell'atletica, vuoi perchè consigliato dai medici per la schiena, vuoi per i motivi razziali elencati nel post (che poi non sussistano è un altro paio di maniche, ma cosa deve pensare uno che ha visto le ultime finali dei mondiali dei 100 e 200m dove l'unico bianco era l'azerbaigiano che si è classificato settimo nei 200m?)
vorrei porre una domanda a chi s'interessa d'atletica: come fa un allenatore a capire se il bambino di 7-8 anni (di solito chi pratica sport inizia a quell'età) che si presenta in pista potrà essere un velocista o un mezzofondista, visto che poi nell'adolescenza la sua conformazione fisica muterà anche abbastanza drasticamente??
@Direttore,
anche nel fondo e mezzofondo abbiamo avutoi nostri nomi, Cova, Panetta, Bordin, Ortiz, Antibo Damilano e per i più anziani, Arese.
Fatica, sudore, applicazione, fede, voglia di emergere, che sia roba rara?
Italo
Mi permetto di dissentire con l'articolo:
Da studi fatti (e pubblicati), le fibre veloci sono in prevalenza presenti nella popolazione centrafricana (origine di provenienza dei colored usa e caraibici).
Per quanto riguarda il nuoto, la struttura osseo-muscolare dei centrafricani non permette un elevata "galleggiabilità" in acqua pertanto sono penalizzati.
Si deve ricordare che in africa ci sono diverse tipologie di popolazione e sicuramente anche quella che è adatta al nuoto (li si che mancano le strutture).
Totoland
Detto quanto sopra, si deve dire che gli scarsi risultati dei nostri velociti negli ultimi 10 anni non sono da a attribuire al colore della pelle (mi pare ovvio).
La mia era una considerazione scientifica basata su studi medico-sportivi e sul fatto che è più probabile che un tempo sui 200mt sotto i 20.00 sia realizzato da un colored piuttosto che da un indoeuropeo(bianco).
Ovvio se un italiano con talento riesce al massimo a realizzare un 20.68 sui 200mt.......allora il problema sta altrove.
saluti
@Patrizia: il professore Dal Monte durante una trasmissione alle ultime Olimpiadi ha smentito questa storia della galleggiabilità. Nei college statunitensi, dopo aver visto che per struttura fisica i "coloured" dovrebbero essere avvantaggiati anche nel nuoto (altro che galleggiabilità!), hanno provato a buttarli in acqua ma con scarsi risultati perchè non sono portati a stare concentrati per lunghi periodi come il nuoto richiede.
P.S.: ma piuttosto che dire "coloured", a rischio di errore come hai fatto tu (che dici colored), non sarebbe meglio definirli negri, visto che in italiano questa parola non ha (non aveva, visto che gli ottimati hanno deciso il contrario) una accezione razzista???
@Italo
fatica abnegazione ecc. servono anche nel nuoto, dove abbiamo risultati buoni. Non può esser questo il motivo.
@anzio
la storiella della concentrazione è, appunto, una storiella. Secondo te un mezzofondista che fa durante la gara?Non emergono nel nuoto perchè in Africa non ci sono strutture e in USA i ragazzi hanno come modelli la star NBA o NFL e il 100 metrista.
@dane e anjo il significato delle paraole non lo decidete né voi due né (solo) l'etimo, ammesso che qui c'entri qualcosa questo aspetto. Se per il 99% delle persone il termine "negro" è dispregiativo, allora "negro" E' un termine dispregiativo. Poi anche io domani mi posso svegliare e decidere che la sedia si chiama tavolo e viceversa ma se nessuno mi capisce ho poco da lamentarmi.
ma poi se nigro-->nero, perché ostinarsi a metterci quella G in più? tra l'altro è tutta fatica risparmiata quando si scrive... ;)
@Smuzz, finchè ho avuto 18 anni il termine negro veniva usato senza problemi e senza alcuna intenzione discriminante (la frase "i negri hanno la musica nel sangue" viene citata così ancor oggi perchè così fu coniata nel passato...). Poi è nata la moda del politically correct ed allora è stato tutto un fiorire di espressioni a metà tra il ridicolo e l'ipocrita (ricordo quel quarto d'ora imbarazzante con un "operatore ecologico" concorrente della Corrida che irritato cercava di censurare Corrado che altrettanto irritato annaspava nel tentativo di spiegare al pubblico che cazzo di mestiere fosse l'operatore ecologico...).
Prima di partir per le vacanze ho trovato in casella una richiesta di offerte da parte di una associazione di volontariato per disabili con la quale avevo avuto a che fare in passato. Ricordo il pistolotto moraleggiante che mi fece al primo incontro la presidentessa del carrozzone, spiegandomi che disabile era offensivo e fosse più corretto usare l'espressione "diversamente abile" (mi venne subito in mente "l'impotente" trasformato in "non trombante" in Amici Miei III: chapeau!...).
