di Stefano Olivari
La serie A possibile, la pressione sulle donne, il solito Federer finito, l'unicità della Martinez Sanchez e uno Slam più mini del previsto.
1. Poco da dire su una spedizione di Davis preparata malissimo, incassando i no dei due giocatori italiani meglio classificati, televista così così sulla tivù federale e giocata benissimo. Il ritorno in serie A dipende fondamentalmente dal sorteggio, ma intanto c'è da gioire per un risultato da mettere in prospettiva (la Davis conta quasi zero, la vera dimensione è quella nei grandi tornei) ma che può significare la resurrezione ad un certo livello di Simone Bolelli. Che due anni fa era considerato il demonio, anche perchè al presidente FIT Binaghi era sgradito il suo coach Pistolesi (ora l'ex terraiolo, a livello juniores stella mondiale, si occupa di Berrer), mentre ora torna ad essere quello che è: l'unico italiano con il potenziale per battere quelli forti davvero al loro meglio. E sottolineiamo potenziale, visto che il best ranking del venticinquenne di Budrio è 36 (febbraio 2009). Il ritorno in alto passa, oltre che dalla testa, da un lavoro atletico di qualità superiore. Il servizio e i fondamentali da fondo campo ci sono, il margine è superiore a quello di Seppi e Fognini. Tutto questo va detto ricordando che il mitico 'italiano forte' serve solo a guadagnare righe sui quotidiani generalisti districandosi fra un Mourinho-Ranieri e un mercato Juve, mentre agli appassionati di questo ipotetico messia con il passaporto giusto importa il...giusto. Cioé poco.
2. Fra le leggende del tennis italiano c'è anche quella che gli italiani e le italiane sentanto troppo la pressione del Foro Italico. Passi per i maschi, dove un modesto passaggio di turno scatena paragoni con Pietrangeli e Panatta, ma per le nove donne che si sono esibite nel deserto l'ecatombe già dopo due giorni di torneo ha poche giustificazioni. Sorteggi sfortunati, perché in nessun caso si può parlare di enormi sorprese (anche nei casi, tipo Pennetta e Schiavone, di sconfitta contro peggio classificate), ma anche prestazioni sotto lo standard: contro il devastante diritto della sua bestia nera Safarova la Pennetta è stata imbarazzante, mentre Schiavone (contro Martinez Sanchez), Vinci (Radwanska) e Camerin (Wozniacki) potevano e dovevano perdere meglio. Un brutto risveglio che mette nella giusta prospettiva i risultati di Fed Cup: grande impresa essere arrivati in finale, ma il vero tennis è quello degli Slam e di pochi altri tornei.
3. Nessuno lo sa come Roger Federer, per la cinquantesima volta in carriera dato per finito. Dopo l'Australian Open non ha in effetti combinato molto (e chi non l'ha vinto, allora? Diciamo Murray o Djokovic...), fra l'infezione polmonare che gli ha rovinato la preparazione per Indian Wells e Miami e una programmazione sulla terra che nel 2010 come non mai è stata finalizzata per il Roland Garros. Brutto, tranne che nel primo set con Gulbis, a Roma e grigio all'Estoril, il fuoriclasse sta sentendo la risalita anche psicologica di Nadal ma non è valutabile al di fuori dei tornei veri. Come tutti quelli veri, del resto.
4. Maria José Martinez Sanchez ci ha fatto perdere soldi importanti, ammettiamo di averla maledetta, ma anche regalato un tennis che con poca fantasia (e oltretutto sbagliando, perchè di donne con queste caratteristiche ce n'erano poche anche trent'anni fa) definiremmo di altri tempi. In parole povere, è l'unica fra le prime trenta del mondo a giocare serve and volley. Un serve and volley non estremo, va detto, ma comunque ripetuto e rispettato anche nei momenti più caldi dei match: quando nel primo set la Jankovic l'ha rimontata, la ventottenne mancina spagnola è rimasta se stessa. Non è un fenomeno, non lo è mai stata (quella corrente è solo la sua quarta stagione fra le prime 100 WTA), ma il fatto che sia diversa dalla massa la rende personaggio da seguire con affetto. Onore comunque alla Jankovic, che nei quarti ha inflitto a Venus Williams la più dura lezione della sua vita e che in semifinale ha sfruttato la concentrazione (e il diritto) a intermittenza di Serena.
