Fallire e creare nella Silicon Valley

di Andrea Ferrari
Distinguerli dai coetanei ancora sui banchi dell’università è praticamente impossibile, ma Augusto Aghi Marietti e Marco Palladino, oltre ad averla abbandonata poco dopo averla cominciata, hanno appena raccolto un milione e mezzo di dollari da investitori come Jeff Bezos di Amazon ed Eric Schmidt di Google. Un round di finanziamento che servirà a Mashape, la loro creatura, per strutturarsi e crescere ulteriormente così da entrare nel novero delle startup di successo nate nella Silicon Valley. La fama iniziale però l’hanno ottenuta più di un anno fa per una lettera pubblica dai toni molto duri sul “sistema Italia” scritta nel momento in cui decisero di tentare l’avventura negli Stati Uniti e che innescò un’aspra discussione nel mondo tech italiano.
Non posso non chiedervi un ricordo di Steve Jobs, un mito non solo per chi, come voi, lavora nella Silicon Valley.
Augusto: “Steve Jobs è da sempre un mio idolo per un motivo semplice: ha saputo rendere grande Apple per due volte, prima fondandola e portandola al successo e poi dopo quasi dieci anni di “esilio” l’ha presa sull’orlo del precipizio e l’ha fatta rinascere rendendola ancora più grande. Un’impresa del genere è riuscita a compierla soltanto lui.
Torniamo alla vostra creatura, cos’è Mashape e come è nato?
Marco: “E' innanzitutto un percorso che è nato partendo da un’idea diversa da quel che c’è online attualmente. Ora Mashape vuol esser un market per le Api, cioè per componenti software che possono essere integrate tra di loro, ad esempio se uno sviluppatore ha bisogno di un programma per inviare sms può prenderlo sul nostro market invece che svilupparlo da zero per proprio conto. Il progetto s’è evoluto grazie ai feedback delle persone incontrate strada facendo. Il nostro grosso errore iniziale è stato quello di lavorare su una piattaforma che aveva molte più funzionalità, ma in cui c’erano cose che in sostanza non servivano. 
Avete quindi proseguito seguendo quel che vi diceva il mercato...
Marco: “Sì, il fallimento o il successo di un’azienda son molto legati alla velocità con cui si comprende ciò che vogliono gli utenti, prendi Youtube ad esempio che all’inizio era un solo meeting website, serviva cioè a trovarsi un partner amoroso, oppure Paypal che ha cambiato modello di business addirittura quattro volte.” 
Immagino che abbiate vissuto anche momenti di difficoltà quando avete deciso di fare il grande passo ed espatriare in California, qual è stato il punto più basso?
Augusto: “Il tempo passato nei motel quando avevamo quasi finito i soldi, mancava un mese alla partenza e non avevamo trovato ancora un investitore interessato. Dormivamo in tre nel letto e non avevamo la cucina, quindi eravamo obbligati ad usare un microonde e per dieci giorni abbiamo mangiato quelle scatolette orrende con fagioli, riso e wurstel. Lì ci sembrò di esser davvero sull’orlo del fallimento tanto che scrissi un post sul nostro blog in cui descrivevo quel momento disperato... alla fine quel post ci portò bene perché da lì a poco il vento girò a nostro favore. 
Secondo voi il modello Silicon Valley è in qualche modo replicabile altrove?
Marco: “No, anche perché ci son voluti più di settant’anni per creare un ecosistema come quello odierno. Ci sono dei dati oggettivi che mancano altrove come la grandezza del mercato a disposizione per potere fare massa critica sin dall’inizio, un mercato di M&A molto evoluto, una grande propensione al rischio da parte di chi investe, una borsa come il Nasdaq. E poi c’è una mentalità agli antipodi di quella italiana. Là il fallimento non è ritenuta un’onta, ma una tappa di crescita. A Stanford non assumono un professore che non sia passato da un fallimento imprenditoriale. 
Una Silicon Valley che a giudicare da alcune scene del pluri-premiato “The social network” pare non essere, tra feste selvagge e groupie, solo un covo di nerd...
Marco: “In realtà quella vita da rockstar che pare aleggiare sulla Silicon Valley in “The social network” ci è sembrata pura finzione cinematografica, pur essendo un luogo piacevole si lavora tanto e di ragazze in giro se ne vedono ben poche, tantomeno le groupie...''
Diverse voci autorevoli parlano di una nuova internet bubble, che impressione avete vedendo il fenomeno dall’interno?
Marco: “C’è un fenomeno del genere per le aziende a livello seed, cioè quelle startup da centomila dollari a un milione che oggi hanno valutazioni molto alte, forse troppo alte, mentre per quelle aziende in fase più avanzata non si può parlare di una bolla, dato che lì subentrano metriche di un certo peso, revenues, eccetera, e poi non siamo più in una fase, come nella prima bolla, dove si ipervalutavano aziende che esistevano a malapena sulla carta. 
E le valutazioni date ad aziende come Facebook (oltre 70 mld) o Twitter (più di 10 mld.) che non fa neanche 100 milioni di fatturato, vi paiono sensate?
Augusto: “Facebook è un’azienda che già macina utili notevoli, Twitter invece è un’azienda che fattura ancora poco, ma nel suo caso, come nel settore IT in generale, si tende a dare un grande peso economico ai dati sugli iscritti di cui dispone, d’altronde Bill Gates diceva che le informazioni non sono che un altro un tipo di denaro.” 
Fra 10 anni come vi vedete?
Augusto: ”Non ci vediamo, viviamo giorno per giorno e dovrebbe esser così per tutti, vedo tante persone che si sentono come dentro delle fortezze solo perché lavorano in grandi corporation. Secondo me sbagliano, viviamo in un mondo che evolve in modo velocissimo e la grandezza non deve dare troppa sicurezza, guarda la fine che ha fatto la Enron...”

