Guida sentimentale 2010

di Simone Basso
Giro d'Italia numero centouno, ladies and gentlemen, di sabadì nelle vie di Amsterdam; a celebrare una delle poche manifestazioni pop che abbiano veramente creato un immaginario italiano.
La partenza, in una città che ha fatto della cultura della bicicletta il proprio credo laico, sarà bellissima: Museumplein, la piazza dove si celebra il genio eterno di Van Gogh e il fascino luciferino dei diamanti, è il luogo ideale dove festeggiare. Poco distante, il Consolato americano ci ricorderà la prossima impresa omerica; ovvero la corsa rosa a Washington in Obamaland. Il Giro 2010 parte con alcune certezze inscalfibili: non sarà peggio dell'edizione disastrosa del centenario, disegnata e ideata malissimo; il cui de profundis fu decretato anche dagli ascolti televisivi, i più bassi nell'era (sciagurata) dell'Auditel. Disegnata dal buon Zomegnan con il santino in tasca della Lehman, alla caccia di sghei ovunque: il ratto della cosiddetta Cuneo-Pinerolo, per esempio, fu deciso in virtù di un facoltoso privato che, avendo pecunia a volontà e lo sghiribizzo (estroso) per il ciclismo, strappò l'assegno giusto per la Rcs.
Quest'anno finalmente, dopo una corsetta monca dei Monti Pallidi in dolomia, si è tornati a un regime "alimentare" stile Novanta:
salite a go go, soprattutto nell'ultima settimana, e forse si è pure esagerato nel quantitativo. Almeno Plan de Corones ce lo saremmo risparmiati, così come l'overdose di trasferimenti, spossanti per gli atleti ed il seguito (avete presente gli orari dei meccanici?); ma appare evidente che la salute dei corridori interessi solamente in relazione alla nostra coscienza, parecchio più sporca di quella dei partecipanti ad un Grande Tour qualsiasi. A proposito, il cast (rispetto agli sfarzi texani dell'anno scorso) risente della crisi nel settore specifico (tranne le eccezioni che indicheremo) e quelli che contano veramente (il torero e Schleckino) si preparano per la Fete du Juliet: lo scenario italiano è da austerity profonda, tolto il duo Liquigas siamo ai vecchi lupi di mare (Garzellino e Scarponi) e a sperimentazioni ardite (Pozzovivo, il lucano mignon) o famigliari (il Mascia figlio di Palmiro).
Considerando troppo severo il profilo altimetrico di alcune contese per lo squalo Nibali (ma non avrebbe dovuto preparare il Tour?), rimaniamo con la carta del varesino Ivan Basso. Il figliolo prodigo, dopo il rientro promettente, non sembra con l'agilità giusta per competere ad altissimo livello ma è uno dei due favoriti romantici del nostro lotto: i tre mammasantissima da rosa, quelli che dovrebbero far passare lo straniero, sono Evans, Sastre e Vinokourov; rispettivamente Cappuccetto Rosso, la nonna e il lupo cattivo. Il terrore della Gazzetta è il trionfo dell'ucraino, più duro di un personaggio di Dostoevskij e con la cazzimma giusta per tre settimane che si annunciano tremende; il Carlos maglia gialla 2008 ci sembra, se mantiene lo standard qualitativo, il vero ras del plotone. La squadra e tutte quelle montagne lo confortano; a contrastarlo adeguatamente, oltre all'uomo Astana, la silhouette iridata di Cadello Evani che potrebbe (finalmente) togliersi lo sfizio che il Passo Coe e l'inesperienza negarono nel 2002. Oltre all'energia pulita del campione del mondo, parteggiamo (il tifo no, mai..) per un cadeau glorioso ad un atleta allenato da Aldo Sassi: Evans e Basso appunto, per lenire il dolore e le fiamme gelide della chemioterapia che sta affrontando il preparatore storico della Mapei, un uomo nobile e onesto.
Del resto, vorremmo un Giro senza voli pindarici ma schietto, popolare; stufi degli stereotipi spalmati sulla pelle dei ciclisti, magari da fanatici di orrori psichici protetti dai media.
Siamo disgustati da quell'aria di sufficienza verso nonno ciclismo, che è invece sempre più essenziale per la sopravvivenza epica dello sport: la bici agonistica come le passeggiate infinite di Robert Walser, un gesto che nessuno riuscirà mai a svuotare della sua forza originale. Allora appuntatevi le date con la bellezza selvaggia del Giro: dopo il prologo olandese, la cronosquadre nella Granda cuneese; le strade bianche, che riempiono gli occhi di un paesaggio bucolico e boccaccesco, verso Montalcino. La prima vera randellata del Terminillo e la visita, dovuta, a L'Aquila: tanto per ricordarci che la vita è una salita col vento in faccia. Il profilo di un monte sacro per gli italiani, il Grappa, che annuncia il filotto decisivo della competizione: la Mestre-Monte Zoncolan, da paura, e la triade che eleggerà il rosa shocking. L'arrivo all'Aprica, con il Mortirolo a minacciare i girini superstiti, e quello sul Tonale dopo il calice amaro del Gavia. Infine, a resettare definitivamente la classifica, la breve cronometro di Verona (casa Cunego, chissà se si farà vedere...): il menu è di quelli da indigestione, noi non salteremo nemmeno una portata.
Non per ingordigia, ma perchè (in prima fila durante la tappa giusta) li vedremo scorrere veloci e silenziosi al nostro fianco:
in quel preciso istante ci verrà la solita pelle d'oca, quella dei bambini ingenui, come se ascoltassimo la musica giusta. Per volare alti citeremmo Luigi Nono, ma ci basterebbe l'arpeggio soave di "On every street" dei Dire Straits (la parte finale, of course) per rendere l'idea: un gruppo che non abbiamo nemmeno frequentato, però quell'epilogo di chitarre che si rincorrono gioiose ci hanno sempre scaldato l'anima... Buon Giro a tutti.
Simone Basso
(in esclusica per Indiscreto)

