La barriera secondo Mwepu

di Stefano Olivari
Si può arrivare alla fase finale di un Mondiale senza conoscere le regole base del calcio? La risposta è sì, ricordando lo Zaire del 1974. I Leopards rappresentavano all’epoca davvero il meglio del calcio africano, oltre che una nazione che dello sport aveva capito il potenziale propagandistico.
Non è un caso che in quello stesso anno il dittatore Mobutu avrebbe fatto conoscere Kinshasa e lo Zaire (l’odierna Repubblica Democratica del Congo) in tutto il pianeta grazie ai milioni di dollari investiti nell’organizzazione della ‘Rumble in the jungle’, la storica sfida per la corona mondiale dei pesi massimi fra Muhammad Alì e George Foreman. Al contrario della boxe il calcio poteva però contare su campioni di casa che avevano conquistato la qualificazione superando il meglio del continente, dal Camerun al Marocco. Non solo: pochi mesi prima avevano anche conquistato in Egitto la Coppa d’Africa. Insomma, alla vigilia di quel Mondiale tedesco si pensava che nel gruppo 2, insieme a Brasile, Jugolslavia e Scozia, fosse capitata una squadra debole ma perlomeno seria. Westfalenstadion di Dortmund, 14 giugno: onorevole difesa contro una Scozia poco creativa che riesce a passare solo con gol marcati Leeds, di Lorimer e del futuro Squalo milanista Joe Jordan. Per lo Zaire tanti complimenti, qualche inevitabile editoriale sul ‘calcio del futuro’ e la speranza di limitare i danni contro la Jugoslavia. Parkstadion di Gelsenkirchen, 18 giugno: i danni non vengono limitati, perché la squadra trascinata da Bajevic vince nove a zero passeggiando. La differenza di livello è tale che sul tre a zero il portiere Kazadi chiede (accontentato) al suo c.t. Vidinic di essere sostituito. Contro i campioni in carica a questo punto l’unico obbiettivo è non superare quota dieci gol subiti.
Il 22 giugno al Parkstadion va in scena la leggenda: non per il risultato finale (tre a zero per la Selecao), ma per un calcio di punizione di Rivelino. Niente di strano, in un calcio di punizione di Rivelino. Molto di strano nello Zaire che non vuole rispettare i 9 metri e 15 centimetri di distanza della barriera. Alla fine l’arbitro rumeno Rainea si fa valere. Parte il fischio, ma non parte Rivelino. Più veloce di lui è Mwepu Ilunga (conosciuto come Mwepu, in realtà il cognome è Ilunga), che esce dalla barriera e in un attimo percorre nove metri. Nessuno fra i presenti allo stadio crede ai propri occhi, come sempre quando si è di fronte al genio puro. Il difensore carica il destro e con una violenza terrificante calcia il pallone verso la metà campo del Brasile. Rainea non ha mai visto niente di simile, in carriera ha ammonito gente uscita dalla barriera, però mai uno che sia uscito dalla barriera riuscendo a calciare il pallone prima degli avversari. Prende da parte Mwepu e gli chiede spiegazioni che non arrivano. Cartellino giallo, mentre Rivelino ride in faccia ad un avversario che è convinto di non avere meritato la sanzione.
Al di là delle risate e del mito pop, un vero spot contro la credibilità del calcio africano dell’epoca. Con un retroscena che fa decisamente meno ridere di quanto visto in campo. I poliziotti mandati da Mobutu al seguito della squadra avevano infatti minacciato i propri giocatori: se avessero perso con più di tre gol di scarto con il Brasile al ritorno in patria la vita si sarebbe fatta per loro difficile. Molto difficile. Probabile che dietro ci fossero sia ordini di Mobutu che un giro di scommesse, sicuro che tutto questo abbia mandato la squadra in campo in una situazione di enorme tensione. Con gli occhi di oggi quel gesto di Mwepu non fu quindi una barzelletta o un segno di ignoranza, ma il gesto disperato di un ragazzo che sentiva la sua vita in pericolo.
(pubblicato su Guerin Sportivo - Storie)

16 commenti:

gaby69it ha detto...

Proprio in questi giorni in un intervista a BBC world il giocatore in questione ha affermato, che il suo gesto fu una protesta contro i membri della federazione calcistica del suo paese,che si erano tenuti i premi per la qualificazione mondiale senza distribuirli ai giocatori.Inoltre,a scanso di equivoci,ha anche affermato che lui conosceva benissimo il regolamento ed era ben consapevole di quello che stava facendo.Questa versione,(peraltro dal diretto interessato)spiega bene le tensioni tra i giocatori, dirigenti e governo,come lei afferma nell'articolo.
Saluti,
Gabriele

Anonimo ha detto...