Andrea Ferrari, da Los Angeles (29 febbraio 2012)

43 commenti:

spike ha detto...

direi a dir poco brutale nella sua sincerità.

e ora torniamo a scannarci suul'art.18

paperogha ha detto...

"A Stanford non assumono un professore che non sia passato da un fallimento imprenditoriale"
quindi abbiamo trovato unnuovo posto di lavoro per Cimoli & co.?

Italo Muti ha detto...

@Spike

la brutalità è a volte necessaria, altre si impone quando c'è la cancrena.

Scannarsi su qualcosa nato nel 1968.......panta rei

Italo

paperogha ha detto...

le mie perplessità sull'articolo 18 nascono dal fatto che quell'articolo era parte di una riforma del lavoro complessiva.
Oggi invece da anni ci dicono solo che l'articolo 18 è il motivo della scarsa competitività, punto. Non ci parlano di riforma complessiva del sistema. Ci dicono: l'articolo 18 va levato. Ok, ci posso anche stare, non ho feticci da difendere, ma tutto il resto? rimane com'è? c'è una qualche idea? o si parla per slogan tanto per dar fiato alla bocca?

cydella ha detto...

Adesso introdurrano la schiavitù, così finalmente saremo "competitivi" come in Cina.

Peo ha detto...

Quoto Paperogha, sembra che l'articolo 18 sia il Vero Responsabile della scarsa competitività e della scarsa occupazione, quando invece la riforma dovrebbe avere un respiro (molto) ampio.

Anche perchè del popolo degli "stage/partitaiva/collaborazionioccasionali/nero" nessuno ne parla...

Emidj74 ha detto...

Sull'articolo 18 sto con Papero. Sia sindacati che confindustrai si scannano sul feticio perche' incapaci di formulare una riforma 'vera' e cha vada oltre al semplice taglio delle condizioni del lavoro dipendente. D'altronde se da una parte hai dei fancazzisti veterocomunisti di lungo corso e dall'altra LCDM e la figlia di Marcegaglia, che ti vuoi aspettare.

Sul senso dell'articolo, qui in Italia i soldi te li danno solo se sei Tronchetti Dov'Era e vuoi comprarti un'aziende col leverage buyout...l'importanza di avere le conoscenze giuste....

L'ultima volta che sono stato in l'italia la mia vicina, che ha un figlio in procinto di andare all'Universita' mi chiede "sapresti darmi qualche consiglio?" risposta secca "qualsiasi scelta va bene basta che non sia in Italia"....

vincenzo ha detto...

@Peo: appunto, l'art. 18 è l'ultimo dei problemi. Tanto
chi vuole restare sotto la soglia dei quindici dipendenti spacchetta le società, facendo risultare quali amministratori dei prestanome e chi è sopra la soglia o licenzia uguale o fa cassa integrazione.
Se si volesse cambiare realmente il mercato del lavoro bisognerebbe abbassarne il costo e sfrondare e di molto le varie tipologie contrattuali, oltre a creare meccanismi di tutela per i finti autonomi.
Ma dubito che l'illuminata classe imprenditoriale italiana abbia interesse a una riforma così organica e radicale.