14 commenti:

Italo Muti ha detto...

@Simone
Grandissimo apologeta, contro i marrani che sputano sullo spirito del ciclismo, ti sarò sempre accanto, come braccio armato, se vuoi.
Su vinok azzarderei il grado di comandante dei battaglioni ucraini delle waffen ss, spietati ma non efferati, e lui, è estremamente spietato, con il killer istinct.
Quando citi il Monte grappa, mi commuovo sempre, ma temo di essere uno dei pochi.
Sarà un giro epico e, oltre ai Dire Straits, metterei l'ultimo movimento del conecerto per calrinetto di Mozart, l'apoteosi...con il Nabucco, ovviamente.
Buon giro, Spirito della notte.
Italo

Jack Torrance ha detto...

Simone secondo te perché dopo Vuelta e Tour pure il giro parte dall'Olanda? Cioè, perché c'è stata questa volontà di scopiazzamento immediata? Non potevano scegliere, che so, Copenaghen?

Simone ha detto...

@Italo:danke Italo.
Pensa che la camminata interna del Grappa la feci da bambino,portato da mio padre.
Si tornò tante volte anche all'Ortigara e sul Pasubio:indovina a che partito mio padre era iscritto...
Vino,che sembra uscito da un romanzo di Littell,sarà la variabile impazzita del Giro.
Da segnalare anche Bradley Wiggins per le prime due settimane.

@Jack Torrance:è un investimento preciso delle municipalità olandesi.
Il ciclismo è il miglior investimento turistico-sportivo per una città,così come le sponsorizzazioni di un team lo sono per un'azienda di medie dimensioni.
L'hanno capito olandesi,britannici e danesi..Vedremo quando si sveglieranno anche dalle nostre parti.
Per esempio,quest'anno Milano verrà saltata dalla corsa rosa,dopo il disastro organizzativo dell'anno scorso.
Vabbè,i milanesi si consoleranno con le meraviglie in cemento dell'Expo...

Jack Torrance ha detto...

Quindi è stata Amsterdam a proporsi al Giro? Interessante!

Simone ha detto...

@Jack Torrance:è un semplice calcolo di marketing pubblicitario.
Prendiamo i media(tivù,radio,web e giornali):quante volte si citerà o si scriverà il nome di Amsterdam in questi dì.
Proviamo a immaginare quanto costerebbe pagare per spot e advertising,ottenendo lo stesso quantitativo di spazi.
Un'enormità,infatti il ciclismo è un investimento migliore degli altri...

Jack Torrance ha detto...

Cioè grande copertura mediatica con sforzo economico limitato? Costa di meno organizzare tre tappe del giro che, per esempio, un mondiale di nuoto? Senza dubbio le riprese del giro favoriscono di più gli enti turistici locali di quanto non farebbe l'immagine statica di una piscina.

Simone ha detto...

@Jack Torrance:infatti,lo sguardo che regala una corsa ciclistica è mooolto più turistico.
Poi meglio lasciar perdere Piscinopoli...

Italo Muti ha detto...

@Simone
Il ciclismo, se togli il doping, livella molto, restano solo cervello, fisico e cuore. E' semplice e vicino alla gente, cosa c'è di meglio per un veicolo pubblicitario? Molteni e Faema, impressi nella mente nei secoli, come Salvarani.
Certo, meglio semplificare il tutto con un bel discorso ampolloso sui prolegomeni della metacomunicaione applicata alla simbologia estatica contemporanea che non vuol dire assolutamente nulla.
Italo

Miky ha detto...

@Simo
Ciao grandissimo, ho solo il tempo per scrivere: Chapeau!
A presto,
good night from Paris

Simone ha detto...

@Miky:merci!

Silvano65 ha detto...

