Per un pugno di diritti

Il pugno di De Laurentiis a Lotito, dato al ristorante mentre si parlava di spartizione di diritti televisivi, è più simpatico di quelli che si danno in campo sotto pressione davanti a ottantamila belve urlanti in stile pubblico di Capua con Spartacus?
Sembrerebbe di sì, di sicuro il dogma del presidente che non sbaglia mai è valido sia nelle metropoli che nei paeselli dove il massimo sbocco professionale è diventare addetto stampa del club di cui già di fatto sei addetto stampa. La sostanza della lite è stata però più interessante della lotta, con Galliani-Richard Steele a fare da arbitro. Perché riguarda il nervo scoperto di molti dirigenti e anche di molti appassionati del genere 'chi ce l'ha più lungo', cioé il bacino di utenza. Della montagna di soldi che quest'anno le televisioni versano al calcio di serie A (poco più di 800 milioni di euro), il 40% sarà diviso in parti uguali, il 30% in base ai risultati sportivi e il 30% proprio in base al bacino di utenza. E visto che le solite note asseriscono di interessare all'80% degli italiani, la battaglia vera è proprio su quest'ultimo 30%.
Per un sesto si è tenuto conto degli abitanti del comune del club: dato oggettivo, sì, ma che penalizza chi ha una tifoseria diffusa in tutta Italia (in particolare la Juventus) e favorisce chi rappresenta una città grande ma con pochi tifosi residenti altrove (tipicamente la Roma e la Fiorentina). E allora la lotta si è spostata su quell'ultimo 25%, per cui si è arrivati alle indagini demoscopiche di cui si è parlato un po' ovunque. Peccato che a seconda dell'azienda scelta i risultati cambino di molto, soprattutto nel rapporto fra le grandi tradizionali. Non è solo una questione di conteggio, chiedendo banalmente a un campione si spera rappresentativo 'A quale squadra tieni?', ma del solito cialtronissimo target.  Quello che riempie le edicole di riviste per avere addominali scolpiti e il vino sempre giusto per accendere una serata (ma chi si ammazza in palestra e poi beve alcol che voglia di trombare avrà?). 
L'Inter avrebbe vantaggi dal peso maggiore dato al potenziale di spesa e dalla collocazione geografica, il Milan dalla considerazione maggiore del pubblico femminile e di certe fasce di età (chi è stato bambino a fine anni Ottanta-inizio Novanta, per sintetizzare), la Roma dalla propensione all'acquisto (una vecchia battaglia di Sensi padre, che una volta in Lega portò uno studio di marketing da cui risultava che i relativamente pochi tifosi della Roma valevano almeno tre quarti di quelli della Juventus), la Juve dalla semplice somma algebrica dei suoi milioni di sostenitori dalle Alpi al Lilibeo. Per l'Inter della situazione la differenza fra il sondaggio migliore e quello peggiore può valere dai 15 ai 20 milioni di euro. Soldi da buttare subito nel cesso con il Ganso di turno, ma questo è un altro discorso. E quindi come se ne esce? Abbiamo letto che la Lega ha chiesto a 13 istituti (Doxa, Niesen, eccetera) di produrre proposte di sondaggio, fra cui verranno scelte le più convincenti. Non si sa quando né come. Il tour di addio degli A-ha si chiamava 'Ending on a high note'. Ecco, non sarebbe il nome giusto per quello di Beretta.
Stefano Olivari
stefano@indiscreto.it

26 commenti:

Nick ha detto...

Diretto, si può avere un elenco completo dei 13 istituti in questione?
Grazie

Stefano Olivari ha detto...

Auditel, Cra, Crespi Ricerche, Doxa, Eurisko, Format, Ipsos, Ispo, Istituto Piepol i , N i e l s e n , N p d , Sport+Markt, Swg

paperogha ha detto...

chi fa i risultati sportivi migliori nella media ha più soldi e quindi con quel criterio tende a perpetuare il proprio predominio, alla faccia delle ambizioni delle squadre medie.
Il bacino d'utenza fa abbastanza ridere come criterio, forse si farebbe prima ad assegnare quei soldi per sorteggio, in ogni pallina un biglietto con il numero di milioni di euro da assegnare :-)

Un gobbo ha detto...

Bah,so che la mia proposta è irrealizzabile ma fa niente
Io non vedo mezze misure
O ognuno si vende i propri diritti come meglio crede
Oppure si divide per 20

Dane ha detto...

