L'Internazionale un po' socialista

di Stefano Olivari
Cosa ha diverso dalle altre già scritte questa storia del calcio italiano? Forse niente, però dovete essere voi a dirlo. Per quanto ci riguarda, prima di tutto è aperta ai contributi di tutti gli appassionati ad integrazione degli articoli: nessuno di noi ha la verità in tasca, aver letto centinaia di libri sull’argomento non ci fa diventare detentori del Verbo ma capaci di scrivere una traccia credibile pensiamo di sì.

In secondo luogo non sarà riferita ad una sola squadra, come verrebbe più facile e come sarebbe anche commercialmente più ‘furbo’: cercheremo di dare una visione d’insieme del fenomeno calcio nel nostro paese, senza ammorbare i lettori con sociologia da frustrati. Poi non avremo né la pretesa né l’ossessione della completezza e del compitino in bella copia: scriveremo di squadre e personaggi che hanno rappresentato dal punto di vista storico una svolta, non è che ci metteremo a copiare albi d’oro facilmente consultabili su Wikipedia. Infine cercheremo di evitare la retorica, anche quella innocua del campionismo. Non basta una foto sgranata in bianco e nero per guadagnarsi l’appellativo di fenomeno, le ‘partite più belle di tutti i tempi’ non possono essere poi tantissime e bisogna fare una selezione. E adesso partiamo.

Non dalla preistoria, ma dal primo campionato di serie A. Che si svolge nell’arco di…un giorno! L’8 maggio 1898, in una domenica torinese che dentro al velodromo vede in campo quattro squadre: tre della città (International o Internazionale a seconda delle preferenze, Ginnastica e Torinese) più il Genoa Cricket and Athletic Club. Il programma prevede semifinali al mattino e finale al pomeriggio, con biglietto d’ingresso a una lira e sedia (facoltativa) in affitto per un’altra lira. Bello il campo, di terra battuta, bello l’impianto. Ma prima di parlare delle partite bisogna rispondere alla seguente domanda: come si è arrivati a questo punto?

Prima di tutto bisogna dire che in quegli anni pionieristici Torino è un po’ il centro del calcio italiano. Merito delle elìte cittadine, che danno al gioco un carattere italiano e non di importazione come avviene invece in altre città come Genova. A Torino sul finire dell’Ottocento il calcio è il gioco dei ragazzi bene, tollerato ed addirittura incoraggiato in molte scuole (la Juventus nasce di fatto in un liceo). Fino al 1898 questo sport in Italia vive di infiniti derby cittadini, quando alcune sfide fra Torinese e Genoa fanno sorgere l’idea di allargarsi. Bisogna darsi un’organizzazione e così il 15 marzo a Torino si riuniscono i rappresentanti di alcune delle società più importanti di quel giro ligure-piemontese. Fra quelle forti manca soltanto l’Alessandria, per protesta contro torti arbitrali subiti in uno dei tornei amichevoli di qualche settimana prima. Il 26 marzo nasce la Federazione Italiana Football, non certo la prima in Italia (il primato è della ginnastica, nel 1869) e poco dopo si decide che il primo campionato italiano verrà disputato tutto in un giorno. Gli spostamenti sono difficili, i soldi sono pochi, per tutti si tratta di un salto nel buio.

Abbiamo volutamente rimandato l’assegnazione del titolo di prima squadra calcistica italiana, dal momento che ci sono varie correnti di pensiero. Accomunate dalla presunzione che la squadra per cui si tifa sia stata la prima, perchè alla fine tutto è questione di tifo. Una certezza è che il Genoa sia stato fondato il 7 settembre 1893, quindi quasi cinque anni prima del primo scudetto. In lizza per il titolo di prima squadra italiana è anche l’International (o Internazionale) di Torino, anch’esso fra le Final Four del 1898.

