I mitici italiani di una volta

Fra ingaggi di breve periodo e breve respiro la stagione italiana è iniziata sabato scorso con una Supercoppa brutta, sporca e cattiva: sport vero con vittoria della squadra più forte. Invece di farne la cronaca fuori tempo massimo, troviamo interessante sottolineare l'apporto degli italiani alla causa proprio alla vigilia dell'inizio della serie A. Nullo, in una parola.
Fra i vincitori di Siena impalpabili, anche per il minutaggio, Carraretto, distrutto dal disastroso Europeo suo e dei compagni (ma soprattutto del loro allenatore) e Ress, mai in partita Michelori, privo di qualsiasi identità tecnica Arador:i che ha solo 23 anni ma sembra un lontano parente di quello della seconda stagione a Biella.  Fra gli sconfitti di Cantù la considerazione è ancora più antipatica, perché scegliendo una regia italiana Trinchieri ha fatto in estate una scommessa fortissima. Ebbene, Cinciarini ha perso palla o fatto scelte sbagliate praticamente ogni volta in cui McCalebb gli ha messo pressione, mentre Basile al momento è purtroppo un grande ex (come Marconato, del resto): con la personalità che ha e rendendo meno ignorante il tiro potrà dimenticare l'anno praticamente fermo a Barcellona, certo è che nel presente un po' si trascina. Non è comunque mai stato un regista (premuta la modalità 'bar'), né mai lo sarà. E' bene ricordarsi tutto questo, quando si sente l'associazione giocatori pretendere al massimo cinque 'stranieri' (comprendendo in questa definizione extracomunitari, comunitari, passaportati e italiani non di formazione), senza fare paragoni con il mitico 'basket di una volta'. E' vero che gli italiani sembravano più forti perché giocavano in sostanza contro altri italiani, ma questa banale contabilità non spiega come mai quelle squadre dominassero anche in Europa e anche contro avversarie che schieravano americani.

Stefano Olivari 
(7 ottobre 2011)

21 commenti:

jeffbuckley ha detto...

Stefano, solito bivio per questo tipo di discussioni: senza stranieri nel calcio non si è vinto niente per decenni, con pochi stranieri vinto spagna82, con moltissimi stranieri, germania 2006, da allora con lo stesso numero di stranieri figure di merda. Colpa della poca esposizione TV? Io penso di si, anche se il calcio lo danno 24 ore al giorno ma non vedo molti mazzolariverariva all'orizzonte... La scherma in TV non la danno mai e in Italia la praticheranno in 2000 però da cent'anni siamo tra i più forti al mondo. Non è solo questione di cicli storici? Nel ciclismo l'Italia è sempre una potenza ma i tempi in cui avevamo contemporaneamente 10 corridori di livello mondiale sono passati da un pezzo.

Anonimo ha detto...

Direttore,
io,almeno nello sport sarei drastico:nessuna limitazione, nessuna quota di italiani, selezione e competizione libera. Libera circolazione degli uomini. I migliori emergono, italiani o stranieri che siano, gli altri no. Per il basket, come per il calcio e in tutti gli altri sport di squadra.

Stefano Olivari ha detto...

E' infatti paradossale che le peggiori regole, cioè quelle attuali che ogni due anni vengono ridiscusse, abbiano prodotto il maggior numero di talenti contemporanei nella storia del baskert italiano (lo penso anche al netto del fallimento europeo)...di culto è poi l'attuale DNA (la serie C, di livello più basso (a causa del maggior numero di Under obbligatori), rispetto alle categorie inferiori...credo che se ne possa uscire (parlo di livello medio, non delle punte) solamente creando squadre 'Under qualcosa' regionali o provinciali, senza affidarsi solo ai club...

chad palomino ha detto...

è un gatto che si morde la coda... sicuramente le regole protezionistiche non giovano perché creano giocatori che stanno in serie a (strapagati per il loro reale valore) solo per il passaporto... è anche vero che per un gallinari che a 18 anni teneva il campo con autorità e continuità in serie a, c'è un melli (ho fatto un nome a caso tra gli under 20 attuali) che magari fa più fatica e si gioverebbe dal poter giocare con continuità un discreto minutaggio.
si dice sempre che uno forte emerge comunque... per i predestinati è probabilmente vero, per la classe media un po' meno (e oltretutto basta poco per essere etichettati come giocatore di categoria).

Stefano Olivari ha detto...

