di Simone Basso
St Moritz, 1974, campionati del mondo di sci alpino. Per le elvetiche, le padrone di casa, lo slalom speciale fu una specie di Waterloo. Fino alla materializzazione al cancelletto, con il pettorale trentanove, di uno scricciolo diciassettenne che scese con l'incoscienza di una bambina e il talento cristallino di una predestinata. Lise-Marie Morerod, terza alla fine della seconda manche, si presentò così al grande pubblico.
Durante le competizioni per Boubou, nomignolo cartoon affibbiato dai quattro fratelli, la normalità era impossibile: sulle piste incarnava l'esatto contrario di ciò che era nella vita di tutti i giorni. Una persona schiva, tranquilla, solare, figlia di contadini, cresciuta nel vodese a Ormont-Dessus: il comune che si specchia nel massiccio e nella stazione sciistica di Les Diablerets. Ad appena cinque anni il primo paio di sci: quasi scontato per lei un approccio autoctono alla specialità, che trasformò in un linguaggio tutto suo. All'età di dodici cominciò, da autentico portento, l'agonismo; tre stagioni dopo (ancora quindicenne!) infilzò agli assoluti svizzeri di gigante la grande Nadig, due volte oro olimpico a Sapporo in quel 1972. Per la concorrenza, nel settore tecnico, comparve la rivoluzione. Un'indipendenza di gambe, una centralità, felina, con quel fisico minuto (uno e sessantadue per cinquantacinque chili) uno scherzo della natura.
In Coppa del Mondo la vernice sul gradino più alto del podio fu a Garmisch-Partenkirchen, in uno speciale, il 4 Gennaio 1975. Poi divenne una valanga. Altre tre affermazioni in quei mesi, sette nel 1975-76 (compreso il trionfo più bello, sul percorso di casa, in slalom), otto nel magico 1976-77, cinque nell'annata successiva. Eppure, malgrado le tante vittorie, Lise-Marie continuò ad avere uno stile originalissimo: perse molte gare con vantaggi consistenti dopo la prima prova perchè (quasi) indifferente di fronte alle sfide delle rivali. La Morerod fece corsa contro se stessa, spingendo sempre più in là i propri limiti. Incurante dei calcoli di classifica, alla ricerca della performance perfetta. Buttò alle ortiche alcune manifestazioni importanti, come se il rischio (l'osare l'impensabile) fosse il suo unico interesse. Lo dimostrò anche con i distacchi record inflitti: nove volte diede più di un secondo all'atleta che occupò la piazza d'onore, tre volte sorpassò i due secondi di differenza. La vittima preferita fu la più forte di tutte, la leggendaria Annemarie Moser Proell: dopo un'imbattibilità di un lustro nella Coppa generale, l'austriaca (al rientro post maternità) fu surclassata dalla strepitosa Boubou nell'anno di grazia 1977. Prima rossocrociata di sempre ad alzare il trofeo di cristallo e con un punteggio finale da primato. Il corrispettivo femminile di Ingemar Stenmark, ovvero l'eleganza e la classe al potere. Poi il 22 Luglio 1978, vicino Vernayz, accadde l'imponderabile.
Uno schianto, in macchina con il fidanzato Pierre Alain Brucker, e la tragedia. Fu estratta dall'automobile in condizioni disperate, con il corpo a pezzi, ad un passo dalla morte. La partita a scacchi, ancora più crudele dell'immaginario bergmaniano, la vinse ma uscì dal coma (dopo tre settimane) senza più speranze per la carriera sportiva. La campionessa non c'era più: commozione cerebrale, trauma cranico, le fratture del bacino, della seconda vertebra cervicale, e la spalla destra distrutta. A ventidue anni. In una stanza di ospedale, immobilizzata, per cancellare il dolore e il destino capì che avrebbe dovuto riprovarci comunque. Sei mesi di rieducazione per camminare. Tornò ai paletti: era il fantasma della fuoriclasse che aveva dominato il circuito, la cometa rossa dei pendii di mezzo mondo. "Mi sentivo un vegetale. Ero già stanca dopo la terza porta, ma il peggio furono i disturbi della memoria e i problemi psicologici." A Megeve, a un anno e mezzo dall'incidente, centrò un sorprendente undicesimo posto; le più contente di quella (parziale) resurrezione furono proprio le colleghe. Perrine Pelen, una delle nemiche amatissime, la abbracciò piangendo; Erika Hess, la sua preferita, festeggiò come fosse stata una sua vittoria. Decise di finirla con il numero di gara, il tic tac del cronometro, l'adrenalina della competizione. Provò a lasciarsi alle spalle l'incubo di quel giorno d'estate e si sposò. Molti ricordi della sua esistenza erano spariti, dovette ricostruirli con il tempo e la pazienza.