5. La bella notizia è che dall'anno prossimo le donne potranno giocare a Roma con un pubblico numeroso non solo le ultime due giornate (quest'anno il torneo ha fatto registrare un meno 5% di paganti, mentre gli uomini un più 6), grazie all'annunciatissimo combined event che di fatto trasformerà l'unico grande torneo italiano in un mini-Slam. Quella brutta è che nella conferenza stampa di fine Internazionali il presidente della FIT ha anticipato che i giorni non saranno 10, come tutti si aspettavano, ma...8. Da domenica alla domenica successiva, creando una concentrazione di tennis impressionante e anche assurda. Il motivo è semplice: l'ATP non ha voluto cancellare i tre tornei confinanti, che potranno così sopravvivere mettendo la loro finale di sabato, e Roma non ha voluto per il momento fare un braccio di ferro. E' chiaro che però il futuro è tipo Miami, magari con un tetto.
stefanolivari@gmail.com
21 commenti:
in effetti direttore, non trovo post di commento ... mentre probabilmente tutti sono a discutere su Siena Inter .. peccato, perchè il tennis è uno sport bello da giocare e da vedere, globale come pochi. E la direzioen del foro italico (e quindi la FIT) ha fatto un grande lavoro per preservarlo come grande torneo, anzi farlo diventare un mini slam dal prossimo anno. Io ricordo i bui anni '80, inizi '90, quando a Roma venivano solo pallettari e anche poco noti. Peccato che la dea bendata non ci regali un grande giocatore italiano, in fondo ce lo quasi meriteremmo ...
Gli anni veramente bui del torneo maschile sono stati in effetti i primi degli Ottanta...la peggiore edizione che mi ricordi è quella 1983, con la vittoria di Jimmy Arias su Higueras...per fortuna sono durati poco...l'italiano forte secondo me è più un problema dei giornalisti che degli appassionati: fra Tsonga e Fognini preferirò sempre il gioco del francese...poi indubbiamente con un campione nostrano arriverebbe più pubblico e più tutto, ma stiamo parlando di effetto Tomba...
quando parlo di un campione, parlo di un campione vero ... non dico Federer o Nadal, ma di uno da top ten. Sono sicuro che il tifoso italiano medio troverebbe di nuovo interesse per il tennis. NOn a caso, sino a quando la squadra di Davis giocava nel tabellone principale, gli ascolti TV non erano male e stiamo parlando di tennisti non eccezionali. Anche il buon Camporese, nei suoi 2 anni giocati a livelli alti sebbene non altissimi, attirò tanta attenzione. Certo, se si dovesse parlare di un giocatore alla "Tomba", ma li ci vorrebbe un chiulo incredibile da parte della FIT ....
Siamo un popolo di tifosi e non di appassionati di sport. Basta vedere che effetto hanno avuto ultimamente gli italiani della NBA e i Molinari con Manassero nel golf.
Mi piacerebbere qualche commento su biscotti molto più raffinati che non su Siena Inter...
1) Su Federer vorrei dire una cosa: quando si parla delle sue sconfitte contro il solito Nadal perché ci si dimentica sempre dell'essere stato, il secondo, all'apice della forma fisica (non ci si illuda, per il suo tipo di gioco da qui in poi il suo fisico sarà in declino: sempre al futuro sarà la pochezza degli avversari a non farlo notare) mentre dall'altro lato lo svizzero giocava pure contro Epstein-Barr e affini...
2) Nessuna scommessa sul tennis fino all'erba (pre e post Wimbledon inclusa, s'intenda)
Manco per la Martinez Sanchez, peccato. Ho fatto pure il tifo per lei, ma mai avrei pensato...
3) Favorevolissimo al combined Event
4) Anni '80 tragggici mica solo per Roma. Anche certo Australian Open non scherzava un cazzo, come nomi...
1.Io sono combattuto.
Nel senso che gli appassionati si meriterebbero almeno un Krajicek,ma la FIT(che esalta la Fed Cup,boh..)no di sicuro.
L'idea di molti tecnici,ribadita recentemente anche da Bertolucci,è che il sistema Atp sia troppo duro per lo stile italiano mammone.
A 14 anni ci si dovrebbe già comportare da professionisti,a 18 da bounty killer.
E' un tipo di mentalità,in uno scenario italico imperniato sul familismo e i tardoni,che mi sembra alieno alle nostre corde.
Ho il terrore che se un Agassi fosse di Velletri,non arriverebbe nemmeno a giocarsi un 250...
3.E' lo stesso Fed dell'anno scorso,periodo Indian Wells.
E' quindi in ritardo di venti giorni rispetto alla tabella 2009.
Basterà per arrivare in forma alla seconda settimana parigina?
Penso di no,però ho finito di scommetterci contro:non appartiene alla categoria degli altri.
E se l'obiettivo vero fosse Wimbledon?
4.La Martinez Sanchez ha dimostrato che nella Wta è ancora possibile vincere giocando di tocco ed intelligenza.
La smorzata mancina ha rievocato talvolta il genio di Rios,è stato bellissimo vederla smontare(di estro puro)il decathlon altrui.
Ah,se ci fossero allenatori ancora capaci di far crescere tenniste e non robottine...
il problema di bolelli è che ha abbastanza talento per considerare (o aver considerato in passato) gli allenamenti su resistenza e soprattutto spostamenti, roba inutile, ma non ha invece abbastanza talento (per dire a livello di uno youzhny) per stare nei 20 in modo stabile.
@simone sullo stile italiano poco affine alla giungla ATP di oggi si potrebbe scrivere un trattato.finche i giocatori vengono allevati in circoli che li viziano e li fanno sentire tanti numeri 1 anche se ancora non hanno dimostrato nulla...
la martinez ahimè non sarà d'esempio per nessuno.il run and gun è troppo più redditizio ad alti livelli e poi la manina bisogna pur avercela per fare le smorzate..
