di Oscar Eleni
Gli arbitraggi supercasalinghi, i biglietti omaggio secondo la Nba, gli italiani di Petrucci, l'abbraccio di Lapo Elkann, quelli che danno entusiasmo a Milano e la speranza nel Petrarca.
Oscar Eleni rifugiato nella stazione antartica Concordia per non sentirsi chiedere perché il basket dei play-off ha così poco spazio, perché le tribune sono spesso semivuote. Infelicità del sistema che propone verdetti scritti prima da arbitraggi supercasalinghi? Non proprio, anche se l’arbitro casero esiste da sempre e quando vuoi far capire come vorresti la storia del play-off, quello dove devi essere debole coi potenti e potente con i deboli, allora leggi le terne e se scopri che i duri te li mandano quando giochi in casa allora prepara le valigie per il mare.
Debolezza dell’offerta: paghi tanto vedi poco? Può essere, ma siamo distanti dalla verità anche se la Lega non può vigilare su questo considerando che le uniche entrate arrivano dagli incassi e non dagli inviti come direbbero quelli della NBA che ai giocatori e dirigenti Armani hanno fatto sapere che per la partita contro i Knicks avranno assicurati due biglietti a testa, basta che se li paghino. Poco spazio sui giornali perché la concorrenza con “eventi” più importanti uccide? Questo è sicuro, poi chiudere la gente in palestra con il caldo è un esercizio sadomaso come direbbero gli alpini che facevano catena sullo Zoncolan dove almeno centomila persone si godevano la giornata respirando l’aria che manca in pianura come diceva il poeta e lo scultore a cui il senso della fatica permette di vivere la montagna dove, come ci sentiamo di sottoscrivere, ci arrivano meno stupidi.
Zoncolan, angeli e demoni del ciclismo, l’unico sport che manda al rogo il campione appena bagnato di lacrime fintamente gioiose, accusandolo di avere sangue-benzina truccati, ma poi lo idealizza, lo perdona, ci mancherebbe altro, ma avete presente cosa vuol dire scalare Zoncolan e Mortirolo, cosa serve per andare spesso a più di 50 all’ora in pianura e oltre i 100 in discesa? Insomma, sta dalla sua parte. Noi del basket, purtroppo, non riusciamo a stare dalla parte di nessuno perché non vediamo facce da Zoncolan, ma solo dei grandi zoccolon, gente da Mortirolo. Se anche fossero peccatori, e alcuni lo saranno certo nelle notti bianche a bere vino tinto, faremmo fatica ad accorgercene mentre sgraniamo il rosario di san Petrucci sul giocatore italiano da proteggere, lanciare, esaltare a prescindere anche se ha la faccia di Datome, le paturnie di Crosariol e Vitali, la cadute adrenaliniche di molti assi pronti per Azzurra-Barnaba, quella squadra Nazionale che Meneghin aveva garantito di dare a Pianigiani senza interferenze della Croce unita di chi ha bisogno del potere, dalle giovanili in su, per poter avere le sue case senza sapere chi gliele paga. Sei crudele perché nella stessa mischia hai visto Di Bella, Michelori, Giachetti, Mordente, persino Bulleri. Vi ho detto prima che bisogna accontentarsi sperando di non fare la fine dei pallavolisti in Turchia.
Certo il Pianigiani da quarto scudetto farebbe effetto persino a Lapo Elkann se desse le dimissioni adesso, dopo aver visto cosa gli stanno mettendo intorno, un reticolato utile al viperario nazionale. Perché citi il Lapo Lapers? Perché si è visto nel deserto del Forum, attirato da Manero Vacirca che ha sposato la sua creatività senza farlo capire ad arbitri che gli hanno portato via il miele quando sembrava pronto da spalmare sul pane. Vederlo abbracciato al solito Pozzecco, quello che ha stravinto il titolo di baciantino negli ultimi anni del precedente secolo e in quelli di questo guazzabuglio di molecole perdute dove lo lasciano attaccare persino sul sito di uno dei suoi tanti Pig(s) maglioni, faceva alzare il tasso d’indignazione. Ma certo meglio quella festa fasulla del funereo sguardo del solito Livio Proli, lo sceriffo di Modenam che deve avere comunque qualcosa di segretamente affascinante se ha questo successo, se può credere persino nella squadra che il sole di maggio spinge verso l’alto premiando chi merita così poco per aver scelto così male.
Di sicuro con Lapo non avrà avuto una discussione profonda, quello era già in volo e lui già si morsicava le pelliccine delle dita, per le unghie servono denti veri, cercando di capire cosa aveva spinto 12 mila fortunati a mettersi in fila per avere il biglietto per la sfida di ottobre, il tre gente, sarà il tre, contro i Knicks, fra gli ultimi nel circo NBA, ma ultimi che portano dentro storia milanese importante, da Bradley a Gengis Gallo, passando per McAdoo e Mike D’Antoni, cosa avevano pensato i 65.000 che si sono trovati davanti un cartello con sopra scritto: tutto esaurito. Sarà che la città matrigna, quella che comicamente viene pubblicizzata come capoluogo della Lombardia “Land of the sport” (ma per piacere) nell’angolino alto del Forum che servirà come cassa di Paperone per stipare i soldi promessi dai compratori dei terreni per l’Expo al magico cavalier Cab., quella dove non si capiscono tifosi di calcio e di musica, dove non si amano inquilini sfigati e amanti del rumore (al Forum avrete tutto il rumore che cercate, per il resto stanno provvedendo), insomma nella Milano che era, che è, che sarà, piacciono gli eventi, piace il grande rischio, piace ancora Peterson, si venera ancora Rubini, piace Herrera ed è diventato santo Mourinho come Rocco, come Sacchi o Ancelotti. Insomma gente di spessore, gente che ti dava brividi. Per veder timbrare la posta si va appunto nell’ufficio postale.
Come mai vi scriviamo in pieno play-off? Per avvisarvi che quando parlano bene degli arbitri italiani lo fanno soltanto per contratto, un po’ come quelli di SKY che vedono capitani coraggiosi ovunque, fenomeni dove al massimo trovi del fieno fumante, gente che dovrebbe chiedere sempre permesso, ma può non farlo perché l’imbonitore sulla piazza lo vende come talento autentico. Scriviamo anche perché andando verso lo Zoncolan, prima dell’Antartico, ci siamo fermati a Padova per il Petrarca day alla Mandria, per capire cosa hanno in mente Benini e Boniolo pronti a ricominciare con la grande storia di una società che ancora manda in campo 500 ragazzi, che ha in panchina il vecchio guru Fabiano, che può contare sulla creatività di un Jessi, di un Tonzing, sulla forza di un Peroni, sulla simpatia di Justo Bonetto, l’unico casanovologo che abbiamo conosciuto, ce ne sono 200 soltanto nel mondo di studiosi del grande peccatore-amatore-filosofo e artista, l’unico che, se insistesse un po’, ci convicerebbe a mangiare un prodotto indigeribile perché ci fidiamo della sua competenza e delle sue lauree. Passateci anche voi nella casa del Petrarca, vi farà bene e se trovate i resti scartati dall’Olimpia Milano non fateci caso, quelli sono personaggi inseriti nella liste da proteggere da parte del WWF basket che è a Monaco, che è a Barcellona, che è ovunque si possa dire “Peccato che l’Italia sia finita così, e in certe mani”. Voi dite?
Oscar Eleni
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