Striscioni contro gli autisti

di Stefano Olivari
Solo in Italia un incidente automobilistico diventa una tragedia nazionale, con interventi del presidente della federazione e 'contatti costanti con il Viminale', più comunicati di una seriosità imbarazzante. Solo in Italia può accadere che tre differenti quotidiani definiscano un trentasettenne 'ragazzo di trentasette anni', fra il mammismo di default (memorabili le 'mamme degli ultras' di Livorno) ed il desiderio di impietosire un certo tipo di lettore: investire un vecchio quindi sarebbe tollerabile, in fondo è vecchio e così facciamo anche un favore all'Inps. Solo in Italia può essere considerato normale che un'ora e mezza dopo la fine di una partita bellissima ci siano sfaccendati che considerino normale stare nei pressi dello stadio e prendere a pugni e sassate il pullmann della squadra avversaria. Solo in Italia è normale che minimo due volanti della polizia scortino il pullmann ospite sia all'andata che al ritorno. Solo in Italia un gruppo di signori di mezza età, per i nostri canoni quindi età media di 120 anni, sfogano la rabbia per la rimonta subita contro la moglie di una riserva (Bonazzoli) degli avversari. Solo in Italia si permette di giudicare la buona fede dell'arbitro (''Abbiamo giocato in dieci contro dodici'') un presidente che è stato squalificato per avere comprato una partita. E meno male che in tutto questo non c'è di mezzo la polizia. Dalla prossima settimana vedremo magari grandi striscioni contro gli autisti, nuovi proletari da linciare.
stefano@indiscreto.it

21 commenti:

kalz ha detto...

Parole sante! E' la non cultura italiana anche extracalcistica. Quello che non ci piace è sempre frutto di un complotto, di una congiura, di una trama golpista ordita dai servizi segreti, ovviamente deviati. A allora giù con i ricorsi al Tar, con i blocchi stradali ecc. ecc.

jeremy ha detto...

Davvero parole sante. Diretto, perche è un "incidente" mettersi a bloccare un autobus per una partita di calcio e finire schiacciato sotto le ruote?

Stefano Olivari ha detto...

La dinamica non è ancora chiara con precisione, per qualcuno il 'ragazzo' era davanti all'automezzo senza intenti bellicosi, per altri di fianco e attivissimo: non tiriamo conclusione sulle responsabilità 'concrete', nel senso peritale del termine. Ad essere chiara è invece la situazione per così dire ideologica: duecento idioti che volevano non si sa bene che cosa. Picchiare Mutu? Avere le scuse di Prandelli? Difendere il buon nome della città?

Paolo S ha detto...

Grandissimo Stefano.
Solo e soltanto in Italia.
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Nel caso del Genoa (estendibile in molte realtà, sia chiaro), a forza di soffiare sul fuoco della congiura perenne anche e soprattutto da parte dei media (ricordi "La coscienza di Zena" che hai pubblicato sulla SS nel dicembre 2008?) questi sono i risultati...

spike ha detto...

Paolo S. In questa direzione vanno le famigerate classifiche alternative, pubblicate dai vari giornali, e le trasmissioni da neuro deliri delle varie tv locali

Italo Muti ha detto...

Direttore,

eccellente, direi same as usual. HO visto sabato la partita Galles-Inghilterra, che differenza. Partita di straordinaria intensità fisica, ma nessuno che additasse l'arbitro di nefandezze. Per dire, gli spettatori in silenzio mentre gli inni nazionali vengono suonati. Le mamme degli ultras non potrebbere neanche entrare.
Per la cronaca, Galles vincente meritatamnete.
Italo

Simone ha detto...

Il calcio in Italia è finito vent'anni fa: è una metafora potentissima di ciò che è divenuto l'ex Bel Paese..
La sindrome del branco colpisce anche persone insospettabili;ricordo un vicino di posto,solitamente tranquillo, che lanciò monetine a una partita della Simac...
La migliore però fu,anni fa,a Monza per il Gran Premio:un tifoso in estasi approcciò la Ferrari nel giro d'onore e afferrò il tubo di scappamento rovente. Fu l'ultima volta che vide la pelle sulla sua mano...

Paolo S ha detto...

@ Italo Muti: Sicuramente dev'essere stato uno spettacolo! Però a mio avviso non è questione di differente cultura sportiva tra rugby e calcio. O meglio, se lo è, in questi termini lo è solo in Italia. Si tratta piuttosto di differente cultura sportiva tra i due paesi. Per dire: nel Regno Unito il "terzo tempo" (birra al pub riservato e socializzazione tra giocatori dopo le partite) esiste tale quale anche dopo le partite di calcio. In UK la passione o comunque l'approccio allo sport è assolutamente identico per entrambe le discipline. In nessuno stadio inglese hanno mai assediato un arbitro negli spogliatoi. Ne oserebbe circondare minacciosamente il pullamn dei giocatori. Ne su Tele South Yorkshire ogni sera straparlano della congiura di cui sono vittima le due squadre di Sheffield...

jeremy ha detto...