E’ una storia comunque interessante perché permette di parlare di Edoardo Bosio, uno dei personaggi chiave per l’importazione del calcio in Italia. Ragioniere torinese, lavora per qualche anno in Inghilterra prima di mettersi in proprio come commerciante di tessuti e di tornare in Italia nel 1887, quando ha 23 anni. Fonda subito un gruppo sportivo, il Football & Cricket Club, con l’intento dichiarato di promuovere soprattutto il calcio a Torino e dintorni. L’idea iniziale è quella di praticare il cricket e il canottaggio d’estate, il calcio nelle altre stagioni. La risposta dei giovani del luogo è all’inizio freddina, ma nel 1889 sempre a Torino nasce la squadra dei Nobili. Non è un nome usurpato, perché ne fanno parte molti giovani aristocratici, imparentati con i Savoia e i Ferrero di Ventimiglia. Fra i Nobili e la sqaudra di Bosio due anni di derby agguerriti e difficili da conteggiare, fino a quando nel 1891 arriva la grande idea: fondersi per dare vita a una super-squadra torinese. Nasce così l’Internazionale Football Club di Torino, che rispetto alle varie concorrenti al titolo di prima squadra d’Italia ha di sicuro una peculiarità: quella di praticare solo il calcio, senza riferimenti a cricket o a daltri sport.

Un esperimento memorabile anche dal punto di vista sociale, perché insieme ai nobili giocano anche gli operai di varie fabbriche, che termina nel 1900 quando il Football Club Torinese si fonda con la creatura di Bosio e dei nobili. Sorvolando su diatribe e gruppetti, possiamo fare un salto fino al 1906 quando un gruppo di dirigenti della Juventus (nata nel 1897) si mette d’accordo con il Torinese per creare il…Torino! Esattamente il Torino che è arrivato fino a Cimmninelli, prima di reincarnarsi con Cairo e vivacchiare fino ai giorni nostri. Si può quindi dire che l’Internazionale Torino sia stata la prima squadra ‘pura’ di calcio d’Italia, non costola di polisportive, senza che i genoani (la cui attività ufficiosa iniziò comunque qualche anno prima del 1893) se ne abbiano a male. Mentre non si può dire che il Torino sia più antico della Juventus, visto che di più antico aveva solo una delle sue componenti. Tutto chiaro? Forse no, ma nessuno si arrabbi: in assenza di campionati e di una federazione, la definizione di ‘ufficiale’ riguarda solo l’essersi recati o meno da un notaio. (1-continua)

Stefano Olivari
(pubblicato sul Guerin Sportivo)

La seconda parte di LA NOSTRA STORIA

6 commenti:

VVVVVVVVVVVVVVVV ha detto...

Grande Direttore! Non mi perderò nemmeno una puntata ed era ora che ti decidessi a fare una cosa del genere. Intendo dire organizzare in senso cronologico le chicche che già ci hai propinato in questi anni (penso per esempio alla storia della nazionale della Saarland).

Stefano Olivari ha detto...

Sarà cronologico per modo di dire, perché l'obbiettivo e divagare e cazzeggiare sulla storia del calcio, però un ordine minimo ci vuole...ad esempio, volevo tirare via Spensley in poche righe ma me ne hanno appena chiesto una biografia extracalcistica...

Nick ha detto...

"la Juventus nasce di fatto in un liceo"
Immagino durante la ricreazione, fra una canna e l'altra consumate in bagno...

Grande idea Diretto, ci sarà da divertirsi! :)

Lexo ha detto...

"la Juventus nasce di fatto in un liceo"
Ovviamente, laddove si pensò di istituzionalizzare il furto delle merendine.

Dane ha detto...

"Immagino durante la ricreazione, fra una canna e l'altra consumate in bagno..."

Ma va', mentre consumando anfetamine per studiare meglio si resero conto dell'aumento di prestazioni.....

"Ovviamente, laddove si pensò di istituzionalizzare il furto delle merendine."

Non riesco a smetter di ridere!!!....... :-DDDDD

Simone ha detto...

Bella iniziativa..

Nel football italiano Torino è stata a lungo il centro di gravità permanente.
Il professionismo è stato certificato da Edoardo Agnelli,sul finire dei Venti,che ideò la Juventus pentacampione.
Portò fuoriclasse come Orsi e Monti(prendendola larga,direi Cruijff e Beckenbauer..)e sulla base di quello squadrone crebbe la nazionale plurititolata di Vittorio Pozzo.
In seguito,il Grande Torino di Novo sviluppò il concetto di organizzazione e di scouting,selezionando i talenti autoctoni più promettenti dello Stivale.
Crudele pensare che entrambi i cicli finirono con un incidente aereo.