di Stefano Olivari
2 - La recensione di 'Quella sera dorata', con il grande regista americano che sceglie un'ambientazione uruguayana senza però rinunciare ai suoi ingredienti base.
Con duecento film arretrati da recensire, quasi tutti mainstream da multisala o trash (siamo piccolo borghesi e abbiamo coscienza di classe) in attesa di snobistica rivalutazione, riprendiamo la rubrica con quello visto più di recente. In attesa ovviamente di riordinare gli appunti sugli altri: abbiamo cose molto intelligenti da dire su Delta Force e Chuck Norris, ma forse non le diremo mai.
Allora andiamo con Quella sera dorata, il lungometraggio (la TSI ce l'abbiamo dentro) di James Ivory tratto da un romanzo di Peter Cameron che non abbiamo letto e mai probabilmente leggeremo perchè dopo Dostoevsky (o era dopo Philip Roth? Sicuramente dopo Alain Elkann, il cui 'I soldi devono rimanere in famiglia' dovrebbe essere studiato alle scuole elementari per convincere i bambini della nobiltà del lavoro manuale) il romanzo è morto. Non è possibile leggere tutto, sapere tutto, vedere tutto, conoscere tutti i giocatori anche di un solo sport: ammettiamo la necessità del cialtronismo, entro un certo limite, ma comunque ci angoscia vedere qualcuno che ne sappia più di noi.
Ma si diceva del film di Ivory, che a parte l'ambientazione sudamericana ha messo nella pentola i soliti ingredienti: interni di famiglia, il passato che non passa, Anthony Hopkins. Sì, ma di cosa parla? La domanda che gli intellettuali scomodi qui di Baggio si fanno è pertinente, anche perchè la rubrica ha l'unico scopo di fare bar sul cinema con chi almeno ha visto il film (sul Muro capita di leggere 'Io la partita non l'ho vista, ma Allegri secondo me ha sbagliato...'') senza bisogno di definirsi cinefilo.
Si parte da un'università americana, dove il giovane Omar Razaghi per sperare di diventare professore non deve essere figlio del vecchio Omar Razaghi come accade nell'area mediterranea (ma anche in parte in quella anglosassone, con la non trascurabile differenza che lì il giudizio etico pubblico sulla raccomandazione è negativo mentre qui trovi l'immancabile cretino che ti spiega che 'la segnalazione è una cosa diversa') ma deve produrre un saggio originale su una figura di spicco della letteratura mondiale.
Il fenomeno è l'uruguayano Jules Gund, da poco scomparso. Le lettere alla famiglia e alla fondazione, per chiedere collaborazione, ricevono solo rifiuti e il giovane Omar è disperato. Non può diventare junior account executive, perchè in Colorado non ce ne sono (o forse sì, ma vengono correttamente definiti impiegati), e nemmeno iscriversi ai disoccupati organizzati per ricattare un sindaco. Così subisce le spinte della concreta fidanzata Deirdre, che lo invita a forzare la situazione recandosi sul posto e tirando fuori un saggio fenomenale basato sulla conoscenza di prima mano della vita dello scrittore.
Giusto della vita, perchè le opere sono in fondo un'opera sola: una specie di romanzo basato sulla storia della propria famiglia, quel genere di spazzatura che molti noi hanno nel proprio cassetto ma che Gund è riuscito in qualche modo misterioso a infiocchettare. Omar prende l'aereo ed arriva in un Sudamerica da cartolina: le auto di sessanta anni fa (la storia sarebbe ambientata ai giorni nostri), le strade polverose, qualcuno addirittura che gira a cavallo, mancano giusto Obdulio Varela e Ghiggia a giocare nei prati.
Sul pullmann che prende quasi per caso trova ovviamente una bambina che è la figlia di Gund, Portia. Figlia di lui e dell'amante Arden (una Charlotte Gainsbourg fuori dalla gabbia della fighetta francese), un'amante che lo scrittore però si era portato a vivere a palazzo insieme al resto della famiglia: la moglie Caroline (Laura Linney), pseudo-pittrice che detesta tutto e tutti (in particolare il Sudamerica), il fratello Adam (Anthony Hopkins, che all'epoca delle riprese non poteva immaginare che la produzione l'avrebbe pagato al ritmo di un editore italiano) con il fidanzato di origine asiatica Pete la cui fissa per l'imprenditoria contrasta con l'andamento lento della vita di campagna uruguayana.