Lise-Marie Morerod è la pedina mancante del grande puzzle dello sci alpino. In poco più di tre anni accumulò un palmares mostruoso: ventiquattro vittorie, quarantuno podi complessivi, cinque coppette di specialità. Pensiamo che avrebbe potuto sfondare il centinaio di affermazioni o almeno insidiare le cifre dell'impareggiabile Ingo (86 scalpi...). E' stata l'unica vera risposta alla grandeur della regina Proell: quanta gloria le tolse quella disgrazia? Le conseguenze dello scontro non abbandonarono mai la Morerod, costretta ancora oggi ad annotarsi tutto, compresi gli appuntamenti più banali; impaurita dall'eventualità di un attacco di panico. La depressione strisciante si materializzò anche nel demone del gioco: dieci anni fa, rovinata da un "amico" lestofante, perse tanto (troppo) denaro.
Confessò il fatto, vergognandosi, alla stampa: il suo matrimonio non sopravvisse, gli amici invece la aiutarono concretamente.
"Ogni giorno per me è un dono." Oggi Boubou ha al suo fianco il figlio, Steve, che fa l'architetto e il designer. E' una donna felice, sorridente, anche quando lavora con gli anziani di un ospizio. Abita a Leysin e continua ad insegnare la sua arte ai bambini, la maggior parte dei quali molto probabilmente ignora la storia di quella maestra bravissima. Non sanno che starle accanto è un privilegio: è un po' come imparare a pedalare da Jacques Anquetil o a volleare da Martina Navratilova. Li porta a sciare sulla Berneuse, dove lo sguardo può arrivare fino al panorama maestoso dell'Eiger. Lise-Marie, la campionissima sfortunata, ha sempre bisogno del canto della neve silenziosa.
"... e alla fine non ci furono più piedi che lasciassero impronte nè corpo nè occhi che brillassero ma soltanto luce e suono e gioia pura e eterna. Niente passato, niente futuro, niente, neppure un presente, unicamente la nuova gioia che non conteneva ricordi di angustie e lotte e sofferenza..."
(Hubert Selby Jr.)
Simone Basso
(in esclusiva per Indiscreto)
21 commenti:
E' sempre un piacere leggere i suoi articoli, complimenti.
Nello sci maschile invece la pedina mancante è il povero Leo David, nessuna fatalità però, solo responsabilità criminali passate in cavalleria nel paesello dei tanzi a piede libero
Brividi...
Come sempre, grande Simone.
articolo letto tutto d'un fiato. da brividi. grazie per avermi raccontato una storia di sport che non conoscevo.
Ricordo il talento purissimo della Morerod ma confesso che dopo l'incidente ne avevo perso le tracce. Le retrospettive di campioni sfortunati o non più sulla cresta dell'onda sono il rovescio della medaglia della gloria, ma possono colpirti più dei peana. Grazie come sempre Simone.
Queste pagine impreziosiscono questo blog e lo rendono importante perché fa cultura di sport. Bellissimo articolo, scritto con il cuore. Non sempre le storie dei campioni sono storie di celebrità, lussi e privilegi, oltre che di talento, lavoro e allenamento, e vale la pena ricordare queste figure di talento cristallino spezzato da vicende che nulla hanno a che vedere con lo sport, ma che proprio per questo rendono tutto maledettamente umano.
Bellissimo articolo, complimenti.
@Accoccolia,Violeo,EMMEESSE,Ale,Marco_Supersonic:mooolte grazie!
@Arturo:Leo David era la nostra grande promessa,l'unico vero erede della Valanga Azzurra.