Assolutamente credibile la versione della protesta, visto e considerato che in tutta la Coppa d'Africa e nelle precedenti partite al mondiale qualche altra punizione l'avrà subita contro. Certo protesta poco "europea" comunque. Da noi va di più la minaccia nei recessi dello stadio.

buran ha detto...

http://www.youtube.com/watch?v=aYDXkVGpMpc&feature=related

Sarà come dite, ma la tesi della protesta non mi convince. Vedendo il filmato a me pare sia solo una boutade fatta così per dare noia, tanto che dopo il giocatore africano fa segno all'arbitro di essersi "scordato" che, una volta fischiato, dovevano tirare gli altri. Notare che quando parte la bordata uno dei brasiliani addirittura si scansa...

buran ha detto...

Mwepu sente fischiare l'arbitro, vede che i brasiliani ancora confabulano, si avvicina e rinvia. Che gliene frega, l'arbitro aveva fischiato, no?
Secondo me questo è un genio, un grande artista. Possibile che questo filmato non sia mai stato sigla di nessun programma?

Anonimo ha detto...

Beh, a Maidiregol storico ci avevano marciato parecchio.

Vitale ha detto...

Gentile Direttore, mi auguro che non abbiano fatto Crtrl+C in questo sito http://www.corrieredellosport.it/gs_storie/2010/05/27-113560/La+barriera+secondo+Mwepu

jeremy ha detto...

Vitale, credo che abbiano qualche relazione con il Guerino, dove il Diretto ha scritto il pezzo. Anche il ctrl+c ctrl+v è ormai un classico.....

Dane ha detto...

Direttore, La prego: ci dica che L'han pagata e non è un plagio!...

Stefano Olivari ha detto...

50%...non mi hanno pagato (finora) e non è un plagio, visto che ho scritto io entrambi i pezzi...ma l'avevo già scritto nei credits, dov'è la sorpresa?

pierocic ha detto...

nella mia squadra di calcetto, al torneo libertas abbiamo fatto una cosa simile
dopo un nostro gol, palla a centrocampo, l'arbitro fischia ed un mio compagno in trance agonistica prende la rincorsa e tira... arbitro ed avversari allibiti, grasse risate fra noi

Dane ha detto...

Direttore, non mi spiegavo perchè sul sito del Corriere dello sport non apparisse la sua firma, tutto qui....

Vitale ha detto...

Chiedo scusa, non mi ero accorto dei credits... ho avuto il timore che le avessero copiato l'articolo. Comunque trovo sempre grave che articoli di questa qualità non vengano pagati e peggio ancora non vengano firmati ( e parlo anche degli articoli sul Giornale on line). Io una rivista con suoi articoli (meglio gli svegliarini) la pagherei

Dane ha detto...

Soprattutto è grave secondo me che non appaia la firma. Si spaccia per articolo della redazione un pezzo che la redazione non sarebbe in grado di scrivere. Come a dire, pubblicizziamo il nome di un giornalista solo se è uno dei nostri.
E io che pensavo di fare un lavoro infame in un ambiente infame.....

Italo Muti ha detto...

@All
Se li tieni per un piede a testa in giù e sei al decimo piano di solito pagano, ma è una mia idea, il direttore ha la fissa dei comportamenti democratici, se però parliamo di musulmani la cosa cambia anche per lui...
Italo

Stefano Olivari ha detto...

Grazie per la stima, ma il giornalismo (come tanti altri ambienti) è questo: se ti piace è così, se no è così lo stesso...

delgiu ha detto...

Direttore, complimenti per l'ottima citazione di un episodio culto dei Mondiali, da me scoperto grazie sd un "Mai dire Serie A" di 4-5 anni fa. Mi ribaltai.
Lo Zaire fu la prima squadra dell'Africa nera a qualificarsi ad un Mondiale; in assoluto la prima africana fu il Marocco, se non erro. Nell'intervista citata da gaby69it, Mwepu, se non erro, afferma che, visto il post-Mondiale per lui ed i compagni, avrebbe preferito fare il contadino. Dicharazione più unica che rara nel mondo del calcio. Da notare anche l'espressione di Rivelino dopo il gesto del giocatore.