1. Le partite delle nazionali hanno un pubblico migliore rispetto a quelle dei club? Nonostante la prospettiva deformata dalla realtà italiana, dove il nazionalismo (con anche i suoi aspetti positivi) ha sempre riguardato una minoranza, la risposta è no. Lo spareggio mondiale fra Egitto ed Algeria, mercoledì sul neutro di Karthoum (Sudan), ricorda per certi versi lo storico incontro di quaranta anni fa fra Hunduras e El Salvador. La materia del contendere ai tempi, premesso che entrambi i paesi erano governati da dittature e che quindi non era facile individuare i 'buoni' della situazione, era l'emigrazione di disoccupati e contadini salvadoregni nel leggermente meno povero Honduras.
2. 8 giugno 1969, andata dello spareggio per andare in Messico all'Estadio Nacional di Tegucigalpa. La notte prima della partita i tifosi dell'Hunduras hanno preso d'assalto l'albergo della squadra rivale: sassate alle finestre, clacson, minacce varie. Poi gomme tagliate al pullmann, e via di questo passo. Il più debole (sulla carta) El Salvador riesce sul campo a limitare il passivo ad un solo gol di scarto dopo una drammatica battaglia, con il sostantivo 'battaglia' per una volta non abusato. Ritorno a San Salvador il 15 giugno, in un clima di vendetta. Notte della vigilia con trattamento resituito all'Honduras e assedio all'albergo. I giocatori dell'Honduras raggiungono lo stadio Flor Blanca a bordo di carri armati, circondati da gente inferocita. Clima incendiario e sugli spalti incidenti ancora più gravi che all'andata con decine di feriti. Il risultato? Tre a zero per i padroni di casa e spareggio, visto che ai tempi la differenza reti non conta.
3. Due settimane di messaggi criminali pubblici e di ritorsioni private, in attesa del 27 giugno. Presso l'Azteca di Città del Messico si schierano migliaia di poliziotti (diecimila secondo alcune fonti), ma la guerriglia urbana esplode lo stesso e la città viene devastata. Vince El Salvador tre a due ai supplementari e la sera l'Honduras rompe le relazioni diplomatiche. Non finisce lì, perché l'Honduras incomincia ad espellere in massa gli immigrati salvadoregni e il 14 luglio l'aviazione salvadoregna inizia a bombardare i vicini, mentre l'esercito passa il confine. Una settimana di guerra totale, passata alla storia come 'Guerra delle Cento Ore' o 'Guerra del Calcio', che coinvolge militari e civili e che porta alla morte di quasi 5mila persone.
4. Una guerra fra tirannelli il cui contesto è stato descritto benissimo da Ryszard Kapuscinsky nel suo 'La prima guerra del football'. Fra i vari protagonisti della vicenda rimane nella memoria, in negativo, il colonnello Lopez Arellano dittatore dell'Honduras: visti i suoi finanziatori (la United Fruit, una multinazionale che commerciava in frutta: dopo varie fusioni e cambi di nome l'azienda è la Chiquita dei giorni nostri), il suo paese fu definito 'Repubblica delle banane' e la definizione è stata adattata poi anche ad altre latitudini. Un po' per via di Woody Allen e molto per la popolarità del calcio, che ha evitato che quella si sia trasformata in una delle mille guerre dimenticate.
7 commenti:
Grandissimo libro, di uno dei piu' grandi giornalisti del 20simo secolo. Il libro The Emperor fa capire piu' delle dittature che ogni libro di testo. Le "altre storie" del libro che descrivi sono anche piu' interessanti della storia sulla guerra in Honduras/El Salvador (pero' se c'e' il calcio in copertina vende di piu') - sopratutto le storie sull'Africa centrale.
KB io sull'Africa dello stesso autore ho letto Ebano. Libro/reportage bellissimo. PS: l'Africa non esiste...
Sulle Banane (sono serio), posso consigliare il libro "Bananas: How the United Fruit Company Shaped the World" (in Italiano non saprei il titolo). La storia della Chiqita e della banana moderna (mi sento abbanstanza stupido a scrivere cosi) e' molto interessante, ed e' essenziale per capire la storia del centro America.
Leo, se ti piace la letteratura Africana, prova Beast of No Nation (http://www.amazon.com/Beasts-No-Nation-Uzodinma-Iweala/dp/006079867X) uno dei libri piu' brutali che ho mai letto (di nuovo, non so le traduzioni in Italiano)
Quoto Olivari, KBLondon e Leo: Kapuscinsky è uno dei giornalisti più importanti del ventesimo secolo.
Uno scrittore prestato alla cronaca, di altissima qualità,che ha illuminato le zone d'ombra del mondo.
Ti fa capire di più un libro di Kapuscinski, che le cose le viveva da dentro, rispetto a mille cronache o sdottoramenti di giornalisti od esperti che "sul posto", quando va bene, ci sono passati di striscio.
Applausi al direttore e, per interposta persona, all'indimenticabile Ryszard.
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