Credo che noi milanesi siamo anche abituati bene con le tv (le radio sono quasi assenti), altrove è il delirio (non in Calabria, dove non ho mai sentito o letto commenti oltre la soglia di decenza, come puo confermare anche il cosentino Pierfrancesco: li l'idiozia è personale e dovuta a rivalità che vanno ben oltre il calcio).

Dane ha detto...

Non diciamo minchiate, perchè gli hooligans non sono italiani emigranti e nel rugby non ce ne sono...

Paolo S ha detto...

Dane, quello della violenza negli stadi è un'argomento totalmente
differente dal fatto che la cultura sportiva in GB sia analoga tra varie discipline (a cui aggiungo anche cricket e hockey).
Paradossalmente lo è anche in Italia: tanto è vero che ad assediare l'arbitro o insultare la moglie del calciatore avversario spesso e volentieri sono persone "normali" (e non ultrà) già poco inclini alla civiltà con l'aggravante di essere state esposte a anni di programmi biscardiani e dei suoi epigoni locali.
In Italia basta andare a vedere il basket (ma anche il rugby domestico) per rendersene conto che la matrice di base è la stessa.

VVVVVVVVVVVVVVVV ha detto...

Ciao Direttore, commento sempre meno perchè è un po' una menata il sistema della registrazione ma questa volta non posso che farti i miei complimenti. Vorrei sapere anch'io come si fa a definire giovane un tipo (sulla cui intelligenza sospendo il giudizio), che dopo 1 ora e mezza da una partita si mette ad urlare nei pressi di un autobus. Niente di meglio da fare? Io consiglierei una bella partita ad uno sparatutto online.

Felix ha detto...

Solito problema di cultura sportiva e di mancanza di certezza della pena (mamme ultras docet). Poi ad ogni paese la sua violenza, da noi le indegne gazzarre che specialmente nei campi minori di alcune zone d'Italia si vedono ogni domenica (minacce intimidazione alla squadra ospite/arbitro) da parte anche di dirigenti accreditati (quante ne ho viste quando facevo l'infima prima categoria)in altri contesti le spedizioni oserei definire quasi "paramilitari" di hooligans organizzati al seguito delle proprie nazionali (anche in questo forse ci stiamo attrezzando ma forse su scala minore e piu' provinciale). La cosa peggiore è che comunque nel regno unito si fa la galera qui no...i puncicatori da curva sud hanno una mamma che li adora evidentemente e li rimandano a casa. Ultima annotazione, in occasione della finale di C.L. a Manchester benchè le due tifoserie (Milan/Juve) se la fossero giurata per vecchie ruggini non accadde nulla di nulla, evidentemente la certezza della pena alla prima minchiata avrà avuto il suo effetto

Dane ha detto...

Paolo, su certe cose possiamo anche esser d'accordo (l'esempio di Felix su Milan-Juve a Manchester è illuminante...), ma aspetto ancora che mi citiate una partita di rugby con incidenti tra hooligans...

jeremy ha detto...

Felix, analisi piu che perfetta con chiosa da scolpire sulla pietra: con la certezza della pena (in galera) vedremmo partite e postpartite impeccabili e chi vuol menar le mani si darebbe appuntamento in zone industriali abbandonate.

Paolo S ha detto...

Dave, invece talvolta accadono anche nel rugby, sia League che Union. Qualche idiota riesce ad azzuffarsi anche li. Vale dire che sia un fenomeno più recente e assolutamente modesto in proporzione. Vale ricordare anche che parliamo, soprattutto nel secondo caso, di uno sport che solo recentemente ha lasciato lo status "amatoriale". Ti consiglio di leggere "The Family Game" di Michael Adams.

carloblacksun ha detto...

ma quanta ipocrisia in questo cavolo di paragone col rugby! del rugby agli inglesi gliene frega quanto agli italiani della pallavolo, infatti gli hooligans della maxicono e della panini non si sono mai menati perchè semplicemente non esistono hooligans!

