di Marco Lombardo
Mario Macalli è molto geloso della sua serie C, soprattutto da quando si chiama LegaPro. “Cambierà tutto” aveva detto ai tempi. E finora – oltre alla nuova sede nella quale lui lavora – nessuno ha capito bene cosa. Due serie e tre gironi erano prima, due divisioni e tre gironi sono adesso. Non si pagavano puntualmente gli stipendi prima, ora lo si fa ancor meno, almeno a sentire le lamentele dei giocatori di terza serie.
Però Lega Pro fa figo, e allora inutile lamentarsi, anche quando si scopre che nel giro scommesse ci potrebbero essere molte partite che la riguardano. “Gli stipendi non pagati non c’entrano nulla – ha tuonato Macalli – e comunque se c’è qualcuno che è in difficoltà non c’è da vergognarsi a diventare poveri”. Vero. Come è vero che nessuno ti obbliga a investire in una squadra di calcio, soprattutto se non hai soldi. Ma comunque la Lega Pro guarda al futuro, finalmente si è decisa la riduzione delle squadre spalmata nei prossimi anni, annuncio accolto con lo stesso entusiasmo di quello che riguarda il prossimo taglio delle tasse. Ci credono tutti. Anche noi, che per toccare con mano ci siamo voluti allora infliggere le due finali playoff della Prima Divisione, trasmesse dai RaiSport sul satellite (e dove, se no?). Abbiamo visto insomma che cos’è la Lega Pro: due partite – tra le migliori – che ricordavano quelle viste per anni sotto casa, dove l’isterico, il sedicente campione e il capitano di lungo corso erano tra i personaggi della disfida. Calci, insomma, allo stato puro, con sceneggiate da cinema, petardi lanciati a ogni fischio dell’arbitro, gente portata via dagli spalti in barella, risse tra giocatori, bottiglie lanciate dalle (sedicenti anche queste) tribune e tutto quanto fa spettacolo, in Lega Pro s’intende. Sicuramente sarà stato il fascino della serie e Macalli probabilmente avrà avuto le lacrime agli occhi dalla commozione. Di sicuro, però, c’è chi ha fatto meglio di lui: dopo una telecronaca, quella di Atletico Roma-Juve Stabia, nella quale ci è stato ripetuto più volte dai microfoni Rai che la Capitale avrebbe meritato una squadra anche in serie B (con il sogno – è stato detto – di averne un giorno tre in serie A), l’avverso risultato finale ha stravolto il compito del bordocampista (ruolo che ormai non si nega a nessuno) , accorso immediatamente al capezzale del presidente dell’Atletico: “Mi fa male il cuore intervistarla – ha coraggiosamente incalzato -, onore all’Atletico Roma”. Con il suddetto presidente che non l’ha mandata a dire: “Loro hanno vinto perché sono dei mestieranti, ma il calcio è un’altra cosa”. Chissà se Macalli lo sa.
marcopietro.lombardo@ilgiornale.it
7 commenti:
Grande "Mister Sambuca"! E' un bravo presidente (federale)! E' un grande presidente (federale)!
ci sono tre gironi di troppo
Ha iniziato dicendo "Innanzitutto grazie Mario"?
Tutto giustissimo. A volte mi chiedo se, come quella dei politici, la progenie dei dirigenti federali di quasi tutti gli sport non abbia caratteristiche diverse da quelle del resto dell'umanità: non è possibile sbagliare sempre praticamente tutto. Quanto al "lieve" condizionamento mediatico su quella finale, dire che è imbarazzante è quasi un complimento.
La scrematura del numero di squadre sarà del tutto fisiologica...
Che Macalli sia un @#*?! di ?!?*#@ è confermato dai suoi numerosissimi attestati di stima per il presidente del Prato, Toccafondi, un Ras che tiene in ostaggio un'intera città da più di 30 anni ma ha il pregio - agli occhi dell'ottimo presidente di lega - di tenere i bilanci in regola. Il fatto che quest'importantissimo obiettivo sia ottenuto rinunciando ai giocatori di proprietà (ogni anno a Prato arrivano almeno una decina di prestiti, che la stagione successiva com'è ovvio spariscono), pagando salari ridicoli e impostando la società sul livello di un club di terza categoria (strutture di allenamento assenti, organigramma formato da neanche 10 persone - parenti e amici -, merchandising e relazioni esterne da squadra di calcio a 5 amatoriale) a Macalli frega men di nulla. Gli importa poco anche del motivo per il quale Toccafondi (che ha pure i soldi) continua a tenere la squadra di una città di 200.000 abitanti nella melma della serie C, ma questi sono altri discorsi.
comunque i mestieranti ci sono pure in serie A... sarò abituato male io, ma - parlo da osservatore esterno neutrale- non ho visto nulla, ad opera dei tesserati stabiesi, che non abbia visto anche in finali di Champion's... sceneggiate e perdite di tempo comprese.
Posta un commento