di Alec Cordolcini
1. La sera di martedì 15 settembre 2009 il Maccabi Haifa ha vinto il trofeo più importante della sua storia. Non è stata l’ennesima Ligat HaAl, il campionato nazionale, né l’altrettanto ambita Gvia HaMedina, la coppa d’Israele. In questo caso il successo ha valicato i confini dello sport per approdare molto più in alto, verso uno dei diritti fondamentali dell’uomo: quello all’esistenza. Quel giorno infatti per la prima volta il canale satellitare del Qatar Al Jazeera ha trasmesso un incontro di calcio di una squadra israeliana, ovvero la sfida di Champions League tra Maccabi e Bayern Monaco. Uno shock per le frange più radicali del mondo arabo, che già in passato avevano preso di mira l’emittente, “rea” di essere stata la prima televisione del Medio Oriente a mandare in onda interviste a politici e militari di Israele, mediante azioni di sabotaggio quali la manomissione di reti elettriche cittadine per impedire la visione dei documentari “incriminati”.
2. Non è facile giocare a calcio in Israele, dove il campionato può essere interrotto per l’acuirsi di una crisi (è accaduto lo scorso gennaio durante gli scontri a Gaza) o dove un giocatore (il portiere Dudu Aouate) può essere oggetto di un aspro dibattito parlamentare in merito alla sua esclusione dalla nazionale per non aver rispettato lo Yom Kippur. Agli slogan antisemiti che i club sono costretti a sorbirsi durante molte loro trasferte europee (anche in Italia, dove nel 2005 proprio il Maccabi Haifa venne accolto dalla curva più “democratica” del Livorno a suon di cori irripetibili), si aggiunge il settarismo di una società fortemente frammentata al proprio interno, in cui i conflitti politici, religiosi, economici e sociali sono all’ordine del giorno. “In Israele non esiste la cultura del tifo”, spiega il giornalista locale Uri Misgav, “ma solo quella dell’odio”.
3. Eppure, a dispetto del permanente clima di tensione, anche nel calcio israeliano non mancano gli investitori. Il miliardario Arcadi Gaydamak, padre dell’ex proprietario del Portsmouth, ha acquistato il Beitar Gerusalemme, il tedesco Daniel Jammer si è lanciato sul Maccabi Netanya, e anche il finanziariamente dissestato Bnei Sakhnin, l’unico club arabo di alto livello in Israele (e pertanto la squadra più a rischio in termini di ordine pubblico), è stato recentemente rimesso in carreggiata da una donazione, sempre ad opera di Gaydamak, pari a 500mila dollari. Il Maccabi Haifa che oggi a Torino, città oltretutto gemellata con Haifa, affronterà la Juventus è invece sostenuto dalle notevoli disponibilità del businessman Ya’akov Shahar, presidente della Mayer's Cars and Trucks Ltd, azienda che opera nel ramo dell’importazione di automobili.
4. In casa bianconera gli attuali campioni in carica di Israele (11 i titoli nazionali finora in bacheca) non fanno paura. Tuttavia sottovalutare il Maccabi sarebbe un errore. La squadra messa in campo da Elisha Levi è solida e quadrata, gioca bene di rimessa, ha superato tre turni preliminari di Champions (nel secondo rimontando i kazaki dell’Aktobe da 0-3 a 4-3, nel terzo eliminando il più quotato e danaroso Red Bull Salisburgo) ed a fine settembre fa ha perso a Bordeaux solamente per un gol nel finale di partita. La loro arma più pericolosa si chiama Muhamad Ghadir, 18enne arabo-israeliano (pertanto dispensato da quei tre anni di servizio militare obbligatorio che ostacolano il passaggio di molti giovani talenti locali nel calcio europeo) genio e sregolatezza modello primo Cassano, del quale non possiede la classe cristallina sopperendo però con una notevole fisicità. Può ripercorrere le orme di Yossi Benayoun, messosi in mostra una decina di anni fa in Europa proprio con il Maccabi Haifa, e oggi pedina importante nel Liverpool di Rafa Benitez. Da seguire anche la punta georgiana Vladimir Dvalishvili, arrivata a prezzo di saldo (300mila euro) dallo Skonto Riga e miglior marcatore europeo della squadra con 5 reti realizzate nei preliminari. L’unico precedente tra Juventus e Maccabi Haifa lo si trova a livello giovanile, con la Primavera dei bianconeri vittoriosa 2-0 (doppietta di Daud, oggi in B al Crotone) al debutto del Torneo di Viareggio 2009. Questa volta però la posta in palio è di ben altra caratura.
wovenhand@libero.it
(in esclusiva per Indiscreto)
9 commenti:
Scusa Alec, mi intrufolo nei commenti di questo post per segnalare a chi, come te e come tanti che ti seguono, apprezzano il calcio svizzero (già definito da altri "campionato di ubriachi"). Un amico, italiano, mi scrive che domani sera sulla RSI nella rubrica SPORT CLUB si parlerà di "mister senza panchina": allenatori fermi da anni, dimenticati da molti o che hanno fatto altre scelte di vita. Ospiti in studio Karl Engel, Paul Schoenvetter, Cluadio Gentile e il mitologico Roberto Morinini
è vero Carlo, puntata di tristezza infinita già nelle premesse, da non perdere! Sul sito RSI, sezione sport, potrete rivederla uno o due giorni dopo...
Grande citazione il "campionato di ubriachi"!
bhè dallo Skonto non poteva che arrivare a prezzi di saldo.....ora picchiatemi pure.
Cugino, sei in buona compagnia...una decina d'anni fa, in occasione di una delle ultime vittorie dell'Inter in CL (tranquilli: erano i preliminari), la Gazzetta scrisse: "l'Inter mette i lettoni in Riga e non gli fa neanche lo Skonto"
Complimenti al Maccabi Haifa, ma comunque ora e sempre forza Hapoel Tel Aviv
Grazie Carlo. Sai che preferisco i campionati di ubriachi piuttosto che quelli di banditi...
"il campionato può essere interrotto per l’acuirsi di una crisi (è accaduto lo scorso gennaio durante gli scontri a Gaza)".
come l'esercito più forte della regione attacca un milione e mezzo di civili tenuti segregati da più di un anno, li bombarda con uranio impoverito e bombe al fosforo, usa aviazione missili carriarmati, fa migliaia di vittime tra i civili, l'ONU richiede un'indagine (rapporto Goldstone) che accusa i vertici militari e politici di crimini contro l'umanità, e tu li chiami scontri? diamo il giusto nome alle cose. hanno interrotto il campionato perchè sono entrati in guerra, hanno attaccato, non erano scontri. era un massacro.
saluti
@deinos
Non concordo con il tuo punto di vista. Però non intendo aprire alcuna discussione politica.
Grazie per il tuo intervento.
deinos, la perfetta dimostrazione di cosa significhi pisciare fuori dal vaso. E sono pure relativamente d'accordo con la tua affermazione.
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