La gente ha un maledetto bisogno di ciclismo. Mi manca il Giro, le giornate passate con la bici ad anticipare la Tappa per fermarsi poi, una volta raggiounti dai corridori, per vederli passare quell'attimo, il fruscio delle ruote e i colori della Carovana. Vedere le grandi salite, gli scatti e il vuoto che si allarga, i piccoli uomini che affrontano le grandi montagne e, a volte, l'inclemenza del tempo. La realtà é che ho sempre meno tempo per seguire e sempre più paura di risvegliarmi dai miei sogni di bambino in mezzo a siringhe ed esami del sangue.
Buon Giro, Simone, e complimenti per la competenza e la chiarezza.

Dane ha detto...

"Il ciclismo è il miglior investimento turistico-sportivo per una città,così come le sponsorizzazioni di un team lo sono per un'azienda di medie dimensioni.
L'hanno capito olandesi,britannici e danesi..Vedremo quando si sveglieranno anche dalle nostre parti."

Approfitto dello splendido riferimento di Simone epr ricordare come ieri le tv mostrassero le mitiche piste ciclabili olandesi, in cui non solo alle auto ma anche ai pedoni è vietato intralciare il passo. Piste ciclabili addirittura doppie, con da una parte quella "di scorrimento" per il traffico normale e una "sportiva" per alte velocità.

In Italia invece molto spesso mi sento dire "in bici ho freddo e mi bagno, per questo è meglio la macchina", e trovo interessante notare come più ci si spinge a nord verso temperature più rigide, meno la mobilità è vincolata alla "calda" auto. Per rispondere a Simone, comunico che in Italia invece abbiamo questo:

http://www.ciclistica.it/post/2010/05/08/teramo-danneggiate-nella-notte-le-nuove-biciclette-il-bike-sharing

http://www.ciclistica.it/post/2010/05/06/obbligo-scampato-ma-ora-%C3%A8-segnata

http://www.ciclistica.it/post/2010/05/05/vergognatevi-solo-di-pensarle

http://www.ciclistica.it/post/2010/05/09/roma

http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-28c2cf1c-a3a7-4259-8db9-834344c566e8.html

kalz ha detto...

Oltre alla piaga del doping, quello che minaccia più gravemente il ciclismo direi che sono due cose. Da parte degli addetti ai lavori, l'overdose di informazione, o similinformazione, che un po' come è già successo per il calcio, a forza di voler raccontare e fare vedere tutto, anche le cose assolutamente inutili, arriva alla ridicola idiozia. Così si banalizza uno sport epico per antonomasia e si trasforma i campioni del ciclismo in tromboni insopportabili.
E poi da parte dei, chiamiamoli così, fiancheggiatori o compagni di strada, la perniciosa mutazione antropologica del ciclista da città. Sono finiti i tempi di quei magnifici stortignaccoli che si tenevano i pantaloni con le mollette e che usavano la bicicletta per andare a lavorare alle 7 della mattina. Ormai siamo invasi da signore della buona (?) borghesia che sfrecciano nelle vie del centro e che scrivono lettere infuocate ai quotidiani per lamentarsi della mancanza di piste ciclabili, da professionisti in carriera in doppio petto gessato e da giovanotti in genere dotati di barbetta incolta e occhi da invasati cultori dell'ambiente.
Insomma, per uno sport come il ciclismo che sarebbe tutto sudore e fatica la minaccia di essere sommerso da un mare di fuffa.

Simone ha detto...

@Silvano65,Mizio71:è indubbio che ci sia voglia di ciclismo in giro.
E' anche scontato che i media amplificheranno ogni ombra della corsa,perchè così fan tutti.
Vorrei ricordare DeZan junior che in occasione della deposizione di Romano,qualche anno fa,"consigliò" l'entrata in procura del ciclista scortato dalle forze dell'ordine.
Tanto per fare scena naturalmente..
Sono gli stessi che esaltano vergogne come l'ultima domenica pallonara,a prescindere.

Dal punto di vista agonistico il Giro è partito fortissimo,purtroppo Cappuccetto Rosso ha confermato di non avere una squadra a supportarlo.
E' il difetto principale delle squadre americane e inglesi,che sragionano di Tour e Roubaix senza capire che il Giro e la Sanremo danno le stesse soddisfazioni...
Il lupo cattivo avanza prepotentemente,mentre il dinamico duo della Liquigas appare parecchio vispo e al coperto il giusto.
Attenti alla cronosquadre cuneese,potrebbe già concludere la corsa rosa di alcuni favoriti.

@Dane:ieri sera,durante l'intervallo dell'Eurolega,ho "ammirato" su Report un servizio terrorizzante sul Veneto del futuro.
La ricetta magica per riprendersi dalla crisi è la stessa(?)che l'ha provocata.
Asfalto,automobili,cemento,capannoni,outlet.
Buonanotte.

@Kalz:il cicloturismo de luxe non è un problema,soprattutto per le tasche di chi si separa di 10000 euro per una Pinarello o una DeRosa.
Poi,comunque,c'è la strada:i corridori cadono,sanguinano,si rialzano,sudano,bestemmiano.
Sono costretti,malgrado tutto,ad essere veri.