Nel calcio gli idioti si menano perchè la gente sta proprio male per la propria squadra, quindi i furti fanno incazzare i tifosi, i più pirla dei quali fanno a botte.

l'anno scorso ci fu la finale del mondiale inghilterra-sudafrica, e fecero un sondaggio sul SUN chiedendo ai tifosi se avrebbero preferito vincere la finale oppure la partita di calcio inghilterra - estonia (o giù di lì)...mi ricordo che l'83% rispose proprio che una partita stupida di calcio interessa molto di più della finale mondiale di rugby, e stiamo parlando dell'inghliterra!!!
La verità è che nel calcio ci si mena perchè l'interesse personale porta anche a questo, mentre gli altri sport interessano a pochissimi ed in genere non causano sofferenze emotive...questa è la verità, altro che cavalleria nel rugby!!!

Carlo Calabrò ha detto...

Direttore, da tifoso genoano (ma sarebbe meglio dire appassionato, perché sono distante anni luce dal tipico tifoso da stadio e anche da bar) sottoscrivo il 99 per cento di quanto hai scritto. L'unica eccezione è la frase su Preziosi: da quando è accaduto il fattaccio del 2005 (Genoa - Venezia e squadra dalla A alla C1 in pochi giorni), che fra l'altro fu il culmine di una serie di comportamenti moralmente discutibili del joker iniziati dai tempi della proprietà del Como, il presidente rossoblù ha cambiato radicalmente atteggiamenti e modi di stare all'interno del sistema calcio. Un po' per forza (vedi squalifica) un po' per scelta (ne sono convinto), ha assunto un profilo bassissimo, preferendo quasi sempre lasciare il pacoscenico ad altri (giocatori, allenatore e collaboratori). Anche di fronte a direzioni arbitrali un po' controverse (come pare sia stata quella di ieri, così asserisce chi era allo stadio), lui e tutte le altre componenti societarie hanno sempre evitato di commentare.
Quella di ieri è stata la prima uscita dopo mesi di quasi silenzio: secondo me ci può stare, primo perché altri dirigenti di altre squadre, molti dei quali ben più compromessi di lui (leggasi Calciopoli) hanno già esibito in abbondanza lamentazioni e dossier arbitrali da far venire il latte alle ginocchia; secondo, perché un reato sportivo compiuto ormai quasi quattro anni fa e per il quale sia Preziosi sia il club hanno abbondantemente pagato non può toglierti il diritto di parola e di opinione in eterno, soprattutto se c'è da rimarcare un torto che si pensa (a ragione o meno) di aver subito. Fra l'altro Preziosi, e qui chiudo, ieri si è prodigato fino all'ultimo per convincere il gruppuscolo di tifosi genoani a lasciar perdere la contestazione.

Felix ha detto...

@ Carlo

Da un paio di amici che hanno avviato i loro pargoli al Rugby deviandoli dal calcio mi arrivano notizie che anche li si cominciano a vedere i genitori sbraitare dalle tribunette in legno. Eccoci ad un'altro punto della questione: i genitori frustrati che seguono i figli nelle categorie minori (anche qui la mia esperienza di calciatore amatoriale di infima schiatta mi supporta). Vagli a spiegare la cultura sportiva.
Chissà mai quandio e se il rugby diventerà uno sport di massa con un forte senso di identificazione come lo è il calcio in tutte le latitudini

Stefano Olivari ha detto...

Il modo di vivere uno sport determina, secondo me, non tanto il crimine del delinquente infiltrato (che può esserci nel rugby come nel tennis) quanto i comportamenti schifosi del tifoso medio. Per questo in fondo non possiamo dare al calcio colpe che sono nostre: se vivessimo allo stesso modo la scherma gli assembramenti post-gara ci sarebbero anche lì...Semplicemente, per mille fattori, molti popoli di questo pianeta (fra cui il nostro) delegano al calcio la rappresentazione della propria identità. Poi ci sono i fattori locali, che in certi posti peggiorano tutto. Ma in generale, anche nei posti più civili, non ho mai visto famiglie arrivare a secondo tempo giù iniziato con in mano pizza e patatine. Non mi ricordo più cosa volevo dire...

Paolo S ha detto...

Carlo, è vero che il rugby agli inglesi interessi meno di quanto si pensi in Italia ma è uno sport assolutamente di massa, così come il cricket. Le presenze medie allo stadio e la copertura mediatica per i campionati domestici sono strabilianti rispetto a quanto non è calcio (MilanInterJuve) o Ferrari in Italia.

Il rispetto verso l'arbitro, gli avversari, le forze dell'ordine uno ce l'ha o non ce l'ha. La certezza della pena aiuta, così come altrimenti la certezza dell'impunità, ma fondamentalmente è una questione di educazione. Che fondamentalmente si impara da piccoli.
Sul volley forse la straripante presenza di ragazze aiuta a rasserenare gli anini ma in tutti gli eventi sportivi italiani, indipendentemente dall'età degli atleti, come accennava Felix, sono tutti "a rischio".