La sua morte fu incredibile,sottovalutarono colpevolmente una caduta.
Un incidente automobilistico ci ha privato del talento di un fenomeno come Rudolf Nierlich.
La storia dello sci,sport stupendo quanto pericoloso,è piena di infortuni dalle conseguenze talvolta tragiche.
Regine Cavagnoud,Ulrike Maier...
Russel,Collombin,Steiner,Fogdoe...
@Silvano65:merci!
Se leggi un'intervista alla Morerod traspare un'umanità toccante,speciale.
Si considera una sopravvissuta,parla della vita con la saggezza di chi ha un panorama interiore.
Fragile e fortissima allo stesso tempo.
Pure Ermanno Nogler, promessa dello sci azzurro fu vittima di un incidente stradale... mi pare in Nuova Zelanda...
@Victor:non so se è il Nogler che intendo io.
Ovvero il talent scout di Thoeni e Stenmark,uno dei personaggi più importanti del circo bianco degli anni sessanta e settanta.
Bruno nockler, gigantista morto in un incidente stradale in nz. Buon livello ma non un predestinato come David, ideale anello di congiunzione tra la generazione thoeni e la bomba
@Arturo:adesso ci siamo...
Concordo sulle possibilità di David.
Vinse in Coppa del Mondo(battendo Stenmark!)a diciotto anni.
Era sulla strada della polivalenza e penso che sarebbe diventato un tuttofare alla Girardelli o quasi...
@Magister
Grandioso, toccante, come il miglior Mozart, quello del 4° movimento del concerto per clarinetto.
Per chi vecchietti come me, Lise-Marie è stata una di quelle luci che non si possono scordare.
La tua preferenza per questo tipo di storie è ormai acclarato, concordo. Sei più vicino ad Ettorre che abbraccia il figlioletto sulle mura di Troia, vicino ad Andromaca, che ad Achille....concordo anche stavolta.
Lise-Marie era pervarsa dall'audere, quasi mistica. Una Durand de la Penne al femminile.
Chapeau
Italo
@simone
pezzo veramente commovente e che ha, tra l'altro, colmato una mia lacuna in materia
vedendo i dati è impressionate quello che ha raccolto, e quand'era praticamente ancora ragazzina,in così poco tempo la Morenod
anche a me leggendo l'articolo è venuto automatico il parallelo con Rudy Nierlch(che duelli con la bomba bolognese...)
è vero la storia dell'alpino è segnata da infortuni tragici, e di conseguenza anche i relativi albi d'oro; ed anche da infortuni che (così)tragici non lo sono stati per un soffio (per esempio basta solo tornare indietro di 15giorni a Kitz), o anche da carriere comunque grandiose ma espresse solo a metà per gli infortuni(il 1°nome che mi viene in mente è la Debora della Valtellina)
Questo appassionato articolo sulla Morerod mi dà lo spunto per una riflessione. Seguo lo sci dalla 2^ metà anni'70 e osservando ogni tanto spezzoni b/n dell'epoca, ne deducevo un'impressione quasi da età della pietra. Poi una sera recente mi sono imabattuto per caso su Raisport nella proposta della diretta integrale dello slalom olimpico di Sapporo '72:
a colori, con alta qualità delle immagini, con commento e suono(!!)originale (si sentivano gli sci grattare sul ghiaccio) ed è stata una sensazione incredibile: un evento di 40 anni vissuto come se si svolgesse adesso!! Ebbene, gara molto + appassionante di quelle di oggi, sciatori grandiosi nel pilotare gli sci di allora, distacchi + marcati e + comprensibili x l'occhio dell' appassionato.
Mi hanno fatto passare la voglia di vedere gli slalom attuali!!!
@Italo:merci!
Pensa che Iliade e Odissea sono state le seconde letture della mia vita.
Avrò avuto nove-dieci anni...
La prima fu "Moby Dick",conservo ancora l'edizione di quel libro...
@Tiziamal:danke!
Qualche particolare in più sulla vicenda di Boubou.
L'incidente si verificò alle 3 del pomeriggio e fu provocato da un ubriaco che non rispettò lo stop ad un incrocio.
