Nel Muro dello Sport tutto quello che volevamo dire su Italia-Nuova Zelanda è stato detto, oltretutto anche da persone che seguono con passione e competenza il rugby, quindi evitiamo di sdottorare su mete tecniche e arbitri anglosassoni alla Dickinson: otto ore al giorno di calcio hanno aumentato il nostro naturale tasso di beceraggine, che già era alto. Volevamo solo banalmente sottolineare la differenza che c'è fra il cosiddetto 'evento', per cui scatta il meccanismo psicologico dell'esserci a tutti i costi, e l'attività media. Degli spettatori occasionali capitati sabato a San Siro non uno si appassionerà al Super10 o ad una delle due franchigie che parteciperanno alla Celtic League. Per non parlare dello spettatore milanese in particolare, visto che le partite dell'Amatori (serie A, in termini calcistici serie B) al Giuriati si giocano davanti a poche decine di persone. Ma non per questo chi si è recato ad assistere a quella che è paragonabile ad un'insulsa amichevole (nel rugby nobilitata con la definizione 'test match') calcistica, dove la Nuova Zelanda del calcio nell'occasione eravamo noi, merita i sorrisini di quelli della parrocchietta. Non occorre il diploma del Conservatorio per ascoltare Beethoven, l'Accademia di Belle Arti per visitare una mostra di Basquiat, o una laurea in biologia marina per stare due ore davanti ad un gattuccio all'acquario analizzandone le interazioni con la vicina cernia (si sarà intuito che delle tre cose abbiamo fatto solo la terza). Che gente poco interessata al rugby si sia interessata a questa partita è una cosa positiva, che va contro non solo la monocultura calcistica ma anche contro quella più generale dei cretini specializzati. Una cosa molto anni Ottanta, quando le nicchie non avevano la nobiltà commerciale di oggi e si potevano vivere esperienze comuni. Creando quindi ricordi comuni. Diritto alla superficialità, potremmo definirlo: più emozionante delle regole di qualsiasi sport.
stefano@indiscreto.it
10 commenti:
Svegliarino notevole,il migliore possibile sull'argomento.
Con un atteggiamento bipolare si potrebbe titolare,a seconda dell'opinione: "Va dove ti porta il marketing" oppure "Depalloniamoci nel fango".
Così,con l'ultimo riferimento, citiamo pure i Matia Bazar...
Bel pezzo! Se lo sport vale qualcosa, quel valore va cercato in certe sensazioni, emozioni, ricordi che ti lascia dentro. Non certo nel prendere troppo sul serio il 4-2-4, il 3-4-3- o la help and recover.
Intervento condivisibile, tranne il fatto che tra l'insulsa amichevole tra due mazionali di calcio come Italia-Olanda nel rugby proprio non esiste. Prima di tutto un test match non viene concesso a chiunque (nel rugby non c'è l'equivalente dell'Italia-Islanda premondiale: prima di riuscire a giocare anche solo con la massima nazionale francese, e non contro Francia A, il nostro rugby ha dovuto masticare decenni di pane duro. Giustamente). Poi in ogni test match conta il risultato, e lo spirito è quello di cercare di fare sempre e comunque tutto per vincere. Non solo per il ranking, ma proprio perché ogni risultato entre nelle statistiche e quindi nella storia. Tieni conto che nel rugby le competizioni internazionali sono storia recentissima (prima Coppa del Mondo nel 1987, e anche nel 4N, poi 5N, le classifiche venivano stilate in modo UFFICIOSO, perché ogni match doveva fare storia a sé). Insomma una tradizione e una cultura diversa, che non vuole per forza di cose dire "migliore". Per il resto, ripeto, ottima l'idea di fondo del post: per me la famigliola giunta a San Siro per cantare l'inno a squarciagola, gustarsi la haka e vedere uno sport di cui mai si è occupata e mai si occuperà in futuro aveva la stessa dignità e legittimità di un ex giocatore che si è abbonato a Sky Sport solo per vedersi le sue 2-3 partite a settimana, senza dover essere costretto a infliggersi l'attuale Amatori Milano...