Andamento comunque meno lento dei soliti Ivory, molta malinconia, amori cerebrali, un passato felice, fughe e cose non dette. Addirittura anche un po' di azione, con Omar che dopo essere caduto da una scala finisce in ospedale e la fidanzata che accorre dall'America (ma cosa vi aspettavate, Van Damme?). Non sveliamo il finale, con le caselle che vanno al loro posto come in un fotoromanzo di Grand Hotel, ma diamo merito all'ottantaduenne californiano di avere sempre una buona mano. Creatore di atmosfere più che di trame di gioco, perfetto nella scelta e nella motivazione degli attori, con molti antipatizzanti ma anche i risultati di tutta una carriera dalla sua. Una carriera di alto proflilo in molti paesi, da regista-manager: soprattutto USA, India e Inghilterra. Praticamente Mourinho, quello che era solo un bravo comunicatore. Come Ivory.
Stefano Olivari
(in esclusiva per Indiscreto)
19 commenti:
Peccato che tu non voglia leggere il libro: penso che Cameron sia un ottimo scrittore.
Vale purtroppo il discorso del tempo, per Cameron e per altri che ispirano almeno curiosità, anche se non escludo certo di leggerlo. Contesto solo chi di qualsiasi film ti dice 'Il libro è meglio', perché non è possibile che tutti abbiano letto tutto.
"sul Muro capita di leggere 'Io la partita non l'ho vista, ma Allegri secondo me ha sbagliato...''"
In realtà di solito è Ranieri, comunque il concetto non cambia..... ;-)
"Praticamente Mourinho, quello che era solo un bravo comunicatore. Come Ivory."
Condivido il parallelo, anche se ne ho un'accezione meno positiva della sua. Poi ci son le emozioni, e devo dire che Ivory non è che me ne abbia date tantissime, al netto delle belle atmosfere (e dei personaggi, grazie anche a grandi attori: il fratello cinico dello scrittore scomparso è un colpo da fuoriclasse).
Non mi riferisco solo a questo film (tra l'altro girato in Argentina, poi l'Uruguay rappresentato esiste solo nella mente del regista...) che ho visto svogliatamente e solo perchè ne ero obbligato. Però "le caselle che si incastrano perfettamente come un fotoromanzo di GrandHotel" le ho sempre trovate insopportabili, poi la quota del finale col protagonista che si innamora dell'ex amante dello scrittore morto era stata ritirata dai clanda già dai titoli di testa... :-D
Per carità, immagini bellissime perchè Ivory gira perfettamente dal punto di vista tecnico (i suo film sarebbero da mostrare nelle scuole di cinema e nei corsi di regia) ma abbastanza tediose e soprattutto col rischio di esser fini a sè stesse: uno dei tanti film in cui alla fine mi son chiesto "ma cosa cazzo voleva dirci?!..."
Mah.....
Forse non voleva dire niente, ma solo creare un'atmosfera fuori dal tempo: Sussex (magari non era il Sussex, ma è per dire), vera Toscana, finto Uruguay, tutto un po' sfumato...cinema di maniera, ma una buona maniera...
Magari non mi hai convinto ad andare a vedere il film ma intanto tra Elkann, gli intellettuali di baggio e chi non giuarda le partite, due o tre risate me le hai fatte fare.....
Riporto, sul tema, un commento letto su Bauscia Cafè durante una delle ultime partite dell'Inter (non ricordo quale):
"Non la sto vedendo, ma mi sembra che stia andando male"
Il cialtronismo è necessario, ma con misura.
Sempre meglio una recensione di un Chuck Norris visto, piuttosto che una "del prossimo film che uscirà nelle sale".
Non bastava il parallelo di culto Nino D'Angelo - Bruce Dickinson, anche una recensione cinematografica di Ivory, così convincente da fare venire voglia di vedere il film a uno che non ha mai visto nulla di questo regista. Magari la presenza della Gainsbourg mi spingerà al grande passo, ma nel frattempo vogliamo le considerazioni sul sommo Chuck e Delta Force....verità, direttore, verità!