Simo, arriverà il giorno che molti ventenni preferiranno giocare i tornei tra circoli che andare sul circuito ATP a buttare il sangue per entrare nei tabelloni che contano. Credo che inizino gia a farlo.
Molti talenti italiani sono rimasti potenziali proprio per le comodità di casa, ma è un discorso che non si può applicare a tutti. Specie alle ultime generazioni: Miccini, per fare l'esempio di un diciottenne, o Quinzi, per prendere un quattordicenne, sono ragazzi che hanno vissuto più all'estero che a casa. In uno sport individuale e onesto come il tennis chi è più bravo batte chi è meno bravo, ma non per questo chi è meno bravo deve avere qualcosa da rimproverarsi...per dire, negli ultimi trent'anni migliaia di ragazzi sono andati in pellegrinaggio a Bredenton da Bollettieri, ma solo uno è diventato Agassi...
@Zoleddu,Jeremy:sono i giocatori alla Ferrer che illustrano il fallimento delle scuole tennis italiane.
Altrove è possibile costruire un top ten partendo da basi tecniche mediocri,insistendo sulla programmazione e il lavoro.
Noi,con queste caratteristiche,riusciamo al massimo a sfornare un Seppi...
Diretto, a me basterebbe che un diciottenne con potenziale abbia il coraggio, qualche sponsor e il sostegno tecnico della FIT per sobbarcarsi i viaggi e spesso i fallimenti tra challenger e qualificazioni. Uno su cento ce la fa. Ma almeno gli altri 99 non saranno rimasti a marcire nei circoli.
Paolo Lorenzi a 28 anni e dopo quasi dieci fra challenger e dintorni solo adesso che è entrato nei primi 100 ATP è in pari come bilancio finanziario...significa che i 300mila euro di premi li ha spesi tutti in viaggi...la gente di buona volontà c'è sempre stata, purtroppo non vedo questi enormi talenti che non ce l'hanno fatta...forse solo il miglior Camporese, pur avendo solo due colpi (ma erano due colpi da top ten), con scelte diverse avrebbe potuto farci sognare...
Direttore: io ormai sono disilluso.
Sono cresciuto con la qualificazione con Cané contro la Svezia di Wilander...
Altro che Panatta dal vivo in Cile...
Mi accontento di godermi i tennisti allogeni, cheddevofà?
Diretto, quindi siamo comunque senza speranza, se non in una riprogrammazione totale del nostro tennis. Non importa eh, che il tennis è uno sport globale e non locale. Ma l'italiano che va avanti fa sempre piacere.
Aaaahhh, quel quinto set lunedì a mezzogiorno a Cagliari...a me Cané emozionò anche contro l'Australia nel 1993, fu una delle grandi intuizioni di Panatta capitano...poi con Paola Turci non si è comportato bene (Cané, non Panatta), secondo quanto raccontato dalla stessa Paola, ma stiamo parlando di tennis...
Piantata dopo l'incidente vero?
Comunque quel match (diretta rai, telecronaca di Bistecca, anche se su quale delle 3 mica lo ricordo) fu indimenticabile.
Finsi malessere per non andare a scuola e godermelo...
Pranzo in salone davanti al Mivar con madre bestemmiante...
Bei tempi...
Krs, ti sei confuso: digestione del Bistecca, non telecronaca....:-)))))
Ai tempi ero giovane ed innocente.
Burp!
@Simone
le macerie di Galgani sono una cosa difficilmente sopportabile, ti ricordi di Caratti e Piatti?
Programmazione e lavoro? Da noi?
Per chi è cresciuto con il boom di Panatta, è stata un curva discendente senza mai toccare il fondo, senza una buona base media il top ten è solo questione di un culo immenso. LAsciamo perdere.
Itslo
@stefano
più che camporese e i suoi fondamentali da fondocampo (e anche i suoi piedi di papero però) potenzialmente, a livello di "braccio" puro, pescosolido nettamente superiore. ma oltre alla testa il problema è sempre lo stesso. quando hai cosi tanto talento non pensi che ci si debba anche "allenare"...nalbandian docet
@simone
ferrer paradigma del fallimento italico ci sta tutto.io mi accontenterei anche di un montanes..
va anche detto che uno sport che chiede ad un potenziale campione di vivere praticamente da pro a 14 anni, aldilà del mammonismo italico, implica una scelta di vita talmente anomala e per molti versi destabilizzante che non mi sembra neache giusto colpevolizzare troppo chi non ha voglia di farla - o soprattutto di fargliela fare, mi riferisco ai genitori.
in ogni caso, si torna sempre a questioni di popolarità e visibilità. svariate centinaia, se non più, di ragazzini italiani ogni anno lasciano casa e famiglia per giocare nelle giovanili di club calcistici di altre regioni (e in alcuni casi all'estero), evidentemente la mentalità mammona si supera se stimoli ed incentivi sono superiori - o almeno percepiti come tali
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