di Simone Basso
Bastò prendere in mano la copertina del disco, naturalmente in vinile, e si comprese subito lo scarto decisivo: i denti umani che circondavano il logo primitivo del gruppo, il nero seppia dello sfondo e quel titolo minaccioso, "Halber mensch". Einsturzende Neubauten, i terroristi più chic e snob degli anni ottanta, nacquero spontaneamente come un'esigenza fortissima dei tempi.
Incarnarono alla perfezione, quasi inconsapevolmente, la cultura dell'apocalisse nell'era del disimpegno assoluto e dell'intrattenimento a tutti i costi; loro che, per dirla con i parenti inglesi Throbbing Gristle, intrattennero con il dolore. Fiorirono nell'isola di cemento berlinese, a quel tempo appoggiata e circondata dal Muro, idealizzando l'allontanamento sentimentale dagli stereotipi del rock: abolirono quei noiosi quattro accordi di Chuck Berry suonati all'infinito, magari pure male come i punk del Settantasette, altresì riferimento estetico dei nostri in piena deutsche welle. Applicarono una massima enunciata da Carmelo Bene: "Se si vuol davvero cambiare qualcosa, bisogna cominciare a cambiare noi stessi, andare contro se stessi fino in fondo. Il massimo impegno civile è l'autocontestazione."
Ne scaturì una metafora geniale, il riutilizzo virtuoso di tutto quel materiale di produzione (e quindi di scarto) della civiltà industriale. I Nuovi Edifici Che Crollano suonarono la società dei consumi: piloni di acciaio, lamiere, plastiche di scarto. E poi martelli pneumatici, carrelli del supermercato, oggetti metallici di ogni risma, piallatrici. Lo fecero con il furore giovanile iconoclasta dei rivoluzionari, ma ricordandosi sempre delle circostanze ironiche: l'assalto sonico d'esordio, il violentissimo "Kollaps", si concluse con una riproposizione disossata di "Je t'aime moi non plus" e sul retro della cover (in un bianconero informale) la band fu ritratta, con tanto di esposizione completa dell'armamentario rumorista, parodiando i Pink Floyd.
"Halber mensch" (1985) visse di un equilibrio fortunato; un combo sempre più conscio del potenziale evocativo di quel suono, che insinuò nell'archetipo classico (?) alcuni cambiamenti decisivi: una produzione più accurata, merito di Gareth Jones, e l'introduzione di inserimenti elettronici, campionamenti ante litteram e spunti ambientali. Il coro a cappella della title-track, un cabaret espressionista condotto dalla voce teatrale di Blixa Bargeld, rimarcò le differenze con il passato recente. Le liriche ossessive ed auliche, un utilizzo del tedesco approfondendone significato e significante, il pezzo in più del puzzle vincente. La metal dance di "Yu-Gung (futter mein ego)" e "Z.N.S." descrisse il precollasso nervoso del Mezzo Uomo, schiacciato dalle ritmiche portentose, atrocemente meccaniche, di F.M. Einheit (un boxeur prestato alle percussioni più minacciose...) e del capointonafragori N.U. Unruh.
Gli orizzonti degli EN si espansero all'infinito con i colori contrastati di "Seele brennt", che oppose un'attesa piena di tensione (con il tintinnare accennato di fruste, clangori e voci bisbiglianti) all'esplosione brutale, compatta, dell'ensamble all'accenno di una melodia pianistica bartokiana: Ligeti polverizzato, come la medicina dei tossici, ed immesso nelle vene della popular muzik. Spaventoso ed efficace, nella stessa maniera di "Der tod ist ein dandy", la sinfonia cacofonica che si accompagnò al poetare urlante e dantesco di Blixa. Al termine del rumore bianco, protesi verso il cielo nero, "Letztes biest (am himmel)": una chiusura magistrale, guidata da una stratificazione estatica di bassi di Mark Chung. Lasciate le macerie sul pianeta terra, una base ritmica pulsante, insolitamente minimale, permise alla canzone di andare oltre, ridefinendo il loro concetto di bellezza. "Ich bin das letzte bieste am himmel/ Ich bin das letzte bieste am himmel/ Halt mich fest, ich trocke aus/ Es zerfallt mein licht/ Halt mich fest im zenit...".