Ogni considerazione sul bacino d'utenza lascia il tempo che trova, l'esempio di Sensi (che nello specifico aveva ragione) è eloquente: l'unico modo per fare il sondaggio è chiedere all'abbaonto di dichiarare la propria fede al momento della sottoscrizione.
Poi se il sondaggio viene affidato a gente come Crespi o SWG, la credibilità è pari a zero.....

MB ha detto...

Manca giusto Euromedia, quella che fa i sondaggi per il presidente del consiglio.
Ah già.

Unknown ha detto...

L'unica soluzione seria sarebbe dividere tra tutte le squadre del campionato cui si riferiscono i diritti, visto che non sono solo Juve, Milan e Inter a dare vita al fantomatico "prodotto" che poi l'abbonato acquista. Peraltro mi sembrano malposti i discorsi sul tifo: per fare un esempio, la mia fede calcistica è divisa tra la squadra della mia città (attualmente in C2) e l'Athletic Bilbao, dunque come considerare chi non ha squadre di riferimento in A ma vuole comunque vedere un po' di pallone (io ne faccio a meno, ma qui si entra in un altro discorso).
Ovviamente un modello del genere non verrà mai approvato, quindi pochi discorsi e aspettiamoci la solita spartizione (stavolta sulla base di sondaggi più o meno farlocchi) di chi di dovere.

Hate Elkann ha detto...

sono d'accordo con gobbo, purtroppo la vendita centralizzata è imposta per legge, se non sbaglio fu la Melandri nel 2007 a re-introdurla...

Hate Elkann ha detto...

ovviamente la vendita individuale non può essere lasciata a se stessa, altrimenti si creerebbero sostanzialmente 2-3 cartelli e buonanotte...

Leo ha detto...

L'unico modo serio, se non si vuol dividere per venti oppure ridare in mano alle società l'opportunità di venderseli da sole, è chiedere a chiunque sottoscriva un abbonamento sky o mediaset di scegliere una squadra. Ogni volta tutti gli anni.
Altrimenti che diritti tv sono?
Cosa c'entra quanti abitanti ha Milano se per esempio (dico per ipotesi) 100 di loro facendo l'abbonamento scelgono il Napoli?

Nick ha detto...

@Leo, non c'è bisogno dell'esempio.
Cosa c'entra che la Juve si avvantaggi degli abitanti di Torino, se il 99% di loro scelgono il Toro?

[Grazie dell'elenco Diretto]

Leo ha detto...

Giusto, l'avevo sott'occhi!!!

Forse la divisione migliore sarebbe 50% diviso 20 e 50% risultati sportivi, di modo che un Udinese, arrivando quarta, avrebbe un reale vantaggio e magari non smantellerebbe sicuramente l'anno dopo...

Ma secondo voi, dal prossimo anno, con due tra Roma, Napoli e Juventus fuori dalla champion's per almeno 5 anni, torneremo a fregarcene della coppa Uefa?

E soprattutto, considerato l'elevato livello di cultura sportiva in Italia, che campionato è un campionato a 20 squadre dove dalla 7 alla 17 non cambia niente?

Giorgio ha detto...

Leo ha detto:

Ma secondo voi, dal prossimo anno, con due tra Roma, Napoli e Juventus fuori dalla champion's per almeno 5 anni, torneremo a fregarcene della coppa Uefa?

sarebbe forse ora, se vogliamo ritornare a mandar 4 squadre in Champions

Nick ha detto...

con due tra Roma, Napoli e Juventus
Aggiungi il Milan all'elenco e un "almeno" prima del numero! :)

Il problema del campionato a 20 squadre è vecchio e andrà solo ad aggravarsi col tempo...

Panjisao ha detto...

Io sono per una ripartizione 50% diviso tutte le squadre e 50% in base ai risultati. Un pò come in Inghilterra dove in più conta il numero dei passaggi televisivi di ogni singola squadra.
Se i dati che ho trovato su un sito sono attendibili con questa ripartizione i club hanno guadagnato da un massimo di 58,2 milioni (Man Utd) ad un minimo di 34,9 milioni (Burnley)...

In Spagna invece dove vige ancora la vendita individuale dei diritti la forbice è spaventosa: si passa dai 140 milioni di Real e Barca ai 42 milioni di Atletico e Valencia (terzi!!!) e giù giù fino ai 12 milioni delle ultime. Quasi 130 milioni di differenza tra la prima e l'ultima, e ben 100 milioni tra le prime due e la terza!!! (Dati relativi al 2009/2010).