Nella lettera trovata ad agosto in casella però veniva usato il termine "divabile", con una nota in calce in cui mi veniva spiegato che divabile altro non era che "div. abile", abbreviazione di "diversamente abile".
Quindi s'è passato da disabile a divabile, perchè, se non ho capito male, disabile è offensivo mentre divabile no.
Eh, certo che fare un offerta per pagare quella consonante di differenza sarebbero soldi ben spesi.....
p.s.: hai ragione, se il 99% della gente reputa un termine offensivo è giusto ritenerlo tale. D'altra parte il 99% della gente crede ancora alla storiella "pollice su/ pollice giù" dei gladiatori.
Vorrà dire che ci adegueremo, ma noi 1% di maleducati razzisti insensibili come il sottoscritto ed Anjo rivendichiamo almeno il diritto di ritenere il 99% un coacervo di ipocriti modaioli radical-chic.
Non posso parlare per Anjo ovviamente, ma almeno per quanto riguarda il sottoscritto diciamo che è la solita concessione al mio snobismo, piuttosto anzichenò.....
@dane no problem. Scusa, ma adesso devo apparecchiare la sedia e sedermi sul tavolo perché devo ancora pranzare (o cenare?), piuttosto anzichenò... :)
Smuzz, starai parlando della colazione, spero!... :-D
ragazzi, aggiornamento dell'ultima ora: su ordine della commissione per il politicamente corretto, da adesso in poi il termine corretto sarà "diversamente bianchi"
Posso abbreviare in "divianchi"?!...
@Dane
Bentornato Dane, sempre bella la Dalmazia?
Ti quoto sulla destatabile ingerenza del politically correct. Negro è solo negro, niger nigris l'origine, diverso comunque da nero come significato. Il dispregiativo è negraccio, in inglese nigger. Pur evolvendosi nel futuribile, se non si ricorda il passato, si rigetta la propria storia azzoppando la casa comune.
Parafrasando Amici Miei, quanto di più politicamente scorretto sia stato prodotto, pensa ad un bidello impotente, adesso dovremmo dire personale non docente non trombante. E che cazzo!!
@Spike
io intendevo dire che per il fondo e mezzofondo, se non trovi gente che non accetti tutto il pacchetto accennato non arrivi da nessuna parte. Nel nuoto abbiamo gente invece che l'accetta. Al di fuori del talento naturale che nessuno può imparare. Si ha ab initio.
Italo
@Dane
Allora per Putin, il nostro carissimo amico Vladimir, possiamo dire diversamente democratico.
Italo
@Italo: sì, era niger, scusa, ho confuso il latino col criollo.
negritudine o négritude
La questione è tutt’altro che complessa. In inglese, come dici giustamente tu, “nigger” è un insulto razzista; in italiano è solo la traduzione letterale del latino “niger, nigris”, ed è l’unico termine scientificamente corretto per indicare le persone “di colore”. Si consulti qualunque testo di geografia per averne la prova.
In italiano la differenza è una sola lettera: una piccola “g”. Inoltre esiste la negritudine o négritude (dovremmo usare neritudine e noiritude o blackitude?!...), che è tutt’altro che termine spregiativo.
Considerare “negro” una parolaccia significa cedere alla dittatura del politicamente corretto e ammettere che qualsiasi parola, prima o poi, possa essere bandita dal nostro lessico in modo arbitrario. A sto punto, col governo che abbiamo dovremo smettere di usare l'epiteto "fascista" o "comunista" per sostituirlo col tuo "diversamente democratico", visto come va' il campionato dall'Era Guido Rossi in poi non si potrà più dire milanista ma "diversamente meneghino", etc...
p.s.: dimenticavo: sì, la Dalmazia è sempre bella mentre per la vivibilità sono gli ultimi anni e vivo questa cosa con angoscia: gli italiani son sempre di più e i locali cominciano a costruire case in riva al mare come degli italaini qualsiasi...
@smuzz: dopo uno giornata passata a praticare sport all'aria devo rammicarmi di essermi perso questa diatriba sulla lingua italiana... in spagnolo e portoghese si dice "negro" (sono lingue neo-latine come la nostra lo sai, vero???) e in America Latina, dove ci sono molti NEGRI e mulatti, se ti rivolgi così a loro nessuno si sente offeso...ti sei mai chiesto perchè?