Un disco magistrale che aprì prospettive inusuali per la gang teutonica, che fu protagonista anche di un film di Sogo Ishii: icone dell'Occidente estremo, performanti nella desolazione di una fabbrica abbandonata, con la coreografia eccentica dei ballerini Butoh. Un documento straordinario, un segno dei tempi futuri(sti), e la maniera più elegante di rinverdire i fasti dell'antico asse Berlino-Tokyo.
Sabato 18 Marzo 1989, al pomeriggio, Laurent Fignon (angelo sporco di fango e fatica) staccò Maassen sul Poggio; la sera, nel contesto suggestivo del Lingotto torinese, vedemmo gli Einsturzende Neubauten. Smessi i panni del Grand Guignol dinamitardo, per esempio la distruzione e l'incendio dell'ICA di Londra nel 1984, impersonarono con raro equilibrio la magia del loro rito metropolitano.
Catartico e annichilente. Perfetti nello snocciolare i trucchi infiniti del loro repertorio, custodi di un suono che sintetizzò l'unione definitiva dell'uomo e della sua carne con i metalli, i cementi e le plastiche.
"Tanze, tanze den untergang!"
(Balla, balla il declino!)
Simone Basso
(in esclusiva per Indicreto)
23 commenti:
Scusa Simone ma puoi dare qualche dritta anche a chi non sa il tedesco? Patisco già gli editoriali su 'La Stampa' della Spinelli.
Simone, sto sentendo qualcosa su youtube. Con le debite proporzioni (qua siamo alla sperimentazione sonora estrema, direi eccessiva)alcune sonorità mi ricordano il buon vecchio caro Trent Reznor.
mi stavo giusto chiedendo che fine avesse fatto il tuo spazio musicale, ottimo come al solito Simone
sempre contento di trovare altri che hanno visto quel film di Sogo Ishii
i Neubaten sono davvero uno dei gruppi più innovativi di sempre, tutti i loro dischi sono interessanti, fino a Tabula Rasa compreso probabilmente anche grandissimi
@Jeremy: ocio a non confondere gli effetti con le cause, i Ministry, Reznor e Manson derivano tutti dall'industrial originale che poi si è contaminato con tutto, anche con la musica da ballo
Axel, ovvio. Ma il buon Trent mi sembra l'evoluzione di questa ricerca esasperata di nuovi suoni.
è ovvio che oltre il rumore assoluto dei Neubauten non c'è niente, puoi solo tornare "indietro" e ibridarlo con altre cose, loro stessi dopo Richterskala hanno svoltato per non ripetersi e oggi fanno canzoni anche calme (pur con gli stessi strumenti)
nel frattempo è già arrivato il revival dell'industrial più estremo con gli Wolf Eyes
Beh, che dire: gran disco, grandi Einsturzende e grandissimo Blixa !!
Quoto anche axel sul discorso discografia fino a Tabula Rasa.
@Simone
E degli immensi Can, ne vogliamo parlare oppure ci ascoltiamo Tago Mago in religioso silenzio ??
dire che dopo il rumore assoluto degli EN non c'è nulla non è proprio corretto, visto che ancora oggi c'è chi suona industrial pesantissimo. Uno ce l'avevamo in casa: Atrax Morgue, suicidatosi non troppo tempo fa. Ascoltare per credere.
"non c'è nulla" nel senso che è il limite estremo, la frontiera oltre il quale non si può innovare più, al massimo si ripetono le stesse cose, è come il modernismo di Beckett, non si può essere più estremi di così (spero di essermi spiegato)
in Italia di industrial ne abbiamo avuto di molto buono, Maurizio Bianchi, Rosemary's Baby, Sigillum S, Tasaday
@Axel
Quotato, mi devo preoccupare?
@Simone
Fra premodernismo e dadaismo, con una punta di Marinetti e razionalismo.Stomp!
"Soltanto chi non ha bisogno né di comandare né di ubbidire è davvero grande"
G.
