Le cicatrici di Girardelli

di Simone Basso
Il fine settimana più religioso dello sci alpino, con la visita dei fedeli alle pendici del monte sacro dell'Hahnenkhamm, ci suggerisce un omaggio a una delle icone più ortodosse della grande tradizione bianca. Marc Girardelli, con il suo carico pesantissimo di cinque Coppe del Mondo generali, incarna ancora oggi l'archetipo massimo dell'atleta polivalente.

Fuoriclasse dalla storia incredibile, irripetibile Araba Fenice priva di Purgatorio; solo Paradiso ed Inferno, in un'anabasi senza pari nella cronaca dello sport recente. Il Gira cominciò a gareggiare a sette anni e fin dalle prime competizioni si capì l'eccezionalità del suo talento: per molti osservatori, quel pupo che vinse il Trofeo Topolino e l'Ovo Grand Prix sembrò una profezia felice, ovvero la reincarnazione moderna del leggendario Toni Sailer. Ma il ragazzo di Lustenau, a soli tredici anni, fu al centro di un contenzioso tra la federazione austriaca ed Helmut Girardelli, il babbo di Marc.
Personaggio controverso, fumantino, nonchè uomo con idee tecniche differenti dai dirigenti del cosiddetto Wunderteam; le posizioni inconciliabili delle due parti portarono a un gesto storico del padre padrone, che chiese (ed ottenne) la licenza lussemburghese per le gare del figlio. Quello strappo, a dir poco epocale, costerà una solitudine cosmica ai Girardelli, nonchè il boicottaggio politico da parte dell'entità che gestisce da sempre (tramite una marionetta con ventriloquo..) il circo bianco.
Con le conseguenze agonistiche facilmente intuibili: budget limitati rispetto ai professionisti di stato, tracciature e preparazioni delle piste sfavorevoli, calendari assassini per gli all around... Papà Helmut scelse la libertà del figlio, consapevole che quello schiaffo sarebbe stato pagato negli anni, ma dimostrò vivaddio alla perfezione un teorema scomodo: l'inutilità a qualsiasi livello dei federali, nosferatu che promuovono soprattutto se stessi ed il carrozzone parassita che li giustifica.  E sorvoliamo sull'assenza di proposte (visto che nonno Girardelli crebbe in Valsugana) della FISI dell'epoca, evidentemente obnubliata dalla sbornia della Valanga Azzurra.
A diciassette anni apparì alla Coppa del Mondo (Carmelo Bene docet) arrivando secondo nello speciale di Wengen, tra Bojan Krizaj e il mammasantissima Ingemar Stenmark: era il 1981 e sembrò imminente l'esplosione. Ma le vicende del Gira cominciarono a ricalcare l'andamento di un sismografo impazzito; una lista ascetica ed incompleta, in rigoroso ordine cronologico, illustrerebbe meglio di mille panegirici le vicissitudini del favoloso Marc. L'odissea cominciò nel 1982 e proseguì per il resto della carriera; ebbe quattordici (!) interventi chirurgici alle ginocchia: il primo, effettuato da un luminare del settore (il dottor Steadman) che predisse difficoltà future del nostro a...camminare normalmente! Dopo il secondo invece si riscontrò una disabilità del quindici per cento al ginocchio sinistro. Eppure, puntualmente, tornò ogni volta mosso da una determinazione feroce, immanente.
Realizzò tutte le promesse tramutandosi in un vincente onnivoro, a dispetto del dolore di quegli incidenti che lo resero nietzschianamente sempre più forte. Ebbe un contraltare generazionale perfetto in Pirmin Zurbriggen, l'elvetico con il quale divise il possesso della coppa di cristallo, ed un avversario antitetico in Alberto Tomba, valentinorossi dei Novanta.
La stagione 1989 fu il suo capolavoro: vinse in tutte e cinque le specialità, record poi eguagliato dal solo Bode Miller, e dominò le discese monumento come la Streif ed il Lauberhorn. La singolarità di questo campione risiedette in un particolare che modificò le prospettive: come affermò il grande Rolly Marchi, destabilizzando i cortigiani dell'Alberto nazionale, Girardelli fu il fuoriclasse più naturale di tutti. Al contrario dei Maier e dei Tomba, che furono fenomenali grazie al loro fisico michelangelesco, il lussemburghese lo fu a dispetto di quel corpo martoriato dalla sfortuna; perchè vantò coordinazione motoria e sensibilità tecnica di un altro pianeta, un caso einsteiniano di riprogrammazione istintiva delle proprie virtù psicofisiche. Per comprendere l'eccezionalità del soggetto bastava assistere ai suoi allenamenti, stakanovisti e spartani: Helmut e Mark a fare tutto, prelevando il materiale da un pullmino anonimo; niente staff personale e posse al seguito. Nel 1990 al Sestriere il momento più tremendo, quando una caduta lo portò a un passo da diventare paraplegico; il de profundis cantato dai media si spense l'anno dopo con l'ennesimo ritorno vincente e la quarta Coppa. Da brividi il suo dominio nello slalom di Kitzbuhel: in condizioni difficili di neve scese con l'eleganza e la sicurezza di un ballerino, con quello stile inimitabile.
Non ebbe mai la soddisfazione dell'oro olimpico, saltò due edizioni per problemi burocratici, perdendo sempre in circostanze sfavorevoli: la scelta del numero di partenza sbagliato, nella discesa di Lillehammer 1994, lo privò di un'affermazione probabile. Due anni prima, ad Albertville nel Gigante, scontro titanico con Tomba; il finale, serrato ed avvincente, nascose le dinamiche moderne dello sci milionario: fu il Cotelli catodizzato, nell'approfondimento della seconda manche, che dimostrò un assioma che determina l'andamento di certe competizioni. L'Alberto, in ritardo fino alle ultime porte, lo superò nel piano per un evidente divario di performance dei materiali utilizzati; cioè la cambiale eterna che pagarono i Girardelli nell'affrontare gli squadroni. Queste considerazioni tecniche dovrebbero essere ribadite ad ogni rassegna a cinque cerchi; tanto per non far passare la Ceccarelli di turno (ovvero la vincitrice di una lotteria) come la nuova Annemarie Moser-Proell...
Prima del crepuscolo sportivo il Gira fece il pokerissimo, respingendo l'assalto di un rampante Kjetil Andre Aamodt alla sua maniera: corse le ultime otto gare della stagione con il crociato del ginocchio destro a pezzi, ribadendo una volontà e una durezza mentale spaventose, superomistiche. L'addio nel 1997 fu all'agonismo, certamente non allo sci: come un delfino che nuota nell'acqua, Mark continua a sciare esprimendo una passione totale, infinita. Sulle ginocchia, quattordici cicatrici ci ricordano l'amore folle di questo grandissimo per lo sport della neve.
Simone Basso
(in esclusiva per Indiscreto)