Comunque ti hanno già risposto già Dane e Italo Muti, persone più colte di me, quindi non andrei oltre.
nel post sopra volevo dire "sport all'aria APERTA
@anjo mi fa piacere che tu abbia passato una giornata all'aria aperta, ma anche se ci fosse stato l'intervento congiunto di devoto-oli-zingarelli-de mauro non sarebbe cambiato di una virgola quello che ho scritto: se la (stragrande)maggioranza dei parlanti usa un termine in un certo modo, quel termine ha quel significato. poi, per carità, uno si può far le pippe mentali che vuole, all'aria aperta o al chiuso.
saluti
la cosa bella di questa discussione è che entrambe le parti hanno ragione. Personalmente però propendo più per smuzz. Le lingue non sono scolpite nel marmo, cambiano e si evolvono nel corso del tempo. Ormai negro, che piaccia o no, è una parola dal vago sentore razzista. Che questa connotazione fosse assente in origine e che sia stata inculcata per così dire dall'alto è in gran parte vero. Però rimane un fatto puramente accessorio, che non sposta il centro della questione. Se bastardo un tempo significava semplicemente figlio illegittimo, ora è un'offesa. Comunque noi (io e i miei 4 amici, capirai)per tagliare la testa al toro usiamo la parola niger, invariabile sia al singolare che al plurale, sia maschile che femminile. Non so perchè ma la trovo da sempre la scelta più di stile. Boh.
Benissimo, quando 99 coglioni su cento utilizzano nella maniera sbagliata una parola l'unico che la sa usare nella maniera corretta deve adeguarsi (affascinante il caso italiano del "affatto"...). Mi resta da capire, visti gli ottimi esempi citati da Anjo, perchè ci si debba far condizionare dagli anglofoni (che considerano negro denigratorio) e non dagli ispanici (dove negro indica chiunque abbia pelle non bianca: indios e pellerossa compresi, tanto per capirci...) che al mondo sono decisamente in numero superiore.
Forse perchè a Buenos Ayres o a Caracas la vita non da spazio ad happy hour in cui perder tempo a sparar minchiate.....
p.s.: tra gli altri "El Negro" è l'affettuoso soprannome di Alonso, splendido metodista argentino, indio di origine Mapuche, che nella sua carriera è stato anche campione del mondo.
Condivisibile l'argomento di Italo Muti e Dane; anche io odio tutto quel che e' politicamente corretto.
Pero' vi do' un consiglio: se passate per Harlem (o per certi quartieri di Philadelphia) evitate di fare discorsi di stampo filologico. E gia' che ci siete, quando passate per Palermo evitate di dare del terrone alla gente che incontrate per strada. E se qualcuno all'estero vi chiama Mangiaspaghetti non ve la prendete troppo. Potrebbe trattarsi semplicemente di un commento sulla vostra dieta quotidiana.
Ruben, credendo di fare ironia canzonandoci hai aiutato perfettamente il lavoro chiarificatore mio e di Italo: le accezioni possono avere peso diverso a seconda dei luoghi e delle culture in cui si opera.
Quindi, se è pericoloso usare l'espressione Nigger (in slang Nigga) nel Bronx a New York o a Compton a Los Angeles è altrettanto patetico conservare medesima premura al Bar Magenta di Milano o in una Milonga di Buenos Ayres...
p.s.: scommetto che tu ti incazzi quando senti dire Eskimesi al posto di Yupik o Inuit...
OK. Ma se al bar milanese capita per caso un cestista americano (o anche solo Balotelli un po incazzato) come la mettiamo?
A scanso di equivoci: Quando ho detto che il politically correct mi fa incavolare non scherzavo mica.
"diversamente bianchi", ragazzi, "diversamente bianchi".
E "diversamente alti", "diversamente etero", "diversamente ariani", "diversamente cattolici"... mi raccomando, la commissione per il politicamente corretto vi guarda
Allora con tutti i giapponesi che passano da Milano, fra un po' sarà disdicevole brindare al bar... ;-)
p.s.: cioè, loro mi dicono che non vendono carbone quando chiedo una Coca-Cola ed io dovrei preoccuparmi di come cazzo parlo a casa mia?!...posso ancora sedermi sull'autobus o devo cedere il posto perchè sono "diversamente nero"?!...
@ Smuzz e Ruben: come dice giustamente Dane da noi non si usa NEGRO per colpa dell'influenza anglofona che lo considera razzista. Se è così mi aspetto che veniate a denunciarmi quando, ripreso il mio lavoro a scuola, mi rivolgerò ai bambini con un "Ehi bimbo, vieni qua", visto che in inglese bimbo è una parola altamente spregiativa.
Io vi prometto che inizierò a dire nero , diversamente bianco o quello che volete voi, quando riuscirete a convincere gli anglofoni che la loro parola gatti al plurale in una determinata zona d'Italia (chiedere a Gareth) suscita molta ilarità e
quindi debbano cambiare termine e usare la parola "micios".