C'è da aggiungere un'altra cosa: nel rugby la nazionale viene prima di tutto, l'esatto contrario del calcio (da tifoso del Milan (anche se molto all'acqua di rose) firmerei tutta la vita per vedere nel 2014 il Milan vincere l'Intercontinentale piuttosto che la nazionale di calcio il mondiale), per questo anche in un paese in cui il rugby è lo sport nazionale come il Galles la nazionale fa sempre più di 70000 spettatori mentre i club giocano in stadi cui la capienza max è 10000 persone. Poi c'è da considerare che si sente molto l'appartenenza (anche da semplice tifoso) al proprio club: per quanto l'Amatori giochi in serie A io, quando sono a Milano, continuerò sempre ad andare a vedere il mio club di serie C (e non solo io, penso che tra club di A,B o C ci sian gli stessi numeri di spettatori) . Detto questo penso che, anche se l'Amatori (o un'altra squadra milanese) dovesse giocare in super10 ed avesse una club house decente, non supererebbe MAI le 2000 persone
Direttore, solo tre piccole precisazioni:
1) Amichevoli insulse nel rugby non esistono: perchè i giocatori giocano alla morte, nessuno li vuol saltare grazie a finte contratturine per risparmiarsi per Roma-Empoli, si chiamano test-match proprio perchè si testa il lavoro del CT e si valuta il rapporto di forza tra diverse scuole (caratterizzando tra l'altro il ranking, decisivo in occasione dei sorteggi mondiali: in questo momento nessuno capisce che dei tre test-match italiani quelli con All Blacks e Sudafrica sono i meno importanti perchè quello da vincere assolutamente sarà quello contro Samoa...) e le convocazioni sono fatte in merito a prospettive futuribili reali e non in base a raccomandazioni varie (mitologico Oddo che arrivò in nazionale in quota Gea, ne uscì quando cambiò procuratore e vi rientrò quando fece ritorno a casa tipo Lessie...), mosse mediatiche (chi ricorda il Bettarini convocato dal Trap la settimana prima del Sanremo presentato dalla Ventura?!...) o interessi privati (chissà chi è "l'osservatore" che "da consulente" dopo la partita con l'Olanda ha consigliato alla Juve di stringere per l'acquisto di Candreva...)...
2) Il discorso sui sorrisini della parrocchietta lo faccio sempre anchio. Proprio stamattina ho scritto su un blog di rugby che "se vogliamo che il movimento cresca bisogna però smetterla di fare gli snob e di schifare chi si avvicina al rugby senza saperne nulla. Perchè se vogliamo che il movimento cresca bisogna avvicinare chi del rugby non sa niente, organizzando eventi mediatici che attirino i profani. Ci piaccia o no, qualcosa nel retino resterà. Trovarci sempre fra di noi allo stadio a farci i complimenti a vicenda non serve a niente. A meno che ognuno di noi non decida di mettere al mondo 7 figli a cui attaccare la passione..."
Detto questo, però, i sorrisini nascono anche dal disprezzo che per reazione si prova per i talebani calcistici: i video della Haka su Youtube sono pieni di commenti del tipo "scimmioni retrogradi", ovvio che quando ti trovi l'autore di quel commento a vedere Italia-Nuova Zelanda un po' ti girino i maroni.....
3) Dirò di più, certe cose si godono meglio non essendone pienamente a conoscenza. Me ne rendo conto quando vado ad un concerto jazz e mi accorgo di non godermi più l'atmosfera generale ma sto lì a controllare cosa suona il pianista e perchè, idem per i film dove invece che seguire la storia a volte mi accorgo di essermi perso a capire com'è stata girata una scena, sull'accoppiamento del gattuccio mi faccio meno menate onestamente....
Certo, a volte i commenti dei profani sono sconfortanti.....
"A meno che ognuno di noi non decida di mettere al mondo 7 figli a cui attaccare la passione" se non fosse per problemi economici mi unirei volentieri a questo club (così faccio felice anche Italo Muti)
Perdonami la pignoleria Dane: si chiamano "test match" perché le due nazionali fanno il "test" di chi è più forte in campo, il lavoro dell'allentaore non c'entra nulla!
Gentile Gareth, non stiamo scrivendo il Manuale del Rugby, quindi cercavo di farmi capire dai "profani". La scelta del termine a livello di convenzione internazionale è quella che dici tu, ma io sinceramente (che non sono la Stefanova) non avevo bisogno del test-match Italia-NZ per sapere chi fosse più forte delle due. Test-match che invece mi è servito (e soprattutto solitamente serve ai CT...) sinceramente per capire a che punto fosse la costruzione di questo nuovo ciclo della nazionale, concetto che ho barbaramente riassunto in "si testa il lavoro del CT" ma non intendevo certo dire che erano presenti due commissari dell'International Board a fare le pagelle di Mallet ed Henry...
Come è andato questo fine settimana sportivo l'hanno viso tutti...a San Siro era la risposta..ma attenzione...solo perchè la serie A era ferma...
Segnalo:
Perchè una domenica senza calcio fa male ai tifosi: http://www.camminandoscalzi.it/wordpress/la-sosta-fa-male-ai-tifosi.html
Pppprrrrrrrrrrrrrrrrrr!!!!!!...... :-P
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