Sapete che Delta Force, che come film d'azione puro non è fra i migliori della storia, come temi proposti era avanti di 25 anni? Prossima produzione allora Delta Force, seguita dal Wall Street che esce oggi...
scusate l'OT: ma quando parte l'angolo recensioni/commenti di "paura del buio"? :) cominciato ieri e sono già in dirittura d'arrivo, direi che si lascia leggere piacevolmente
"Forse non voleva dire niente, ma solo creare un'atmosfera fuori dal tempo: Sussex (magari non era il Sussex, ma è per dire), vera Toscana, finto Uruguay, tutto un po' sfumato...cinema di maniera, ma una buona maniera..."
Sì, sì, Direttore, infatti sulla "buona maniera" siamo d'accordo, lo avevo precisato. Il triste presentimento è però che stia lentamente diventando fine a sè stessa il che la rende un po' stucchevole. Insomma, l'impressione e che Ivory si stia un po' trascinando il che è un gran peccato vista la gran tecnica..... ;-)
p.s.: poi ovviamente ognuno (io per primo) è condizionato anche dai gusti personali, e a me quelle atmosfere inglesi con le tenute fuori dal mondo da vecchio Sussex tipo "Io ballo da sola" mi mettono sempre sul "chi va là".... :-P
Purtroppo Paura del buio non è ancora un fenomeno di massa, magari fra qualche settimana quando saremo nella maggior parte delle librerie (di sicuro della Lombardia, visto che la distribuzione è regionale, ma il sogno è di tutta Italia e non è escluso che si realizzi) lo diventerà...o magari no...adesso potremmo discuterne in quattro...Ronaldo su Twitter ha già spedito la sua recensione: 'Idioti'...
"Ronaldo su Twitter ha già spedito la sua recensione: 'Idioti'..."
GRANDE!!!!!.....sintetico, esaustivo e assolutamente disinteressato!!!.... :-DDD
Meglio di D'Orrico!... :-P
p.s.: Direttore, a saperlo era meglio fargli leggere un brogliaccio prima della pubblicazione, così facevate in tempo ad aggiungere un capitolo sulla sua reazione!... :-D
Gli hanno letto qualche brano del libro quelli di Globoesporte che l'hanno intervistato...
Stavo appunto pensando "che figata sarebbe intervistarlo sul tema e vedere la sua reazione"... :-D
Direttore, ero più interessato a Meazza, ma a sto punto mi tocca comprare anche Paura del buio.....la figata sarà leggere il libro sognando la faccia di Ronaldo mentre legge contemporaneamente..... :-P
Oddio, le lacrime!!!..... :-D
p.s.: prossima biografia su Inzaghi, La prego!!!... :-DDD
edmondo, siamo in due ad avere la stessa opinione di "Paura del buio"(non quella di Ronaldo...). Visto che si trattava di un personaggio super famoso, del quale si sa vita, morte e miracoli, si rischiava di cadere in una agiografia del tipo "Superpippo. Storia di Filippo Inzaghi, il bomber che ha entusiasmato gli italiani". Invece il libro di Palladini fa vedere "il Re nudo". Da qui penso il commento di R9...
Dane mentre te postavi io scrivevo.
Prima cosa, vergognati! Non ha ancora il libro!? ;-)
Leggendo il libro ti sembra di essere di fianco a Ronaldo in ogni pagina che scorre. Anche quando sta a letto con Nádia França...
Inzaghi penso potrebbe scriverla da solo, la sua autobiografia...è uno dei pochi calciatori che si ricorda tutto e legge tutto (di calcio), con una conoscenza della storia superiore a quella del giornalista medio che fa il servizio sul suo gol numero 700...in definitiva uno dei pochi che si rendano conto della fortuna che hanno...
@Direttore: ma certo, io mi riferivo solo al carattere permaloso, che lo fa incazzare anche quando gli fanno un complimento e lui non lo capisce... :-D
@Tani: hai ragione, ma devo ancora finir di leggere la biografia di Coppi e comuqnue finchè non mi scrivono la biografia di Josè Alessandro Magno Gengis Khan Giulio Cesare Mourinho ogni biografia per me conterà quanto le Pagine Gialle.....
@Dane: per quanto ne so io, Nick sta gia lavorando...
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