di Stefano Olivari
Un conto sarebbe sostituire Ferrara con Hiddink, un altro è con tutto il rispetto mettere Gianni De Biasi al posto di Pasquale Marino: il classico prodotto che non cambierà, se non per la solita presunta 'sferzata' di energia che i giocatori dell'Udinese dovrebbero ricevere dal cambio di panchina.
Il decimo allenatore di serie A saltato a due giornate dalla fine del girone di andata significa che al di là degli editoriali moraleggianti lavorano trenta allenatori (per non dire trenta staff) invece di venti, ma soprattutto che le società medie non accettano di sentirsi ricordare la propria medietà: ragione prima, questa immobilità sociale all'italiana, della finzione di tutto il calcio non solo italiano. A questi discorsi filosofici si è poi aggiunto il tocco da maestro di Pozzo, cioé l'esonero dopo una partita rinviata per il maltempo: si sono visti tanti cambi della guardia dopo vittorie (Hughes per Mancini, per dire l'ultimo che viene in mente), ma raramente dopo una partita non disputata come quella contro il Cagliari. Cosa vogliamo dire? Che dietro alle decisioni dei mitici 'patron' (Pozzo non è tecnicamente presidente), spesso esaltate da corrispondenti locali che come noi devono arrivare alla fine del mese, spesso non c'è alcuna strategia. Solo scelte di pura pelle che i poveri cronisti devono pietosamente giustificare con penosi 'non aveva più in mano lo spogliatoio'. Può essere utile ricordare che nello scorso campionato lo stesso Marino nella stessa Udinese aveva ottenuto tre punti in undici partite, venendo confermato ed arrivando a sfiorare l'Europa e che pochi giorni fa aveva osato ricordare a Pozzo che l'obbiettivo dell'Udinese non è lo scudetto ma la valorizzazione dei giocatori. Cosa che peraltro sa benissimo anche Pozzo, solo che sentirselo dire è brutto. Queste sono quindi le strategie, che poi noi dobbiamo giustificare senza troppa fatica: tanto nei bar di Udine qualcuno che dirà che 'Pozzo con i suoi soldi può fare quello che vuole' ci sarà senz'altro. Si è mai letto o sentito, seriamente, un giornalista locale attaccare la società locale? Da Milano si può dire che Rosella Sensi è inadeguata al ruolo e da Roma che Moratti vince contro nessuno, ma non è la stessa cosa che dirlo su piazza. In fondo mettiamo la cosa che veramente volevamo dire, venutaci in mente ascoltando vari opinionisti chiedere in modo virulento e volgare l'esonero di Ferrara: come reagirebbe qualcuno di questi tromboni se un allenatore chiedesse il suo licenziamento dopo una serie di articoli scritti sciattamente, in malafede o avendone concordato il contenuto con i soggetti degli articoli stessi? Sarebbe tutto un inno mafiosetto alla 'professionalità' e al rispetto dei ruoli.
Stefano Olivari
11 commenti:
Stefano, su Ferrara - ma estenderei il concetto su altri personaggi, come Mancini, o in generale sugli arbitri, in alcuni casi si ascoltano commenti assolutamente inaccettabili. Già è paradossale dover ascoltar pontifiche e grottesche reprimende da personaggi che dubito abbiano mai preso a calci un pallone e che nel tempo libero dalle loro svariate attività vanno a fare gli ospiti tv in programmi sportivi, ma la violenza e l'arroganza verbale di alcuni è davvero clamorosa.
Che sono tra l'altro gli stessi che chiedono il pugno di ferro per gli scontri in curva e stigmatizzano le parolacce di Mourinho.
Che oltretutto saranno gli stessi che andranno ospiti a celebrare in tv il prossimo successo professionale di Ferrara.
Ieri su Repubblica c'era un articolo in cui, pur stigmatizzando l'abitudine cambio di allenatore come malcostume, si rilevava come in serie A, quest'anno, i tecnici subentrati abbiano ottenuto risultati migliori dei loro predecessori e che quindi i presidenti, cambiando, abbiano avuto ragione (e torto a inizio stagione, aggiungo io).
sarebbe bello. Un allenatore che in diretta tv chiede l'esonero di un giornalista!
Mi pare che l'anno scorso Giampaolo fu esonerato dopo una partita rinviata (contro il Milan?).