Italo
Vennero anche all'alcatraz qualche anno fa... Simone certo che io avrei menzionato anche il loro rapporto con l'australiano.. soprattutto per la voce ed alcuni testi....
Jeremy
DIE INTERIMSLIEBENDEN
Inghiottono per la sete l'ultimo briciolo di luce
loro esistono ieri non più e domani non ancora
gli amanti
gli amanti ad interim
loro esistono ieri non più e domani non ancora
non nella realtà
loro esistono ieri non più e domani non ancora
gli amanti ad interim
loro esistono ieri non più e domani non ancora
K
@Lizardking66:
"Io sono l'ultima bestia nel cielo
L'ultima fiera del firmamento
Stringimi forte, mi sto disseccando
Si dissolve la mia luce"
Chiedo venia per la traduzione crauti-spaghetti.
Le liriche di Bargeld sono di estremo interesse,piene di metafore,giochi di parole e onomatopee.
@Jeremy:oggi fanno chic-pop.
Ai tempi erano come il napalm sulle foreste:ma con un inebriante profumo alla vaniglia...
Reznor,che ha prodotto uno dei pochi veri capolavori dei Novanta,è comunque partito da basi americane,cioè rock.
Gli EN dalla contemporanea e il teatro di strada.
Inizia dalla meravigliosa "Letztes Biest"*,poi spazia verso il materiale più incendiario.
*Per me,con "Orion" e poco altro lo zenith di quel decennio agit-pop.
@Axel Shut:danke.
Quoto tutto sulla cultura industriale italiana,quest'estate (ospite di un festival organizzato da Vittore Baroni)avresti potuto esserci anche anche tu nella cena post-live...
I "miei" EN finirono con "Tabula rasa",non a caso il primo lp con clip in heavy rotation su Mtv.
Rimangono inconfondibili ma preferisco,per esempio,F.M. Einheit e le sue sperimentazioni.
Collaboratore anche di un disco che,prima o poi,passerà anche da ste parti.
Forse l'lp più estremo concepito in quel decennio...
@GuuzTheWizard,Andrea:merci!
Se aprissimo anche ai seventies diventa una fasolada.
Ho volutamente reciso i legami musicali più banali da elencare:in primis la musica cosmica tedesca ed i Bad Seeds.
Si,"Mother sky" la userei come inno transnazionale..
@Italo:concordo,lo spirito della cricca crucca era lo stesso dei dadaisti,dei futuristi e dell'arte informale.
Uccisero I Loro Idoli.
@Edoardo:controllerò la segnalazione.
A proposito,in quanto a decibel,negli Ottanta,tra Controlled Bleeding e SPK fu una meravigliosa corsa verso la sordità permanente.
A proposito,nulla è casuale.
Però me ne son ricordato adesso...
http://www.youtube.com/watch?v=kPsroQp2bKc
Per quello che so di tedesco!
Grande Simone. Vidi la band al mitico Rototom di Pordenone, un impatto incredibile. Era il tempo del Cd con il cavallo che faceva pipì. Arrivarono sul palco fatti e strafatti e tanto per iniziare Blixa prese a schiaffi il chitarrista. Concerto bellissimo e devastante. Gli aspettammo fuori, ma non ci cagarono di striscio, poi improvvisamente il pullman che li portava si fermò, scesero e si avventarono contro due bancarelle che vendevano magliette taroccate, una scena ...Saranno stati sfatti ed alternativi, ma avevano un reparto merchandising di efficienza teutonica che aveva colonizzato il locale, vendeva di tutto dalla lattina di birra con le loro effigi, alle tazze, ai cd's. Evidentemente non tolleravano la concorrenza sleale. Forse non erano poi così tanto sfatti. Grandi e sempre un filo oltre come il 90% delle band teutoniche. Saluti da un fan dei Ramnstein, che per inciso sono in declino.
@Giacomo:grazie!
Quel disco è "Haus der luge",l'ultimo prima della svolta.
Storie che coinvolgono gli EN ce ne sarebbero a iosa,anche sulle abitudini non troppo salutistiche di Blixa...