Guardando la classifica della Liga direi che la vendita individuale dei diritti è un danno assoluto per la spettacolarità del campionato...

Panjisao ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
carloblacksun ha detto...

mi piace molto quest'idea che l'abbonato "dichiari" a quale squadra vuole che vengano girati i suoi soldi... un tifoso della Roma sarà così incentivato a scegliere la Roma sapendo che potrà beneficiare in sede di mercato di un maggior numero di risorse... allo stesso tempo si deve dare la possibilità ai tifosi "neutrali" di scegliere un'opzione in base alla quale i soldi del suo abbonamento possano essere distribuiti in maniera uguale tra le venti squadre.

Stefano, vedresti una controindicazione in questo metodo?

Andrea87 ha detto...

Stefano, vedresti una controindicazione in questo metodo?

beh, a casa mia mio padre è juventino ed io interista... dovremmo dare i soldi alla gobba o alla beneamata?

Unknown ha detto...

beh, a casa mia mio padre è juventino ed io interista... dovremmo dare i soldi alla gobba o alla beneamata?

Dovresti saperlo che la gobba non si fa dare soldi da nessuno (se li ruba)... E anche se fosse.. L'inter ne fa di peggio

Stefano Olivari ha detto...

La controindicazione è che per motivi diversi tutti hanno paura di contarsi, sia i grandi che i piccoli...all'inizio dell'era pay-per view in Italia, nel 1996, non solo ci si poteva abbonare alla singola squadra ma questi dati erano pubblici...secondo alcuni dirigenti dell'epoca, protestavano tutti: i piccoli perché si mostravano le loro dimensioni imbarazzanti (un anno il Monza ebbe 12, dodici, abbonati), i tre soliti grandi perché veniva messo in discussione il dogma del 75%, alcune squadre del Sud (Napoli su tutte) perché ritenevano sottostimato il loro impatto (traduzione: card taroccate), le medio-grandi con tifoserie poco numerose (il Parma di Tanzi, per dire) che ritenevano comunque di contribuire allo spettacolo come la Juve, e così via...

banshee ha detto...

c'è anche da dire che ci vorrebbe omogeneità a livello europeo: se Real e Barca prendono 120 milioni e le italiane (per non dire altre) molto meno, che competizione ci può essere?

Hate Elkann ha detto...

l'omogeneità a livello europeo è ben difficile da raggiungere, è un fatto di legislazioni nazionali, non penso che l'UE possa mettere il naso in questo campo, non so se ha una competenza specifica.

jeremy ha detto...

La fiscalità e normativa sono ben lontane dall'omogeneizzazione nell'economia reale, figuriamoci nello sport. Difficile che, oltre a poche regole comuni per livellare il più possibile, si possano intaccare i privilegi degli altri (compresi i nostri). Quindi tra leverage anglosassone e clientelismo politico latino (italo-spagnolo) ognuno avrà sempre qualcosa a cui aggrapparsi. Finchè converrà agli attori esterni al fatto sportivo.

banshee ha detto...

e allora, se si può arrangiare l'Inter (milan, napoli, roma, juve, ecc) in champions, si potrà arrangiare anche il chievo (parma, catania, palermo, ecc) nel capionato italiano.

Dane ha detto...

"alcune squadre del Sud (Napoli su tutte) perché ritenevano sottostimato il loro impatto (traduzione: card taroccate)"

Questa è bellissima....reclamavano più soldi facendosi forza sui numeri di gente che quei soldi non li spendeva..... :-D

carloblacksun ha detto...

@ Dane

Anche a me pare allucinante, il Napoli reclamerebbe dei soldi in base al fatto che i tifosi usano card taroccate? E non li si manda affanculo di default?

Per quanto riguarda il Monza beh, mi pare che abbia un pubblico miserrimo, e poi stiamo parlando di un 30% residuale dei diritti, non del 100% assegnato secondo questi criteri.

Se i familiari non si mettono d'accordo ci sono due metodi: o quello che "paga" decide a che squadra assegnare il bonus, oppure se seleziona l'opzione secondo cui i diritti vengono ripartiti equamente.

Altrimenti continuiamo a basarci su sondaggi fatti alla membro di perro, cosa vi devo dire...