Tani ha detto...

Il problema piu grosso italiano sono le parole, parole, parole, parole e ancora parole. lamenti, lamenti, lamenti e ancora lamenti. dalle altre parti non e' certo tutto perfetto, ma almeno si cerca di guardare sempre avanti e mai indietro. Altro problema (ancora piu' grosso) e denunciato milioni di volte e' che in Nord America puoi permeterti di essere figlio di nessuno. Puoi permetterti di essere albanese, cinese, marochino, rumeno, iraniano, indiano, "persino" italiano...se hai la testa giusta hai le porte aperte.
Nozioni triti e ritriti migliaia di volte, ma non guasta ricordargli sempre.

BTW, bravo Andrea. Penso che articoli come questi devono servire come spinta per i giovani titubanti sul stare ancora vicino alla famiglia o fare il passo grande. Quella storia del cibo in scatola, poi, e' tremendemante vera, perche l'ho provata per un'anno. Solo che io magiavo il piu delizioso Rio Mare, ma alla fine sempre per 10 mila lire al'ora lavoravo. Mentre a questi ragazzi le scatole Uncle Ben's hanno "portato" bene.

paperogha ha detto...

il problema sollevato dal post di Andrea è che il venture capitalist italiano vuole lo stipendio fisso per il suo capitale, il rischio non è molto contemplato

Italo Muti ha detto...

per gli attori presenti sul nostro territorio, va ben così, altrimenti qualcosa da dire sulla loro funzionalità e professionalità ci sarebbe. Un sindacato inutile ed estremamente costoso ( contributi), ancorato al passato, ed una classe industriale fondata sull'evasione, il nero e la delocalizzazione. Qualcuno li ha anche chiamati patrioti, ma evidentemente l'etimologia è sbagliata.

Eh ma i futuristi....

Italo

Emidj74 ha detto...

@Tani: "Altro problema (ancora piu' grosso) e denunciato milioni di volte e' che in Nord America puoi permeterti di essere figlio di nessuno." Concordo in gran parte, e confermo che anche in Inghilterra in gran parte le cose stanno cosi' Poi, chiaro, se hai il papi che ti puo' pagare la retta di Harvard o di una Public School inglese, aiuta anche li'....

Stefano Olivari ha detto...

La cancellazione dell'articolo 18 è, secondo me, in parte un feticcio per un buon temino liberista e più concretamente un assist a quello che rimane delle grande aziende italiane in chiave 'ristrutturazioni'...l'artigiano o la partita Iva taglieggiati dal fisco non sono ovviamente interessati, ma in generale ci si dovrà presto porre il problema non di 'come' licenziare chi è di troppo ma di cosa far fare alle masse borghesi, non è un ossimoro, che senza un talento (magari non al livello dei ragazzi di Mashape, ma comunque a quello di crearsi un lavoro) o l'intelligenza-umiltà di fare i camerieri avranno sempre più difficoltà ad esistere...è per questo che parlare di sussidio di disoccupazione 'puro', cioé non legato a situazioni transitorie, non è più un tabù: meglio sostegni al consumo che finto lavoro generatore di sprechi...in Italia ovviamente questo si tradurrebbe nel festival dei finti disoccupati che lavorano in nero...

jeffbuckley ha detto...

domanda a chi ne sa di pi§. da giorni c'è la polemica sdugli stipendi italiani "..più bassi d'europa". Poi sento dire che il lordo è in linea con i paesi che pagano di più, il problema è il cuneo fiscale. punto 1. è vero? (io credo di si) punto 2. però per giorni sono andati avanti a parlare solo del netto... (come dice Tani: parole parole parole... però ha copiato da mina e alberto lupo) punto 3. del cuneo fiscale si parlava 6-7 anni fa.... (parole parole paroleeeee)

jeffbuckley ha detto...

"..sussidio di disoccupazione 'puro', cioé non legato a situazioni transitorie.." cioè quello di cui parlava la lega 15 anni fa. ah già, ma sono leghisti.....

Emidj74 ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Emidj74 ha detto...