I Rammstein hanno preso soprattutto la passione del fuoco e del pericolo dagli Einsturzende.
Magari,un dì,dedicheremo uno spazio al gruppo sloveno che codificò per primo quello stile:i Laibach.
@Simone
Azz, i Laibach li avevo rimossi. C'ho il CD delle Peel Sessions: vedrò di riesumarli.
@GuusTheWizard:il loro disco è "Opus dei",l'incontro migliore tra noise,metal dance e provocazioni.
Negli ultimi anni sono declinati paurosamente;rimangono una testimonianza importante di quei giorni:per primi,a metà ottanta,parlarono di Jugoslavia prossima alla divisione...
Giacomo .. ma il rototom è stato chiuso qualche anno fa o mi hanno dato informazioni errate??
K
Mi raccomando simone, quando parlerai dei laibach non dimenticare di menzionare il componente occulto, toni juri.
ciao
@Andrea-Il Rototom inteso come locale di Pordenone non esiste più, era diventato una pizzeria, pub...Non so se abbia preso fuoco.
A me i Laibach (Lubiana in tedesco)fanno leggermente cagare, compreso il secondo cantante Milan Fras (il primo mori suicida negli anni 80) che ha ispirato il grande Till Lindemann. Very disgusting il concerto in stile nazi a Belgrado per la purezza della razza serba. Il problema è che volevano fare satira e far ridere ma furono presi sul serio. Salvarono la pelle. Quest'anno li ho visti a Koper pagando 40 € di biglietto ('na follia.ma ho portato i figli)erano vagamente mosci, marcette stile sovietico e ballate mix Springsteen depresso o Max Pezzali in para. Certo grande Super Simone scrivere di loro sarà dura se non si comincia dal movimento NSK e da quel gran furbacchione di talento di Slavoj Zizek, il miglior filosofo, sociologo e psicanalista vivente, "In difesa delle cause perse", brrr...Grande !
@Giacomo:sprecheremmo fiumi di parole per districarci nelle ambiguità di quel combo.
Gli inizi,come ricordi,furono improntati ad altro;poi si sono trasformati in una parodia autoreferenziale.
Ma invecchiare con grazia,osservando altri esponenti di quella non-scena,sembra difficilissimo.
E' la stessa storia del new beat belga e del thrash americano.
Qualitativamente gli EN,piaccia o meno,ebbero un percorso artistico rilevante;la concorrenza decisamente meno.
Ad "Halber mensch" si dovrebbe affiancare "20 jazz funk greats" dei Throbbing Gristle,ma i quattro britannici vorrei rileggerli in maniera meno ovvia di quel che si scorge in giro.
Basterebbe azzeccare una chiave interpretativa diversa...
A proposito,mentre terminavo il pezzo ho navigato sul web:è possibile che certi recensori (alquanto improvvisati) non comprendano che l'edizione cd non è quella originale?
Ma lo sanno che nel 1985 il supporto di quel disco era il solo vinile e che quindi il disco finiva,vivaddio,con "Leztzes biestes"?
@Simone
Quella del CD con i pezzi aggiuntivi in coda a volte infastidisce pure me, però alla fine risulta decisamente comoda.
Ricordo il primo CD che acquistai (Substance dei JD), e, rispetto al vinile, era praticamente una miniera d'oro.
@GuusTheWizard:però hai indicato una raccolta postuma che mise insieme singoli e rarità.
Il disco come corpo unico è inscindibile;sono poche le ristampe de luxe (mi viene in mente David Bowie)che puntano sulla riproduzione pura,anche estetica,del disco originale.
Alcuni bonus dei cd squalificano l'opera stessa:demo,versioni rabberciate,prodotte male,etc.
@Simone
In generale sono d'accordo.
Ad esempio, il lato B di "White Light/White Heat" con uno o più pezzi aggiuntivi in coda sarebbe da fucilazione immediata.
Oppure ricordo anche "Your Funeral, My Trial": edizione in vinile fantastica, con due 12 pollici. CD deludente, con un pezzo in più "minore" e canzoni posizionate diverse.
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