Un destino incredibile.
Con le ginocchia sane,la Compagnoni sarebbe stata la prima azzurra a vincere la Coppa del mondo.
Non ho molti dubbi...
@Daniele:l'ho visto anch'io.
Cadute quasi comiche,atleti ruspanti,uno scenario primitivo.
La pista non era preparata,le misure di sicurezza erano inesistenti(le barriere in legno a tre metri dalle porte e il personale a un passo..),il vestiario meravigliosamente Seventies.
Scendevano come selvaggi,gli sci puntavano a valle e l'effetto "similcarver" lo potevano esibire solamente i fuoriclasse.
Era un'avventura.
Oggi è tutto più tecnico ed esasperato,le qualità neuromuscolari fanno meno la differenza,i materiali filano e curvano in maniera pazzesca.
In compenso si rischiano i crociati ad ogni cambio di ritmo e le muscolature sono ipertrofiche.
Con le ginocchia sane la compagnoni sarebbe stata...no, meglio non pensarci
@Simone: i migliori erano dei fenomeni di acrobazia e reattività.
Nel piano finale c'era chi se ne fregava del palo non snodato e cercava linee come quelle attuali con abilità e temerarietà straordinarie.
E soprattutto: gli errori erano spesso così evidenti che anche lo spettatore non tecnico capiva perchè uno arrivava davanti o dietro!!!
Oggi gli sciatori che fanno un piazzamento giudicato deludente dai giornalisti spesso arrivano a pochi decimi dal podio!! Salvo poi diventare fenomeni se gli stessi decimi giocano a loro favore!!
Conclusione: da spettatore, lo sci attuale mi irrita sempre di più... (e la FIS...mamma mia!!).
@Daniele:la Fis è la maggiore colpevole della situazione.
Le due specialità opposte(discesa e speciale)sono state annacquate per convenienza politica(più equilibrio agonistico,meno incidenti da denuncia..).
Le altre,gigante e Super Gigante,vivono quasi in simbiosi.
Il Supergì rimane talvolta in un limbo:discesa rallentata o gigante veloce?
I materiali e la preparazione delle piste(ricordiamoci anche l'avvento della neve artificiale)hanno fatto il resto.
Infatti le Classiche spiccano per difficoltà e originalità:certi bluff,su quei pendii(che oggi non verrebbero nemmeno pensati..),si rivelano subito.
Walchhofer,un duro,a Chamonix l'altro dì ha dichiarato:"Dopo aver corso a Wengen e Kitzbuhel,questa pista sembra per bambini..."
ULTIM'ORA: sconcerto in seno alla FIS per i continui rinvii ed annullamenti di gare di Coppa del Mondo femminile.
Constatato con stupore che sono saltate le tappe nell'impervia Maribor(250 ca. m slm) e nell'italica Sestrieres e che è stato mutilato il gigante nella "località dove splende sempre il sole" di Zwiesel, la FIS si è prontamente attivata per i recuperi.
Le gare di Maribor saranno recuperate a fine Marzo - dopo le finali - in quel di Morioka.
Il circo bianco si trasferirà quindi a Nagano ove verrà disputata una 3^ manche per completare il gigante di Zwiesel.
Per il recupero del Sestrieres, infine, si sono offerte le località italiane di Courmayeur, S.Caterina Valfurva e Lignano Sabbiadoro, con quest'ultima nettamente favorita dal fatto di poter recuperare le gare con la dovuta calma in Giugno, a jetleg perfettamente recuperato.
Si prevedono discesa libera con partenza dall'"Ufficio Spiaggia n.4" ed arrivo in riva al mare, nonchè slalom della supercombinata da effettuarsi tra i prospicienti ombrelloni.
PS: giuro che se mi rubano l'idea, chiedo 1 miliardo di euro di dirit
@Daniele:attento al copyright per il parallelo sulla spiaggia...
Oggi a Zweisel siamo andati oltre l'immaginazione.
La Fis dovrebbe comprendere che,in tempi di riscaldamento globale,dovrebbero essere scelte piste a quote altimetriche più elevate.
O in condizioni di innevamento sicuro.
Sembrava un gigante di Coppa Europa...
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