L'ascia sull'articolo 18 la tiro' fuori Cofferati, che mise su un baraccone incredibile per sponsorizzarsi la sua entrata in politica. Ebbe anche la faccia da culo di dire che NON sarebbe entrato in politica ma sarebbe rientrato in Olivetti. Poi, et voila', il Cinese Triste (e temerario) si presento' come sindaco per Bologna (storicamente piazza ostica per la sinistra...).

Un altro che io, da persona di sinistra, manderei nei campi della Corea Del Nord, a spalare merda....

Andrea ha detto...

La Silicon Valley è un Distretto (come amano chiamarli) d'elite, il più conosciuto, non l'unico.

In Italia giustamente ci piangiamo addosso, vista la situazione tragica in cui ci troviamo, però mi fa sorridere vedere tutti questi apprezzamenti sugli USA, visto il tracollo della sua economia, basata su una speculazione sfrenata su cui ci sarebbe molto da dire.

Andrea F

paperogha ha detto...

per la verità il tema articolo 18 lo tirò fuori l'allora ministro del lavoro Roberto Maroni, se non ricordo male, e poi ci fu la reazione della CGIL con la famosa manifestazione.

paperogha ha detto...

poi sulla faccia da culo a Cofferati sono d'accordo :-)

axel shut ha detto...

apro e chiudo una parentesi
che Cofferati sia stato un sindaco di sinistra se ne sono accorti in pochi a Bologna

Italo Muti ha detto...

@Jeff

a prole parole parole si risponde con il tank....non ne convieni?

@Emidj74

beh ci sarebbe una lunga lista...ti ricordi la mail?

@Direttore

masse borghesi? sono in estnzione, come da programma. Quando vareranno la north american union, i lcerchio si chiuderà

Italo

Emidj74 ha detto...

Andrea: Non penso che gli USA abbiano un sistema socioeconomico perfetto. Personalmennte, preferisco socialdemocrazie sul tipo di quelle scandinavo o nordeuropee. Pero' trovo certi aspetti della cultura sociaeconomica USA (tipo quello dell'accesibilita di imprenditori giovani al venture capital, descritto in questo post) molto migliori di quelli italiani.

Emidj74 ha detto...

italo: scusa, ma sono andato in vacanza e ho dimenticato di mandarti la mia: emilianotorracca@hotmail.co.uk (si prega gli altri commentatori del blog di astenersi dal mandare emails con parole o immagini ingiuriose :D)

Italo Muti ha detto...

@Emidj74

quando torno a casa ti mando la mail.....adesso sto vendendo i cct comprati a settembre......

Italo

Tani ha detto...

"però mi fa sorridere vedere tutti questi apprezzamenti sugli USA, visto il tracollo della sua economia, basata su una speculazione sfrenata su cui ci sarebbe molto da dire."

Andrea, vero il tracollo, ma cosa c'entra con il tema del post? Nessuno mi pare sta idealizando America. Mi sembra che il cuore del articolo sia "in Nord America (ma non solo) se uno ha un sogno imprenditoriale, ha ancora delle possibilita' di riuscirci a realizarlo. Se uno non ha spirito imprenditoriale, ma e' bravo nel suo mestiere, puo sempre trovare l'azienda che valuta e paga come si deve la bravura e il suo talento"

@Emi, sono d'accordo che anche qui (come in England, ma anche dalle altre parti credo) i figli di papi frequenteranno le scuole piu care. Che il giusto network aiuta sempre. Ma e' l'ecezzione, non la regola. Per fare un esempio banale. Se mia figlia domani, appena finita l'universita', venisse assunta da una delle big four in accounting, ma anche dalle decine di CA firms di Toronto, se e brava ha un po di ambizioni, fra sette-otto anni guadagnera' 150-160 k l'anno, mentre il figlio del papi verra' assunto diretamente dalla Goldman Sachs e ne fara 400-500 k, ma insomma non e' la stessa cosa del bocconiano che prende lo stesso stipendio della secretaria.

@jeff, chi e' Mina e Alberto Lupo? :-))))

Emidj74 ha detto...

@Tani: basato sulla mia esperienza, direi che non e' l'eccezione, pero' concordo con te che nel mondo angloamericano anche chi non e' 'figlio di papa' , se ha talento e voglia di lavorare durissimo (la competizione e' spietata e chi si aspetta di timbrare il cartellino allo scoccare delle otto ore quissu' non fa carriera) ce la puo' fare lo stesso.

ps: '150-160k in 7-8 anni'? Voi in Canada siete proprio dei moderati ;)

Tani ha detto...