Tutte cagate 'ste cose del politically correct. Mia mamma, che faceva la professoressa, impazziva perchè ogni 4 secondi c'era l'evoluzione del termine da handicappato, a disabile, a... Come se a cambiare parola la loro condizione migliora.
Ho notato che quelli che maggiormente filosofeggiano su ste cose sono quelli che non hanno un cazzo da fare. Ai disabili, non gliene frega un cazzo di come li chiami.
Anjo, per carita' sentiti libero di parlare come ti pare. Francamente, se ti vengono i ridolini ogni volta che senti la parola "cats" sono cavoli tuoi. Idem per nero e negro. L'importante e' capire che figura si fa dicendo certe cose in determinati contesti. In fondo non c'e' niente di intrinsicamente offensivo nella parola "tintarella". Ma incontrando Obama qualcuno ha pensato bene di dire proprio che ha un bella tintarella. Con la figura che sappiamo tutti in campo internazionale.
A un certo punto non e' nemmeno una questione di political correctness, ma di essere minimamente consapevoli dell' effetto delle proprie parole.
@Ruben: a me non vengono i ridolini a sentire la parola "cats", ma ho soltanto trasposto il vostro ragionamento (se una parola è offensiva in inglese lo deve essere per forza anche in italiano) al contrario (facendoti l'esempio di bimbo, cats ecc...).
Per diversi motivi (di lavoro, affettivi ecc...) penso di avere frequentato più "persone di colore" io che tutti voi del forum e quelle rare volte che mi è capitato di fare discorsi di tipo "razziale" e li ho definiti negri non si sono mai offesi; quindi se non si sono mai offesi i diretti interessati perchè dovrei dare retta a della gente "de sinistra" che viva in Brera o ai Parioli e gli unici negri che han visto in vita loro son quelli nei film di Spike Lee???
Il discorso di Obama c'entra ben poco: è chiaro che se dovessi andare negli Usa non userei la parola negro visto che lì è considerata spregiativa...però in Italia uso il termine corretto che, ripeto, non ha alcuna eccezione negativa o almeno non ne aveva prima che non fosse deciso da quei provinciali della sinistra italiana.
@anjo: hai perfettamente ragione. Anche qua in università in UK non è mai capitato che qualcuno di colore si offendesse in base ai termini utilizzati per definirli. Sono seghe mentali che si fanno solo gli intelletualoidi che non hanno un cazzo da fare dalla mattina alla sera.
@Ruben: "L'importante e' capire che figura si fa dicendo certe cose in determinati contesti"
OOOOOOHHHHHHH!!!!!!!!.........esatto!!!....
"In determinati contesti"! Qui in Italia negro non è mai stato offensivo, la piantino i radical chic di rompere i coglioni!...
Va usato il lessico adatto al contesto adatto, se sto in Italia e parlo con italiani non devo preoccuparmi se una parola italiana è offensiva a New York, a Pechino o a Kuala Lumpur!...
@Ruben Cyd
Vi quoto tutti e due. Degli USa prenderei solo cose che ci possano portare qualcosa, sulla nostra semantica mi sentirei abbastanza tranquilla.
Aggiungrei anche absit iniuria verbis, così tanto per gradire.
I pseudointellettuali che non fanno un cazzo tutto il giorno, di solito accumulano denaro in conti esteri. Roba da mandarli a lavorare nelle saline del Mali per neutralizzare l'acqua di colonia e fancazzismo con del sano sudore.
@Dane
sei passato da Zara?
Italo
ah ecco, siamo arrivati al punto che chi ritiente la parola negro dispregiativa è un coglione radical chic pariolino intellettualoide che non fa un cazzo da mattina a sera... mi consola il fatto che a sentire Italo dovrei avere un conto in Svizzera, bene a sapersi.
@Smuzz: Siamo su un forum e si fa per far due chiacchiere. Sono iperboli dialettiche, non farne un caso personale... ;-)
p.s.: se poi sei stato tu 20 anni fa a decidere deliberatamente che da un momento all'altro la parola negro dovesse esser considerata offensiva anche in Italia, allora gli insulti te li meriti... :-D
@ItaloMuti: no, quest'anno niente turismo, puro cazzeggio da spiaggia. Complicate vicende personali hanno messo addirittura a rischio le vacanze, quindi non ho avuto tempo e spensieratezza per organizzarmi il solito tour dai Balcani al Peloponneso.
Ma l'anno prossimo vorrei scendere a baciare le bianche pietre di Dubrovnik...
Concordo con Cyd, Dane e Italo.
Complimenti ad Italo, fantastica la descrizione degli intellettualoidi e, soprattutto centrata in pieno!
Qui però sorge la mia curiosità: se non in Svizzera, in quali paesi di solito hanno il conto estero?
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