Comunque ci sarebbe da dire che tecnicamente Pozzo non è neanche il proprietario dell'Udinese...cioè...tecnicamente non è un (po)zzo di nessuno.
Nick (e direttore),
da tifoso bianconero (friulano) e da persona meno aziendalista del pianeta, vi confido che il "diritto" di decidere Pozzo se l'è ampiamente guadagnato col tempo e i risultati.
Non tanto la qualificazione Champions (che quasi ci costò la retrocessione l'anno dopo), ma con una gestione negli anni che in situazione di reale sportività (livellamento qualitativo per garantire la competizione come in certe leghe americane) forse avrebbe fatto arrivare a Udine pure qualche vittoria non solo morale.
[Che poi pure lì il marcio ci sia, tra giocatori "ingenui" che scommettono e passaporti ballerini, non v'è dubbio]
Personalmente a me Marino non è dispiaciuto, però nei due anni e mezzo passati in Friuli ha denotato, purtroppo, un limite: bel gioco quando va bene, ma navigazione a vista nella difficoltà.
E sempre lo stesso tipo di difficoltà, quindi una sostanziale incapacità di rimediare agli errori commessi in passato.
Concordo con Stefano: De Biasi non è certo meglio, di per sé, e forse il cambio avrebbe avuto senso a fine stagione, con un tecnico sul quale investire per i futuri tre anni.
Ma a Udine funziona così: stessa fine per De Canio (secondo anno), Cosmi, Hodgson, Galeone.
Spiace perché l'organico vale qualche punto in più di quelli sommati, specie quest'anno in cui i valori appaiono livellati oltre ogni dire.
Credo che Pozzo abbia optato per il cambio sperando nella classica "sterzata".
Boh, da tifoso posso solo sperare.
Ciao!
@Igor, facevo solo ironia sul fatto che "burocraticamente" Pozzo per l'Udinese non è nessuno o quasi.
Difatti fino al giorno prima dell'annuncio aveva dichiarato che di De Biasi non sapeva nulla... :-D
Mi dispiace molto per i tifosi dell'udinese
igor: adesso vedrai che sterzata, e vedrai davvero che vuol dire navigare a vista...de biasi semplicemente non ha alcuna idea di calcio
Igor ha scritto le cose che avrei scritto anch'io pur non vivendo da vicino la realtà friulana. L'Udinese ha un'organizzazione che in Italia è avanti 10 piste rispetto a tutti. Marino è un bravo allenatore ma (come parecchi altri) scolastico: se i piani di battaglia vengono rispettati ci si diverte, se qualcosa per vari motivi non va come prestabilito, non sa cambiare il canovaccio. Se avesse un Bagnoli in panca, la Champions sarebbe di casa tre stagioni su quattro.
Ale onestamente tre stagioni su quattro in Champions con un allenatore alla Bagnoli mi sembra un po' un'esagerazione; il fine ultimo della gestione Pozzo è trovare giocatori sconosciuti, valorizzarli e rivenderli guadagnandoci; con una politica simile è veramente difficile riuscire ad avere una costanza di rendimento figuriamoci finire con regolarità davanti a squadre con budget ben più importanti e con rose ben più ampie.
Krug capisco che possa sembrare un'esagerazione ma Bagnoli ha piazzato due volte in Uefa (oltre allo scudetto del 1985) un Verona che come organico, in riferimento ai competitori, era da centro classifica e sì che il campionato italiano in quegli anni era davvero il n. 1 al mondo. Secondo me con un allenatore così bravo l'Udinese potrebbe provare a mettersi alle spalle la Fiorentina o Roma della situazione contando su un buon organico ed un ambiente ideale. Tieni altresì conto che l'Udinese è proprietari di un'ottantina di giocatori. Magari invece che 3 Champions su 4, facciamo una su due, che è più realistico. Che poi l'obiettivo di Pozzo sia quello di valorizzare e vendere i giocatori è assodato ma è l'obiettivo, con vari gradi di livello, di tutte le squadre italiane che non siano le tre strisciate (e ultimamente anche loro rivendono i campioni). Piuttosto: l'impressione è che a Pozzo interessino i soldi molto più del risultato sportivo (fatto salvo di restare in A, ovvio) e che preferisca applicare il teorema Borlotti invece di viaggiare in Europa.
Posta un commento