9 commenti:

Ale ha detto...

Inutile dire che sottoscrivo ogni virgola. Ho sempre pensato che Girardelli fosse la massima espressione del termine "mentalità" nello sport. Certo, qualità tecniche formidabili, ma la sua "testa" era superiore a quella di chiunque altro. Se in Tomba, che pure ha vinto tantissimo, avessimo inserito la mentalità di Girardelli avremmo probabilmente creato un "mostro" imbattibile. Illuminante anche il riferimento ai materiali: in diverse occasioni si cercano spiegazioni tecniche su ritardi o improbabili errori quando invece sono gli sci a fare la differenza.

Marcosupersonic ha detto...

Fantastico, un post che parlasse di sci, il mio sport preferito dell'adolescenza, non me lo sarei mai aspettato!! Ottima anche l'idea di cominciare (perché spero sia l'inizio di una serie!) con Girardelli, uno dei campioni storiograficamente più trascurati dell'intero panorama sportivo. Che sia una sorta di "damnatio memoriae" del Wunderteam, non pago di anni di coppe del mondo a ripetizione (con qualche metodo "disinvolto" di troppo, a mio modo di vedere, ma lasciamo andare)? Eppure molto del veleno centellinato su Marc ed Helmut veniva dal fatto che la loro stessa presenza era un j'accuse alla federazione austriaca, alle prese col decennio della carestia e col disperato tentativo di trasformare Gunther Mader in un serio contendente per la coppa generale...discussioni sul fisico e sui materiali a parte (la velocità di Tomba sui piani era merito dei materiali quando vinceva, colpa sua e di D'Urbano quando perdeva...hmmm, non la vedo proprio così!), una cosa che dici è sacrosanta: Marc Girardelli è stato il grande polivalente della storia: in tanti anni, ne vidi molti ottenere risultati nelle specialità veloci e tecniche (lo stesso Zurbriggen vinse un paio di slalom se non erro) ma sempre, anche quando il cronometro era benevolo, era palese un certo imbarazzo nella specialità non favorita; Girardelli invece sciava con la stessa naturalezza in discesa ed in Slalom, in Gigante come in SuperG, sempre come se fosse nato per fare ognuna di quelle gare. Era solo guardandolo quando era fuori forma, quando era convalescente ecc. che ci si rendeva conto che quella disposizione naturale era affinata da una preparazione feroce. Anche se Lasse Kjus non scherzava (ma era un caso a parte: Lasse aveva un modo di sciare incredibilmente duttile..e difatti sciava sempre allo stesso modo!!)) una disposizione così felice, forse anche più straordinariamente naturale (ma quanto incidono i nuovi materiali?) la vidi quando cominciò a brillare l'intermittente stella di Bode Miller..ed è proprio guardando Bode buttare via tanto talento (ammesso che lo butti, si tratta di una scelta consapevole) che si nota tutta la diversa determinazione a confronto dell'uomo di ferro Girardelli...

zoleddu ha detto...

well done simone
se devo citare tre sportivi che in gioventù ho tifato con una passione e un trasporto che ora, per ragioni anagrafiche, non potrei più avere, quete sono: edberg, bird e girardelli. non so perchè eppure in ognuno dei tre trovavo sempre dei lati comuni come dei fuoriclasse ma.. "umani".