Se guardiamo l'Under 20 recente argento europeo, solo Gentile la scorsa stagione è stato un giocatore importante nella sua squadra con 18 minuti circa e palloni caldi fra le mani. Melli fra Milano e Pesaro è stato sui 12' di impiego, ma con poche responsabilità. Fra Bologna e Biella Moraschini non è arrivato a 10′. Solo per citare i 3 migliori... questo per dire che se Melli è un fenomeno emergerà lo stesso, ma se fosse 'solo' di livello medio-alto ma comunque da azzurro rischierebbe di perdersi per poi diventare il classico specialista italiano ventottenne...

chad palomino ha detto...

@Stefano: Appunto... capisco che le società abbiano obiettivi più concreti che un generico bene del basket italiano, di cui peraltro si gioverebbero indirettamente nel medio-lungo periodo, però non sono così sicuro che alla lunga un giovane del vivaio (per giovane intendo 18/20enne, non 25enne) sia peggio del journeyman americano o del mestierante polacco/bulgaro di turno per fare il settimo-ottavo uomo almeno in una squadra di medio-bassa classifica...

longinus ha detto...

piccola domanda per chi ha praticato uno sport di squadra(calcio escluso):come vi ci siete avvicinati?
io ho iniziato con il volley dopo che un allenatore locale venne alle medie durante l'ora di ginnastica e"reclutò"alcuni studenti.
oggi tutto questo avviene ancora?nel mio piccolo vedo,in provincia di alessandria,un mucchio di squadre di calcio e quasi nessuna di altri sport.tutti i bambini,figli di amici o parenti che conosco giocano a futbol.
il numero di squadre,anche giovanili,ed il loro livello in provincia(ma credo anche in regione)è sceso drammaticamente.
perchè poi possiamo pure stare a parlare allo sfinimento di regole per gli stranieri,ma se i ragazzini non vengono avvicinati e manco sanno che certi sport esistono...

Italo Muti ha detto...

io cominciai con il basket, scuole medie, anche se facevo dalle scuole elementari corsi di atletica.

Un professore di ginnastica stava cercando giocatori per la selezione della scuola per un torneo e, vedndo la mia altezza e i miei fondamentali, mi chiamò.

Old times....

Italo

chad palomino ha detto...

A calcio ci ho sempre giocato al campetto o in cortile... al momento di scegliere uno sport da praticare "seriamente" la prima scelta sarebbe stata quella ma fatti contingenti vollero diversamente (la società della mia città - Sondrio - era in crisi e praticamente fallita), quindi, sull'onda della scelta di molti miei compagni di classe, scelsi la pallacanestro, che era comunque già il mio secondo sport preferito, e continuai (ho giocato in promozione fino a 5-6 anni fa).

Stefano Olivari ha detto...

Basket in seconda elementare, perché c'era un corso di minibasket sponsorizzato dalla Mobilquattro nella palestra della scuola...non avevo mai visto un'immagine di questo sport, i miei genitori non ne erano appassionati, non sapevo nemmeno che la NBA (all'epoca era viva ancora anche la ABA) esistesse...per la serie: molto dipende dal caso...sono d'accordo con Longinus nel dire che oggi il calcio è più seguito, parlato e giocato in maniera proporzionalmente superiore agli sport, rispetto ai 'nostri tempi' (l'abbiamo scritto, finalmente)...

Tani ha detto...

Ottima osservazione longinus. Alle medie nemmeno mi ricordo più perchè mi avvicinai ad una squadra di basket della mia città. Ma ci giocai per circa tre anni. Essendo uno non alto, mi provaronno da play, e risultai abbastanza bravino. Poi però i miei avevano la fissa che lo sport non porta da nessuna parte, e mi concentrai sulla scuola.
Ricordo però ancora oggi gli occhi luccicanti di qualche compagno di squadra al momento del ricevimento della tuta d'allenamento. Sarebbe stato praticamente il suo abbigliamento per il rest dell'anno. In palestra, a scuola, a casa...

Silvano65 ha detto...

Io ho iniziato a giocare a basket in quinta elementare, un corso organizzato alla scuola media ed aperto anche ai bambini dell'ultimo anno delle elementari. Iniziai a tifare Varese nonostante il Vecchio all'epoca lavorasse alla Borletti (e quindi per logica fortemente orientato) perché si favoleggiava che l'Olimpia avesse avuto in mente di fare un accordo di fusione o di joint - venture con l'Inter. Non si poteva tifare Mobilquattro perchè sarebbe stato esagerato, e poi Varese era una realtà di punta all'epoca e fu facile appassionarsi. Ricordo che da bambino guardavo al pomeriggio le partite del campionato svizzero (il mitico Pregassona) per imparare movimenti e gesti. Sono poi rimasto piccolo e quindi, dopo le medie, ho mollato il colpo e ho iniziato a praticare il ciclismo.