Ma guarda, Emi. Certo che non e' uno stipendio per tutti. Io parlo di una professione che conosco, l'accounting. Premessa prima: devi essere bravo, non un sommaro laureato con la sufficienza e devi continuare con la designazione, se no ti attacchi al tram e fai il Fantozzi tutta la vita.
Appena usciti dalla scuola cominciano intorno ai 45-50k. Due, tre anni per prendere il CA, e sei gia intorno ai 60k. Se ti accontenti e non pretendi troppo vai con un incremento di 3-4k l'anno, per poi fermarti. Se sei un po' svelto, ma soprattutto bravo, riesci a salire la scala. Conosco un sacco di persone,profesionisti arrivate in Canada 7,8, 9 anni fa,ed oggi lavorano nelle loro professioni, guadagnando stipendi sopra i 100k l'anno. Tutti "figli di nessuno".

Emidj74 ha detto...

Tani, intendevo in maniera opposta rispetto a quello che hai capito te! :)

Qui a Londra per certi lavori certi stipendi si incominciano a prendere gia' dopo 3-5 anni....per non parlare di brokers, traders, e fund managers, li si parla di retribuzioni, fra fisso e bonus, a livelli di calciatore si serie A di medio/alto livello...

spike ha detto...

il punto è che quando s'incomincia a toccare qualcosa in questo paese, partono sempre alti lai a difesa dello status quo, che si tratti di art.18 o delle licenze dei tassisti.

Abbiamo sotto gli occhi qual è il risultato dello status quo.

Questo è un paese che va rivoltato come un calzino, ma i primi a non volerlo fare sono gli italiani

Tani ha detto...

Emi
:-)

Emidj74 ha detto...

Spike: Hai ragione. E'anche vero che parlare di riforme e liberalizzazioni e poi partire dai tassinari fa un po' ridere, dai. Sara' mica quello dei tassi' troppo cari il problema strutturale dell'Italia....

spike ha detto...

Emidj

ovvio che no. Ma da qualunque punto parti la risposta sarà quella che hai dato.

Andava, o meglio va, fatto tutto insieme o quanto meno una bella sgrossatura.

Italo Muti ha detto...

@Spike, Emidj74

e' proprio perchè vanno rivoltate le fondamenta, facendo capire che così non va, e che quindi, gli attuali attori vanno mandati a casa senza prebende, che se ne guarderanno bene.

Italo

spike ha detto...

Italo

vado in modalità guru de nonatri

il metadone fornito da draghi ci compra tempo. Poichè la ripresa USA sarà soffocata da limiti tecnologici precisi, allo scadere del tempo non ci sarà nessun 7°cavalleggeri. Non avremo riformato il paese ? qazzi amari a meno di non rendere permanente il metadone ;)

Emidj74 ha detto...

Spike: bella la nuova immagine. saria stato mica in vacanza ad Antigua pure te? ;)

spike ha detto...

Emidj

è il mare a un tiro di schioppo da casa ;)

Emidj74 ha detto...

Spike: vai un po' af****ulo, va' :)

jeremy ha detto...

jeff, è vero solo in parte. Il problema degli stipendi italiani è che non sono in linea con il potere d'acquisto che si dovrebbero avere in Italia. In Belgio e nei paesi scandinavi si pagano ben piu tasse e contributi che da noi, ma in tasca ti restano i soldi necessari per vivere bene. Oltre ad avere dei servizi pubblici mediamente migliori.

jeremy ha detto...

Esempio: io ho comprato casa in Belgio, a 50 km da Brux, in una cittadina con 4 stazioni dei treni a meno di 5 km. Costo complessivo per circa 200 mq calpestabili su tre piani (oltre al giardino): 120.000 Euro circa (devo fare delle ristrutturazioni, quindi il prezzo oscillerà di 10.000 euro, in piu o in meno non so). Mutuo preso con il solo stipendio della mia futura moglie (che fa l'aiuto infermiera, non il top manager). Cosa compri con 120.000 Euro a 50 km da Milano?

Italo Muti ha detto...

@spike

Per rivoltare questo paese bisogna:
1 amarlo
2 usare i tank
3 sapendo i cialtroni ladri che ci sono sopra, avere una visione alternativa dei muri
4 conoscendo la fine di thiago motta, abolire la programmazione ;))))))

Italo

Tani ha detto...

"Spike: vai un po' af****ulo, va' :)"

Mi associo, e senza asterischi...;-)

spike ha detto...

tani

:)