FS ha detto...

Bellissimo articolo, che ricordi, che gare, la mattina durante le vacazne di natale o quando non si andava a scuola.
Spero sia il primo di una serie sullo sci, per farci ricordare e analizzare anni dopo gente come i fratelli Mahre, i Wenzel (Andra e Hanni), Krizaj, Stenmark, Zurbriggen ecc.

Simone ha detto...

@Ale:grazie.
Il Gira vinse 5 Coppe generali(46 vittorie e 100 podi in totale),11 medaglie mondiali e 2 olimpiche.
Pensa alla sua carriera senza infortuni:togli quelle pause e avrebbe vinto quantitativamente come Stenmark e...Bjorndalen!

@Marco Supersonic:thanks!
Hai azzeccato la chiave di lettura tecnica:solo Aamodt e Miller possono avvicinarsi,nell'era moderna,al pentacampione.
Ma il Gira fu comunque più dominante:più agile e istintivo il lussemburghese,a quattro ruote motrici il norvegese,un funambolo della traiettoria geniale l'americano.
Si,ogni tanto torneremo a scrivere di questo sport bellissimo...

@Zoleddu:ola Luca.
Stefanello,Larry e Marc:ti sei sempre trattato bene...
Non ho idea quando,ma un bignami ispirato su Edberg è doveroso.

@FS:danke!
Lo sci meriterebbe più spazio anche sui media istituzionali:fa parte del nostro dna,dalle alpi agli appennini.
Ed è anche,come il ciclismo,uno dei pochi sport legati al territorio e alla sua esplorazione.

Marattroni ha detto...

Simone, io attendo ancora il tuo pezzo sul più grande sottovalutato dello sport anni 90, scottie pippen. Sei comunque un idolo, il giorno che troverò uno che scrive pezzi di SPORT e ritratti umani al tuo livello te lo farò sapere. Peace dude, saluti gialloviola.

Marcosupersonic ha detto...

@Simone

Non parliamo di Aamodt per favore. "Il suo peso forma è di 88 Kg. Nella prima parte della carriera era di 75 Kg" recita la sua pagina su Wikipedia. Non so se i dati siano precisi al chilo, ma ricordo l'odio profondo che si sviluppò in me quando vidi arrivare comparire al cancelletto una mezza montagna in luogo del normolineo di pochi mesi prima. Credo che nello sci il doping sia diffuso quanto nel ciclismo (almeno dal '97 in poi), con la differenza che qui è stata fatta la scelta opposta: non cercarlo assolutamente MAI. Comunque, al netto di tutte le chiacchiere, Aamodt non è mai stato un grande discesista: andava benino solo su certe piste e solo quando i materiali gli dicevano giusto...come tanti, insomma. Il suo terreno di caccia erano giganti e superg, persino in slalom, dove pure ha vinto (in maniera pressoché incredibile, secondo me) un mondiale ed una coppa del mondo, era più che altro intelligente dal punto di vista tattico.
Quattro ruote motrici (copyright cotelli) era Albertone...a proposito, Gira non fu mai favorito dalla Federazione, certamente, ma io ricordo un finale di CdM, nella stagione 1990-91 (con Tomba secondo a 20 punti di distacco) che m'è a tutt'oggi poco chiaro...e magari un giorno farai un pezzo sull'incredibile Paul Accola del 1992?
Saluti.

jeremy ha detto...

Ah quanti ricordi di bambino in auest'articolo...per anni ho pensato che fosse stata l'Italia a cacciare Girardelli e non i piu grossi mafiosi mai visti in ambito sportivo (non credo esista al mondo una federazione con piu potere di quella austriaca nello sci alpino). Come al solito, simone...

Simone ha detto...

@Marattroni:many thanks!?
Penso che con il disgelo,in primavera,potrebbe arrivare un bel ritratto di Afroman.
O addirittura una sua apologia.

@Marco Supersonic:il d****g è un esigenza dello sport moderno;l'era dei nuovi materiali nello sci lo ha quasi imposto.
La Fis ha sempre nascosto l'overdose di farmaci degli ultimi quindici anni:ricordo a Tignes,per una prova di Coppa,gli austriaci con un armamentario (borse frigo,bici per lo spinning,macchinette per la misura dell'ematocrito) che non lasciava molti dubbi sul tipo di preparazione sostenuta.
I due norvegesi non erano diversi dal Wunderteam e potremmo stilare una lista chilometrica:qualcuno pensa che il ritiro della Kostelic sia dovuto alla fragilità delle sue ossa?
Non molto tempo fa,Miller ha dichiarato che l'epo dovrebbe essere legalizzata...

@Jeremy:grazie Giuliano.
Si,una federazione più influente di quella austriaca nello sci alpino è impossibile da trovare.
Nemmeno il Brasile nella Fifa...