Leo ha detto...

Io prima judo, perché ci andava mia cugina e faceva comodo portarci in due. Poi calcio, ma non ero troppo tagliato. Infine un mio dirimpettaio volle per forza portarmi a hockey e ci ho giocatp per 10 anni, fino a 22

Panjisao ha detto...

Ho giocato tre anni a pallavolo. Un mio amico appassionato di questo sport mi disse che una società locale aveva in progetto di fare una squadra under 18, così insieme ad altri amici ci unimmo a lui.
All'inizio per puro spirito di divertimento, visto che tutti eravamo alla prima esperienza con questo sport e dovevamo imparare tutto da zero, fondamentali e movimenti. All'inizio era un continuo massacro, poi un giorno vincemmo il nostro primo set ed esultammo in modo sguaiato tanto che gli avversari ci guardavano credendo che fossimo impazziti... :-D
Gli anni successivi ci siamo tolti anche qualche soddisfazione.
Era ancora la pallavolo pre-riforma, senza il libero e con il cambio palla, molto più affascinante secondo me.

Tani ha detto...

@Silvano: "Sono poi rimasto piccolo e quindi, dopo le medie, ho mollato il colpo e ho iniziato a praticare il ciclismo."

Adesso ci vai in tandem con Dane? :-)))

Silvano65 ha detto...

Tani, io faccio il cicloturista in tandem con mia figlia... per andare in giro con Dane, dovrei calare di venti chili

;-)))))))))))))

Dane ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Dane ha detto...

p.s.: Silvano, mi sa che non hai capito la battuta di Tani, meglio così: faccio finta di non averla capita nemmeno io...

Silvano65 ha detto...

Diciamo che l'ho interpretata nel modo migliore, e facciamo contenti tutti, compresa mia moglie che mi vuole mettere a dieta ;-)

transumante ha detto...

praticato """agonisticamente""" tennis un anno e mezzo e calcio a cinque per cinque anni (fino alla c1, niente di memorabile), poi si e´rotto il ginocchio e ho lasciato perdere

non agonistico un po' di tutto, soprattutto ciclismo (vivevo vicino alle alpi, ricordo un drammatico tappone sul col del lys con gli amici), corsa e qualche torneino di calcetto

Dane ha detto...

L'articolo del Direttore mi ha fatto venire in mente cosa si potrebbe finanziare per il settore giovanile coi soldi che qualche "imprenditore illuminato" vorrebbe regalare a Kobe per una singola partita.
Per quanto riguarda gli sport praticati ne ho praticati tanti, principalmente per la mia curiosità che mi porta a provare tutto in qualsiasi campo (bastò un cartone animato giapponese, il mitico Yamada, a farmi avvicinare pure al baseball...): il calcio perchè lo giocavano tutti e crebbi coi racconti del nonno sulla Maquina, Di Stefano, Sindelar, Nordhal e Rivera. Il ciclismo su strada perchè lo stesso nonno era un coppiano ed amico del fratello Serse, quello su pista perchè le cugine francesi correvano ad alto livello ed il processo di emulazione fu un iter scontato (feci in tempo a fare il corso per bambini al Vigorelli prima che chiuse ed ho perso una bici sotto le macerie del Palazzetto dello sport...), il rugby perchè in Argentina scoprii che non era affatto uno sport per colossi come qualche coglione in Italia raccontava, il basket perchè con una nonna croata bastavano 15 giorni di vacanze sui Balcani per capire di dover dividere i pomeriggi con l'altra metà del cielo sportivo, il nuoto perchè consigliato da un medico (poi abbandonai perchè pigro come sono optai per i tuffi, che però non mi serviva), l'equitazione perchè con un nonno generale di cavalleria in famiglia era un obbligo morale, lo skateboard perchè era una figata e il free-climbing perchè scoprii come il suo lato zen aiutasse a riposare i miei nevrastenici neuroni, etc...
Tutti praticati a livello giovanile e dilettantistico (tranne il calcio dove arrivai alle soglie del professionismo, e il ciclismo che senza limiti mentali avrebbe potuto regalarmi una professione...), alcuni mollati causa forza maggiore (come il rugby, per i limiti culturali italiani già indicati), alcuni per limiti personali (vedi nuoto, non sopportavo l'acqua fredda...), alcuni per causa di tempo (fino alla prima liceo facevo anche due o tre sport contemporaneamente alla settimana, dopo gli impegni divennero troppi).
Nessun risultato eclatante, insomma, ma un educazione sociale (il famoso "spogliatoio") e culturale (esistono altri sport oltre il calcio) che oggi fatico a vedere nei ragazzi che incontro.....